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Autore: fri rapace    05/10/2010    17 recensioni
“Tu sarai un grande mago!” gli aveva assicurato orgogliosa e raggiante la nonna. “Sì, un grande mago. Lo diceva anche tuo padre.”
“E mamma che diceva?”

L'arrivo del piccolo Teddy Lupin a Hogwarts.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Tra le b. di mamma e papà “Primo anno! Primo anno da questa parte!” urlò Hagrid, richiamando a sé tutti gli allievi più piccoli.
Teddy incespicò sul sentiero sterrato dietro alla mastodontica mole dell’amico che l’aveva salutato con una strizzata d’occhio.
Una flotta di barchette li aspettava a mollo nell’acqua nera di un grande lago, come tanti anatroccoli desiderosi di conquistare la riva che Teddy e gli altri bambini stavano affollando.
Teddy entrò nella pancia della prima barca che incontrò il suo piede, felice di vedere Hagrid navigare accanto a lui nella sua imbarcazione personale.
I bambini con cui divideva la traversata avevano gli occhi incollati all’imponente castello a cui lui voltava la schiena.
Non desiderava guardarlo, non era pronto. Non ancora.
Il fantasma della struttura che oscillava nelle iridi dei suoi compagni bastava a procurargli sufficiente male allo stomaco da digiunare per un mese intero.
“Tutto bene, Teddy?” gli chiese Hagrid con il suo vocione, un’eco che volò metri sopra la sua testa.
Teddy pensò che non lo sapeva se stava bene, che forse lì non ci voleva neppure venire.
Ma si tenne tutto per sé, non aveva confessato il suo malessere neppure alla nonna.
“Tu sarai un grande mago!” gli aveva assicurato orgogliosa e raggiante, la sua lettera di ammissione a Hogwarts alzata in alto che era scesa a sfioragli il capo come un battesimo, mentre lei la rileggeva per l’ennesima volta ad alta voce.
“Sì, un grande mago. Lo diceva anche tuo padre.”
“E mamma che diceva?” aveva chiesto lui, che provava sempre un doloroso senso di incompletezza quando qualcuno nominava solo uno dei suoi genitori, dimenticando l'altro.
Gli sembrava che venisse fatto un torto ad entrambi, quando venivano separati, anche se ciò avveniva solo in un discorso.
“Lei diceva che eri…” la nonna aveva nascosto gli occhi nella sua lettera. “Grandioso. Proprio forte. Diceva così, lei…”
Era sempre buffo sentirla esprimersi con la parlata della sua mamma. Di un buffo strano, che faceva venire le lacrime agli occhi senza ridere.
Se avesse chiesto ad Hermione, gli avrebbe spiegato che la parole giusta era «commozione».
La voce di Hagrid lo strappò dai suoi pensieri.
“Ricordo quando ci ho portato il tuo papà, sulla barca. Guardava gli altri bambini con due occhi grandi così,” disegnò un grosso cerchio unendo indice e pollice di entrambe le mani. “E appena qualcuno ci dava un po’ retta, lui era tutto contento, tutto sorrisi. Io ci guardavo lui, invece, con due occhi così. Insomma, Teddy, ci credi? Un lupo mannaro!”
Picchiò assieme le manone, facendo partire un fischio dalle labbra nascoste nella barba.
“Invece la tua mamma,” ritornò sulla terra tossicchiando, e anticipando Teddy che era già pronto a chiedere anche di lei, per non lasciarla sola e dimenticata. “Lei è rotolata nel lago, circa in quel punto là. Sì, là… e quando l’ho pescata fuori con un remo lei ha fatto ridere tutti facendo la bocca a pesciolino con le pinne che le crescevano tra i capelli,” un fazzolettone rosa comparve nel suo pugno e ci strombazzò dentro. “Era forte, la tua mamma.”, singhiozzò.
Teddy sorrise ad Hagrid e sorrise ai suoi compagni di traversata, immergendo il braccio nell’acqua nera. Si inzuppò la divisa fino al gomito, risucchiando le guance nella bocca per imitare il muso di un pesce, senza sfruttare i suoi poteri di Metamorfomagus.
Era troppo sottosopra per concentrarsi a sufficienza.

***

Sceso dalla barca, Teddy aveva scalato a tentoni la scalinata che portava al castello, aprendo gli occhi solo quando aveva calcolato di essere abbastanza a ridosso delle mura di Hogwarts da non poter vedere nulla di più di pietre incastrate in pareti, e porte.
“Potrei essere ovunque,” si disse. “Questo pezzo di muro sembra della parte davanti della Tana,” scoprì, sfiorando con le dita una fila di pietre non allineate nella cornice dell’immenso portone di pietra davanti a cui si erano fermati: sembravano denti storti contro labbra di legno.
Hagrid bussò al portone e ogni colpo esplose anche nel petto di Teddy, il cuore gli martellava contro le costole come fossero un tamburo.
D’istinto allungò una mano alla cieca per sorreggersi, e le sue dita incontrarono qualcosa di simile a una tenda.
Alzò il viso sull’espressione severa della professoressa McGranitt, la sua mano di bimbo come una piccola macchia rosa sulla sua veste verde smeraldo.
Era stata lei ad aprire il portone e naturalmente lui la conosceva già, così come conosceva Hagrid, ma ebbe lo stesso paura di venire ripreso per il suo gesto.
Ma lei non lo sgridò, anzi, fece in modo che gli altri bambini non notassero il suo turbamento, attirando l’attenzione sul suo discorso.
“Non andremo subito nella Sala Grande,” annunciò, e Teddy quasi svenne per il sollievo.
Sapeva che era stato sotto il soffitto incantato di quella stanza che i suoi genitori avevano giaciuto, morti.
Hermione gli aveva prestato la sua copia di “Storia di Hogwarts” e lui aveva visto in foto quella sala senza coperchio che era stata la tomba dei suoi genitori.
Vennero condotti in una stanzetta, in attesa dello Smistamento.
Teddy aveva continuato a fissare il pavimento, contando le lastre di pietra ferme sotto i piedi suoi e degli altri ragazzi, senza mai alzare gli occhi oltre quel deserto grigiastro.
Si accorse che la McGranitt si era assentata solo quando ritornò da loro.
“Tutti in fila!” ordinò.
Si attaccò alla schiena della professoressa, le lacrime tra le ciglia e il cuore dolorante.
La McGranitt non si voltò verso di lui, disse soltanto: “Ricorda che i tuoi genitori in questo luogo hanno prima di tutto vissuto. Fai loro un torto, pensando unicamente alla loro fine.”
Teddy sussultò, punto sul vivo.
Vigilava sempre affinché nessuno facesse torto ai suoi genitori, non avrebbe concesso a se stesso di cadere in un errore così grande. Non avrebbe mai potuto perdonarselo.
Attraversarono di nuovo l’ingresso e Teddy vide il papà mostrare la sua foto con il ciuffo turchese a chiunque fosse disposto a guardarla.
Oltrepassarono un paio di doppie porte e nel corridoio sentì risuonare i passi della mamma, che correva dal marito anche se aveva partorito da pochi giorni, perché non sopportava di non sapere…
Ma Hogwarts non era solo la Battaglia Finale e entrare in Sala Grande per Teddy fu come rifugiarsi tra le braccia dei suoi genitori, che lo aspettavano lì, nel castello. Nei letti in cui avevano dormito, nei piatti rotti dalla mamma e nelle assi della Stamberga Strillante rotte da papà, nelle monellerie e nei traguardi di entrambi. Nei ricordi di quanti li avevano conosciuti.
Erano morti per permettere a lui di vivere e nella sua vita non sarebbero morti mai.





Piccola shot composta di getto per distrarmi da un'altra più impegnativa a cui sto lavorando.
Non sto a dirvi quanto mi abbia fatto male scriverla... fino ad ora ho sempre scritto di Teddy assieme ai suoi genitori, perché è così che preferisco ricordarlo. Ricordarli.

Ringrazio in anticipo chi si fermerà a leggere la mia storia, e chi vorrà lasciarmi una recensione.
ciao
Fri

   
 
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