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Autore: 9_LaDY_aSHe_4    05/10/2010    6 recensioni
Nami e Zoro vanno a scuola insieme. Tra i due prima c'è una specie di odio, poi diventano amici, infine amanti. Finchè poi qualcosa sembrerà arrivare a separarli.
One shot un po' lunga, tipo Slice of Life.
[...]-Roronoa Zoro- disse, con quel tono disinteressato di chi quelle cose le faceva da anni -Ho bisogno che tu vada in segreteria a prendermi i moduli per la richiesta delle ore dell'assemblea mensile.
Roronoa Zoro se ne stava seduto a braccia conserte e gambe accavallate, con la schiena al muro. Sbuffò silenziosamente, poi si alzò e fece per uscire dall'aula, ma la prof lo fermò.
-Vorrei evitare che il signorino Roronoa vada da solo- scherzò -Potrebbe perdersi. Nami, accompagnalo- e tornò a rileggere i compiti che le erano già stati consegnati.
Nami sussultò, contenta di poter passare qualche minuto da sola con Zoro, dopo molto tempo. Si alzò e corse dietro al giovane, che ormai era già in corridoio. Lui non la degnava di uno sguardo, e lei si sentiva piccola e inutile. Arrivarono fino alla rampa delle scale, quando Nami prese la parola.
-Cosa ci è successo?- chiese, mentre sentiva la malinconia farsi largo dentro lei.
-Niente- rispose Zoro, freddo -Non ci è successo proprio niente.
-Ah sì? A me sembra il contrario!- la rossa rise, cercando di sdrammatizzare.
Il ragazzo dai capelli color verde acqua non rispose e continuò per la sua strada. Nami si sentì ignorata e questo la fece imbestialire. Gli corse dietro scendendo le scale e fu un attimo.[...]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve O_O Ok, odiatemi pure. Questa la volevo scrivere. Ci ho messo diversi giorni, per questo non ho aggiornato le altre fic. Vi do il permesso di prendermi a pomodorate XD esiste la parola? No. Vabbè.

Nami/Zoro. Life at school. Tante piccole situazioni. Un amore che nasce, poi sembra spezzarsi, invece si rafforza. PErchè a volte l'amore va oltre le parole.

Scusate, forse è un po' lunga.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

kiss kiss

martola

ps: se vi sembra incompleta, è fatta apposta. non si può mai dire quando un amore inizia o finisce.

 

 

Primo giorno di scuola, primo anno di liceo, prima ora di lezione.

La professoressa di storia aveva varcato la soglia dell'aula e si era trovata davanti una classe semplicemente diligente. Ma si sa: gli studenti fanno così solo perchè hanno paura, all'inizio, ma, quando prendono confidenza, gli insegnanti sono finiti.

La donna prese posto alla cattedra e cominciò con le solite tiritere: presentazione, spiegazione di ciò che sarebbe stato fatto durante l'anno scolastico e, come coordinatrice di classe, introdusse anche il regolamento della scuola. Terminato il monologo, ascoltato attentamente dai giovani studenti, la professoressa disse le parole fatali, quelle che mandano in tilt ogni ragazzo.

-Adesso, uno per uno, vi presentate alla classe e ci fate sapere i vostri interessi e le vostre ambizioni. E' molto importante cercare di avere un buon rapporto tra di voi compagni di classe. Avanti, cominciamo da... Te- indicò un giovane dall'aria trasandata. Lui ghignò, si alzò in piedi di scatto e rispose, agitando i folti capelli neri. -Io mi chiamo Rufy! E sono qui perchè... Beh, perchè mi ci ha spedito mia madre! Però io da grande voglio fare il pugile professionista!!!

Il silenzio degli studenti impauriti si fece più fitto, per poi dare spazio a qualche risatina.

La professoressa era allibita. -Ehm... Sì, ok... Spero che ti godrai la permanenza qui- si passò una mano sulla fronte: già sapeva che quel ragazzo avrebbe dato dei problemi -Andiamo avanti; tu, vicino a Rufy.

Un ragazzo alto, biondo e con delle strane sopracciglia, si tirò su dalla sedia e parlò in modo sensuale. -Salve, ragazze. Beh, e ragazzi... Io sono Sanji. Mi trovo qui perchè questa scuola ha una fama incredibile per quanto riguarda le belle ragazze. Mi piacerebbe diventare un grande chef per poter deliziare il palato di tante dolci fanciulle come lei, professoressa...

Alcuni ragazzi della classe soffocarono le risate, altri invece non riuscirono a trattenersi. La professoressa si portò di nuovo la mano alla fronte e passò al prossimo, anzi, alla prossima.

-Il mio nome è Robin- disse una ragazza dai lunghi capelli neri e dagli occhi azzurri, sorridente -La storia mi appassiona e vorrei diventare un'archeologa.

Mentre si sentivano commentini del tipo 'che lecchina' o 'che secchiona', all'insegnante brillavano gli occhi. -Spero proprio di poterti insegnare tutto quello che so. Andiamo avanti in ordine...

-Io sono Franky- disse un ragazzo muscoloso e dai capelli azzurri -A me piacerebbe molto diventare architetto.

-Va bene, Franky- disse la professoressa -Però, solo una cosa. D'accordo che fa ancora caldo, ma il regolamento della scuola vieta entrare nell'edificio vestito... così- alludeva al suo abbigliamento da spiaggia e ai suoi occhiali da sole. Franky sbuffò e non disse più nulla.

-Yohoho! Il mio nome è Brook!- disse un ragazzo magrissimo con una folta capigliatura afro -A me piace molto la musica! Yohoho! E poi, sono un vero gentiluomo! … Signora professoressa, posso vederle le mutandine?

L'insegnante diventò violacea, e Rufy scoppiò a ridere. -Ahaha! Sei simpaticissimo! Io e te dovremmo diventare amici!

La donna, esasperata, continuò con gli altri membri della nuova classe, finchè non ne rimasero due.

-Il mio nome è Nami! Adoro la geografia, di conseguenza mi piacerebbe viaggiare per il mondo!

Dette queste parole, la ragazza dai capelli arancioni si risedette e aspettò che l'ultimo nuovo compagno di classe prendesse la parola. Era un ragazzo seduto a fianco a lei. L'aveva guardato per tutta la lezione: era tremendamente carino.

-Io sono Zoro- disse, serio -Pratico il Kendo. Mi alleno ogni giorno per diventare il più forte in questa disciplina.

Discorso semplice e diretto. Il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli color verde acqua, tornò a sedersi con sguardo serio, ma beato. Nami era rimasta completamente affascinata da lui. Ma, allo stesso tempo, quell'atteggiamento distaccato nei confronti della classe l'aveva fatta innervosire.

 

Pochi mesi dopo si tenne l'elezione dei rappresentanti di classe.

-Avanti, ragazzi!- diceva Sanji, cercando di convincere qualcuno a candidarsi -Ce ne servono due, un ragazzo e una ragazza.

Il brusio divertito della classe si spense all'improvviso. Sanji era esasperato. -E' da mezz'ora che siamo sullo stesso punto! Se non c'è qualcuno che si candida, noi non possiamo votare!

Robin si avvicinò a lui -Robin, perchè non ti candidi tu?- chiese, speranzoso.

Lei sorrise, gentile -Mi dispiace, ma sono già presidentessa del consiglio studentesco.

Allora lui camminò in mezzo ai banchi, fermandosi davanti a Nami. -Almeno tu, tesoro, candidati!

Nami alzò gli occhi dal libro di giapponese e incrociò quelli del biondo -Beh, se proprio non si candida nessun altro...

-Evviva!! Gente, Nami si è candidata! Adesso ci manca solo...- lo sguardo di Sanji cadde sul ragazzo mezz'addormentato vicino alla rossa. Tutti in classe si lanciarono un'occhiata complice.

Quando Zoro riaprì gli occhi si ritrovò osservato in modo famelico da una ventina di persone. -Che...Che c'è?- chiese.

-Zoro- disse Sanji, cercando di essere convincente -Candidati alla rappresentanza di classe! Se no lo fai tu, lo faccio io! Tutto, pur di stare vicino a Nami!

Uno dei compagni di classe si avvicinò a Sanji. -Meglio di no, non faresti bene il tuo lavoro. Ma Zoro... Insomma, può essere molto convincente. La nostra classe potrebbe ottenere molto se fosse lui a rappresentarci.

-Grazie per la fiducia- disse Nami, innervosita. Anche lei sapeva essere convincente!

-Scusa, Nami, ma è così. Con voi due rappresentanti tutto andrebbe meglio.

-Cosa ne pensi, Zoro?- chiese la rossa appoggiandosi al banco del giovane.

-Assolutamente no!- rispose lui, guardando altrove.

-Ma perchè?- frignò il compagno.

-Non ho tempo da perdere con queste cose inutili...

Mente gli uomini discutevano, Nami osservava il ragazzo dai capelli verde acqua e ragionava su che cosa potesse stuzzicarlo in maniera tale da convincerlo a candidarsi.

Nemmeno lei sapeva perchè le importava così tanto di fare la rappresentanza di classe insieme a Zoro, fatto sta che trovò il modo. -Ah, Sanji. Lascia stare, non ne sarebbe capace. E' troppo impegnato con il Kendo- disse, simulando indifferenza.

-Non ne sarei capace?- chiese lui, sorpreso e adirato. Beccato.

-Ovviamente no. Ci vuole una certa intelligenza per fare certe cose. E poi, soprattutto, è una cosa per cui dovremo spesso gironzolare per la scuola. Senza perderci. E ormai abbiamo tutti constatato che il tuo senso dell'orientamento fa schifo.

Calò un silenzio tombale. Zoro e Nami si guardarono negli occhi per circa dieci secondi. Poi lui accettò la sfida. -Sottospecie di cuoco, metti pure il mio nome alla lista dei candidati. Dimostrerò a questa donna che si sbaglia.

E Nami vinse quella piccola sfida contro Zoro.

 

Passarono altri mesi dall'elezione dei rappresentanti di classe. Tra Nami e Zoro era una sfida continua: chi si alzava per primo dal banco per correre alla cattedra e prendere dei moduli della professoressa, chi arrivava prima in segreteria per chiedere le ore di assemblea e cose del genere.

Ma, ben presto, la rivalità tra i due diventò qualcosa di importante e vitale. Piano piano, tra un capriccio e l'altro, entrambi scoprivano qualcosa sull'altro. Anche i lati più nascosti dei due ragazzi vennero presto a galla, tra riunioni dei rappresentanti di classe e del consiglio studentesco, tra quegli intervalli e quei pomeriggi passati tra le scartoffie a pensare a come risolvere i problemi interni alla classe.

-L'armadio è pericolante- diceva Nami, riguardo al grosso scaffale grigio in fondo all'aula -Dobbiamo farlo cambiare, o, almeno, fare in modo che venga aggiustato. Una delle ante potrebbe cadere da un momento all'altro.

Zoro si alzò e andò a verificare. -Già, in effetti... E questo cos'è?- tirò fuori dall'armadio un pupazzo sorridente -E' un cervo...

Nami si avvicinò e osservò il peluche, poi avvicinò le mani con premura. -Ma no, è...- le dita di lui e di lei si sfiorarono, provocando un piacevole sussulto in entrambi -... Una renna...

La ragazza guardò Zoro negli occhi per qualche secondo, ricambiata per la stessa durata di tempo da lui. Poi lei posò lo sguardo altrove con imbarazzo, mentre lui faceva lo stesso lasciandosi schiarendosi la voce. -Forte. Devono averlo dimenticato qui quelli dell'anno scorso.

-Già- rispose lei -Potremmo tenerlo come porta fortuna, o come mascotte...

-Come si chiama?- chiese Zoro, rigirandosi quella renna tra le mani, per osservarla da ogni angolazione.

-Non lo so... Ah aspetta, guarda quell'etichetta...- indicò un fogliettino bianco attaccato al pelo del pupazzo -C'è scritto 'Chopper'.

-Chopper- ghignò lui, mentre lo appoggiava sopra l'armadio -Benvenuto nella classe dei dannati.

Nami rise di gusto, mentre tornava al suo posto.

 

-Ecco i vostri compiti in classe di Chimica- aveva detto la prof, passando tra i banchi -Come al solito, ci sono alti e bassi...

Nami aveva ricevuto il suo e aveva sorriso, soddisfatta per il suo 9 e mezzo. Si era girata per esultare, ma si era trovata davanti un Zoro concentrato e incavolato nero.

-5 e mezzo- aveva detto, incredulo -5 e mezzo!- ripeteva.

Fu così che Nami, dispiaciuta per il brutto voto del ragazzo, aveva inventato uno stratagemma per riuscire ad aiutarlo. Quel pomeriggio si era presentata a casa di lui, dicendo che i suoi genitori erano via e che il fatto di studiare da sola l'inquietava, e che avesse così deciso di andare a casa di Zoro per studiare in compagnia. Ovviamente lui aveva accolto la sua visita improvvisa con disappunto, ma la ragazza l'aveva raggirato ed era riuscita a convincerlo.

Lui si era seduto sul divano e lei aveva fatto lo stesso. Zoro guardava la televisione a tutto volume, mentre la ragazza cercava di trovare il modo per coinvolgerlo nello studio.

-Lo sapevi che un atomo per esistere deve essere elettricamente neutro? Quindi deve avere lo stesso numero di protoni ed elettroni!- si finse meravigliata.

Lui la guardò come se parlasse arabo. Non la degnò nemmeno di una risposta e tornò alla TV.

Nami continuò ancora per varie volte, finchè riuscì a coinvolgerlo in un piccolo discorso.

-Davvero?- chiese lui alla sua ennesima affermazione.

-Sì!- la ragazza già cantava vittoria.

-Ah- e aveva ricominciato a guardare la televisione.

Lei si era praticamente arresa e si era messa a studiare per conto suo, finchè Zoro non aveva ripreso l'argomento. -Ma non ha senso...

-Cosa? I cartoni animati? Beh quelli non hanno mai senso...

-Non quello, ragazzina- aveva detto lui, secco -Parlo della roba che hai detto poco fa.

A Nami brillarono gli occhi. Ci era riuscita.

Passarono così alcune ore, mentre lei tentava di spiegare ogni concetto già affrontato del programma di chimica dell'anno. Riusciva a unirli insieme così velocemente che Zoro nemmeno si accorgeva di passare da un argomento all'altro. Andarono avanti così finchè lui non si stufò.

-Se vuoi rimanere qui a studiare, fai pure- disse lui, con un mezzo sorriso -Ma io me ne tiro fuori.

-Ok- Nami tornò tranquilla e si rimise sul quaderno. Dopo diversi minuti, sentì la testa del ragazzo appoggiarsi alla sua e ebbe un brivido di puro piacere.

Si era addormentato.

La ragazza si lasciò sfuggire una risatina, prima di tornare al lavoro.

 

Quello non fu l'unico pomeriggio di studio in cui Zoro e Nami si ritrovarono coinvolti. Anzi, fu il primo di molti.

I mesi passarono velocemente. I due più trascorrevano il tempo insieme, più scoprivano che tra loro non c'era più quel bisogno di competizione che li aveva portati a tante strane situazioni. Si era creato un sentimento di amicizia profonda che non aveva bisogno di parole, ma di fatti.

Ben presto, anche l'amicizia mutò per diventare qualcosa di più bello e pericoloso: amore.

Fu così che, a settembre, prima che iniziasse la scuola, i due si erano ritrovati a casa di Zoro, più precisamente all'ombra della quercia nel suo giardino. Era tardo pomeriggio e l'ambiente era illuminato da una tenue luce arancione.

Entrambi erano seri, entrambi volevano sperimentare qualcosa di nuovo. Ma lei non ne aveva il coraggio. Allora lui, senza preavviso, si avvicinò alla ragazza, prendendole il viso tra le mani e poggiando le labbra sulle sue.

Come tutti i ragazzi al loro primo bacio, erano inesperti e imbarazzati, sì. Ma la sensazione che quel contatto proibito tra le loro labbra lasciava una sensazione meravigliosa, impossibile da descrivere.

Quando si lasciarono, pochi secondi dopo, lei era diventata paonazza. Era da un po' che pensava a quel possibile andamento della loro storia. Peccato che ormai l'estate fosse quasi finita e che avrebbero quindi avuto poco tempo per sfruttare al meglio questa nuova situazione.

Almeno, così credeva.

 

A scuola ormai tutti sapevano della tacita relazione che si era creata tra Nami e Zoro, quindi spesso i due erano lasciati in pace dai loro compagni. O almeno da quasi tutti.

Sanji era molto geloso e non smise mai di dire che Nami poteva essere più felice insieme a lui.

Rufy era sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Brook faceva battute di pessimo gusto nei momenti meno opportuni.

Ma a loro due non importava molto: dentro le mura della scuola, tra loro non c'era nulla.

 

La sera di Halloween, mentre gran parte dei loro amici trascorrevano la serata insieme andando a fare gli scemi in giro per le vie della città, Zoro e Nami avevano deciso di rimanere a casa di lei a guardare un vecchio film horror.

Era un venerdì sera e entrambi erano stanchi per la settimana scolastica appena passata, ma pensavano di poter riuscire a guardare un film.

Invece no.

Passò circa mezz'ora, quando lo sguardo stanco dei due si spense per lasciare spazio a una beata soddisfazione. Mentre il killer del film mieteva le sue vittime tra urli e schizzi di sangue, Nami e Zoro se ne stavano sul divano avvolti in una coperta di plaid, lei tra le braccia di lui e lui con il viso affondato nei morbidi capelli rossi di lei.

 

24 dicembre, Vigilia di Natale.

-Sei sicura che vada bene?

-Sì, fidati!

Una scena da ricordare, si diceva Nami. Lei in biancheria intima natalizia rigorosamente rossa e con delle orecchie da coniglio nere attaccate al cerchietto, a cavalcioni su di lui, a petto nudo e con dei boxer neri, sul letto nella camera del ragazzo.

-Io sono dell'idea che non funzionerà- diceva lui, poco convinto, rigirandosi tra le mani un pezzo di plastica circolare.

-Certo che se continui a pasticciarlo! Fidati, Zoro, funziona. Almeno al 90 per cento dei casi!

-Il 90 per cento è troppo poco. Non voglio guai, né per me né per te! Ma non puoi prendere la pillola come tutte le ragazze normali?!

Nami si piegò su Zoro e gli diede un bacio davvero poco casto. -Come posso convincerti?...

Furono interrotti dall'aprirsi della porta della camera.

Sua madre. La madre di Zoro.

-Merda- si lasciò sfuggire lui, davanti all'espressione inorridita della donna.

Nami arrossì di vergogna. -M-mi scusi!- si coprì con la prima cosa che trovò nei paraggi, un cuscino.

 

Ancora più avanti, oltre questa scena a volte troppo comune nella vita di ogni ragazza, i due continuarono la loro relazione.

Tra alti e bassi, come tutti.

Ma... Qualcosa non andava.

Lui era diventato un po' distaccato. Non rispondeva quasi mai ai messaggi di lei, non voleva più uscirci insieme, a volte non veniva nemmeno a scuola...

E Nami ci stava male.

Molto male.

 

La professoressa stava squadrando tutti gli alunni presenti in classe. Alcuni avevano già finito il loro tema e si guardavano beatamente intorno, altri, invece, stavano ancora finendo il loro lavoro. Cercava una cavia, qualcuno da poter usare per i suoi malefici scopi. E la trovò.

-Roronoa Zoro- disse, con quel tono disinteressato di chi quelle cose le faceva da anni -Ho bisogno che tu vada in segreteria a prendermi i moduli per la richiesta delle ore dell'assemblea mensile.

Roronoa Zoro se ne stava seduto a braccia conserte e gambe accavallate, con la schiena al muro. Sbuffò silenziosamente, poi si alzò e fece per uscire dall'aula, ma la prof lo fermò.

-Vorrei evitare che il signorino Roronoa vada da solo- scherzò -Potrebbe perdersi. Nami, accompagnalo- e tornò a rileggere i compiti che le erano già stati consegnati.

Nami sussultò, contenta di poter passare qualche minuto da sola con Zoro, dopo molto tempo. Si alzò e corse dietro al giovane, che ormai era già in corridoio. Lui non la degnava di uno sguardo, e lei si sentiva piccola e inutile. Arrivarono fino alla rampa delle scale, quando Nami prese la parola.

-Cosa ci è successo?- chiese, mentre sentiva la malinconia farsi largo dentro lei.

-Niente- rispose Zoro, freddo -Non ci è successo proprio niente.

-Ah sì? A me sembra il contrario!- la rossa rise, cercando di sdrammatizzare.

Il ragazzo dai capelli color verde acqua non rispose e continuò per la sua strada. Nami si sentì ignorata e questo la fece imbestialire. Gli corse dietro scendendo le scale e fu un attimo.

Inciampò.

Volò per qualche metro.

Fino a finire dritta tra le braccia di Zoro, che si era accorto del fatto che stesse cadendo.

Allora lei ricordò.

Ricordò quel tiepido pomeriggio settembrino, prima che iniziasse la scuola, in cui si erano scambiati il primo bacio, all'ombra della quercia nel cortile di casa di lui.

Ricordò una sera d'ottobre, quando, a casa di lei, erano stati abbracciati sul divano, avvolti in una morbida coperta rosa, guardando un film horror.

Ricordò quando ci avevano provato per la prima volta, ma furono scoperti dalla madre di lui. E da allora non c'era ancora stato un secondo tentativo.

Poi, piano piano, l'improvviso allontanamento del giovane aveva lasciato Nami nei dubbi e nella tristezza totale. Nessuna spiegazione, nessun fatto concreto, nessuna colpa da parte di entrambi.

Tra loro due calò il silenzio. Quel silenzio tra due amanti che non erano più, tra due fidanzati che si erano appena lasciati, tra marito e moglie dopo il divorzio...

Eppure non era successo nulla. Nulla.

Almeno, questo era quello che pensava Nami. Eppure la nostalgia per quel rapporto così denso di passione, ma povero di parole, le rimaneva come un peso sullo stomaco.

Ritornò alla realtà, scoprendosi ad inebriarsi del profumo di Zoro e ad affondare il viso nel suo petto che sapeva essere muscoloso, ma in quel momento era coperto da una felpa. La rossa sentì una lacrima rigarle il viso mentre riviveva l'amore per lui e si sentiva davvero stupida.

-Scusami- disse, cercando di allontanarsi da lui, ma si sentì bloccare dalle forti braccia muscolose del compagno.

-Non posso più stare con te- disse, freddo.

Parole che lacerarono il cuore di Nami.

-Perchè- chiese, con voce atona.

-Presto... Presto partirò. Devo intensificare il mio allenamento per il Kendo, se... Se voglio partecipare ai prossimi Mondiali...

Il Kendo. Certo.

-E' per questo che mi ignori?

-Non voglio farti soffrire.

-Non ti rendi conto che stai facendo il contrario?

-Se mi odiassi, per te sarebbe più facile dimenticarmi.

Nami era ancora tenuta ferma dalle braccia di Zoro. Passarono alcuni secondi, mentre lei rifletteva su ciò che voleva dire.

-Ti aspetterei- disse, guardandolo dritto negli occhi.

-Non voglio che tu stia ad aspettare qualcuno che potrebbe non tornare.

-Allora mettiamola così- disse lei, rimettendo su la sua aria di sfida -Tu parti. Io ti terrò d'occhio. Ti guarderò in televisione. Se vinci, torni a casa da vincente e tornerò ad amarti come prima. Se perdi, torni a casa da perdente e... Tornerò ad amarti come prima. Te l'ho detto- disse, leggendo l'incredulità negli occhi di lui -Ti aspetterò.

Zoro fissò Nami negli occhi in silenzio. Capiva che era sincera.

La prese per mano e la trascinò nell'aula di informatica, fortunatamente deserta, poi nello sgabuzzino e chiuse la porta. -Ne sei sicura?

-Non dico cavolate, io.

-Allora, va bene. Accetto le tue condizioni. E sappi che tornerò da vincente- ghignò. Poi la spinse contro il muro. -Però prima voglio riparare a una cosa.

Nami capì subito cosa e gemette al solo pensiero mentre lui cominciava a lasciarle diversi baci sul collo. Fu allora che il bidello entrò nello sgabuzzino.

 

Due anni dopo, una Nami più adulta guardava la televisione con occhi sognanti.

-Roronoa Zoro ha conquistato l'oro più che meritatamente! Questa è una giovane promessa del Kendo!- diceva il telecronista.

Subito l'inquadratura si spostò sul viso sorridente di Zoro, che salutava la folla con piccoli cenni del capo. Poi posò lo sguardo sulla telecamera e pronunciò una frase labiale. 'Chopper porta davvero fortuna. Ti amo'.

La ragazza avvampò capendo che la seconda parte della frase era riferita a lei. E ricordò quel dolce pupazzo che era stato alla base del loro amore.

Sì, lo stava aspettando. E quando sarebbe arrivato a casa forse lei avrebbe trovato la maniera di ricompensarlo. Dopotutto non c'è due senza tre.

Sorrise mentre spegneva le televisione e prendeva il libro di Chimica per studiare. Sì, tutto rimandava a lui.

Nami sospirò, al solo pensiero che Zoro fosse riuscito a far avverare il proprio sogno. Lei sperava di poter fare altrettanto, coronando la loro storia d'amore.

   
 
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