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Autore: Rosa di cenere     03/10/2010    3 recensioni
Puo Draco Malfoy diventare improvvisamente gentile con Hermione Granger? E puo Hermione Granger sentirsi in dovere di aiutare una persona che considerava nemica? Cosa sta accadendo tra le mura del castello, dove i nemici diventano alleati, l'odio si trasforma in amore e le debolezze vengono messe in mostra?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Voldemort | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sono di nuovo tra voi! Ve lo avevo detto che sarei tornata con una nuova ff, e io mantengo sempre le mie promesse. Allora, in questa nuova storia (che sarà piu lunga dell'altra, perché ho avuto un'illuminazione fulminante e credo che ne avro per un po') ho cercato di mettere in pratica tutti i consigli utili che mi avete dato.... Ma se ne avete di nuovi sono sempre ben accetti!

Spero di riuscire ad appassionarvi e a convolgermi, e che in tanti leggerete quello che scrivo.... Un abbraccio forte a tutti (e grazie in anticipo per quelli che mi seguiranno)

Rosa di cenere

 

Il mantello zuppo mi si era appiccicato alla pelle, e il freddo pungente faceva in modo che la stoffa pesante mi si congelasse addosso. Non riuscivo a sentire la punta delle dita, nonostante le mie mani fossero ben protette da guanti invernali.

Il luogo in cui mi trovavo non si poteva di certo considerare accogliente.

Una vecchia baracca diroccata, con il tetto di legno marcio e le pareti talmente sbilenche da sembrare destinate a crollare al primo soffio di vento. Probabilmente rimaneva in piedi solo grazie ad un incantesimo, che la rendeva anche invisibile agli occhi dei babbani.

Fuori la tempesta infuriava.

Da giorni ormai il cielo inglese riversava sulla sua martoriata terra quantità d’acqua apparentemente impossibili. Non si era visto, dall’inizio del mese, nemmeno uno scorcio di cielo azzurro.

L’autunno era ufficialmente arrivato.

Sbuffai, nonostante fossi conscio che il mio comportamento avrebbe solo contribuito a fare saltare i nervi di qualcuno. In fondo l’attesa stava rendendo tutti particolarmente nervosi, e non ero di certo l’unico a volermene andare al più presto.

Mi staccai dalla parete dove mi ero momentaneamente appoggiato per frugare nelle tasche dei pantaloni. Tra le mie dita arrivò subito un pacchetto di cartone umidiccio, dal quale estrassi con sollievo una sigaretta, che mi portai alle labbra. La accesi con un gesto rapido della mano, poi presi una lunga boccata. Nessuno avrebbe potuto dirmi niente, in quel momento, nemmeno mio padre.

Sfogare l’ansia era un mio diritto, ed era un mio diritto anche scegliere il modo in cui lo facevo.

Il fumo acre e pungente del tabacco mi punse con insistenza le narici, mi bruciò la gola e lo sentii posarsi sulla mia lingua.

Per un attimo la mia mente fu occupata solo dall’immagine del fumo vorticante che usciva dalle mie narici ad ogni respiro. Invidiavo la libertà dell’aria che ci giocava.

Era dove voleva essere.

Faceva quello che voleva fare.

E lo avrebbe sempre fatto.

Dalla porticina che stavamo fissando tutti da un po’ di tempo provenne un forte cigolio, talmente inaspettato che la maggior parte dei presenti ebbe un sussulto.

Io mi limitai a spegnere il mozzicone che avevo tra le dita contro la parete, per poi avvicinarmi alla figura incappucciata accanto a me. Non avevo bisogno di vedere il suo volto per capire chi fosse.

La sua figura emanava quella freddezza e quel distacco che avevo imparato a conoscere fin da piccolo.

Le persone nella stanza si fecero prontamente da parte, dividendosi in due ali e inginocchiandosi nel medesimo istante. Anch’io mi inchinai, abbassando il più possibile il volto verso il terreno, per evitare che anche solo uno scorcio del mio volto fosse visibile.  Se mi avessero riconosciuto sarebbe stata la fine.

-Bene. Vedo che anche oggi siamo al gran completo.- un brivido mi corse lungo la spina dorsale, facendomi venire la pelle d’oca. Quella voce sembrava venire direttamente dall’oltretomba.

Una voce che popolava tutti i miei incubi, ma che ero tenuto a venerare. Perché colui a cui apparteneva teneva tra le mani la mia vita e quella di tutti quelli a cui tenevo. Ero prigioniero.

Perso nei miei pensieri non mi accorsi dei passi che si avvicinavano e si fermavano proprio davanti a me.

-Identificati, Mangiamorte.-

Il mio cuore perse un colpo.

Cercando di nascondere il tremore alle mani tirai il cappuccio del mantello sulle spalle e alzai lo sguardo verso l’uomo che mi stava parlando. Anche se il termine “uomo” non è decisamente adatto a descrivere ciò che mi trovavo davanti.

La pelle traslucida era tirata all’inverosimile sulle ossa, e il cranio completamente liscio faceva sembrare la testa un teschio scarnificato. Non vi era un naso al centro della faccia, ma solo due solchi profondi.

I suoi occhi erano finestre nere affacciate su un’anima altrettanto buia. Sempre che Lui possedesse un’anima.

-Draco Malfoy, mio signore.-

Sentivo lo sguardo di tutti i presenti su di me, nell’aria sembrava sospesa una domanda.

Sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei potuto pronunciare il mio nome? Mi avrebbe ucciso per tutti i fallimenti di mio padre?

-Fantastico. Credo di avere il compito perfetto per te. -

La sua bocca si tirò in quello che doveva probabilmente essere un sorriso, ma che, con i suoi denti simili a spilli, sembrava maggiormente ad una smorfia di dolore.

Forse sarebbe stato meglio morire.

 

 

Il rollio continuo del treno mi stava facendo impazzire.

Nell’angusto scompartimento che dividevo con i miei amici il calore e la mancanza assoluta di pace stavano cominciando a snervarmi.

Ron si era addormentato accanto a me, un braccio a cingermi la vita e la testa abbandonata sulla mia spalla.

Mi stava letteralmente russando nelle orecchie.

Davanti a me Harry e Ginny avevano di certo di meglio da fare che badare a me. Mi chiedevo come facessero a respirare, visto che tra un bacio e l’altro non prendevano nemmeno fiato.

La pioggia , che non aveva smesso di cadere nemmeno per un attimo dall’inizio del viaggio, rigava il finestrino e ticchettava insistentemente sul tetto di metallo.

Avevo bisogno d’aria. E di silenzio.

Con delicatezza mi liberai dall’abbraccio di Ron e accompagnai il suo corpo addormentato vero la parete.

Stavo per avvertire i presenti che sarei uscita per un attimo, ma mi accorsi che era solo uno spreco di fiato.

Facendo attenzione a non calpestare i piedi di nessuno arrivai alla porta scorrevole, l’aprii e mi precipitai nello stretto corridoio del vagone.

Con un colpo deciso mi richiusi la porta alle spalle.

Con un sospiro di sollievo abbandonai il corpo contro la parete e mi lasciai scivolare a terra.

Il treno sembrava addormentato. Solo un paio d’ore prima non era possibile muoversi senza armarsi di tanta pazienza e di una quantità inesauribile di “Scusa, potresti farmi passare?”.

Respirai a pieni polmoni l’aria fredda della notte, che entrava placida dai finestrini aperti.

Non sapevo come tutti i miei compagni di scuola riuscissero a dormire con il persistente rumore delle rotaie arrugginite e della pioggia scrosciante.  Io riuscivo a sentirmi bene solo li, sola con i miei pensieri e con quel freddo pungente a svegliare la mia mente, resa lenta e poco attiva dal tempo grigio.

Poco lontano un’altra porta si aprì frusciando, e qualcuno mise piede nel corridoio.

Da dove mi trovavo la prima cosa che vidi furono le sue scarpe. Scarpe costose.

Alzai lentamente lo sguardo, e i miei occhi incontrarono due pozzi di argento fuso, che mi fissavano …. divertiti?  

Mi trovavo davanti all’ultima persona che avrei voluto incontrare in quel momento. O che avrei MAI voluto incontrare.

Draco Malfoy.

Se ne stava li, in piedi, le mani in tasca, lo sguardo puntato su di me, Hermione Granger, prefetto della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, accasciata a terra sul treno che ci avrebbe portati al castello.

Ma francamente non mi importava cosa pensasse in quel momento. Ormai avevo sentito ogni genere di insulto uscire da quella bocca perfetta, e non mi sarei stupita se ne avesse inventati altri per l’occasione.

Invece non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi alla finestra e ad estrarre una sigaretta.

-Ti da fastidio se fumo, Mezzosangue?-

Nonostante avesse usato quel nomignolo dispregiativo, che ormai mi si era attaccato addosso come una sanguisuga, il suo tono sembrava realmente interessato a ciò che avrei risposto.

Rimasi sorpresa. Mai quel ragazzo aveva avuto per me un minimo di interesse.

Lo fissai, allibita, controllando che non avesse i sintomi di una qualche fattura, o che non avesse ferite che potessero far pensare ad una commozione celebrale.

-Da quando ti importa cosa mi infastidisce e cosa no, Malfoy?- non riuscii ad evitare una certa acidità in quelle poche parole. Solo perché un leone si mette a fare le fusa non significa che non possa ancora sbranarti.

Lui fece un mezzo sorriso e si accese la sigaretta. Quando rispose non si voltò nemmeno verso di me.

-Chiedo scusa, se per una volta ho cercato di essere gentile.-

Scusa?! Gentile?!

Qualcosa non andava nel Serpeverde che mi stava davanti, ed ero curiosa di scoprire cosa.

-Se tu volessi essere gentile con me, furetto, useresti il mio nome, quando mi parli …. –

Lui fece uscire uno sbuffo di fumo dalle narici, poi butto il mozzicone fuori dalla finestra, dove scomparve nel buio. Senza degnarmi di uno sguardo tornò sui suoi passi.

Solo all’ultimo momento, quando ormai la porta del suo scompartimento era quasi completamente aperta, si voltò verso di me.

I suoi occhi furono coinvolti da un vero sorriso, una cosa che non avevo mai visto fare a Malfoy.

-Ok, come vuoi. Ti ha dato fastidio che io fumassi davanti a te, Hermione?-

E si chiuse la porta alle spalle.

Per un attimo mi sembrò che tutta l’aria mi fosse stata tolta dai polmoni. Mi pizzicai con le dita la guancia, trasalendo per il dolore. Non stavo sognando.

E allora perché Draco Malfoy, dichiarato nemico di Harry, Ron e me aveva pronunciato il mio nome senza traccia alcuna di scherno o di orrore nella voce?

E perché, vedendolo sorridere, il mio cuore aveva accelerato?

  
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