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Autore: lightoftheday    15/12/2003    11 recensioni
Fan Fic su Orlando Bloom. Seguito di insopportabile scritto da Moon.
Dopo la rimpatriata non si erano più visti.
Ginger pensò:- Orlando, la super star impegnata…-
Due settimane dopo però era spuntato fuori dal nulla, senza avvertire.
Sorpresa!
Ginger l’aveva visto materializzarsi davanti a casa sua con un mazzo di fiori in mano.
- Facile, eh?- gli disse.
Orlando rispose con una delle sue solite smorfie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Leggete Orlando Bloom e pensate che sia un nome qualsiasi. Una  pura convenzione. Ovviamente non lo conosco affatto e non voglio offendere nè lui né nessun altro con le mie divagazioni.

Ringrazio Moon, mia amichetta di fan-fiction e di molto altro (!!), che mi ha fornito un ottimo soggetto su cui lavorare.

 

Una giornata ordinaria

(Seguito di "Insopportabile" di Moon)

 

 

Dopo la rimpatriata non si erano più visti.

Ginger pensò:- Orlando, la super star impegnata…-

Due settimane dopo però era spuntato fuori dal nulla, senza avvertire.

Sorpresa!

Ginger l’aveva visto materializzarsi davanti a casa sua con un mazzo di fiori in mano.

- Facile, eh?- gli disse.

Orlando rispose con una delle sue solite smorfie.

- Se pensi che ti farai perdonare così di essere partito e di non esserti fatto più vivo, ti sbagli! Dovrai impegnarti molto, molto di più.- Disse seria.

Fu allora che Orlando senza aspettare di essere invitato ad entrare la spinse dentro casa e la baciò.

- Beh, diciamo che hai acquistato qualche punto!-

Il copione si era ripetuto diverse volte, lui improvvisamente arrivava e poi andava via. Spariva e poi tornava.

- Ecco, la super impegnata grande star torna a controllare di tanto in tanto!- gli disse lei, una delle volte che le si presentò davanti alla porta.

Ginger era un po’ stufa. Non che mancasse di divertirla quel rapporto libertino che si era instaurato fra loro, ma certamente, come ogni donna con un po’ si sale in zucca, avrebbe voluto capirci qualcosa. E come accidenti faceva a capirci qualcosa se lui arrivava, stava un paio di giorni e poi scappava di nuovo per non farsi risentire per un po’? Non le aveva telefonato che di rado, e lei certo, orgogliosa com’era, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di farlo al posto suo. Il suo piano era di farsi desiderare, ma a quanto pare era lui che voleva fare il desiderato. Brutto narcisista! Erano passati mesi ormai, e lui non accennava a cambiare le sue abitudini. “Che gran figlio di buona donna! Sempre lo è stato e sempre lo sarà, guarda un po’ in che ginepraio mi dovevo cacciare!”, pensava.

Eppure all’inizio era addirittura eccitante… poi si era insinuato nella sua testolina di capelli rossi, del tutto intonata al suo nome e al suo carattere, che molto, molto probabilmente lei era una delle tante. Brutto, anzi, bruttissimo pensiero!

Una di quelle sere in cui aveva ricevuto la visita a sorpresa, tanto per vedere che cosa gli avrebbe risposto, prima che si addormentassero gli chiese:- Dimmi un po’… in queste tre settimane, quante donnine hai soddisfatto con le tue visite a sorpresa, signor Bloom?-

- Vediamo…- disse lui, facendo una faccia assorta mentre fingeva di tenere un conto con le dita. – Inclusa te, centosettantasette, non una di meno.-

- Però! Una bella media direi! Se non vado errata sono… ben circa otto visite al giorno, quindi puoi concedere circa tre ore del tuo tempo ad ognuna delle tue tante donne. Sei arrivato alle otto di sera, adesso è mezzanotte passata, quindi dovresti andartene.-

Con forza cercò di spingerlo fuori dal suo letto mentre ridevano, incitandolo:- Sbrigati, o ti si abbassa la media!-

Si picchiavano amichevolmente come quando erano ragazzini anche sotto le coperte. Beh, in effetti da ragazzini a volte non così amichevolmente.

Quasi come se quella domanda fatta quasi casualmente e per gioco avesse toccato Orlando, un paio di giorni dopo, sul punto di partire, le disse:- Credo che ti farò una sorpresa il prossimo week-end. Tieniti libera!-

- Ma se mi fai sempre sorprese! Non avverti mai quando arrivi. Una volta non mi troverai a casa perché io sarò uscita con un attore più bello, più famoso, più ricco e meno stronzo di te! Tu rimarrai fuori seduto sulle mie scalette come un cane abbandonato al freddo con aria patetica! E te lo sarai meritato!-

- Più bello di me? Non lo troveresti!-

Ginger gli sferrò un cazzotto sul braccio, con la sua manina ossuta. Sembrava tanto gracilina, ma non lo era affatto.

– Ahi!- esclamò Orlando, massaggiandosi con la mano il punto dove lei l’aveva colpito.

- Sei perfida! Ma io che sono buono ti farò ugualmente quella sorpresa.-

- Vedremo…- gli rispose guardandolo maliziosamente. - E adesso fuori da casa mia! Non hai da prendere un aereo? Vuoi arrivare tardi? – disse, mentre lo spingeva a viva forza verso la porta.

- Sì, sì, me ne vado, mi tolgo di mezzo! Basta spinte!-

Orlando aprì la porta e si diresse verso il taxi che lo stava aspettando. Lasciò la borsa all’autista e tornò alla porta dove Ginger lo stava a guardare. Le prese il viso tra le mani e le dette un piccolo bacio.

- A venerdì. Ciao pazzerella!-

- Non contarci troppo, forse non mi troverai a casa!-

 

Ginger stette in apprensione tutto il giorno. Chissà che aveva architettato Orlando.

Alle sette, quella sera suonarono alla porta. Era certa che sarebbe stato lui, almeno sperava. Aprì.

- Manico di scopa!- Le disse Orlando sulla porta. Lei la richiuse subito.

Orlando risuonò. Ginger riaprì.

Orlando era in ginocchio sul suo zerbino con scritto “Welcome!” che le aveva regalato sua madre.

- Donna dei miei sogni, dea radiosa, la più bella tra le belle!-

- Ora puoi entrare.- disse secca Ginger.

Non appena ebbe voltato le spalle a Orlando le sue labbra si incurvarono in un sorriso.

- Allora? Sei pronta?-

- Per cosa?-

- Per vedere il mio nuovo appartamento londinese!-

- E questa era la sorpresa? Non è che sia molto allettante…-

- Dai prendi il cappotto, ho la macchina parcheggiata malissimo.-

Ginger prese il cappotto e lo seguì. Non era affatto una cosa da poco, Orlando aveva preso casa a Londra da non molto e che lei sapesse nemmeno Lynne, sua cugina, l’aveva mai vista.

Dopo un po’ Orlando entrò in un parcheggio. Scesero dalla macchina e fece strada a Ginger verso una scala che portava fuori davanti all’entrata di un palazzo. Entrarono e Orlando si diresse all’ascensore. Tenne premuto per un secondo sul bottone numero quattro.

Era un appartamento spazioso, ben arredato ma non molto vissuto. Era tutto nuovo, un po’ asettico.

Ginger si guardava intorno. Lo spazio era sfruttato benissimo e le piaceva soprattutto l’angolo cucina diviso dal soggiorno da un passa vivande.

- Vieni, ti faccio vedere il resto. Non sei curiosa di vedere la camera da letto?- chiese malizioso.

- No.- disse per tutta risposta Ginger. - Non mi interessa visitare il tuo nuovo “regno della fornicazione”.- Intanto si era seduta sul divano.

- Allora non dovresti sederti neanche lì.-

Ginger sbuffò. – Allora che mi dici di una di quelle sedie lì? Posso stare tranquilla su una di quelle?- disse Ginger indicando il tavolo del soggiorno.

- Sì, credo di sì.- le aveva detto con su un’aria molto seria. - Ma sarà meglio che non ti appoggi al tavolo.-

Entrambi scoppiarono a ridere.

– Dai sciocchina, vieni.- Le disse Orlando prendendola per mano. Le finì di mostrare la casa. Era molto bella.

Tornarono in cucina e Orlando cominciò a cucinare qualcosa per cena. Non era male come cuoco, ma Ginger lo punzecchiava ugualmente ogni minuto con apprezzamenti continui, ai quali lui ovviamente rispondeva con altrettanta sagacia.

Era la volta buona che Ginger avrebbe capito finalmente come sarebbe andata a finire tra lei e Orlando? Chissà.

Il fatto è che lei era stata benissimo quella sera, tanto a suo agio che non si ricordava da quanto non si sentiva così. Dopo cena avevano lavato i piatti, Orlando, vero e proprio zuccone per quanto riguardava ogni oggetto elettronico non aveva ancora imparato a usare la lavastoviglie.

- Non ti smentisci mai eh? Muoviti, a lavoro! Mica crederai che ti permetterò di lasciare quel caos?-

- Hey, smettila di comandarmi a bacchetta anche a casa mia! Capisco che tu lo faccia da te, ma qui no!- esclamò Orlando.

- Al lavoro! E sull’attenti soldato quando parli con un tuo superiore!- Orlando scattò in piedi e fece il saluto militare a Ginger.

- Così ragioniamo… riposo.- fece una pausa guardandolo come se fosse davvero un burbero militare, poi aggiunse, assumendo toni più femminili:- E poi ho intenzione di aiutarti, non dovrai fare tutto da solo.-

 

Lavando i piatti si erano schizzati, tirati pizzicotti e fatti ogni altro genere di dispetti. Orlando stava finendo di riporre le cose che avevano usato per cucinare quella sera, Ginger si era seduta sul piccolo tavolo della cucina.

- Allora, ti piace davvero questa casa?-

- Per essere tua non c’è male.-

- Allora potresti venirci più spesso.– disse con finta disinvoltura Orlando.

- Per fare cosa? Annaffiarti le piante quando sei in giro per il mondo?-

- No, non ho piante!-

- E allora?-

- Piuttosto mi riferivo a quando ci sono anch’io. E quando io non sono qui, tu potresti seguirmi. In America, in Nuova Zelanda, pure al Polo Nord se mai mi capiterà di fare mai un film là.-

Ginger sentì che il cuore le stava scoppiando. Questa volta non poté nascondere la sua emozione.

Orlando si avvicinò a Ginger che stava ancora seduta sulla tavola con le gambe penzoloni, le appoggiò dolcemente le mani sui fianchi avvicinandola a se, bocca a bocca.

Lei non rispose, lo baciò.

- E’ un sì?-

- Può darsi.- rispose, baciandolo di nuovo. Era decisamente un sì.

Finito il bacio Orlando continuò a tenerla stretta. Le sussurrò in un orecchio:- Saranno sempre così le nostre giornate ordinarie, come questa sera?-

Ginger lo guardò negli occhi e disse:- Manca appena una cosa, ma di fondamentale importanza.-

Dicendo questo scese dalla tavola e lo spinse verso il divano facendo in modo di farcelo cadere sopra, lei con lui ovviamente.
Improvvisamente Ginger si stacco dalle sue labbra e disse:- O preferisci il tavolo?-

   
 
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