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Autore: Rima_    05/10/2010    4 recensioni
Breve Shot introspettiva su Severus Piton. Il caro Severus a Grimmauld Place legge la lettera di Lily indirizzata a Sirius, e comincia a ripensare al suo unico vero amore.
"Lily rideva. Rideva con suo figlio e suo marito. Rideva di gusto, come era solita fare. Dio, aveva amato, amava ancora la sua risata. Fin dal primo momento in cui, timido bambino nascosto da un cespuglio, l’aveva sentita. E quel sorriso, oh Dio, quel sorriso che riusciva a scioglierlo."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Allora, allora allora... Seconda fic che pubblico su Harry Potter, ancora una volta introspettiva e ancora una volta su uno dei miei personaggi preferiti: Severus Snape. 
Non so se vi ricordate ma in DH, nel capitolo "The Prince's Tale" Potty vede nei ricordi di Snape, il caro Snape a Grimmauld Place che legge la lettera di Lily indirizzata a Sirius.... Ecco il momento è precisamente quello. Ho provato a pensare cose avrebbe potuto provare il caro Sev ed è venuta fuori questa cosa qui. adesso la smetto di parlare e lascio che siate voi a decidere u.u

Quindi buona lettura... ci vediamo in fondo per alcune piccole precisazioni che devo assolutamente fare u.u

Ovviamente i personaggi non sono miei ma della Rowling, niente è stato scritto a scopo di lucro, eccetera.

 

 

 

 

"Her smile"

 




“When I see you smile 
Tears run down my face”

(Your Guardian Angel – The red jmpsuit apparatus)

 

 

Severus Snape si trovava al numero dodici di Grimmauld Place in quella che era stata la stanza di Sirius Black, accasciato sulla vecchia moquette consunta e sbiadita in cui ormai si distinguevano a malapena i colori verde e argento brillanti di un tempo.

Aveva frugato l’intera stanza, l’intera casa, per ordine del Signore Oscuro, ma non aveva trovato niente che potesse riportare come prova di qualche piano dell’Ordine. Nulla di nulla.

A parte una lettera. Sarebbe stata di sicuro considerata inutile da Voldemort ma per lui era quasi un tesoro, in poche righe racchiudeva un’inestimabile valore. Era di Lily, indirizzata a Black, scritta quasi sedici anni prima*: anche senza la sua inconfondibile firma sull’ultimo foglio di pergamena avrebbe riconosciuto la sua scrittura tra mille. Non riusciva quasi a credere all’esistenza di quella lettera.

La lesse velocemente cercando di trattenere la lacrime**, prima di dedicare la sua attenzione ad un’altra cosa, allegata alla lettera c’era una foto della famiglia Potter: Lily, quell’idiota di Potter, e loro figlio che volava su un mini-scopa giocattolo.

Lily rideva. Rideva con suo figlio e suo marito. Rideva di gusto, come era solita fare.

Dio, aveva amato, amava ancora la sua risata. Fin dal primo momento in cui, timido bambino nascosto da un cespuglio, l’aveva sentita.  E quel sorriso, oh Dio, quel sorriso che riusciva a scioglierlo.

Fissò ancora la foto, gli occhi scuri appannati dalle lacrime, che sentiva scendere lungo le guance e lungo il naso, non riusciva e non voleva fermarle. Era la prima volta che piangeva di nuovo per lei, la prima da quel 31 ottobre di sedici anni fa; era la prima volta che si lasciava andare ai ricordi, era la prima volta che dopo tanto tempo rivedeva il suo sorriso.

Non riusciva a dimenticarla.

Perfino dopo tutto quel tempo trascorso non aveva smesso di amarla. Continuava ad esserne innamorato come la prima volta che l’aveva vista, da bambini, nascosto dietro una siepe, mentre lei giocava con quell’odiosa sorella, come la prima volta che le aveva finalmente rivolto la parola, per tranquillizzarla sul suo essere una strega, e lei in risposta gli aveva rivolto quel suo meraviglioso sorriso, che era immortalato per sempre in quella fotografia.

Erano quasi diciotto anni che non sentiva più la risata cristallina del suo primo amore, del suo unico amore, ma la ricordava come se l’avesse sentita soltanto un’ora prima.

Era quel genere di risata che riempiva il cuore e che lo scaldava. Ma lui ormai non aveva più un cuore. Lily era il suo cuore: la sua parte migliore se ne era andata con lei.***

E pensare di non poterla più sentire in altro modo che nei suoi ricordi… sapere di essere stato lui la causa per cui non l’avrebbe più sentita…

Aveva giurato a sé stesso di proteggerla, di non permettere che le si facesse del male, di rimanere sempre al suo fianco, e anche quando lei non l’avesse più voluto vedere, aveva giurato di continuare a vegliare su di lei quasi come un angelo custode.

Ma aveva fallito. Aveva miseramente fallito.

L’aveva abbandonata per seguire un folle, un pazzo che non si era fatto scrupoli nell’ucciderla solo perché voleva difendere suo figlio.

E l’aveva consegnata lui a quel folle.

A che era servito andare da Dumbledore a chiedere che proteggesse la sua Lily se poi Voldemort li aveva trovati lo stesso?

A che era servito mettere il loro destino nelle mani di un misero omuncolo viscido e assetato di potere come Pettigrew, che non aveva esitato a consegnarli a Voldemort?

A cosa serviva dover continuare a fingere di non volere uccidere con le sue stesse mani il traditore che aveva permesso tutto quello?

Gliel’avrebbe fatta pagare un giorno.

Sarebbe riuscito a vendicare la morte delle sua amata.

Avrebbe provato ad alleggerire il peso che gravava sul suo cuore da quando aveva saputo che la Profezia si riferiva ai Potter, pur sapendo che la consapevolezza di essere stato lui stesso il primo a vendere i Potter, l’avrebbe schiacciato come un macigno per sempre, pur sapendo che se non poteva più udire la risata di Lily era soprattutto colpa sua.

Non l’aveva uccisa con le sue mani ma l’aveva venduta ad un pazzo assassino.

Non sarebbe mai riuscito a redimere la sua anima.

Aveva giurato di proteggerla e invece aveva fallito.

Tutto ciò che di tangibile gli restava di lei erano qualche riga, nemmeno indirizzata a lui, e una foto che immortalava la sua risata. La sua adorabile, meravigliosa, dolcissima risata. Che continuava a scuoterlo come la prima volta. Anche se non poteva più sentirla, poteva ricordarla.

La sua risata sarebbe stata la sua croce. Era stata la sua croce per più di 16 anni e avrebbe continuato ad esserlo fino alla sua morte. Avrebbe espiato in qualche maniera il suo peccato.

E l’avrebbe fatto salvando il figlio della donna che aveva amato, e che dopo tutto quel tempo continuava ad amare. Non avrebbe permesso che diventasse solo carne da macello per poter sconfiggere Voldemort.

L’avrebbe fatto per quegli occhi verdi che aveva detestato durante quei 6 anni in cui era stato suo insegnante perché gli ricordavano troppo quelli di Lily. L’avrebbe fatto per quella amatissima risata che continuava a riecheggiare nella sua mente ogni volta che pensava a lei.

Si asciugò le lacrime con un gesto veloce, prese con sé quella parte della lettere che conteneva la firma di Lily, e il suo amore, e la ripose nel mantello.

Quindi strappò in due la foto che stava ancora stringendo e prese la parte in cui Lily stava ridendo, gettando per terra quella che mostrava James e Harry sul pavimento.

Ripose la foto assieme alla lettera, al sicuro in una tasca interna.

Avrebbe portato sempre con sé un segno tangibile della risata di Lily, e l’avrebbe sentita come se lei fosse stata ancora viva, accanto a lui, ancora bambina, ancora a ridere per la loro magia, ancora a ridere soltanto per lui.

Raccolse un’ultima lacrima solitaria con un  gesto della mano prima di lasciare Grimmauld Place e smaterializzarsi a casa.

 

 

 

 

Piccolo Angolino Buio dell'autrice:

Allora veniamo alle precisazioni:

* ho fatto più o meno i conti e considerando che quando Lily e James sono morti Harry aveva circa un'anno mentre in DH, ne ha 17... ho dedotto che dovessero essere passati circa 16 anni dall'invio di quella lettera.

** so che un Piton che piange può sembrare un po' OOC, ma mi sono riletta giusto ieri sera il capitolo "The Prince's Tale" (scusate ma ho il 7 libro in inglese quindi non so come si chiami il capitolo in italiano) e la Row scrive espressamente "And next, Snape was knelling in Sirius's old bedroom. Tears were dripping fron the end of his hooked nose [...]" eccetera. quindi l'ho fatto piangere.

*** questa frase so che potrebbe sembrare essere ripresa da "The Day When You Died" di Elyl, in effetti in un certo senso è così; la sua frase "Il giorno in cui sei morta, morii anche io: il mio cuore morì, quella parte che ti aveva sempre amata" mi aveva decisamente colpito, quindi ho deciso di modificare ma di inserire qualcosa con lo stesso significato.
altra precisazione: ho scelto di usare i nomi inglesi perché sto rileggendo Deathly Hallows in inglese, e sono abituata così XD

Passando ad altro.... Ho scritto questa shot ascoltando la canzone "Your guardian Angel" dei The Red Jumpsuit Apparatus, da cui, tra l'altro, sono tratti i versi scritti in corsivo all'inizio della storia. tuttavia se conoscete la canzone (e se non la conoscete vi consiglio di andavela a sentire che è bellissima u.u) vi renderete conto che non c'entra molto XD in effetti l'idea iniziale era un po' diversa, doveva essere quasi una song-fic ma al momento della stesura ho cambiato idea u.u 

Poi... lo so che è un po' corta ma mi sembrava che aggiungendo troppe cose perdesse un po' di significato e magari anche di intensità.... anche se non sono del tutto convinta di essere riuscita a rendere perfettamente Severus... bah me lo direte voi u.u
E poi volevo dire un'altra cosa ma non mi ricordo... .-.  sarà colpa dei Gorgosprizzi.. ti entrano nel cervello e... va bene dai basta blaterare a caso. fatemi sapere se vi è piaciuta *w* perchè io ho amato scriverla, anche se sono convinta che "Dead Boy's Poem" mi sia uscita molto meglio u.u oh se non vi fa schifo potreste leggere anche quella XD
eqquindi basta u.u

Rima.

ah. no. mi stavo quasi dimenticando di ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito Dead Boy's Poem. grazie davvero. vi amoH tutti (amo con l'H che fa più fésciòn u.u) ok sto delirando sul serio XD mi defilo prima di dire altre vaccate e prima di dovermi punire chiudendomi le orecchie nel forno u.u

   
 
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