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Autore: Mushroom    03/10/2010    10 recensioni
Come corde spezzate continuamente sollecitate da un musicista capriccioso, che si ostinava a romperle e legarle tra loro.
Perché entrambi non si erano ancora rassegnati.
Era impossibile suonare due corde spezzate.
Ma continuavano a provarci.
Imperterriti, capricciosi, rifiutando di guardare il faccia la realtà.
Patetici.
Solo amici?
Patetici.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'With Your Soul'
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{ futari wo tsunaideta kizuna
Tutto ciò che ci ha legati insieme
hokorobi hodoke nichijou ni kieteku
Sembra essere sempre più rotto ogni giorno
sayonara aishita hito koko made da
Addio, caro mio amore, siamo giunti alla fine
mou furimukanai de arukidasunda
E ora dobbiamo separare le nostre strade
senza mai voltarci indietro.}

Just Be Friends.

<< Odio quando fai così. Non hai più quattordici anni >>.
Maka sospirò, sentendo pronunciare quelle parole. Lo odiava anche lei.
Detestava trovarsi in quella situazione, ma allo stesso modo non poteva fare a meno di quel momento. All’inizio non accadeva così spesso. Non era un’abitudine.
Si sentiva sempre un po’ più debole quando sgattaiolava da lui, ma si era resa conto di non poter fare a meno di quel calore. Di aver bisogno di qualcuno per poter sopravvivere.
Allo stesso modo sapeva che quel suo comportamento irritava a morte la sua Buki che, quando la vedeva arrivare, sbuffava, facendole un po’ di spazio e girandosi dall’altra parte.
Ogni volta il suo migliore amico evitava espressamente di guardarla in faccia, scambiando con lei solo due parole di convenzione.
E poi quel “buona notte”, detto da entrambi con un poco di rammarico.
La prima volta che si era intrufolata nel suo letto la ricordava a stento. C’era stato quel black out… oppure era stato dopo il combattimento contro Chrona, quando era tornato a casa.
Era successo davvero troppo tempo fa. Non lo ricordava.
Strinse la t-shirt della sua arma, posando il viso sulla sua schiena. Il suo profumo – così dannatamente famigliare – fu la prima cosa a colpirla. Soul sapeva sempre di qualcosa di ignoto ma di buono – sapeva semplicemente di se stesso, ed era una di quelle cose che le piaceva da impazzire.
A volte si sentiva quasi un animale domestico, un cagnolino, che avrebbe riconosciuto l’odore del suo padrone tra mille.
Patetica.
Sì, anche lei odiava quando si comportava così.
<< Zitto >> borbottò << Se sono un tale peso, puoi tranquillamente rinviarmi nella mia camera >>
Lo sentì sussultare << Se lo fossi davvero non ti troveresti qui, idiota >> rispose, con un tono che rasentava la sufficienza.
<< Beh >> rispose la Shokunin << Non mi stupirei se lo facessi davvero >> purtroppo quella che voleva essere una semplice constatazione uscì quasi come una minaccia, o – ancor peggio – come una provocazione.
Patetica.
Strinse la presa sulla sua maglietta. Fu quasi un gesto istintivo.
Poi il silenzio.
Brusii di respiri che, regolari, echeggiavano in una stanza vuota, insinuandosi tra le vie ormai deserte di una Death City addormenta; battiti cardiaci, anch’essi quieti, che accompagnavano ogni sussulto.
Erano l’eco del silenzio.
<< Se lo facessi… >> fu Soul a interrompere quella specie di religiosa quiete << Non sarei una buona Buki, non credi? >>
Maka sorrise.
Già, la tua Buki.
<< Anche se dormire con te non è di certo l’equivalente del dormire con una bella ragazza formosa >> ghignò. Non poté vederlo, ma fu più che certa che gli angoli della sua bocca si erano alzati in un sorrisino ironico.
<< Se dici “come Blair” giuro che mi alzo e afferro il dizionario di latino >> sbottò, dandogli una pacca sulla testa. Lui ridacchiò, accettando quella piccola e modesta punizione.
<< Non mi pare che Blair sia mai entrata nel mio letto >> e aggiunse mentalmente il ragazzo non l’avrebbe mai fatta entrare. Perché – per quanto potesse essere Cool stare con una come lei – Blair era Blair. La gatta rompiscatole tanto bella da vedere.
Ma, punto ancor più fondamentale, Blair non era Maka.
Non era la sua artigiana, la sua migliore amica.
Sì, perché erano solo amici.
Sentì il respiro della ragazza accelerare, poi farsi più calmo, finché non lo sentì sussurrare << Quindi, perché odi questo mio comportamento? >>.
C’era più di una risposta a questa domanda, ma di certo non si sarebbe messo ad elencarle tutte. No, non a lei. Troppo imbarazzante, troppo poco virile.
<< Perché ti agiti nel sonno >> mentì << E parli, anche >> continuò, muovendo un passo su quel che era la verità << Anche se i tuoi monologhi sono alquanto interessanti >> affermò spavaldo.
Sentì la stretta dietro di lui aumentare e ringraziò che Maka, in quel momento, fosse dietro di lui, in pigiama, e senza libri tra le mani.
Se Maka fosse stata una ragazza, sarebbe arrossita. E forse lo era, ma non abbastanza da denotare imbarazzo: era una tipa troppo orgogliosa per ammetterlo pubblicamente, anche se solo con gesti biologici o incontrollati.
<< Menti >> ribatté << Non ci credo >>
Ridacchiò, voltandosi verso di lei.
L’artigiana – con sua sorpresa – sussultò.
Forse perché – ne era consapevole – tutte le volte che avevano passato la notte assieme si era limitato a voltarle le spalle, evitando il contatto diretto.
Perché, poi, non lo sapeva neanche lui.
Ma in quel momento, con la stanza illuminata da flebili luci esterne filtrate dalla finestra, e col viso di Maka immerso in quella calda oscurità, a pochi centimetri da lui, sembrò rimembrare uno o due dettagli sulla sua decisione.
Osservò i lineamenti del volto, confusi, che aspettavano una sua reazione. I capelli sciolti, sparsi per il viso, per il suo cuscino, con quel loro profumo vaniglia. Ah, quel profumo sarebbe rimasto lì a tormentarlo per una settimana buona, fino al giorno del bucato.
Sembrava proprio fatto apposta: aveva cambiato le lenzuola proprio quella mattina.
Non sapeva se ridere o piangere.
Il pigiama, anzi, meglio, quella sua camicia da notte striminzita, fasciava la sua figura fin sopra il ginocchio. Era quasi… quasi indecente, pensò tra sé e sé.
Ma per sopravvivere alle caldi notti del Nevada bisognava trovarsi indumenti comodi e traspiranti. Maka ci era riuscita. Anche se a scapito della Buki.
Sì, ora iniziava a ricordare perché le desse sempre le spalle.
Era proprio patetico.
Loro erano solo amici.
<< Sì >> parlò, infine. Interruppe ancora quel silenzio così pesante ma così dannatamente necessario << Parli >> ribatté, sogghignando << E dici tante cose interessanti >>
Le guancie di Maka si gonfiarono di rabbia, assumendo un colorito roseo. Non fu così sicuro di quell’ultimo dettaglio: in fondo, erano alla penombra. Magari vedeva solo quello che voleva vedere.
<< Non. Dire. Cavolate. >> ringhiò, terrorizzata alla sola idea.
Non osava pensare a tutto quello che avrebbe potuto dire. Qualcosa di privato e imbarazzante, magari. Oppure qualcosa di inconscio, poco chiaro anche a lei. Qualcosa che non voleva accettare.
<< Sì, invece: è da mesi che mi dai le risposte ai compiti in classe >> fiatò, avvicinandosi a lei.
<< Ah >> sicura di aver avuto un’intonazione ferma e indifferente, si lasciò andare a un sospiro di sollievo.
Perché?
<< E qualche volta, pronunci il mio nome >> lasciò cadere lì quell’affermazione, come fatto ovvio, dimenticando immediatamente la precedente aria scherzosa.
L’artigiana lo guardò per qualche secondo. Stranamente, la cosa non la stupiva più di tanto.
<< Mah, sicuramente stavo facendo qualche incubo, oppure sognavo di picchiarti >>.
Soul non mise in dubbio quell’ultima affermazione. Probabilmente poteva comparire solo negli incubi della ragazza, né più né meno. Era più che consapevole di quel dettaglio, eppure lo irritava.
Sogghignò, decidendo di prenderla ancora un po’ in giro. La sua espressione, al misto tra l’arrabbiato e l’imbarazzato sollecitava la sua ilarità.
Era una cosa naturale, tra loro due. Battibeccavano punzecchiandosi, non c’era niente di male. << A volte, dici semplicemente che mi ami >>
Solo amici.
Patetica.
Patetico.
Patetici.

Avrebbe preferito non parlare.
Scoppiare in un riso, dirle che era tutto uno scherzo. Eppure i muscoli facciali avevano smesso di rispondere ai suoi ordini, contraendosi in un sorriso amaro.
E lei lo guardava, impassibile, pronta a smentirlo, a picchiarlo. Con quegli occhi verdi, immersi nei suoi; con quel suo dannato profumo e quella sua maledetta figura.
Era davanti a lui, ma allo stesso tempo non c’era. Come l’ombra di un illusione destinata a infrangersi.
<< Ti amo >> sillabò, muovendo lentamente le labbra << A volte dico semplicemente questo, né? >> e sul suo viso riconobbe la comune aspra espressione.
Sicuramente non era la reazione che si aspettava.
Maka allungò una mano, posandola su viso della sua arma << Semplicemente questo >>. Bisbigliò, dicendolo, come se avesse paura di rompere qualcosa. Come se le sue parole potessero infrangere in pochi secondi tutte le altre, trasformandole in semplici emissioni di anidride carbonica.
<< Solo questo >> ripeté lui.
Come poteva una cosa così semplice apparire irraggiungibile?
Soul si sporse verso di lei.
Sì, quel profumo gli avrebbe fatto compagnia ancora a lungo.
Di nuovo quel silenzio.
Pesante ma leggero.
Le accarezzò il volto, passandole un dito sulle labbra.
Era così poco cool. Chiedersi come sarebbe stato. Immaginarlo ma non farlo. Continuare a stare in quello stato di apparente incertezza, così simile alla follia eppure così diversa. Che sapore avevano le sue labbra? Che gusto avrebbe provato baciando la sua pelle? Accarezzando quel corpo di cui tante – troppe – volte si era lamentato?
Si avvicinò e congiunse le sue labbra con le sue, delicatamente.
Non gli importava troppo come avrebbe reagito, in fondo.
Si sentiva egoista e non gli importava.
Rimasero entrambi rigidi, forse presi dal contro colpo, forse troppo stupidi da quel che stavano entrambi facendo. Poi qualcosa si sciolse. I gesti diventarono più decisi, le labbra iniziarono a muoversi più veloci, cercandosi spasmodicamente, trovandosi, e poi scacciandosi nuovamente, come poli posti nella stessa traiettoria, destinati a scontrarsi ma mai a incontrarsi.
Come corde spezzate continuamente sollecitate da un musicista capriccioso, che si ostinava a romperle e legarle tra loro.
Perché entrambi non si erano ancora rassegnati.
Era impossibile suonare due corde spezzate.
Ma continuavano a provarci.
Imperterriti, capricciosi, rifiutando di guardare il faccia la realtà.
Patetici.
Solo amici?
Patetici.
Poi i loro volti si ritrovano a quale centimetro di distanza, rossi, affannati.
<< Odio quando fai così >> ripeté il ragazzo << Detesto quando sgattaioli nel mio letto perché non abbiamo più quattordici anni, Maka >>
<< Lo detesto anche io >> disse << Perché non posso più tornare a quei quattordici anni >>.
<< Anche a quattordici anni parlavi nel sonno >> ammise << E da allora dici sempre le stesse cose >>.
Maka grugnì, maledicendo se stessa e forse anche l’idiota che aveva di fronte.
<< Non sono cambiata da allora, in questo caso >>
Sorrisero.
<< Buonanotte, Soul >>
<< Notte >>
<< Uhm, Soul? >> borbottò la ragazza, avvinghiandosi alla Buki << Quello che è appena successo… >>
<< Ne parliamo domani? >>
<< Le vera domanda è: avremmo mai il coraggio di parlarne? >>
O fingeremo che non sia mai successo?

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Disclaimer: 'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà del rispettivo autore; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro”


Note: A mia discolpa posso dire una cosa: mi hanno obbligato a postare O_O anzi, mi hanno minacciato.
Ho la febbre > la febbre mi fa delirare > se deliro e ascolto a palla una canzone i risultati non sono dei migliori.
Ovviamente la nota principale della Shot sarà OOC. Ma che ci volete fare? avevo voglia di scrivere una cosa simile… almeno credo… è la febbre che parla >_<
{ Ho paura di me stessa, in questo momento. Sto dicendo molte scemenze? }
La shot – ovviamente – non era destinata alla pubblicazione… ma perchè l’ho scritta?! {complessi}
Ora mi defilo, prima di sbattere in altre personali scemenze.
A presto.
E grazie della lettura e – se c'è ne saranno – dei commenti.
Lì *indica* trovate il secchiello per vomitare.
Ah, si, potrei continuare a modificare questa cosa per le prossime settimane .-.

Canzone:

Just Be Friends

Traduzione:

Solo amici

   
 
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