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Autore: wordsaredeadlythings    01/10/2010    3 recensioni
La mia prima FanFiction non la scorderò mai.
Nessuno scorda mai la sua prima fanfic, no?
Beh, la mia prima Fic è stata scritta in un modo moooolto particolare e molto "Da me", diciamo.
Come, dite?
Perchè non leggete e me lo dite?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL COMO' CHE MI APRI' LE PORTE DEL MONDO DEI GRANDI

 

 

 

 

 

A volte credo che la mia vita sia costellata per il 99% di momenti banali. La mia vita è molto banale, più di quanto possiate credere: mi alzo la mattina, mi lavo, mi vesto come mi pare, mi metto il mio cappello porta fortuna ed entro in macchina per andare a scuola. Una volta lì saluto tutti, rido, scherzo, sto attenta, ascolto, scarabocchio qualcosa, scrivo due righe e poi torno a casa e mi piazzo davanti al computer.

Si, questa è la mia vita, gente. Niente di più, niente di meno. Una banale, stupida, cretina vita. Una vita identica a quella degli altri, anzi, forse anche peggio.

Oggi, per puro caso, la mia Prof di Italiano ci ha chiesto di scrivere un breve racconto sull'evento che più ha segnato la nostra "Entrata" (se così si può chiamare) nel mondo degli adulti. Sono stata tutto il giorno a pensare cosa può aver caratterizzato la mia entrata nel mondo degli adulti, e... non ho trovato nulla di significativo. Credo che io non sono ancora pienamente entrata nel mondo degli adulti, nonostante tutti me lo dicano. Continuo a guardare le nuvole il pomeriggio e a correre sul prato a piedi nudi. Sono sempre la stessa bambina infantile di sempre, che si rotola sull'erba e si diverte a scoprire ogni singolo particolare del mondo.

Esatto: sono ancora una bambina.

Nonostante ormai sia entrata nel primo superiore, mi sento ancora una bambina. Una bambina innocente che si diverte a prendere una scopa ed ingaggiare immaginari duelli contro il nulla, ad arrampicarsi sugli alberi e a giocare a calcio nonostante sia una schiappa. No, ancora non sono adulta.

Ma, visto che la Prof evidentemente non si accontenterà di questa piccola spiegazione, credo che mi toccherà scrivere di un'avventura che probabilmente per te che leggi o per lei che leggerà, ma che per me è significato tanto, forse la mia "Entrata nel mondo dei grandi".

Ricordo bene che c'era il sole fuori, ma io ero in camera mia. A quei tempi era ancora pitturata di quel nauseante rosa pesca che tanto odiavo. Sulla parete c'era un poster pieno di disegnini stupidi e anche fatti molto male. La scrivania era immersa nel disordine totale, avevo delle pantofole azzurre hai piedi ed indossavo il pigiama nonostante fosse mezzogiorno. Beh, era domenica, no? Giorno di riposo, insomma. Comunque, andiamo avanti.

Ero seduta davanti ad una pagina bianca di Microsoft Word, determinata come non mai a scrivere qualcosa di mio per la prima volta. Erano circa una decina di mesi che leggevo cose di altri, e mi ero messa in testa che forse ci sarei riuscita anche io. Me ne stavo lì, ferma, in attesa dell'ispirazione ormai prossima ad arrivare. Le dita parcheggiate sui tasti della tastiera e gli occhi puntati contro lo schermo del mio computer. Era sporco di pennarello azzurro, adesso che ricordo.

Rimasi lì per un buon quarto d'ora prima di spostare la mano destra dalla tastiera al mouse per chiudere Windos: se dopo un quarto d'ora non avevo pensato a niente, dubitavo che avrei tirato fuori qualcosa dopo mezz'ora o un'ora. Spensi il computer ed osservai con intensità lo schermo nero. In quel momento mi sentii una cretina totale: non sapevo scrivere, e anche se avessi desiderato con tutto il mio cuore di riuscirci, non avrei concluso nulla.

Mi ricordo che mi misi ad osservare la mia "Bacheca di libri": una mensola dove mettevo in ordine tutti i miei libri. L'unica cosa in ordine nella mia stanza, ovviamente. Naufragavo nel disordine più totale lì dentro. Era la mia caverna, il mio posto: doveva essere personalizzato, no?

Andiamo avanti.

Credo che successe tutto quanto quando feci circa due o tre passi verso la porta della mia stanza. Non mi ero accorta dello zaino e sono finita a terra, lunga distesa. Ricordo di aver sbattuto la testa contro il comò, e di aver fatto cadere sopra di me una quantità indefinita di Peluche. Ero sepolta sotto quest'ultimi, non vedevo niente e la mia testa esplodeva per il dolore atroce ed improvviso. Accadde tutto in quel momento: una scena esplose nella mia mente. Una famigliola incappucciata che parlava. I dialoghi scorrevano insieme alla scena, come se fossi stata al cinema: la vecchia pellicola scorreva davanti hai miei occhi come per magia.

Scattai come un molla seduta, lasciando cadere tutti i peluche che mi seppellivano a terra. Per prima cosa saltai in piedi, per poi abbracciare il comò (Sembra strano e leggermente pazzo, ma l'ho fatto). Quando accesi il computer ed aprì la pagina di Word, scrissi la mia prima storia ad una velocità pazzesca, con tantissime ripetizioni e poco scorrevole. Ma non l'ho mai ne modificata ne cancellata.

Credo che questo eppisodio sia molto infantile, ma per me rappresenta moltissimo. Credo di essere "entrata" nel mondo degli adulti grazie a questo eppisodio. Come, direte? Boh, non lo so. So solo che grazie a quel piccolo eppisodio ho scoperto che sono nata per mettere parole in fila e dare emozioni.

Io sono nata per scrivere.

Non prendetemi per un'egocentrica o chissà che cosa, ma io sono nata per questo: mettere le parole in fila, creare frasi, mettere tutta la mia passione e tutte le mie emozioni in ciò che scrivo, cercare di dare emozioni e di far amare a tutti ciò che faccio.

Perchè io amo scrivere. Amo scrivere perchè grazie a questa attività che può sembrare semplice mi sento me stessa, felice e spensierata. Posso essere adulta o bambina, posso essere ciò che voglio: perchè scrivere significa staccare con la realtà e tuffarsi in nuove avventure. Significa viaggiare nei posti più lontani, piangere o ridere insieme hai personaggi e, in qualche modo, provare emozioni.

Sono entrata nel mondo dei grandi grazie a questa mia nuova scoperta. Perchè ho scoperto cosa voglio fare, e proseguirò con questo sogno fino alla fine. Credo che avere obbiettivi, credere e sperare di raggiungerli sia l'esperienza che più ti segna nel passaggio da mondo dei bambini e mondo di adulti.

Due mondi che, infondo, non ho mai ne lasciato ne raggiunto veramente.

   
 
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