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Autore: Alexer    15/12/2003    0 recensioni
Gli anni passano, e la storia passata non si può cancellare, ma il dolore ??? Un fic scritta di getto per capire se l’odio può prevalere sull’amore o viceversa….
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COME UNA STELLA CADENTE Buio. Oscurità. La notte avvolgeva ogni cosa, in quell’ora ormai tarda. Due ragazzi, seduti su una panchina assaporavano il vento fresco che portava la notte, mentre i lori cuori combattevano con il rimpianto dell’estate appena trascorsa e l’obbligo di tornare in carreggiata, di tornare alla vita di tutti i giorni. Con l’estate erano spariti tutti i buoni sentimenti, tutta l’allegria, tutta la diplomazia per ritornare a far spazio ai doveri, agli obblighi, alla tristezza e all’intolleranza. I fiumi di parole tristi e rammaricate che scorrevano veloci dalle labbra dei due ne erano la prova. Lui, Andrew, di 17 anni, con un padre pompiere, orfano di madre e figlio di una famiglia con non pochi problemi, da poco colpita dalla scomparsa del primogenito Mark, portato via da un grave incidente stradale. In continuo disaccordo con la sorella più grande e col padre. Uno spirito libero, come ama definirsi lui, riluttante a seguire qualsiasi tipo di regola o consiglio. Lei, Judy, di 16 anni, una ragazza con la testa fra le nuvole, completamente estranea a ciò che le accade intorno. Figlia di una famiglia agiata: il padre, un politico famoso, considerato quasi un eroe da molte persone, per le sue idee e le sue scelte. Un’adoratrice delle regole e delle leggi, sempre pronta a seguire un consiglio proveniente da qualcun altro e a valorizzare le idee altrui. Una cosa accomunava queste due anime diametralmente opposte: il loro amore, la forte attrazione che una esercitava sull’altra. Eppure era questo un amore posto in un equilibrio precario, sempre pronto a spezzarsi e a cadere come un traballante castello di carte, non potendo fare appiglio su interessi comuni o altre affinità. No, invece un’altra cosa in comune Andrew e Judy l’avevano: la loro città. Una città spesso descritta come il fulcro dei sogni di milioni di persone, un Eldorado quasi immaginario, un Olimpo per persone comuni, che nessuno avrebbe mai potuto offendere o intaccare ( questo non era neppure da immaginarselo), quale era New York City. Perché vedi Judy – stava dicendo Andrew – mio padre è così testardo, quasi esasperante. Con lui non si può nemmeno discutere, ecco cos’è !!! – disse colpito da un impeto di risentimento. Oh su avanti. Non ti sembra di esagerare ??? Dici così soltanto perché avete litigato – Andrew sorrise – Sì, probabilmente hai ragione, però io sono rinchiuso, non mi lascia far nulla, è diventato iperprotettivo dopo la morte di mio fratello. Lei rimase stupita della facilità e della tranquillità con cui parlava di quell’accaduto. " Infondo Mark è morto soltanto da un mese. O che Andrew è veramente forte di carattere oppure loro due non erano in buoni rapporti " rifletté lei mentre il ragazzo bruno accanto a lei continuava a parlare. Vorrei tanto che mio padre fosse come il tuo. Così allegro, forte, che sa sempre cosa fa e cosa vuole. Sì, lo ammetto, vorrei essere orgoglioso di mio padre, vorrei che fosse una persona importante e invece per quello che fa….. – sbuffò Va beh lasciamo stare. E’ tardi forse è meglio che ti riaccompagni a casa – E i due s’incamminarono. E poi adesso che Mark è morto, potrebbe stare un po’ più con me e Rachel, invece no, nonostante sia in ferie continua ad andare a quello schifo di lavoro. So che non sembra, ma mi sento molto solo, e avrei bisogno di lui - Ma sì vedrai che arriveranno giorni migliori – disse lei con falsa convinzione prima di rientrare in casa. Dopo pochi minuti anche Andrew rientrò a casa e nello stesso istante in cui passava davanti alla porta del padre l’orologio emise un suono soffocato, segno che iniziava un nuovo giorno. Con velocità impercettibile il display si spostò su 09/11. - Ma anche oggi devi andare ??? – imprecava Andrew rivolto al padre che annuiva tranquillo. La giornata era iniziata male: padre e figlio litigavano aspramente già di prima mattina. Promettendosi odio e disprezzo reciproco, finchè entrambi non dovettero uscire per andare alle proprie occupazioni. Finchè non si dovettero lasciare sull’uscio della porta, con un ultimo sguardo in cagnesco e un ultimo ti odio sussurrato da Andrew a denti stretti. - Sono passati 2 anni papà. E per così tanto tempo quel " ti odio " mi ha perseguitato e ancora mi perseguiterà. E non solo quell’ultimo atto di cattiveria. Quel giorno il mio già fragile equilibrio è stato completamente distrutto. Un attento. Due aerei civili dirottati da kamikaze sono andati a schiantarsi sulle Torri Gemelle, trasformandole in due torce fiammeggianti. Una delle due poi è crollata, l’altra addirittura è implosa su sé stessa. Migliaia di persone innocenti sono morte, ignare di quello che stava accadendo. Tutto per un gesto di vendetta un uomo e di un popolo che purtroppo non sa distinguere la differenza tra la parole libertà e sottomissione, e tra le parole eroe ed assassino. Quando seppi che come gli altri tuoi compagni, eri morto, arso vivo, per salvare persone che neppure conoscevi rimasi prima stupito e poi comincia ad odiarti, perché mi avevi abbandonato e relegato a vivere in un istituto. Ma perché per una volta non hai pensato a te e ai tuoi figli, invece di pensare agli altri, continuavo a ripetermi. Mentre attraversavo le strade per tornare a casa, con la mente affollatissima di pensieri e allo stesso tempo interamente sgombra, vidi su un televisore quel popolo che festeggiava. Bambini che correvano per le strade gridando, adulti che scherzavano e ridevano felici, agitando piccole bandierine americane e cartelli con scritte tipo FUCK AMERICA, FUCK USA. Non ci vidi più. Lì vicino uno di loro era appoggiato a un muretto, fumava una sigaretta e guardava la tv ridendo soddisfatto. Era un ragazzo. Poteva benissimo essere uno di quelli che festeggiava in tv. Mi diresse verso di lui e senza aprir bocca o dare spiegazioni lo picchiai violentemente, e mentre lo facevo ero felice. Ero felice perché così anche lui avrebbe condiviso il mio dolore, com’era giusto che fosse. Gli ruppi uno zigomo e la mandibola, lasciandolo a terra tramortito, poi tornai a casa. Ero soddisfatto e allo stesso tempo spaventato di me e di quanto avevo fatto. Poi un giorno venne da me un signore. Mi disse che lui, come molti altri, era stato salvato da te ed era vivo solamente grazie al tuo coraggio, al tuo altruismo. Eri un eroe. Eppure in tutte le storie gli eroi non muoiono perché tu sì papà ??? Perché ??? Cominciai a provare grande odio per me stesso, per come ti avevo trattato. Ero entrato in autocommiserazione, soltanto quando onoravo la tua memoria mi sentivo bene " " Dopo circa un anno e mezzo l’America decise di attaccare uno di quei popoli che aveva gioito e festeggiato, per liberarlo dal loro capo. Eppure non tutti furono d’accordo. Un giorno passai vicino ad una manifestazione, della gente predicava la pace e l’uguaglianza di tutti i popoli. Decisi di non dargli importanza nonostante la loro insistenza. Ma poi uno di loro, mentre proclamava le similitudini fra le varie culture, disse una frase " I nostri eroi sono i loro eroi " . Cosa ??? Quel pazzo paragonava delle persone che morivano per salvare vite a quelli morivano per togliere la vita a persone innocenti ??? Mi avvicinai svelto e lo presi per il colletto gridandogli in faccia tutto il mio odio e le mie argomentazioni. Poi feci un altro gesto di pazzia, come quando picchiai quel ragazzo: estrassi l’accendino dalla tasca e avvicinai la fiamma al volto del manifestante, chiedendogli se aveva mai provato cosa vuol dire bruciare vivo. Non riuscivo a capire come un altro americano non desiderasse vendetta. Il suo volto sbiancò e tra suppliche e moine decisi soddisfatto di lasciarlo andare. Quando seppi che molti innocenti erano morti durante i bombardamenti risi, ne ero felice. La mia vendetta aveva un sapore dolce. Poi guardando allo specchio non vidi il mio volto, ma quei bambini che ridevano nelle strade e quei cartelli che mai dimenticherò. Fu in quell’istante che realizzai che mi stavo comportando come loro. Come coloro che tanto avevo odiato e disprezzato. Dopo un attimo di riflessione capii che non c’era gusto, non c’era soddisfazione nella vendetta a questo prezzo. E forse non era neppure quello il modo giusto di attuare vendetta " " Sono passati altri 5 mesi dal giorno della manifestazione. Ora ho cambiato ragazza papà. Judy non riusciva a capire il mio dolore ed era troppo superficiale. Lei si chiama Meryl. Potessi vederla papà !!! Potessi conoscerla……. E’ veramente bellissima e dolcissima e mi ha aiutato molto in questi tempi. Mi manchi moltissimo papà !!!! Ho un grande rimpianto nel cuore, e un grande vuoto che mai nessuno riuscirà a riempire. Il mio odio verso me stesso ormai è scomparso, ho capito che era inutile ormai pensare al passato. Anche perché del passato non posso che vergognarmene. Spesso le emozioni hanno preso il sopravvento e ho fatto cose di cui ancora mi stupisco. Ora devo vivere il presente, per quanto riguarda il futuro…….. chissà. Papà tu sei il mio più grande eroe, anche se però ho capito che questa parola in realtà non vuol dire nulla, o almeno non ha tutta l’importanza che gli davo prima. In futuro comunque, ho deciso di lottare, per te, per tutti gli altri. Farò il pompiere. Ogni traccia di vendetta mi ha abbandonato, non è per inseguire un ricordo che bisogna lottare, e poi un uomo non muore se viene colpito al cuore o alla mente o se viene bruciato dalle fiamme. Muore quando viene dimenticato, e questo io non lo farò mai papà. Al posto delle due torri ora vi sono due grandi fasci di luce argentati rivolti verso il cielo: per me rappresentato la luce e la speranza. La speranza verso un mondo migliore e la luce che ci guiderà verso questo mondo migliore. Ma quando vado là, a Ground Zero, e vedo quelle 2 linee parallele, mi sembra di vederti: ti sposti velocemente da una all’altra pieno di vita, come quando uscivi e rientravi veloci da una delle torri, senza curarti del fuoco che avvampava, senza fermarti mai. Proprio come una stella cadente. DEDICATED TO PEOPLE OF NEW YORK CITY By Alexer
  
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