Fino a quel giorno, la concezione della vita da
parte di Victorire
Weasley era molto semplice.
Veniva nutrita e coccolata, senza dover fare alcun che.
L'unico sforzo richiesto era crescere, ma, tutto
sommato, era una cosa
talmente naturale che non se ne curava molto.
Brillante come ogni esemplare della sua famiglia,
il suo cervellino,
per quanto da poco sviluppato, aveva
però già capito che c'era di
più. Cosa, non lo sapeva, ma di
più,
sicuramente.
Per cui, anche se traumatico e stressante, quando
quel giorno arrivò,
era, psicologicamente parlando, preparata.
Il problema vero e proprio non furono gli spintoni,
nemmeno tutto quel
muovere di acque, bensì le grida.
Il suo orecchio, così tenero e piccolo,
fin troppo abituato a quelle
parole dolci e ovattate, non riuscì a tollerare le urla e le
imprecazioni in
una lingua particolarmente accentata.
La sua reazione fu la più naturale, che
la avrebbe contraddistinta
negli anni a venire.
E mentre il dottore cercava di tirarla fuori da
quel luogo caldo e
accogliente, lei pianse. Forte, molto forte.
Nonostante il tono dei presenti si fosse abbassato,
Victoire Weasley
non riusciva a smettere di frignare, credendo che quello fosse l'unico
sistema
per convincere quelle grandi ombre scure a rimetterla al caldo.
E così avvenne. Fu avvolta in quello che
considerava una membrana
ruvida, e accolta in quello che sembrava il posto più bello
del mondo, le
braccia di sua madre.
La sentiva respirare forte e ridere insieme ad
un'altra ombra, dal
vago alone arancione.
"Piccolina, ehi, principessa mi senti? Sono la tua
mamà. Quonto
sei bella"
Era la stessa voce che le sussurrava ninna nanne e
dolcezze, la
riconosceva, e si sentiva al sicuro.
Victoire percepì anche un altro suono.
Piccole lacrime scendevano
dall'altro individuo che le stava vicino.
"Non piangere sciocchino. E' tonto bella!
Ecco, prendila
in braccio"
Il corpo della piccolina fu spostato, dalle braccia
esili e calde
della madre, a quelle grandi e forti del papà. Era una
sensazione strana, ma la
piccola Weasley si sentiva protetta.
"Victoire, piccolo tesoro mio"
Si era preparata a tutto, ma non a questo.
Una forma poco definita l'aveva accolta tra le
braccia, ancora
tremanti per l'emozione, cullandola con le lacrime che non riusciva,
malgrado
ogni sforzo possibile, a trattenere.
La viva commozione che sentì sulla sua
pelle non era però paragonabile
all'euforia, strana ma bella, dell'essere chiamata con un nome vero.
Era sicura che si riferissero a lei mentre quelle
voci ovattate
chiamavano Tesoro, Cherie, Piccolina, come sapeva
che quelli erano
soltanto nomignoli.
Spiegarlo sarebbe difficile, ma capì
immediatamente che Victoire
era il suo nome. Suo.
"Sei sicuro, mon amour? Non preferivi chiamarla
come tua
mamà?"
"No, lei è Victoire. E' nata per vincere
sopra l'oscurità di
questo giorno”.
Sorrisero, tutti e tre.
Già, fino a quel giorno la concezione della vita di Victorire Weasley era molto semplice, ma vuota. Adesso, nonostante il freddo, le urla ed il pianto, aveva una famiglia. E non si sarebbe mai aspettata niente di meglio.
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Quando rileggo questa flash, stento sempre a credere che sia opera mia. E' tutto così... vivo.
Nessuno morto o simili. Pochissimi punti.
Eppure credo che il mio tono si senta da subito.
Lasciate perdere il finale, voi che leggete, ero sotto burritos e birra non pastorizzata artigianale quando l'ho scritto. -.-"
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Questa flash è stata scritta per il contest WE WANT... MISSING MOMENT indetto da Titti Granger, classficandosi nona.
Come avete capito "La nascita di Victorire" era il mio momento mancante.
Sinceramente non sono molto fiera della mia posizione. Per quanto consapevole della fluffata scritta, mi sembrava di aver ideato qualcosa di piuttosto originale e meritevole, ma forse sono ancora sotto l'effetto della cucina messicana.Questa non vuol essere una critica al giuice, anzi, posso concordare ciò che ha scritto, ma solo una impressione.
Ditemi voi se ho preso un abbaglio o simili-che ci sta tutto-.
NONA
CLASSIFICATA
Remvsg
IC personaggi: 21\25.
Grammatica- sintassi: 18\20 .
Stile: 12\15 .
Trattazione Missing Moment: 14\20.
Originalità della trama:16\ 20.
Elementi bonus: 3\6
Totale: 84\106
Mai, mai, mai mi sarei aspettata questa storia dal Pov della stessa
Victoire.
Sono rimasta davvero sorpresa quando mi sono resa conto che, a parlare,
era la stessa bambina, ancora dentro la pancia della mamma. Davvero
molto originale, come trovata, ma forse avresti avuto più
spunti se avessi raccontato la situazione da un’altra
angolazione.
Per i personaggi, non ho potuto dare un punteggio più alto,
sia perché il personaggio di Victoire è in un
certo senso in bilico, sembra quasi che a parlare sia un personaggio
esterno; sia perché quelli che invece conosciamo, Bill e
Fleur, sono, diciamo, appena accennati: troppo poco per dare un
punteggio più alto. Inoltre, non mi convince molto la
proposta di Fleur di dare alla sua prima bambina il nome della suocera,
considerando anche quanto le due donne vadano poco d’accordo.
Hai un buonissimo stile, molto attento e accurato… talvolta,
la lettura è ostacolata da un uso ingente di virgole che ne
rallentano l’andamento.
Ti ripeto… ho trovato davvero molto originale la scena del
parto; forse un tantino troppo… quieta, tenendo conto del
fatto, inoltre, che si tratta della nascita della prima nipote; quindi
non riuscirei ad immaginare una situazione più caotica di
quella!
Avrai notato che ho tolto un punto per gli elementi bonus, invece di
quattro ti ho dato tre: sebbene tu abbia trattato molto bene
l’elemento del sentimento, nel tuo caso la commozione, ho
trovato che invece, l’elemento del colore non abbia ricevuto
la stessa attenzione; inserirlo in un’ espressione
così generica come “vago alone
arancione” , non è sufficiente.
Ottimo il finale… penso che la frase di Bill sia una
conclusione perfetta, che racchiude il vero significato di quella
nascita: la vita sulla morte, la luce
sull’oscurità, la consapevolezza
dell’importanza della famiglia. Secondo me, questo concetto
sarebbe stato ancora più palpabile e profondo se ne avessi
reso parte davvero tutta la famiglia a quest’evento,
lasciando passare la nascita di Victoire come una speranza, non solo
metaforica, ma anche collettiva e concreta