Diary of a Scarlet Queen.
1^ PARTE: IN DUBLIN FAIR CITY:
Chapter 2: May, June, July 1984
07 Maggio 1984
h.10.00 Vedo Keith
dalla finestra dell’aula. Sta parlando nel cortile della scuola con il professore
di fisica. Non sembra che lo stia redarguendo, sembra una discussione
totalmente amichevole, tranquilla. Ora Keith ride ad una battuta del prof.
Si sono diradate
anche le nuvole: se sorridesse più spesso, avremmo il sole tutti i giorni a
Dublino. Vorrei solo essere io il motivo del suo sorriso.
Com’è strano.
Pensare a lui mi fa bene, mi sento meglio. Al mattino mi alzo più contenta,
perché ho la possibilità di vederlo, e magari ho qualche chance che lui si
accorga di me. Quando sono giù di morale, quando mi sento sola, o incapace, o
frustrata, inizio a pensare a lui, a fantasticare di come potremmo conoscerci,
di quali film andare a vedere, della sua chitarra che suona e tante altre cose.
Fondamentalmente,
tutte stronzate che l’Anna Williams di qualche mese fa non prenderebbe neppure
in considerazione, concreta, dritta al sodo e venale come sempre. Ma l’essere
venale e concreta non mi ha portato tanto giovamento. E’ un palliativo
temporaneo, dura qualche minuto. Quando rientro tra le mura della mia camera,
tutto ciò che mostro al mondo esterno mi scivola via dalle spalle.
Non ho nulla. Non
ho l’amicizia e l’appoggio di mia sorella, non ho la stima di mio padre, ed in
fin dei conti neppure quella di mia madre.
Non sono riuscita
a passare le selezioni nazionali di Aikido, la scorsa settimana, per
partecipare agli Europei di Londra, nonostante mi fossi allenata duramente e
nonostante avessi mia madre, pluricampionessa europea considerata la migliore
maestra in Irlanda.
La sua faccia è
stata eloquente, il suo silenzio la peggior ramanzina che potesse farmi. Ma la
cosa che mi ha fatto più male, è stato il sopracciglio alzato di mio padre,
quando ne è stato informato, e la sua espressione da ‘Come volevasi
dimostrare’. Nina è rimasta inespressiva come al solito, come se tutto le fosse
alieno e distante, algida ed intoccabile come sempre.
Ho fallito anche
questa volta e mi sento davvero a terra. C’è solo il pensiero di Keith, così
diverso da me e dalle persone che mi circondano, così normale e allo stesso tempo
straordinario, che mi consola.
H.20 Genitori in
cucina che urlano e si lanciano strali e maledizioni. Nina sul letto con il
walkman nelle orecchie e i Ramones a palla. Io alla
scrivania, costretta a sentire tutta la penosa discussione dei miei.
Ho il walkman
rotto, fanculo. Quasi quasi
mi vesto ed esco. Magari citofono a Willow, che abita
qui vicino e ci facciamo un giro in centro, magari riusciamo a fingerci
maggiorenni e ad entrare in un pub. Oppure faccio qualche passo in più e vado
da Helen, che ha la madre estetista e mi offre sempre qualche cremina gratis.
Quando io e Nina
eravamo piccole era diverso. Se i miei genitori litigavano noi ci infilavamo
nello stesso letto e cantavamo finché loro smettevano o noi ci addormentavamo.
Oppure ci raccontavamo storie del terrore, e i brividi e i sussulti che avevamo
erano dettati più dalle grida nella stanza a fianco che dal fantasma entrato in
scena.
Ma poi siamo
cresciute, papà si è messo ad allenare mia sorella e io sono rimasta in
disparte. E abbiamo iniziato a litigare tre di noi.
Nina si è tolta le
cuffie all’improvviso e ha abbandonato il walkman tra i cuscini. Borbotta che
non si riesce neppure a sentire un po’ di cazzo di musica in pace.
Propongo di fare
qualcosa. Lei alza un sopracciglio. Ottenere una reazione da lei è già un fatto
più unico che raro, ed estremamente positivo, significa che ne è esasperata
quanto me.
Le propongo un
gelato. Dopo un attimo di riflessione incredibilmente accetta. Ci vestiamo ed
usciamo.
15
Maggio 1984
Non so neppure da
dove iniziare, tanto sono su di giri.
E’ successo tutto
all’uscita da scuola. Volevo fare un giro per negozi a trovare un regalo per
mia madre, visto che la settimana prossima è il suo compleanno, così mi sono
infilata in una cabina telefonica e ho chiamato a casa per avvisarla che non
tornavo subito. Mentre parlavo mi sono voltata e…
c’era Keith che aspettava. Ho troncato la conversazione con mia madre con la
scusa della fila fuori dalla cabina.
Sono uscita dalla
porta guardandolo e sorridendo come un’ebete, sicura che mi stesse aspettando.
Invece doveva
usare anche lui la cabina.
Avrei voluto
leggermente sprofondare nel terreno e scivolo un po’ troppo velocemente verso
la fermata del bus, da dove lo vedo avvicinarsi dopo cinque minuti. Cerco in tutti
i modi di evitare di guardarlo, fissando un punto non bene precisato
dell’orizzonte. Ci metto così tanto impegno che per poco non mi accorgo
dell’arrivo dell’autobus e lo perdo.
Salendo, l’unico
posto libero disponibile è quello vicino a Keith, ma c’è il suo zaino
appoggiato. Vedendomi in piedi lo sposta sorridendo timidamente, quasi a
chiedermi scusa. Lo ringrazio, mentre occupo il posto. Passo dieci buoni minuti
in silenzio, cercando disperatamente di trovare un argomento assolutamente non
banale o stupido con cui intavolare una conversazione.
“Quindi suoni la
chitarra?” Domando voltandomi di scatto come un’idiota. Ammetto di non essere
una cima a trovare argomenti brillanti e originali.
Keith si sta
giusto alzando per scendere. Mi fissa incuriosito e annuisce, aggiungendo che
suona in un gruppo.
“Davvero?”non
riesco a trattenere una mezza risatina nervosa.
“Si, i Greengrocers.”
“Greengrocers? Non li ho mai sentiti…”
“Beh, ci siamo
formati da poco, ci chiamiamo così perché facciamo le prove nel retrobottega
del padre del batterista, che è fruttivendolo.”
Rido e lui fa
quasi lo stesso. Poi annuncia che quella è la sua fermata e scende.
Mi ha parlato. E
mi sembra giù tanto, vista la domanda scema con cui ho esordito. Il pomeriggio
ha preso una piega molto diversa, tanto che camminavo per Grafton
Street quasi saltellando.
Keith mi ha
parlato: Un punto a favore di Anna Williams. Forse…
16
Maggio:
Keith mi ha
salutato durante la ricreazione, l’ho ricambiato cercando di non impallidire, o
arrossire, o svenire o balbettare, o fare una di quelle cose da ragazzine
sceme.
Willow ed Helen mi hanno guardato con
tanto d’occhi. Willow non l’aveva mai notato (come
fa? È cieca forse?) ed Helen si è stupita nel vedermi interessata ad un ragazzo
non di certo ricercato. “Ti stai rammollendo, ragazza mia!” ha concluso
ridendo. Le ho risposto con un sorriso beffardo e le ho chiesto per chi mi
avesse preso. La cosa mi ha comunque infastidito: Le mie amiche preferiscono
vedermi a far l’occhiolino ai ragazzi popolari, invece che a salutare uno
qualunque (ma unico!) come Keith.
21
Maggio:
Ho trovato un
adesivo, attaccato alla pensilina dell’autobus, dei Greengrocers.
Lucky Irish, ho avuto un pretesto per parlare
con Keith sull’autobus del ritorno.
Mi ha sorriso. Un
raggio di sole, davvero. E mi ha invitato a vederli suonare, al Mallory’s Pub. E’ un po’ lontano da casa mia, ma farò di
tutto per andarci.
25
Maggio:
Ieri sera sono
stata al concerto di Keith. Sono fuggita di casa da sola e l’ho raggiunto a
piedi, sfidando i vicoli bui di Dublino.
Il batterista era
fuori tempo e il cantante era stonato come una campana, ma lui, per me, ha
suonato divinamente.
Sono stata in
disparte in un angolo del pub semivuoto a vederlo, e dopo il concerto è venuto
a ringraziarmi per aver partecipato e mi ha offerto una coca-cola.
Abbiamo
chiacchierato del più e del meno, mi ha fatto ridere. Spero di avergli fatto
sparire i pregiudizi che sicuramente mi accompagnavano.
Non vedo l’ora di
rivederlo lunedì a scuola.
06
Giugno.
Sono stata impegnata
molto negli ultimi giorni.
Nella fattispecie,
con KEITH. Ci stiamo frequentando, e quasi non ci posso credere! Mi ha portato
alle loro prove (atroci) nel retrobottega del fruttivendolo. Sono stata ad un
altro suo concerto. Sull’autobus si siede vicino a me e sembra davvero
piacergli la mia compagnia.
E io mi sento al
SETTIMO CIELO.
Mi sto un po’
allontanando da Willow ed Helen. Dicono che
ultimamente sono molto strana e si stanno preoccupando perché alle allusioni di
Doug riguardo ad un certo nostro trascorso ho fatto spallucce e me ne sono
andata senza degnarlo di nota.
Ho altro a cui
pensare. Come leggere Wilde, per esempio, lo scrittore preferito di Keith. Odio
fare pessima figura quando espone un suo aforisma…
07
Giugno.
Credo che Nina
stia puntando qualcuno. Ultimamente si trucca con più cura e non manca mai di
sfoggiare la sua chioma dorata slegata dalla solita coda di cavallo.
Uhn… qui gatta ci cova.
Vuoi vedere che le
sorelle Williams passeranno un’estate molto calda? Intanto domani è l’ultimo
giorno di scuola, ma sono sicura che riuscirò a vedere Keith tutti i giorni.
Stasera, per
esempio, sarò ad un altro suo concerto al desolato Mallory’s
Pub.
12
Giugno.
Nessuno mi ha mai
baciata come mi bacia Keith. Ci pensavo proprio oggi, mentre eravamo da soli a
St. Stephen’s Green, dopo un gelato al limone e
fragola per me e uno al pistacchio per lui.
Ho baciato Keith e
sapeva di pistacchio, come il suo gelato. E nonostante questo aveva le labbra
tiepide e morbide, e le sue mani erano appoggiate sui miei fianchi. Non sul
sedere, non sulle tette, ma sui fianchi. Mi sembra di non aver mai baciato in
vita mia. Mi gira la testa e non vedo l’ora di sentire il sapore di pistacchio
sulla lingua.
Ci siamo dati
appuntamento a domani. Chissà se adesso mi starà pensando, chissà se sono
diventata la sua dolce ossessione tanto quanto lui è diventato la mia. Non vedo
l’ora di baciarlo di nuovo.
Non vedo l’ora di
fare l’amore con lui. Già pregusto il momento. Sarà bellissimo e sarà la cosa
migliore che mi sarà mai capitata. Mi sentirò viva, perfetta, invincibile, tra
le sue braccia.
Attenzione, pare
che Anna Williams si sia innamorata. E soprattutto, pare sicura di essere
ricambiata.
D’ora in poi sarà
tutto perfetto.
01
Luglio
Sono caduta dal Paradiso
e mi sono schiantata tra i rovi dell’Inferno. Keith mi ha lasciata. Da qualche
giorno era strano, sfuggente. Quasi non mi baciava più ed aveva sempre una
scusa per non uscire.
Ma io ero
accecata, totalmente abbagliata dalla sua luce e non vedevo.
Mi ha lasciata
perché è innamorato di un’altra. Ha detto che gli sono molto cara, ma non vuole
mentirmi e farmi soffrire. Ma mi ha già mentito, e cosa peggiore di tutte, io
sto già soffrendo.
Ho pianto tutto il
giorno, mi manca l’aria, è come se ci fosse un buco nero nel mio petto che
risucchia tutto il mio respiro. Keith mi ha lasciato per un’altra.
Un’altra che,
sicuramente, non è considerata la troia della scuola, che prende dei bei voti,
che non è conosciuta per la minigonna corta e la camicetta più attillata.
Ho provato a
sfogare la mia rabbia negli allenamenti, ma senza tanti risultati.
Mamma mi ha
capita, ha provato a consolarmi, ma al momento è tutto inutile. La rabbia è
troppo grande e la delusione è troppo cocente.
Se solo sapessi il
nome di quella ragazza… se solo l’avessi tra le mani… sarei capace di ammazzarla, io lo so.
Una cosa è certa:
nessun ragazzo può osare prendere in giro Anna Williams. D’ora in poi, per me i
ragazzi saranno solo un oggetto con cui sfogarmi. Niente di più. Non ne vale la
pena.
03
Luglio
Quella ragazza.
Quella puttana che
mi ha strappato il ragazzo.
…è MIA SORELLA.
Mi sono messa a
pedinare Keith, ieri sera, per capire chi fosse la ragazza che me l’ha portato
via.
Si sono incontrati
a Temple’s Bar, quando li ho visti insieme mi sono
sentita morire. Nina scuoteva i capelli, fiera, bastarda cagna ladra. Sono
entrati al Temple’s Bar Pub e sono rimasti ad
ascoltare un gruppo rock folk che si esibiva dal vivo, Keith che teneva il
tempo con la testa, Nina che sorrideva beffarda e compiaciuta.
Non so come ho
fatto a saltarle addosso per scuoiarla viva. Sapevo che mi odiava, che si
credeva superiore a me, che la disgustavo. Ma non avrei mai pensato potesse
arrivare a tanto.
Ma gliela farò
pagare carissima a quella schifosa.
Non
può averla sempre vinta SU TUTTO.
Devo
vendicarmi, devo vendicarmi. Avrei tanto voglia di cavarle gli occhi.
Quando
è tornata a casa era notte fonda. E’ entrata nella camera in punta di piedi,
scivolando nel letto. Non riuscendo ad addormentarmi, avevo almeno ripreso un
po’ di self control. La vendetta è un piatto da
servire freddo, farmi trovare in piedi ed infuriata da mia sorella non mi
avrebbe portato a nulla, se non a farla ridere di più di me.
“Dove
sei stata?” domando, cercando di mantenere un tono il più possibile neutro.
“Uh?
Sei ancora sveglia? Sono stata in centro.”
“Con
chi?”
“Con
un ragazzo.” Risponde. Mi sembra di aver sentito soffocare una risatina. Ma
Nina è una brava dissimulatrice. “Keith Hataway, lo
conosci?”
Devo
deglutire, prima di parlare. “Di vista.”
“Carino,
no?”
Ma
si diverte così tanto a torturarmi? “Si,
non male.” Mi giro dall’altra parte, affondando i denti nel cuscino. Non deve
sentirmi piangere, non deve sentirmi rodere, non deve pensare di avermi ferito
così tanto. Pregusto la mia vendetta, anche se non sono ancora così lucida da
architettarla bene.
Eccomi di ritorno, gentili
donzelle!
Mi rendo conto che in questo
capitolo più che Anna sembra di sentir scrivere una bimbominkia
alfabetizzata ma…
Oh, insomma, la ragazza avrà pur
imparato da qualche parte ad essere stronza con gli uomini, no? ;) E poi arriveremo
ben presto al clou (?) della storia, gli eventi precipiteranno e la vita delle
Williams assomiglierà di più a quella del videogioco che tutte noi amiamo.
Altre NOTE dai miei appunti di
viaggio:
TEMPLE’S BAR. Oggigiorno è il
centro della vita nottura/turistica di Dublino. Un
posto meraviglioso, con l’Hard Rock Cafè e tanti pub,
ritrovo di artisti di strada e di sedi culturali/artistiche. All’inizio degli
anni 80 era appena iniziato il tentativo di recupero di questa zona, un tempo
sede di magazzini abbandonati e quindi diventata abbastanza malfamata, e di Pub
aperti c’era solo il Temple’s Bar Pub, che è quello
con la vetrina rossa molto famoso. E’ bellissimo. Consiglio Guinness con le ostriche…
(Attente però: Ai Dublinesi piace
molto molto bere. E di ubriaconi che non si reggono
manco in piedi ce ne è PIENO anche adesso, nonostante la GARDA sia abbastanza
allerta e celere a far rispettare l’ordine. Camminare in giro per il centro di
Dublino da sole… ve lo sconsiglio. Io l’ho fatto, ma
ho solo avuto un cuuuulo incredibile.)
RINGRAZIAMENTI SENTITISSIMI!:
a Nefari,
a cui sapevo che la storia sarebbe piaciuta (o, almeno, l’idea della storia)
Ad Alister
09, che mi ha fatto spalancare la bocca meravigliata con la sua incredibile
recensione e analisi. WOW. (PS: grazie soprattutto per quella di Lay All your
Love on Me. Mi hai quasi commosso.)
A Miss Trent,
la mia sista, la prima persona che ha sentito parlare
di questa storia e che mi ha spronato a pubblicarla.
Grazie comunque a tutti coloro
che l’hanno letta, o solo che ci hanno cliccato su.
Alla Prossima,
EC