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Autore: rospina    01/10/2010    4 recensioni
una storia intensa ed acre, come può esserlo il profumo delle zagare, le vite di quattro giovani, che vivono in un piccolo paese sul mare si intrecceranno per cambiare... forse per sempre
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tramonto si era fatto spazio da un pezzo, i tetti delle case erano già coperti dalla notte. Giulio ed Angelo erano ancora sotto il portone del primo che discutevano

“Sei stato un gran cretino!! Ti sembrava il caso di metterti a litigare con Celeste?” continuava a chiedere Angelo

“Certo. Io posso farlo, ci conosciamo da quando siamo nati”

Questo non ti da il permesso di trattarla in quel modo davanti a tutti!”

“Come sei delicato. Proprio tu parli che vedi Sole e neppure la saluti…

“Io non la conosco, non sono obbligato ad avere un certo tipo di comportamento, e poi scusa tanto, ti piace Sole e tratti in quel modo la sorella. Sei strano”

Giulio rise, quella litigata con Celeste lo aveva reso allegro e portato indietro nel tempo. Angelo continuava con la sua predica ma lui non lo stava più ascoltando. Gli venne in mente l’anno in cui aveva nevicato, quanti anni aveva lui non se lo ricordava di preciso. Si rivide col suo giubbotto mentre tirava una palla di neve alla finestra a lui familiare, ricordava il buffo viso di Sole che si era affacciata con l’apparecchio sui denti e la frangia un po’ storta tagliata da sua madre, mentre parlava con la sua amichetta di giochi dal portone di fronte a lui gli arrivò una palla di neve in faccia candida e fredda, e poi una risata. La risata cristallina di Celeste, che aveva due anni più di lui, e di conseguenza le sembrava molto più bella anche se sulla fronte e sulle guance era invasa dall’acne giovanile. Il tempo trascorso gli sembrava infinito, si ritrovò a chiedersi se oggi era felice come allora, se domani avrebbe potuto sentire ancora quella risata fresca e pura e lui stesso ridere un quel modo. I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di passi che si avvicinavano, nel frattempo Angelo si era ammutolito.

Erano Sole e Celeste che avevano raggiunto il portone di casa, Celeste non li degnò di uno sguardo e con forza sterzò verso casa. Il portone in legno chiaro si aprì e subito suo padre l’aiutò ad attraversare il gradino, poi guardando fuori chiese all’altra figlia:

“Stai entrando?”

“Chiudi papà entro fra qualche minuto”.

La porta si richiuse e lei rimase li con le mani nelle tasche, Angelo salutò Giulio con una pacca sulle spalle e se ne andò.

“Simpatico il tuo amico…” disse Sole

“Grazie”
“Ero ironica!” rispose lei con voce piatta

“Scusa pensavo parlassi…

“sul serio?” lo interruppe lei per proseguire

“Il tuo amico è simpatico come una medusa che ti sfiora, o un’ape che ti punge, oppure…

“Ho afferrato il concetto, ma lui è solo timido”

“va beh per quello che mi interessa di lui… gli ho già dato troppa importanza parlando di lui con te”

“Celeste è ancora arrabbiata?”

“da morire, Giulio da te non mi aspettavo un simile comportamento. Ci è rimasta troppo male, se vuoi ti parlo con franchezza, sei l’unico amico che ci è rimasto e di certo non le fa piacere sentirsi attaccata”

“Guarda che non volevo attaccarla…

“è un periodo difficile per noi, ci sentiamo la terra bruciata intorno e non è facile, tu sei cresciuto insieme a noi…

Giulio la fissava negli occhi, le salì un groppo alla gola, il vento le scompigliava leggermente i capelli, mentre il volto era leggermente illuminato dalla luce arancione del lampione, sembrava uscita da un film in bianco e nero, conservava movenze da star anni cinquanta, il suo sorriso amaro ed il suo profumo aspro simile a quello delle zagare la rendeva una visione.

Si abbracciò a lui, si strinse intorno ai suoi fianchi. Stupito da quel gesto lui ricambiò l’abbraccio con trasporto, la sentì abbandonarsi completamente, con la mano le scostò i capelli e si avvicinò all’orecchio, i loro capelli si fusero per un istante, e chiese:

“Cosa ti tormenta?”

“non lo so neppure io. Sento l’anima infelice. Vedo i miei sogni disintegrarsi, e la cosa che mi fa più male è capire che sono realmente sola”

“Non sei sola, ci sono io”

“per quanto tempo ci sarai?”

“Per sempre…!”

“Niente è per sempre”

Giulio sentì il suo cuore perdere un colpo, non seppe rispondere a quell’affermazione tanto decisa e sicura, si sentì impotente, non era neppure in grado di aiutare una delle persone a lui più care al mondo.

Quella sera Giulio non cenò rimase tutto il tempo a fissare fuori dalla sua finestra con la luce spenta.

Osservava la finestra di fronte.

 Le ombre.

 Ombre a lui care che nel corso degli anni si erano modificate, ma che sostanzialmente erano rimaste sempre le stesse, una tenda fiorita non permetteva di vedere chi ci fosse al di la della finestra ma era molto semplice immaginare, un profilo noto si stava spogliando, una figura conosciuta da sempre. Sapeva a memoria tutte le sue movenze, anche se aveva chiuso gli occhi  sapeva esattamente cosa stesse facendo. Ripensò al profumo di Sole assaporato poco prima, e pensò alle sue parole amare e tristi. In tutto questo tempo non aveva capito nulla, le era sembrata uguale a sempre ed invece il suo cuore, la sua anima erano profondamente cambiati, erano in subbuglio. Si diede dello stupido, erano cresciuti insieme ripercorrendo passo dopo passo le insidie di ogni età.

La gioia ed il sorriso misti alla pura cattiveria dei bambini dell’asilo, per passare poi alle elementari con l’angoscia del dettato andato male fuso alla gioia di aver scoperto che l’Italia è composta da ventuno regioni. E poi come un fiume in piena senza ostacoli si arrivava all’età dell’adolescenza con mille brufoli antiestetici sulla fronte, da li alle superiori il passo è breve quasi inesistente e li con estrema semplicità si creavano amicizie nuove che sembravano forti come una quercia secolare, ma che invece al primo alito di vento cadevano come stelle d’agosto. Ferite che a quell’età sembravano insanabili ma che ora facevano sorridere. Il suo pensiero si fermò su una constatazione  “Sole è diventata più grande di me”, lo capiva ora dalla differenza dei suoi gesti, dalla profondità dei suoi occhi, che una volta erano molto più simili ai suoi, e poi Celeste così bella e triste, incattivita dalle ingiustizie della vita.

“Voglio raggiungerle per non lasciarle sole” bisbigliò a se stesso.

Girava per la facoltà senza meta, la sua lezione doveva ancora iniziare, scambiò qualche chiacchiera con dei compagni di corso, Angelo Demarti stava studiando architettura all’università di Cosenza, aveva la casa ma preferiva viaggiare per poter stare insieme al suo amico di sempre. Avevano persino scelto corsi con orari simili, quella mattina Giulio entrò puntale nella sua aula e questo lasciò Angelo sorpreso, non era mai stato un forte sostenitore della puntualità e neppure dello studio a dire il vero, mentre lui era diverso, aveva ventiquattro anni, ma si sentiva più grande. Caratterialmente era ligio al dovere, in parte si sentiva un fratello maggiore per Giulio, era sempre pronto a  dispensargli consigli utili, questo a volte lo faceva sembrare vecchio, ma alla fine era rassicurante per tutti avere un amico così. Era il capitano della squadra di calcio perché con quel suo carattere deciso riusciva a mettere insieme più teste calde, quando il mister Claudio Mareste gli aveva affidato la fascia ne fu lusingato e fiero, era sempre pronto a dare il meglio di se stesso, il fallimento non era una parola che conosceva. Tutto gli riusciva in modo più o meno buono, la sua vera pecca erano i rapporti interpersonali, faceva fatica a fidarsi degli altri, lui riponeva la sua solo negli amici di sempre, e al momento non sopportava il sesso debole. si rendeva conto di essere scostante, ma non faceva nulla per impedirlo, aveva provato sulla sua pelle il bruciore del tradimento completo, e non permetteva a nessuno di avvicinarsi a lui. La sua nuova teoria era “non amare se non vuoi soffrire” la persona che negli ultimi tempi si era conquistato la sua fiducia era stato proprio Giulio che con la sua purezza d’animo aveva abbattuto le sue difese. La giornata passò velocemente, i due amici si ritrovarono al solito orario accanto alla macchina di Angelo. Quando la macchina fu già lanciata in autostrada verso casa Giulio disse:

“Stasera ti va di uscire con Sole e Celeste?”

Senza staccare gli occhi dalla strada Angelo rispose:

“Sei diventato scemo?”

“Perché?”

“Prima uccidi quella povera ragazza e poi vuoi uscire con lei…mah non ti capisco proprio”

“non è per lei”

Aha !lo sapevo è per uscire con Sole, perché non le chiedi un appuntamento?”

“Angelo ci fai o ci sei? Non voglio un appuntamento con Sole, e poi non accetterebbe mai, è che ieri quando tu sei andato via lei, insomma è diversa da quello che credevo”

“In che senso?”

“ha bisogno di me”

“E Celeste? Hai messo in conto che è, come dire un po’ arrabbiata con te…

“le passerà!la conosco bene”

“Come vuoi allora, conta pure su di me!”.

Quando furono ad Amantea il cielo era buio e coperto da un manto di stelle nonostante l’aria gelida. Giulio si avvicinò al portone di fronte al suo e suonò il campanello. Una testolina apparve sulla soglia:

“Ciao Giulio!” disse Sole “Entra…

“No grazie- la guardava con insistenza- volevo solo chiederti se ti va di uscire”

Sorrise e scosse la testa facendo ondeggiare i suoi capelli e subito lui aggiunse:

“ovviamente devi chiedere anche a Celeste, con noi viene pure Angelo”

“Grazie ma non penso che Celeste…

Lui la interruppe

“Cosa avete da fare? Ascoltare la musica in camera? Leggere un libro?”

Sole rimase per un attimo senza parole e poi cedette:

“d’accordo vado a chiedere a mia sorella, però se lei non ne ha voglia non se ne fa niente!”

“Ok” rimase li fermo sulla soglia ad aspettare. Dopo qualche istante di attesa la vide ritornare socchiuse la porta dietro di lei e si avvicinò a lui:

“Grazie ma dice proprio che non se la sente, magari sarà per un’altra volta” si allungò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia. Lui la fermò prendendola per un braccio:

“Se non disturbo ci ho ripensato vorrei entrare!”

“Ma scherzi non disturbi mai.” Sole cedette il passo a Giulio, poi presse una leggera rincorsa si affiancò e gli disse:

“Mi raccomando non dirle di ieri sera…

“Perché è successo qualcosa? Ci siamo visti io e te?” rispose scherzoso, le fece un buffetto sulla testa ed entrò in casa gridando un allegro “Permesso”

Conosceva quella casa come se fosse stata la sua, in tutti quegli anni l’aveva sempre frequentata e senza problemi raggiunse la cucina, con affetto salutò i signori Benelli. Celeste non si era neppure voltata per guardarlo, lui prese la carrozzella per i manici e la girò, non si accovacciò davanti a lei rimase in piedi a guardarla e con voce dura disse:

“Perché non ti va di uscire?”

“Scommetto che mia sorella non ti ha detto la verità”

“Quale verità?” chiese lui usando lo stesso tono di sfida che aveva usato la ragazza

“Che non esco con te e quel perdente del tuo amico perché non ho voglia di uscire con chi mi offende”

“Così io ti avrei offeso? Non mi pare. Ti ho solo detto come la pensavo in faccia. Scusa ma non ti capisco dici che non sopporti gli ipocriti e poi ti offendi se qualcuno ti dice la verità”

Celeste non rispose e fu Sole che intervenne

“dai Giulio è un periodo un po’ così”

“Sole scusa ma è una cosa che devo risolvere con tua sorella”continuava a fissarla nei suoi occhi castani in attesa della replica

“Vuoi uscire? Va bene andiamo, facciamo questa opera di bene, così poi la prossima volta potrai chiedere a Sole  di uscire sola con te senza sentirti troppo in colpa per me!” poi Celeste guardò Sole e disse con tono autoritario:

“Andiamo a cambiarci il giovane si deve lavare la coscienza!”

“Bene!vi aspetto fuori fra dieci minuti!” fu la sentenza di Giulio soddisfatto.

Poco tempo dopo si ritrovarono tutti fuori da casa avvolti nel buio della sera, poco più in la stava aspettando Angelo . la luce di un lampione arancione lo illuminava interamente, indossava un jeans consumato ed un giubbotto grigio con un ampio cappuccio adornato dal pelo. Teneva le mani affondate nelle tasche ed il viso rivolto verso il cielo. Celeste era davanti sospinta come al solito da Sole, e Giulio camminava di fianco alle due giovani, ci fu un rapido saluto con Angelo, e poi silenzio.

“Visto che bella serata?” esordì Giulio tentando di aprire una qualunque conversazione

“Già, era da tanto che non uscivo la sera solo per il gusto di farmi una passeggiata” lo assecondò Sole

“Cosa avreste fatto in casa da sole?”

“Niente, e lo sai”

“Smettila di spingermi posso benissimo farlo da sola” disse Celeste,  volgendosi alla sorella

Scusa…” Sole si guardò attorno e si sentì smarrita, incrociò lo sguardo di Angelo e  si sentì i suoi occhi addosso, Giulio le mise un braccio attorno al collo, le fece allungare il passo allontanandola dalla sorella e a voce alta esclamò:

“bene! Sai Celeste, finalmente ti sento dire una cosa giusta, Sole non deve essere sempre pronta ai tuoi ordini”

“non dirle così per favore” bisbigliò Sole accarezzandosi i capelli

“Guarda che lo faccio per lei, non è giusto che ti tratti come se tu fossi un oggetto, dovrebbe esserti grata per quello che fai per lei ed invece ti ripaga insultandoti, mi sembra un po’ ingrata”

“Giulio sai benissimo che non è così, in realtà lei è adorabile, sta soffrendo”

“è vero che soffre, ma anche tu hai le tue ferite”

“Le mie ferite sono nell’anima e non si vedono, le sue le possono vedere tutti, credimi non ha fatto niente per meritarsi tutto questo” le infilò un braccio attorno ai reni e camminò così abbracciata a lui. Angelo e Celeste li osservavano da dietro in silenzio, Celeste si fermò un istante per riposarsi le braccia e lui chiese:

“Vuoi che ti spingo un po’ io?”

“No grazie non ho bisogno della pietà altrui se non riesco a fare una cosa…” rispose secca

“la mia non era pietà volevo solo evitare di perderli di vista”

Celeste rimase senza parole, il suo sguardo si addolcì ed umilmente gli mostrò i manici e disse:

“Se proprio non ti da fastidio un po’ d’aiuto lo gradirei”

Lui senza parlare iniziò a farla scivolare lentamente sul selciato e fu Celeste che disse:

“Non riesco a capire Giulio, perché mi ha costretto ad uscire quando poteva benissimo chiedere un appuntamento a Sole senza problemi.- poi parlando quasi a se stessa- credo che le sia sempre piaciuta mia sorella, fino a poco tempo fa erano sempre insieme e lui è sempre stato così con lei, dolce premuroso affettuoso…

Angelo osservò i due stretti, la figura di Sole si univa bene a quella di Giulio pensò. Avevano raggiunto la piazza dove sovrastava alto e maestoso il municipio con la bandiera italiana che sventolava. Davanti a loro immenso era il panorama, mille piccole luci tratteggiavano Amantea fino a perdersi nel mare. Giulio si sedette su una panchina, mentre Sole ed Angelo si affacciarono alla balaustra, la ragazza ispirò l’aria fredda nei polmoni, un piacere lieve la pervase:

“bella Amantea di notte non trovi?”

“E davvero splendida” rispose lui, poi con un filo di voce e forse senza volerlo disse ancora

“a volte è solo troppo stretta, e certa gente andrebbe eliminata…

Sole si voltò a guardarlo, vide solo il suo profilo, perché parlava rivolto verso la città;condivideva il suo pensiero, tanta gente di quel piccolo paese l’aveva ferita, però altre persone in fin dei conti erano di tutt’altra fattura, i ragazzi dell’unitalsi… Domitilla poi era una delle poche ragazze che era ancora sua amica. Sul suo volto si formò un sorriso, e si sentì subito più serena. Quella breve uscita aveva ottenuto l’effetto sperato, calmare i suoi fragili nervi.

 

   
 
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