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Autore: Archangel 06     29/09/2010    2 recensioni
Virginia ed Ellen, di Helsinki, hanno ottenuto una borsa di studio per terminare il loro corso di studi con le lezioni di un luminare di Storia Vichinga in California, negli stati uniti. sono migliori amiche, ma nella vita di Ellen c'è un segretuccio da nulla che Virginia non sa, ovvero che Ellen conosce da vicino, molto da vicino i Children of Bodom, la sua band preferita... e che cosa succederà quando la band si troverà nei pasticci necessitando di un batterista? le aspetta un tour di completa follia... scritta a quattro mani da me e da Dark Dancer^^
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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“Benvenuti a Montreal, signore e signori” disse Alexi con un sospiro di sollievo.

“Ho fame!” si lagnò Henkka.

“Tu hai sempre fame” lo rimbrottò Janne.

“Devo crescere” replicò con un sorriso sornione il bassista. Virginia gli appioppò un colpo sulla pancia:
“Vedi di non crescere qui, sei già grasso abbastanza” scherzò.

“Antipatica, io non sono grasso…” disse attirandola a se e schioccandole un bacetto sulla guancia “ma comunque… ho fame!”

In realtà Henkka non era l’unico ad avere un buco allo stomaco, tutt’altro! Così decisero di infilarsi nel primo Mc Donald che trovarono e di riempirsi per bene lo stomaco.

“Ragazzi, ho capito che vi piacciono le sorprese degli Happy Meal, e ho capito che vi piace Dragon Trainer ma… dovevate proprio prenderli? Insomma, la commessa vi ha guardato stortissimo…” ridacchiò Virginia, vedendoli giocare come bambini con i modellini di drago.
Henkka e Janne avevano ingaggiato una furiosa battaglia fra il drago a due teste del primo e il drago elettrico del secondo: dopo poco si era aggiunto anche Alexi con il suo drago nero, quello con i denti retrattili, in aiuto di Janne per riequilibrare la situazione.

In pullman si buttarono tutti a dormire, cercando di recuperare un minimo di sonno, e l’ora di svegliarsi arrivò anche troppo presto.
“Uffa… domani voglio dormire come minimo tutto il giorno” borbottò Roope sfregandosi gli occhi mentre accordava la chitarra.

“Almeno Johan non è stato tanto stronzo da non farci dormire in albergo… dopo il concerto, non mi sveglieranno neppure le cannonate” biascicò Janne con uno sbadiglio, con la testa che ciondolava sulla tastiera.

“Ragazzi, vi ho portato dei caffè, c’è una macchinetta in corridoio…” Jaska entrò, reggendo su un vassoio di cartone di una pasticceria che avevano saccheggiato dei bicchieri di plastica traboccanti del liquido scuro e amaro.

“Se sul palco mi addormento, tiratemi un pizzicotto…” borbottò Ellen, prima di ingollare il caffè e di ficcarsi in bocca un bignè al cioccolato.

“Faremo schifo, me lo sento…” gemette Henkka, constatando le condizioni del resto della band.

Considerando come erano messi, non andarono affatto male, anzi. Alexi si lasciò scappare un paio di sbadigli, ed Henkka steccò un paio di note, ma per il resto andò tutto bene.
Fecero appena in tempo ad arrivare in albergo e a salire nelle camere, che crollarono sui letti addormentandosi all’istante.

***

Il giorno seguente mentre correvano a tutta birra verso Toronto, erano tutti in stato comatoso profondo. Se ne stavano tutti e sette sdraiati sulle cuccette a sonnecchiare o dormire, scambiandosi qualche parola di tanto in tanto, mangiucchiando patatine, caramelle e schifezze varie o bevendo birra: l’atmosfera era quella sonnacchiosa di un pueblo messicano durante la siesta di mezzogiorno, anche se erano le nove di mattina.

“Ho voglia di una sigaretta” borbottò Janne cercando il pacchetto di Winston che fumava quando non aveva balle di girare. Si tirò svogliatamente a sedere per accenderla, poi si buttò di nuovo disteso tirando ogni tanto.

“Cazzo… se Roope non la smette di russare gli tiro un anfibio” borbottò Henkka afferrando come promesso un pesante stivale.
“Hai tutta la mia approvazione” mugugnò Ellen con la faccia sepolta sotto il cuscino e facendo il pollice recto.
Alexi, che stava sonnecchiando nella sua branda infagottato in una coperta, aprì svogliatamente un occhio per seguire la scena girando la testa.
Il chitarrista, beatamente addormentato e ignaro dei complotti che venivano orditi contro la sua vita, continuava pacificamente a russare come un trattore, con la bocca spalancata. Strabuzzò gli occhi e lanciò un grido (di sorpresa più che di dolore) quando l’anfibio di Henkka lo colpì sulla coscia, strappandolo dal mondo dei sogni.

“Ma che cazzo!! Chi è stato!?”

“E se non la pianti di russare, quanto è vero che mi chiamo Henkka Seppala giuro che ti tiro anche l’altro!!” inveì il bassista, girandosi dall’altra parte per addormentarsi.

“Fanculo Henkka! Adesso ti ammazzo!” il chitarrista afferrò il proprio cuscino, e si alzò con l’intento di abbatterlo con violenza sul disturbatore del suo sonno.

“Ma sei scemo??” ululò Henkka, afferrando a sua volta il suo cuscino e cominciando a menare gran colpi contro Roope, che si difendeva gagliardamente dagli assalti dell’altro con la forza di chi ha ragione e cerca vendetta.
Ben presto anche gli altri si unirono alla lotta, prendendosi a cuscinate in una mischia furibonda dove tutti erano contro tutti.

“Ha- ha!! Ben ti sta, marrano!” gridò Roope quando il suo cuscino colpì in testa Henkka, ma non fece in tempo a gioire del suo successo che Ellen gli tirò un colpo sulla schiena. Roope si voltò colpendola di lato, dedicandosi poi a Janne che l’aveva preso di mira.
La battaglia infuriò per una mezz’ora, fino a quando tutti quanti non si arresero contemporaneamente, stanchissimi.

“Che ne dite di un caffè?” propose Virginia per calmare definitivamente gli animi.

“Per me corretto col whisky…” mugugnò Alexi, di nuovo con la vitalità di uno zombie e la stessa velocità di movimento.

“Ho capito, bello forte e senza zucchero né latte…” ridacchiò Ellen, scendendo per prima la scaletta.

***

“Uh, ragazzi, siamo alle cascate del Niagara!!” Alexi era eccitato come un bambino, e aveva ripetuto questa frase come minimo una cinquantina di volte mentre erano in coda ad aspettare il loro turno di salire su una delle due barche gemelle “Maid of the mist” che li avrebbe portati sotto la cascata americana e poi al centro del ferro di cavallo formato da quella canadese. La gita non era programmata, ma c’era bisogno di farlo sapere a Johan? Avrebbero giustificato la benzina in più e l’eventuale ritardo con la storia di una qualche chilometrica coda.

“Potresti ripetere Alexi? Sai, non abbiamo capito” lo prese in giro Jaska, scatenando un coro di risate. Passarono nel casotto dove distribuivano gli impermeabili blu, e li indossarono per poi salire sulla barca.

“Si parteeeeeee!!” l’entusiasmo di Alexi alla fine contagiò tutti. Nonostante stessero schiacciati come sardine, fremevano per l’impazienza di avvicinarsi alle maestose cascate con la maggiore portata d’acqua al mondo.
“Guardate, quella è la cascata statunitense!!” urlò Janne per farsi sentire sopra il frastuono dell’acqua e dei motori diesel della barca. La cascata era dritta, e l’acqua cadeva da un’altezza da brivido schiantandosi sui massi sparsi che sporgevano dalla parete e formando non uno, ma due arcobaleni. Passata la prima, si diressero senza esitazione verso il centro del ferro di cavallo della cascata canadese: più si avvicinavano, più diventava difficile vedere oltre il parapetto della barca, a causa dell’immensa quantità d’acqua nebulizzata nell’aria.

Quando scesero dalla barca erano ormai le sei di sera, e decisero di andare a dare un’occhiata all’Hard Rock Cafè.

Janne (che da bravo furbo aveva tenuto il cappuccio dell’impermeabile abbassato) si stava strizzando i capelli, lasciando una scia di goccioline sull’asfalto e infradiciandosi abbondantemente la maglietta già umida, tanto che decise di togliersela e mettersi quella che aveva appena comperato.
“Dove andiamo a cenare?” disse Henkka grattandosi il mento leggermente ispido di barba.

“Che ne dite di mangiare qui all’Hard Rock? Fanno dei panini col pollo da bave… e fanno anche insalate con pollo e crostini di pane, patatine e altre cose buone…” propose Virginia. La proposta venne accolta con favore, e tutti salirono al ristorante, dopo aver lasciato borse e borsette sul bus.

***

“Ragazzi, non per dire… ma da quanti giorni non vi fate la barba?” domandò Ellen, osservando con occhio critico le facce dei ragazzi.

“Mmm… tre giorni? Si, tre giorni circa” rispose Janne grattandosi pensoso il pizzetto. “Hai ragione, dovremmo rasarci… abbiamo della schiuma e delle lamette da barba in bus?”

“Si, abbiamo un paio di bombolette di schiuma… e anche un pacchetto da dieci lamette usa e getta, sono in quel cassetto se non sbaglio” intervenne Jaska.

“Ragazzi, non vorrete rasarvi qui spero” obbiettò Virginia.

“Perché no?” chiese Henkka guardandola perplesso.

“Perché… non avete nemmeno l’acqua! E poi sporchereste in giro… non potete aspettare che arriviamo in albergo?”

“Virgi, dovresti conoscerli abbastanza per sapere che lo faranno comunque” ridacchiò Ellen, mentre già Roope aveva tirato fuori la prima bomboletta e l’aveva lanciata ad Alexi che l’aveva afferrata al volo esibendosi in una parata semi acrobatica.
“Hai uno specchietto?” chiese il frontman a Virginia, ignorando le sue obiezioni e iniziando a spalmarsi la schiuma sulle guance.

Passandosi lo specchietto e aiutandosi a vicenda, in breve furono tutti e cinque rasati di fresco, e si pulirono con dei fogli di carta scottex. Naturalmente avevano sporcato magliette e pantaloni, per non parlare dei sedili…
“Dai ragazzi, buttate qui tutto, che alla prima sosta buttiamo via” disse Ellen facendo girare un sacchetto di plastica.



e posta. santi numi che parto. ultimamente l'ispirazione sta andando a battere! colpa della scuola -.-' mi prosciuga tutta la voglia di scrivere... spero vi piaccia^^
   
 
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