Daniel
sospirò e ripassò ancora una
volta mentalmente tutta la lista delle cose da fare, quelle che doveva
aver già
fatto e quelle che aveva lasciato a Jodie.
Sì,
era davvero tutto a posto. Calmati
dannazione, andrà tutto bene, hai
tenuto conto di tutte le variabili. Questa è solo una prova
per verificare che
almeno il Mod funziona. Rivedrai finalmente Ian e lo farai felice
dicendogli
che hai trovato una possibile soluzione per lui e Isabeau. Coraggio,
andiamo!
Caricò
l’ultima partita salvata,
scegliendo tra le molte copie di backup quella in cui aveva istallato
Celebrity
Skin e controllò come al solito che il personaggio non
giocante di Jean Marc de
Ponthieu fosse incluso nello scenario.
Una seconda
verifica si rese
necessaria dopo che aveva istallato e configurato il Mod: tutto ok,
anche
Isabeau de Montmayeur era presente in qualità di Companion. Indossò i guanti e
il visore in dotazione con
Hyperversum e ordinò al pc di caricare il gioco.
Sullo schermo
piatto e sul visore a
LED apparve la consueta clessidra che scandiva il tempo di
pre-caricamento e
quindi la scritta:
HYPERVERSUM
Configuring game
Please
wait…
Scorrevano
intanto alcune immagini
salvaschermo raffiguranti battaglie epiche del passato, rese in un
realismo
disarmante e paesaggi mozzafiato di epoche lontane, fintanto che la
clessidra
scomparve.
Subito dopo,
apparve la scritta Game ready e scandendo il comando
vocale Start, Daniel diede
finalmente inizio
alle sequenza animata che preannunciava l’inizio di una nuova
avventura.
L’intero
pianeta apparve sul visore,
splendente nelle sue sfumature più vivide, come in una foto
via satellite,
mentre ruotava pigramente su se stesso.
Le cifre del
contatore della data
scorrevano impazzite come in una slot machine, finché si
arrestarono tutte
insieme sulla scritta:
1217 d.C.
All’improvviso,
gli sembrò di
precipitare dallo spazio sempre più velocemente, presto le
macchie blu-verdastre
e i vortici lattescenti delle nubi che avvolgevano la Terra iniziarono
ad
avvicinarsi ad una velocità insostenibile, come se il
giocatore stesse
precipitando in picchiata.
Poi la caduta
sembrò rallentare e
Daniel, attraverso il visore, riuscì a distinguere i
contorni sempre più definiti
dei continenti, poi l’Europa e poi ancora i territori
francesi, sempre più
vicini.
“Start
Game!”
Saltò
l’introduzione vocale, desideroso
di vedere da vicino la nuova compagna virtuale che doveva impersonare
Isabeau e
all’improvviso fu dentro il gioco, riparato in una fitta
boscaglia che lui
sapeva essere poco distante dal castello di Chatel-Argent.
Si
guardò intorno per assicurarsi che
non ci fosse nessuno e sbirciò verso la radura alla sua
destra sobbalzando quando
invece si accorse che non era solo.
Bellissima, con
i biondi e
lunghissimi capelli che catturavano ogni filo di luce che baluginava
dagli
alberi, apparentemente annoiata e un po’ troppo strizzata e
sensuale negli
abiti di una contessa del XIII secolo, a pochi passi da lui si trovava proprio Isabeau.
Non appena lei
si accorse che Daniel
la stava osservando, si avvicinò:
“Buon
giorno Daniel. Lascia che mi
presenti: sono la contessa Isabeau de Montmayeur, posso fare qualcosa
per te?
La
fissò a bocca aperta, il rendering
e la modellazione 3D erano perfetti, più di qualsiasi altro
personaggio
virtuale ricreato dal gioco. Celebrity Skin era incredibile.
“Preferisci
esplorare subito il paesaggio qui
intorno?” proseguiva intanto lei, “Gradisci che ti
parli un po’ di questo posto
e delle quest di maggiore interesse
oppure ti piacerebbe appartarti un po’ con me in questo
bosco?”
Fece una breve
pausa densa di
significato che fece deglutire Daniel e poi riprese con soave
naturalezza: “ti
devo ricordare che non hai ancora raggiunto nella partita in corso il
punteggio
minimo che sblocca la terza opzione. Per disabilitare il tutorial
mode ora attivo, devi solo pronunciare il relativo comando
vocale.”
La voce e le
sembianze erano tanto
simili all’Isabeau originale che Daniel credette che questa
volta Hyperversum
avesse pescato i suoi dati non dalle infinite librerie del gioco ma
direttamente dalla realtà.
Daniel si
concesse di ammirarla ancora
per qualche istante, prima di rispondere che per il momento avrebbe
preferito
esplorare da solo il bosco e di aspettarlo lì ben nascosta
ad occhi indiscreti.
“Tornerò
presto con una sorpresa per
te, vedrai!”
“Le
sorprese mi piacciono! E ti
ricordo che i doni graditi sbloccano immediatamente nuove opzioni di
dialogo e
forniscono bonus di punteggio. Se desideri posso subito elencarti tutti
i doni
che gradisco ricevere.”
“Ok,
ok Isabeau. Vediamo però di non
spaventare troppo questi medievali con i tuoi discorsi, eh. Tutorial mode off.”
L’Isabeau
virtuale imbronciò leggermente
le labbra, incrociò le braccia sul petto, e si
riparò dietro ad un albero come
le era stato detto.
Sistemata
con sollievo la faccenda Isabeau,
altri problemi e altre angosce si presentarono subito a Daniel: Michel,
il
secondogenito di Ian sarebbe nato oggi, ma a che ora? E quando sarebbe
apparso
Ian per rispondere all’appuntamento stabilito tanto tempo fa?
Si sarebbe
ricordato? E se qualche impedimento
gli avesse reso impossibile presentarsi?
L’erba
del sottobosco era ancora la
sterile filigrana di pixel ricreata da Hyperversum, gli alberi e gli
sprazzi di
luce, che filtravano a stento dalle fronde dei rami, erano riproduzioni
foto-realistiche
delle realtà, ma i sensi gli assicuravano ancora che quel
mondo era solo
digitale.
Ad un tratto,
mentre si era già
allontanato di qualche centinaio di passi dalla Isabeau virtuale, un
fruscio
più evidente degli altri e poi un rumore metallico lo fece
sobbalzare.
Qualcuno
si avvicinava verso di lui, ricoperto
dall’usbergo lucente e con l’elmo calato sul viso.
Daniel si vide subito in
trappola e lo spavento di quella apparizione improvvisa non gli fece
notare né
la statura dell’uomo né il simbolo che portava
indosso.
Tutto accadde in
pochi istanti: un
momentaneo capogiro fece turbinare tutt’intorno per un attimo
i riflessi di
luce che filtravano dagli alberi e dall’armatura del
cavaliere, le percezioni
dei sensi furono stravolte all’improvviso e
avvertì acutamente l’inconfondibile
senso di nausea che lo accompagnava tutte le volte che Hyperversum
compiva il
suo prodigio.
E solo allora, proprio quando il cavaliere alzava
minaccioso la spada di
punta verso il suo petto, capì cosa stava succedendo.
Ian era
lì. Si tolse l’elmo ed
entrambi scoppiarono a ridere.
“Ma
cosa diavolo hai fatto ai
capelli?” Fu la prima cosa che riuscì a dirgli
dopo tanti mesi, sorprendendosi
di vedere la lunga chioma corvina del cavaliere ridotta ad un taglio
corto che
ricordava fin troppo i tempi moderni.
“Ricordi?
Il mio atto di
contrizione...“ Ian si sforzava di sorridere nel modo
più naturale possibile e
Daniel squadrandolo e poi fissando il simbolo del falco
d’argento, poté intuire
molte cose, ma non tutte.
“Ti ha
perdonato! Lui ti ha perdonato, non
è così? Oh Dio,
grazie, grazie! E come è successo, cosa hai fatto?
E’ stata Isabeau? Cosa gli
hai detto per convincerlo?”
“Non
è così semplice come sembra,
alla fine ha preteso che...“, non fece in tempo a continuare
che Daniel lo
tempestò di nuove domande: “E Isabeau sta bene? E
tuo figlio, anzi i tuoi due
figli, adesso? Oggi è nato Michel, come sta? Assomiglia a te
o a Isabeau? Sono
così felice per te, se sapessi cosa ho passato
anch’io, quanto mi sono
tormentato sapendoti qui in quelle condizioni... ma accidenti, ti sei
messo
questa dannata armatura solo per non farti abbracciare, eh?”
“Veramente
volevo giocarti uno
scherzetto e spaventarti, ma ormai sei troppo smaliziato, vedo. Quando
ti ho
visto apparire all’improvviso mi sono spaventato
più io, se vuoi saperlo!“
I due amici
scoppiarono di nuovo a
ridere e parlarono per molto tempo solo di cose piacevoli,
raccontandosi di
come stavano i loro cari e i loro amici di qua e di là, nei
due mondi tra cui
viaggiavano.
Ogni
cosa è andata al suo posto, si ripeteva
incredulo Daniel, non potevo sperare di
meglio. Nemmeno mi servirà tentare
quell’esperimento con l’Isabeau virtuale che mi
sono portato dietro... Ah se
Ian potesse vederla! Chissà come la prenderebbe!?
Finalmente
sia io che lui potremo vivere quei giorni felici e spensierati
che ci meritiamo dopo aver passato tutto quello che abbiamo passato! E
come
sono felice per Ian, non appena lo saprà Jodie…
“Ehi, Monsieur le compte“ lo
apostrofò scherzando Daniel mentre gli
allungava una pacca sulla spalla, “adesso che io e te siamo
felicemente
sistemati con le rispettive consorti, non sarebbe ora di una bella
cenetta a
quattro in qualche bel locale tranquillo di Phoenix, che ne dici?
“
Ian lo
guardò serio e uno strano
scintillio attraversò il suo sguardo. “Dai, non
dirmi che incontrare di nuovo
quel piccolo mostro di Skip ti spaventa a tal punto da rifiutare
l’invito!“
Ian
abbozzò un sorriso, quel tanto
per far credere all’amico che stava allo scherzo. Non voleva
rovinare quel momento
di pace e di serenità con le preoccupazioni che gli
offuscavano tutto il tempo
la mente.
“…avresti
dovuto vedere la faccia di
Jodie…”, Daniel intanto continuava a raccontare
episodi divertenti della sua
vita nel presente, “quando ha trovato le sue adorate
pantofole di Hello Kitty
ridotte a brandelli, già.. chissà cosa avrebbe
detto Isabeau sui mostri del nostro
tempo!“
“Proprio
di questo ti dovrò parlare,
Daniel…”
L’amico
non riuscì a decifrare lo
strano sguardo che gli ricambiò Ian pronunciando quelle
parole, ma non vi badò
in quel momento spensierato, dove ogni cosa sembrava andata al suo
posto.
“Hai
per caso una sorpresa per me? Bè
forse ne ho anch’io una per te. Seguimi!”
***
“Ehi,
ma
non mi dici niente, allora? Di quale diabolica sorpresa parlavi prima,
Daniel?”
“Tranquillo,
rilassati cavaliere e goditi l’attesa!”
Arrivarono
al punto in cui Daniel aveva lasciato l’Isabeau virtuale,
girarono per qualche
passo intorno, senza riuscire tuttavia a scorgere nessuno.
“Doveva
trovarsi qui, dove accidenti è finita?”
Ian
iniziò
a preoccuparsi. “Non sarà qualcosa che riguarda
Hyperversum, vero Daniel? Non
avrai fatto qualche sciocchezza per salvarmi o robe
del genere?”
“No,
no
figurati.... lasciami solo controllare una cosa. Help!”
Apparve
immediatamente una mela rossa fosforescente che fluttuava pigramente a
mezz’aria: il menu 3D del gioco.
Entrambi
tirarono un sospiro di sollievo. “Eh, funziona ancora... sai,
meglio accertarsene
spesso visto com’è andata le ultime
volte!”
Ian si
concesse un sorriso tirato.
Velocemente
aprì il menu addizionale associato al Mod e
digitò il comando che ordinava al
compagno virtuale di materializzarsi immediatamente davanti al
giocatore principale,
ovunque si trovasse. Utilizzò la user alfanumerica invece
del nome proprio di
Isabeau per non allarmare l’amico.
Nessun compagno
si presentò davanti a loro.
Daniel
sorrise.
Ci aveva
sperato, ammetteva tra sé, ma non aveva mai avuto la
certezza di farcela. Era tuttavia
esattamente quello che si aspettava, nel momento in cui Ian fosse
comparso e il
gioco virtuale si fosse trasformato nel reale Medioevo.
Aprì
questa volta il menù standard del gioco, richiamando i
player attivi della
partita. Sotto la mela, brillarono per pochi secondi i caratteri che
componevano
i nomi di Daniel, Ian e per la prima volta... Isabeau.
Mentre un sorriso
di soddisfazione gli si allargava sul volto, controllò per
scrupolo anche
l’elenco dei compagni virtuali attivi: nessuno. Chiuse
immediatamente il menù
prima che Ian sbirciasse qualcosa.
Metà
del
piano aveva funzionato, restava solo da verificarne il resto. Ma ormai
era inutile,
non sarebbe più stato necessario, ora che Ponthieu aveva
concesso il suo
perdono all’amico. Era tuttavia più che mai
convinto che la sua idea avrebbe
comunque funzionato il giorno che avessero voluto metterla in pratica.
“Bè,
amico, devo confessarti che la mia sorpresa a quanto pare se
l’è data a gambe.
Forse sarà per un’altra occasione...”
***
I festeggiamenti
proseguivano senza
sosta da due giorni, Etienne de Sancerre, spalleggiato dai due Henry,
aveva
convinto Ian che la nascita del suo secondogenito unitamente al suo ritorno alla vita
sociale di corte,
meritassero almeno una settimana di celebrazioni e ovviamente
un degno torneo,
aveva tenuto ad aggiungere Sancerre.
Erano finalmente
giorni allegri e
spensierati, come nemmeno Ian ne aveva più il ricordo, ma
dopo aver rimandato
quel momento a lungo per non turbare la felicità almeno dei
suoi amici, sentiva
di non poter più rinviare ciò che doveva
confessare a Daniel.
Approfittò
della scusa che doveva recarsi
dalla moglie, che da pochi giorni dato alla luce Michel, per separarsi
da suoi
compagni d'armi e salì insieme a Daniel nelle stanze di
Isabeau.
Salendo le scale, sentiva
già la
voce divertita di sua
moglie e le risa cristalline di Donna, tornata a Chatel-Argent per
assistere
l’amica qualche settimana prima che partorisse.
Dal giorno in
cui era tornato a
Chatel Argent, aveva evitato il più possibile di discutere
con la moglie del
viaggio nel suo mondo come la
ragazza
vi si riferiva. Isabeau era in attesa del loro secondogenito e non
voleva
angosciarla per nessuna ragione al mondo con altre preoccupazioni.
Così le
aveva assicurato che Daniel avrebbe trovato una soluzione, sebbene era
sicuro
che non ve fosse alcuna.
Vedendolo
comparire alla porta con la
sguardo cupo, le due dame interruppero i loro spensierati discorsi sui
difetti
più divertenti dei rispettivi mariti.
“Ti
preoccupa qualcosa Jean?“ chiese
subito sua moglie ancora allegra, chiamandolo col suo nome francese con
cui era
conosciuto nel medioevo, “hai uno sguardo così
serio, forse Etienne ti ha
costretto a promettergli che avresti partecipato anche tu al torneo e
sei venuto
a implorarmi di non negarti questo deplorevole divertimento?”
Donna rise con
la mano sulla bocca
per non darlo troppo a vedere e la stessa Isabeau trattenne a stento un
sorriso: avevano appena deciso che sulle questioni davvero
importanti i loro sposi da quel momento avrebbero sempre dovuto
chiedere il loro permesso.
Era stata Donna
a convincerla,
adducendo come prova che lei già pretendeva niente di meno
dal suo focoso e
imprudente marito, il conte cadetto Etienne de Sancerre.
Ed
era persino pronta a giurare che anche Madame
Jodie si comportava allo stesso
modo con Monsieur Daniel: nel mio mondo comandano le donne in famiglia!,
la istigava l’americana e Isabeau tutte le volte non poteva
trattenersi dal
ridere.
“Fosse
davvero il torneo! Ma no, non
voglio farti preoccupare mai più, te l'ho giurato, no?
Piuttosto dobbiamo dire
a Daniel e Donna una certa cosa... “,
la
fanciulla intuì il resto e annuì seria.
“Ehi,
così mi spaventate voi due!“ cercò
di metterla sul ridere Daniel, “se è un gioco,
almeno fatemi indovinare vi
prego... si tratta di un altro bambino?“
Ian e Isabeau
rimasero in silenzioso
diniego.
“Allora...
oh cielo!“ lo interruppe più
preoccupata Donna, “Dovete confessarmi qualcosa che riguarda
Etienne, cosa ha
combinato stavolta, si tratta di lui, vero?”
Ian non
sopportava più di tenere
dentro quel peso e non trovò che poche fredde parole per
raccontare a tutti
quello che aveva promesso a Ponthieu.
“Porto
Isabeau da noi... è
il patto che ho dovuto stringere con
Guillaume in cambio del suo perdono“. Silenzio.
Donna lo
guardò senza intendere, ciò
che voleva farle capire Ian era ancora al di fuori dalla sua portata.
“Non
capisco, da noi… dove,
esattamente?” sentì chiedere dalla voce di Daniel,
mentre lo vedeva già
sbiancare, intuendo il peggio.
Ian non sapeva
come ripeterlo senza
spaventarli a morte.
“La
devo portare nel nostro mondo, Daniel.
Guillaume l'ha posto come condizione al suo perdono ed io…
“ continuò
pur accorgendosi del muto stupore di
entrambi.
“...Io,
vorrei tanto che non esistessero più
ombre o segreti tra tutti noi, sento che è stato quanto di
più sbagliato al
mondo vivere così e so che a causa di questo ho rischiato di
perdere tutto…
perfino Isabeau”, lei gli strinse con forza la mano nella sua.
“E’
il solo modo affinché Guillaume mi possa
degnare della stessa fiducia e dell’affetto di prima. Io so
di doverglielo,
Daniel, non guardarmi così... “Ian
esitò un attimo prima di continuare, perché
ciò che stava per dire lo ripugnava.
“Ma so
anche che è impossibile. Che
Hyperversum non lo permetterà. So allora che
dovrò mentire, ingannare,
raggirare chi mi ha concesso tutto questo, ordire nuovi espedienti e
sotterfugi…”
Isabeau lo guardò sconvolta, sorpresa lei stessa da quelle
parole, scuotendo il
capo in segno di diniego e incredulità.
“Amore,
io non so come portarti nel
mio mondo!” scoppiò infine Ian.
“Dovremmo
mentire ancora?” domandò
con una voce così sottile che lei stessa poteva udire a
stento, “e Marc e
Michel? Cosa sarà dei nostri figli?”
“Li
rapiremo, mi inventerò qualcosa!
E poi fuggiremo in Inghilterra con una nave prima che Guillaume ci
scopra, andremo
nel feudo di Martewall. Lui ci ospiterà.”
Ian ascoltava le
sue parole come se
non fosse davvero lui a pronunciale, senza smettere di chiedersi
quanto, del
ragazzo che studiava storia all’università, fosse
rimasto in lui dopo gli
orrori che aveva vissuto nel Medioevo.
“Isabeau,
mio tesoro, so che non sarò più
degno del titolo che mi ha concesso Guillaume, so che non
sarò più nemmeno
degno del tuo amore… espierò ogni secondo della
mia vita il torto che sono
costretto a fargli, ma ti prego, ti scongiuro, perdonami! Io non posso
vivere
senza di te! Non posso vivere senza di te e i nostri figli!”
Isabeau
scrutò il marito ancora
qualche istante in silenzio, col petto che sussultava visibilmente in
ampi e
affannosi respiri.
“Moi
non plus, je peux vivre sans toi” riuscì
infine a sillabare flebilmente la
ragazza, mentre si aggrappava più forte che poteva al petto
di Ian. Daniel e
Donna osservavano la scena attoniti, in un mutismo irreale.
Finché
una voce frantumò quel
silenzio.
“Voi
due, sciagurati, non farete
nulla di tutto questo.”
***
Tutti si
voltarono, sorpresi, verso la
voce che aveva parlato.
A Ian
bastò osservare per un istante
quegli occhi colmi di rimprovero, per rendersi conto di quanto le sue
disperate
parole di prima l’avessero deluso.
Daniel
ricambiò il suo sguardo con
decisione e continuò altrettanto aspramente:
“Chi
credi di essere diventato Signor
Conte? Credi davvero di poter recitare la parte del Falco
d’argento ovunque?
Credi davvero di essere l’astuto signore che orchestra
stratagemmi sul campo di
battaglia, a corte o in famiglia con la stessa disinvoltura? Parli di
rapire
quei due bambini e scappare con tua moglie come fosse la cosa
più naturale del mondo…”
“Sono
i miei figli, Daniel! Cosa ne
puoi sapere tu? Cosa puoi saperne di cosa è giusto o non
è giusto fare qui, in
questo mondo? Tu non sai proprio niente!”
“Cosa
ne posso sapere io? Lascia che
ti spieghi una cosa allora!” si arrabbiò Daniel,
“Non sono più il ragazzino che
dovevi solo proteggere e difendere dalla sua ingenuità e
stupidità!” Ian era
stato sempre l’amico e l’esempio a cui ispirarsi e
lo faceva infuriare sentirlo
parlare così.
“E poi
è così che vuoi continuare a
vivere? Tra inganni e astuzie, tra imbrogli e segreti? Scappando e
guardandoti
le spalle per tutta la vita?”
Daniel attese
che le sue dure parole
andassero a segno, quindi riprese: “Io… Io non
saprò mai ringraziarti
abbastanza per quello che hai fatto per me, per Jodie e per Martin!
Credi forse
che nel presente non mi manchi l’amico che consideravo il mio
fratello maggiore?
E tu, stupido conte, se proprio vuoi saperlo… sei il
migliore finto fratello maggiore
che potessi mai avere…”
Ian distolse lo
sguardo dall’amico, disarmato
dalla sincerità delle sue parole e senza sapere cosa
aggiungere.
“Cosa
credi? Ho passato questi mesi a
cercare di scoprire come permetterti di vivere felice con Isabeau e i
tuoi
figli! Pensavo che l’unico posto dove avreste potuto vivere
insieme sarebbe
stato da noi, nel presente… e prima di partire ho scoperto
come fare.”
Ian gli
ricambiò una occhiata
incredula.
“Sì, possiamo portare Isabeau con noi
per permetterle di
vedere il nostro mondo” gli confermò ancora
l’amico.
“Dici
sul serio? E come diavolo hai fatto?
Credevo fosse impossibile!”
“I
dettagli a dopo, per ora abbi
fiducia in me, se ne hai ancora nel tuo vecchio
amico…”
“Daniel…
non ti sei mai arreso
all’idea che restassi qui… ti ho accusato di
questo come fosse una colpa in
passato e adesso non so nemmeno come ringraziarti e chiederti scusa. Ma
forse
faccio ancora in tempo a dirti che anche tu sei l’amico
migliore che un uomo
possa sperare di avere al suo fianco… in qualunque epoca si
trovi.”
Daniel si
avvicinò per
allungargli una pacca sulla spalla. “Ok, ora basta con queste
smancerie”
sorrise “ma sono contento che la pensiamo ancora allo stesso
modo.”
Ian tuttavia
restò serio.
“Daniel c‘è un’altra questione
che dobbiamo discutere adesso, Guillaume mi ha
chiesto un’altra cosa, ancora più
impossibile…”
Il ragazzo
riprese
fiato e raccontò a Daniel e Donna cosa aveva preteso il
conte.
“Humm…
qualcosa che
possa provare che quel che gli hai raccontato non è una
menzogna, qualcosa che
possa testimoniare che il nostro
mondo esiste…” considerò ad alta voce
Daniel, “mi stai dicendo che dovremmo trovare
nel presente un oggetto che significhi qualcosa anche per Guillaume e
portarlo
indietro nel XIII secolo?”
“Purtroppo
è quello che
lui ha preteso.”
“Bene,
credo non ci sia
alcun problema.” Asserì il ragazzo sogghignando
con aria soddisfatta.
Tutti lo
guardarono
sconvolti. “Daniel non ti devo certo ricordare che tutte le
volte che abbiamo
viaggiato con Hyperversum, non ci ha concesso di portare nulla con noi,
né i
vestiti, né le armi, niente.”
“Perché
ognuno di quegli
oggetti non apparteneva all’epoca in cui ci spostavamo!
Hyperversum, per quanto
possa apparire inverosimile, non lascia mai nulla al caso. Considera
scrupolosamente ogni dettaglio, dalla lingua
all’abbigliamento… nella sua
logica ineccepibile non consente a nessun oggetto del nostro mondo di
essere
trasportato nel medioevo e viceversa…” Daniel fece
una breve pausa, quindi
riprese con un ghigno sulle labbra.
“Ma se
ben ricordo ce
n’è proprio uno, a te e a Ponthieu molto caro, che
appartiene ad entrambe le epoche e
forse in questo
caso il gioco acconsentirebbe a trasportarlo con noi… e si
dà il caso che
sappia anche dove si trovi. Non resta che provare.”