Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: EmilyAtwood    03/10/2010    0 recensioni
Mi siedo alla scrivania guardandola dormire, così delicata ed eterea, così diversa da quando l'ho conosciuta, che sprizzava euforia e vitalità da tutti i pori, logorroica quasi al mio pari, costretta in una mentalità di vita che non le apparteneva solo perchè voleva accontentare chi le era attorno, con il fuoco della lotta per sfuggire da quelle catene sociali, alla ricerca del suo posto del mondo. Finchè non ha incontrato me.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Ciao"
La prima cosa che passa per la mia testa bacata è che coi capelli corti sta bene, ma mi piaceva di più quando aveva quella chioma fluente e ondulata che le arrivava fino al seno.
"Posso entrare?" con voce tremante si guarda i piedi, le spalle incassate e il volto oscurato dalla frangetta. Esito giusto un attimo, al pensiero che in camera mia Giada mi sta aspettando per continuare la nostra 'lezione di cortometraggio'...in mutande.
"Scusami, davvero scusami, ma non so dove altro andare. Se è un problema non preoccuparti, mi cerco un albergo."
"Sei scappata di casa?" le chiedo a bruciapelo.
"Sì"
"Entra" la faccio sedere in cucina e le do un bicchiere d'acqua. E' sconvolta. L'ultima volta che l'ho vista così aveva litigato di brutto con i genitori per non ricordo nemmeno cosa e l'avevo trovata con gli occhi rossi e una bottiglia semivuota di vodka liscia sulle scale della sua vecchia scuola superiore alle 3 di notte. Stavolta almeno non sembra ubriaca, ma mi chiedo cosa l'abbia portata così lontana da casa.
"Vado un attimo...a fare una cosa...aspettami qui" e dove potrebbe andare? Certo che me ne esco con frasi talmente idiote a volte...ci metto 30 secondi a far rivestire Giada e farla uscire di casa neanche con tanta grazia, d'altronde so che domani mi basterà uno sguardo per farmi perdonare.
"Ok. Sono tutto tuo. Spara" cerco di sdrammatizzare ma ciò le provoca una ulteriore crisi di pianto. Non riesce nemmeno a parlare per quanto si sforzi tanto è scossa dai singhiozzi. Me la porto in camera e la faccio stendere sul letto cercando di calmarla con qualche carezza sulla testa. Cerco di guardarla negli occhi, che in quegli occhi ci trovavo sempre la risposta, invece stavolta sono persi in non so quale dimensione. Quando i singhiozzi si calmano un po' e torna a respirare regolarmente la copro con un plaid e spengo la luce sperando si addormenti. E' distrutta, e lo capisco. Si è fatta 4 ore tra pullman, metropolitana e piedi per arrivare in questa casa studentesca di Roma. E se non sa dove altro andare vuol dire che a Pescara, dove ci sono tutti i suoi amici più cari, non ha trovato rifugio. Cosa può essere successo per farla venire proprio da me, che sono l'ultimo sulla terra che potrebbe aiutarla per qualsiasi problema, e che anzi gliene avevo creati un paio io stesso?
Mi siedo alla scrivania guardandola dormire, così delicata ed eterea, così diversa da quando l'ho conosciuta, che sprizzava euforia e vitalità da tutti i pori, logorroica quasi al mio pari, costretta in una mentalità di vita che non le apparteneva solo perchè voleva accontentare chi le era attorno, con il fuoco della lotta per sfuggire da quelle catene sociali, alla ricerca del suo posto del mondo. Finchè non ha incontrato me.


AUTHOR'S NOTE:Che dite vi ha incuriosito? Fatemi sapere...
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: EmilyAtwood