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Autore: GreedFan    29/09/2010    5 recensioni
Un finale alternativo alla storia di Naruto, scritto a quattro mani con BeadsAndFlowers96 in una notte di pioggia.
"Sul campo di battaglia aleggiava una nebbia fitta e scura, in cui si mescolavano l'odore dolciastro della decomposizione e quello ferrigno del sangue. Avvolto da volute di vapore rossastro, un giovane biondo fissava un punto preciso davanti a sé, sorridendo impercettibilmente con l'espressione di chi sa già di aver vinto.
-Sasuke, abbiamo sempre saputo che sarebbe finita così.-"
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
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A BeadsAndFlowers96,

senza la quale questa storia non sarebbe mai nata.

 

Owari

Sul campo di battaglia aleggiava una nebbia fitta e scura, in cui si mescolavano l'odore dolciastro della decomposizione e quello ferrigno del sangue. Avvolto da volute di vapore rossastro, un giovane biondo fissava un punto preciso davanti a sé, sorridendo impercettibilmente con l'espressione di chi sa già di aver vinto.

-Sasuke, abbiamo sempre saputo che sarebbe finita così.-

-E' vero... persino quando partii con i quattro ninja del suono me n'ero già reso conto.-

Attimi.

Interminabili secondi di silenzio statico.

-E' ammirevole che tu riesca a volgere il viso nella mia direzione, anche se non puoi vedermi.-

-Non scordarti che mi resta sempre l'udito. Non solo la vista ci rende shinobi.-

-Ma tu, Sasuke, non sei mai stato uno shinobi di Konoha. Hai perso la tua famiglia, il tuo credo ninja, il tuo villaggio. Infine, combattendo con Madara, ti sono stati portati via anche gli occhi e il tuo ultimo scopo.-

L'Uchiha annuì stancamente, le palpebre abbassate su quelle pupille che, ormai, non percepivano più la luce.

Gli era rimasto soltanto il buio.

-In realtà, in questa vita mi è stato assegnato il ruolo sbagliato. Dovevo vendicare la mia famiglia, ma solo dopo averlo fatto ho capito che la vendetta non mi avrebbe mai dato quello che cercavo veramente.-

-E l'hai trovato?-

-Era sempre accanto a me.-

Naruto non disse nulla, limitandosi a fissare quello che una volta era il suo migliore amico e che aveva pagato a caro prezzo il proprio desiderio di vendetta. Gli faceva quasi pena.

-Naruto, io ti amo.-

Fatale, un po' come il finale tragico di una commedia Shakespeariana.

Svuotato, privo di ripensamenti.

-E ci hai messo sette anni per capirlo?-

Non era la risposta che Sasuke si sarebbe aspettato, ma soprattutto non era una risposta da Naruto.

-Tanto, ormai...- riprese l'Uchiha -... ho distrutto tutti i legami che avrebbero potuto rendermi felice.-

Sospiro.

Naruto lo fissò con un'espressione calma che non gli si addiceva, poi sorrise, e fu come se una scintilla di gioia avesse attraversato le iridi azzurre.

-Ascolta, Sasuke, ci vorranno due ore prima che questi ninja si sveglino e inizino a cercarci, ed entro quel lasso di tempo noi saremo già così lontani che per loro non sarà più possibile trovarci.-

-Dimentichi forse che i miei occhi non possono più guidarmi.-

-Non temere, a guidarci saranno gli occhi di un demone.-

Sasuke sogghignò, sul volto un'espressione vagamente derisoria.

-Sembra quasi che tu stia sacrificando i tuoi sogni per salvarmi la vita.-

-Be', Sasuke... a differenza tua io sono disposto a sacrificare ogni mio sogno, per le persone che amo.-

 

***

 

Sasuke stava di fronte alla porta nord del villaggio di Konoha.

Accanto a lui Suigetsu batteva il piede a terra, ad intervalli regolari, innervosito.

-Grazie, Suigetsu. Ora posso fare anche da solo.-

Detto questo si sfilò il cappuccio, voltando il viso in modo che gli AMBU, di guardia sulle mura, potessero riconoscerlo.

Immediatamente fu diramato l'allarme a tutti gli shinobi di Konoha.

Ora, per preparare correttamente l'equipaggiamento di uno shinobi occorrono cinque, forse dieci minuti, ma prima che ne fossero trascorsi due Naruto era già sul posto.

Appena vide Sasuke gli si mozzò il respiro, e riuscì a stento a pronunciare una domanda.

-Non ci posso credere... sei proprio tu?-

-Non sono più il Sasuke che conoscevi, Naruto... però sì, in un certo senso sono ancora io.-

-Perché sei qui? Lo sai, vero, che se i ninja ti trovano ti uccideranno?-

-Preferisco morire per mano di coloro a cui ho dato sofferenza, piuttosto che finire i miei giorni come un vecchio rammollito.-

-E' soltanto per questo che sei tornato?- ribadì Naruto, con disprezzo -Pensi forse che noi siamo disposti a perdonarti solo perché adesso fai la vittima?-

-Non c'è vittimismo nelle mie azioni, e tantomeno sono tornato in questo villaggio che tanto odio per farmi compatire o per lavarmi la coscienza con la morte.-

-Se non è la morte che cerchi, qual'è il tuo scopo?-

-Sai, Naruto, ho sempre pensato che avrei trovato la mia realizzazione nella vendetta, ma mi sono reso conto solo dopo averla compiuta che l'oggetto della mia felicità era un altro, e che l'avrei ottenuto solo tornando a casa.-

Prima che Naruto potesse ribattere, una ventina di shinobi atterrarono alle sua spalle senza il minimo rumore. Sasuke li avvertì, anche se non poteva vederli, e pensò con un sospiro a quello che avrebbe detto suo padre, Fugaku, se lo avesse visto in quella situazione umiliante. Ma i suoi genitori erano morti, così come Itachi e tutto il suo clan.

E forse, in un certo senso, era meglio che morisse anche lui.

 

***

 

La prima cosa che Gaara vide, quando aprì gli occhi, fu il cadavere della ragazza che accompagnava Sasuke, una certa Karin, che, insieme a Suigetsu e Yuugo, gli altri suoi compagni, aveva difeso l'Uchiha fino alla morte.

Provò a tirarsi in piedi, ma una fitta al fianco lo fece ricadere pesantemente a terra. Allungò un braccio e diede una spinta al corpo più vicino, che si rivelò poi essere quello di Shikamaru.

-Ehi, Nara... svegliati.-

Il castano mugugnò qualcosa di poco comprensibile, rigirandosi su un fianco.

-Temari... è ancora viva?-

-Nara, spero per te che tu non ti sia scordato che tua moglie, cioè mia sorella, in questo momento è a casa perché incinta. Sai, io e Kankuro non siamo qui a Konoha per caso.-

-Se lo dici tu, cognatino...-

-Il Kazekage non sarà mai il "cognatino" di un ninja inutile e sfaccendato come te. Passando a cose serie... la mia sabbia non percepisce i chackra di Naruto e Sasuke.-

-Sono morti?-

-Se è per questo non trovo neanche i cadaveri.-

-E se i corpi fossero stati disintegrati da un'esplosione?-

-In quel caso saremmo stati coinvolti anche noi. La loro potenza distruttiva è ragguardevole.-

-Allora... sono scappati?-

-E' probabile, Genio della Foglia. Ora comincio a capire perché le missioni di Konoha falliscono sempre.-

-No, non falliscono sempre!-

-Mi sembra che questa missione, cioè il recupero e la cattura di Sasuke Uchiha, sia andata in fumo esattamente come tutte le altre.-

-Già, e abbiamo anche perso il nostro principale candidato alla carica di Settimo Hokage, che per inciso è anche scappato con un ninja traditore di livello S.-

-Sarà meglio andare a far rapporto al vostro Hokage.-

-Già, anche se sarà una gran seccatura.

 

***

 

Three years later...


Temari e Shikamaru vissero insieme felicemente, ed ebbero tre figli. Certo, a volte può capitare che la convivenza domestica, specie quando si è un po' svogliati, possa risultare difficile, ma per loro non fu sicuramente così.


-Shikamaru, vai a controllare cosa sta facendo Asuma!-

-Ma, Temari... sto già dando da mangiare a Karura... pensaci tu!-

-Razza di pesaculo, ti sembra che badare a Naruko sia diventato improvvisamente facile?- sbraitò la bionda, mentre la neonata che teneva in braccio, una bambina sorridente dai capelli color grano, le si attaccava ad uno dei quattro codini, disfandolo.


Nonostante la disapprovazione del clan Hyuga, Hinata convolò a nozze con Kiba all'età di ventidue anni, e rimase incinta tre mesi dopo il matrimonio. All'inizio la giocosità di Akamaru le causò qualche piccolo disagio, ma alla fine riuscì ad andare perfettamente d'accordo anche con il cane.


-K-K-Kiba... Hizashi sta tentando d-di nuovo di cavalcare Akamaru... non è un gioco un po' pericoloso?-

-Ma che dici! Tutti i ragazzi del clan Inuzuka sono cresciuti così!-

-M-ma c-c-credo che questa n-non sia la migliore educazione che nostro figlio possa ricevere!-

-Andiamo, Hinata, anche io sono cresciuto così, e sono venuto su benissimo!-

Calò un silenzio imbarazzante.


Neji, dopo mesi di sforzi e lavoro serrato, venne eletto Hokage, con somma gioia della casata cadetta del clan Hyuga. I festeggiamenti di tale evento si protrassero a lungo, e furono così belli e sfarzosi da rimanere per sempre negli annali di Konoha. E poi, a rendere il lavoro di Neji meno oneroso, c'era sempre Tenten, auto-elettasi sua segretaria personale.


-Neji-sama, siete stanco?-

-No.- brontolò il moro, nascosto dietro una pila di scartoffie. La castana gli si avvicinò, sorridente, e gli porse una tazza di caffè fumante.

-Dovresti ammettere la tua umanità, Neji. Se continui a comportarti in maniera così fredda e scostante, farai scappare via tutte le kunoichi del villaggio.-

-Non mi interessano le kunoichi.-

-No? Nemmeno una?-

L'Hyuga sollevò i suoi occhi chiari, incrociando volutamente le iridi color cioccolato della ragazza.

-A dire il vero, una che m'interessa c'è.-


Ino e Choji, con grande sorpresa di tutti, si sposarono e misero al mondo un bambino che, a forza di litigate tra i genitori, fu chiamato Sakumo.


-Choji, ma cosa stai dando a nostro figlio?-

-Carne grigliata.-

-Ma sei matto? Un neonato non può mangiare della carne grigliata!-

-Su, Ino, non farla tanto lunga... Sakumo diventerà il degno erede della famiglia Akimichi!-

-E' proprio questo che mi spaventa.-


Alla fine Sakura cedette alla corte spietata di Rock Lee, con cui si fidanzò dopo lunghi tentennamenti. La kunoichi continuò per tutta la vita a fare visite giornaliere al maestro Kakashi, che aveva abbandonato il mestiere di shinobi per chiudersi in casa e progredire nella lettura della serie Icha-Icha.


-Kakashi-sensei, le ho portato dei daifuku alla fragola!-

-Sakura, sai che non posso mangiarne troppi... mi fanno male.-

-Be', di certo le farà molto più male starsene tutto il giorno solo, a pensare a loro.-

-Già... chissà che fine hanno fatto?-


Kankuro, abbandonata l'abitudine di passare da un letto all'altro, aveva trovato la felicità con Matsuri e si era trasferito stabilmente nel palazzo del Kazekage, sistemazione che gli permetteva di importunare continuamente Gaara, specialmente mentre era al lavoro.


La stanza era piena di polvere, che si accumulava su suppellettili e mobili come un velo opaco. A Suna la sabbia era sempre stata un flagello: la sua presenza costante, il suo accumularsi sulle superfici e l'impossibilità di rimuoverla del tutto avevano presto convinto Gaara a rinunciare alle spese per le infinite domestiche che si occupavano della pulizia del palazzo del Kazekage.

A che serviva sprecare soldi (che, tra l'altro, nel Paese del Vento non abbondavano) in manodopera, quando il risultato era sempre identico? Nemmeno i suoi alloggi personali, ormai, potevano esimersi dalla lenta ed inesorabile azione della polvere. L'unico oggetto che restava sempre pulito, nella sua camera, era una foto.

Già, quella foto.

La prese con delicatezza, attento a non imbrattare con l'umidore delle dita quella sottile lastra di vetro, tenuta ferma da una cornice d'ebano. L'ebano era l'unico legno che si potesse reperire nei dintorni di Suna, e aveva perciò un prezzo molto elevato.

Ma, più dell'involucro prezioso, il vero tesoro era il contenuto: la foto ritraeva un Naruto allegro e sorridente che teneva un braccio sulle spalle di un Gaara piuttosto imbronciato, mentre con l'altra mano faceva il segno di "vittoria".

Il Kazekage era stato praticamente costretto a farsi quella foto, il giorno del suo compleanno, e ricordava con precisione l'espressione felice di Naruto quando lui aveva acconsentito alle sue richieste.

-Quanto vorrei rivedere quel sorriso...-


Vi starete chiedendo che fine abbiano fatto il più grande ninja che sia mai esistito a Konohagakure, Naruto Uzumaki, e quello che per sempre venne ricordato come il ninja vendicatore che distrusse il suo stesso clan, Sasuke Uchiha.

Alcuni credono che siano morti delle loro ferite,

altri credono che si siano separati e abbiano percorso strade diverse,

altri ancora credono che siano stati catturati e giustiziati dagli shinobi di un altro villaggio,

ma a noi piace credere che abbiano trovato la felicità che cercavano.


Il vento primaverile soffiava tra i rami del ciliegio, facendo cadere una pioggia di petali rosati.

Appoggiato al tronco ruvido, Sasuke rivolgeva il viso ai rami, gli occhi chiusi incapaci di vedere altro che non fosse l'oscurità. Si beava della frescura, ignorando il magnifico spettacolo che gli era precluso.

In piedi nell'erba alta, a qualche metro di distanza, Naruto fissava il cielo, e sorrideva.

 

-Owari-

 

   
 
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