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Autore: Mary15389    04/10/2010    1 recensioni
Quattro anni dopo l'arresto di Ronald Weems, un seriale con le sue stesse caratteristiche si ripresenta tra le strade di Washington. La squadra è chiamata a collaborare, ma un presentimento aleggia nei pensieri di tutti...
Genere: Introspettivo, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Then you catch him CAP6 CAPITOLO 6
 
L’ufficio della BAU era davanti ai loro occhi. Jennifer aveva posteggiato il SUV nel garage e aiutava Spencer a portare fuori dal veicolo il sospettato che avrebbero dovuto scortare fino alla sala interrogatori. Proprio mentre entravano nella cabina dell’ascensore, qualcosa catturò l’attenzione di Reid. Si sentiva osservato e si voltò di scatto in quella direzione proprio mentre le porte si richiudevano impedendogli di vedere bene.
“Spence che succede?” lo raggiunse la voce sussurrata di JJ.
“Niente...niente...” rispose strofinandosi il viso con la mano con cui non stava reggendo il braccio di Ronald Weems. La ragazza aveva notato lo sguardo che si era disegnato sul volto del collega, ma non voleva insistere. Il giovane aveva ancora quella figura negli occhi, non l’aveva visto bene, ma era sicuro si trattasse di lui. Per il momento si riscosse da quel ricordo.
 
Emily e Derek erano alle loro scrivanie in attesa dell’arrivo di Reid e JJ con il sospettato da interrogare. Quando li videro entrare dalla porta si avvicinarono a loro per seguirli fino all’anticamera della sala interrogatori. Spencer consegnò Weems alle guardie che lo portarono dentro, sciogliendogli i polsi per poi mettergli nuovamente le manette fissandolo alla sedia sulla quale si era accomodato.
“Ha opposto resistenza?” chiese Derek indicando con la testa verso il sospettato che potevano vedere al di là del vetro.
“No, per nulla. Appena ha visto il mandato ci ha porto i polsi per farsi ammanettare.” Rispose JJ mentre scioglieva i suoi lunghi capelli biondi.
“Come procediamo?” domandò poi il dottor Reid riavvicinandosi al gruppo. Prentiss osservava l’uomo seduto tranquillo al tavolo, lo stesso guardo triste che ricordava dalla prima volta, ma c’era qualcosa di diverso, anche se ancora non sapeva stabilire di cosa si trattasse.
Morgan decise per condurre lui l’interrogatorio con Emily, e poi chiese a JJ di dargli il materiale necessario. La donna uscì rapidamente dall’anticamera per dirigersi nel suo ufficio e recuperare il fascicolo con le foto e tutto ciò potesse servire ai colleghi. Non poteva smettere di pensare a come lo sguardo di Spencer fosse mutato dentro il vano ascensore, come se d’improvviso avesse visto un fantasma. Forse erano i tristi ricordi che si riabbattevano su di lui. In pochi minuti era di ritorno, e consegnò tutto al collega di colore che apriva la porta, facendo entrare per prima la donna bruna. Una volta richiusa la porta JJ e il ragazzo si sistemarono per seguire dall’esterno lo svolgimento dell’interrogatorio. Weems si guardava intorno, stranamente sereno.
 
David era sul sedile passeggero del SUV che stava guidando Aaron, mentre erano diretti nuovamente a Quantico con le informazioni della scena del crimine da comunicare agli altri. Continuava a pensare a come il suo collega avesse espresso i suoi dubbi, quando aveva scoperto che era cambiato qualcosa nella firma di Ronald Weems, se proprio di lui si trattava.
“Aaron,” decise di rompere il silenzio per capire qualcosa di più di quello che stava accadendo, “Io non c’ero quando avete affrontato il caso per la prima volta. Per aiutarvi ho bisogno di capire esattamente il profilo del nostro sospettato...”
L’agente Hotchner non distoglieva l’attenzione dalla strada che stava percorrendo, ma continuava a pensare se veramente si stesse realizzando quello che tutti temevano che un giorno potesse accadere. Poi decise di mettere Rossi al corrente del profilo che avevano steso per l’S.I. quattro anni prima, “Si trattava di un uomo furioso e frustrato, faceva parte delle Guardie della Moralità, un gruppo di sostegno ad un progetto di legge per la prevenzione del crimine a Washington, ma questo suo ruolo da semplice comparsa lo faceva sentire impotente, come se la sua voce non fosse ascoltata. Sui documenti che abbiamo trovato a casa sua, l’odio verso le prostitute era tangibile, le considerava sporche e da cacciare. Abbiamo parlato anche con alcune donne che erano state avvicinate da lui, e tutte ne parlavano come di un uomo spaventato inizialmente. Quando poi prendeva coraggio, chiedeva loro prestazioni che avrebbe solo guardato, per poi dire loro che erano sporche. Era un qualcosa di cui non poteva fare a meno, e prima di passare alle prostitute aveva fatto le stesse richieste alla moglie. Quando aveva smesso con lei per rivolgersi alle donne della strada, lei aveva notato con sollievo che usciva di casa furioso, ma  poi lo vedeva rincasare sereno come quando l’aveva conosciuto. La sua era una sorta di missione per lo stato. Si impegnava a correggere quello che secondo lui la politica non riusciva realmente a fare.” Concluse la sua spiegazione con un profondo sospiro.
“Non si può definire il classico sadico sessuale...” aggiunse il collega guardandolo con attenzione. “Non era mosso semplicemente dal bisogno di uno sfogo sessuale, ma agiva con uno scopo ben preciso. E allora perché non rivendicare anche ora la sua missione? Ma soprattutto perché iniziare a raccogliere trofei?”
“Sono confuso quanto te, Dave.” Esclamò Hotch non sentendosi ancora pronto a raccontargli la più completa verità.
“Avevate altri sospettati?” chiese poi Rossi a bruciapelo. Era quella la domanda che l’agente supervisore voleva evitare, perché sapeva quale sarebbe stata la risposta, lo tormentava da quando aveva accettato il caso.
 
“Ci rivediamo dopo un paio di anni Ronald.” Lo provocò l’agente Derek Morgan mentre lanciava sul tavolo il fascicolo del caso. Alle sue spalle Emily Prentiss prendeva silenziosamente posto sulla sedia posta dall’altro lato del tavolo di fronte al sospettato.
“Cosa volete da me?” chiese l’uomo senza mutare espressione del viso. Non vi si leggeva nessuna particolare preoccupazione, sembrava più che altro spaesato.
“Sei nei guai, credimi.” Continuò l’agente di colore mettendogli davanti le foto della vittima. L’uomo era ora improvvisamente sorpreso. “Da quanto sei tornato in libertà? Una settimana? La voglia di uccidere si è riaccesa subito?” Emily non aveva ancora proferito parola, lasciava fare a Morgan osservando tranquilla la scena.
“Non so di cosa sta parlando.” Weems guardava Prentiss con la speranza di ricevere un qualche aiuto.
“Oh si che lo sai, Ronald,” Derek riprese controllo dell’attenzione dell’uomo, ostruendogli quasi la vista della collega, poi continuò, “questa è Nancy. Ieri sera avevi voglia di passarti un piacere e hai pensato bene di cercare una prostituta. Ma poi sei stato assalito dal tuo istinto naturale di ucciderla...”
Il sospettato si stava agitando sempre più, implorava con gli occhi un aiuto che lo cavasse da quell’impiccio in cui non voleva credere di trovarsi. Sembrava non sapere più gestire la situazione, il che richiedeva l’intervento di Emily.
“Calmati Ronald, parla un po’ con me. Come mai hai scelto di lavorare in un centro di ricovero per senzatetto?” la donna si sporse lentamente in avanti, appoggiando le braccia sul tavolo e sorridendogli dolcemente.
“Buono contro cattivo, ottimo!” esclamò il dottor Reid all’esterno della sala, prima di ripiombare di nuovo nel silenzio per ascoltare la risposta che stava per arrivare dall’uomo.
“Io, sentivo che dovevo provare ad avvicinarmi a loro. Capire che quello che avevo fatto era sbagliato. Cioè...” sfregava le mani per il nervosismo, “l’ho già capito, ma volevo in qualche modo ripagare il male fatto con buone azioni.”
“Ma a chi vuoi darla a bere!”  Morgan aveva colpito violentemente il tavolo della sala interrogatori mentre gridava quelle parole. “Vuoi farci credere che sei diventato un agnellino?” continuò avvicinandolo quasi come se volesse mettergli le mani addosso.
“Io...non ho fatto del male a nessuno.” Weems stava quasi per mettersi a piangere e chiese ancora aiuto alla donna che era di fronte a lui.
“Non sembra l’uomo che abbiamo arrestato la prima volta. Era rabbioso, ci inveiva contro...” JJ era molto perplessa ed esprimeva ad alta voce i suoi dubbi, mentre Spencer sembrava fin troppo concentrato nei suoi pensieri. Non aveva nemmeno risposto alla ragazza.
“Vogliamo crederti,” cercò di tranquillizzarlo Prentiss, “dove eri ieri sera?” continuò poi con la dolcezza che la caratterizzava.
“Se sei veramente innocente non avrai problemi a rispondere...” le parole di Derek coprirono con un filo di sarcasmo l’esitazione dell’uomo.
“Io...ero...facevo un turno al centro. Era fuori dal mio normale orario, e prima che possiate domandarmelo, nessuno può confermare il mio alibi.” Il suo tono di voce era sconfitto, sapeva che la mancanza di testimoni l’avrebbe fatto restare in cima alla lista dei sospettati.
“È troppo calmo, c’è qualcosa che non va.” Reid era finalmente esploso confermando le preoccupazioni di JJ, si voltò di scatto prima di lasciare l’anticamera diretto chissà dove. La donna rimase sola oltre quel vetro ad ascoltare la conclusione di un interrogatorio svoltosi in maniera contraria alle aspettative di tutti.
“Sai cosa significa questo, Ronald?” chiese Morgan avvicinandosi all’uomo. Non gli lasciò nemmeno il tempo di rispondere, aprì le manette e lo sollevò dalla sedia per trascinarlo violentemente fuori dalla stanza, lasciandolo poi alla custodia delle guardie. Era in stato di fermo.
“Troppo semplice...” Emily scuoteva la testa mentre raggiungeva la collega che era dubbiosa quanto lei. “C’è qualcosa che non mi convince.”
L’agente Jareau rispose alla donna ponendo l’attenzione sul comportamento tenuto dall’uomo, “È troppo calmo, anche in una situazione di stress, mostra un autocontrollo non indifferente. Anche quando stava per agitarsi, più che rabbia, la sua sembrava paura.”
“Penso che questo è il caso che abbiamo chiuso in minor tempo...” le interruppe Derek raggiante avvicinandosi a loro.
“Aspetta a cantar vittoria...” la voce di Rossi anticipò il suo arrivo. I tre agenti si voltarono verso l’ingresso per vederlo entrare sorridente.
"Ci sono novità dalla scena del crimine." intervenne Hotchner serio, facendo segno a tutti di dirigersi verso la sala dal tavolo rotondo.

  
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