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Autore: JessL_    05/10/2010    11 recensioni
Per uno strano scherzo del destino – o forse di Sandra – Alex e Elise si incontrano in quello che per lui è una semplice uscita con gli amici.
Alex rimane affascinato dalla presenza di lei e non ne capisce il perché, d’altronde che cosa può mai fare un bel viso e un bel corpo a un dongiovanni? Di tutto e di più se si tratta di Elise – ragazza misteriosa e simpatica che riesce a far prendere, in tutti i sensi, il nostro protagonista sexy.
Ecco i pensieri del protagonista maschile di “Overwhelms me – Travolgimi”, il primo incontro tra i protagonisti, ma visto con gli occhi di lui... e non solo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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stra

Introduzione:

Sì, ce l’ho fatta, sono qui. Veramente avrei dovuto postare domani ma non ci sono tutto il giorno... quindi avendo il capitolo pronto già da qualche giorno, mi sono detta... postiamo!

             Lo scrivo qui e poi non lo dico più: ho notato che questa raccolta non piace un granché... ovviamente mi baso sulle recensioni, non posso fare altro... quindi... io ho pensato di continuare a postare... in teoria una volta a settimana, al massimo una volta ogni due, non c’è un giorno specifico, comunque non il weekend!.

Non smetto di scriverla solo perché so che ad alcune persone fa piacere che io la scriva... quindi diciamo che lo faccio per loro xD

 

Questo “capitolo” si basa sul capitolo 7 di Overwhelms me – Travolgimi... è piuttosto lungo ma di certo un motivo c’è ;)

 

Per chi me lo ha chiesto, questa “storia” prende solo qualche pezzo di quella originale, più che altro perché tutto ciò è tutto sotto i pensieri di Alex, quindi ci sono nuovi personaggi e nuove situazioni... quindi sì, ci sarà ovviamente la scazzottata con Fabrizio ;) ma più avanti! Buona lettura, spero di sentirvi!


 

      » E lo stupore nei tuoi occhi,

   mi fa sempre sorgere un sorriso.

 


 



Titolo raccolta:
Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Sincerità.
Rating: giallo.

Alex pov.
<< Se ti dico che mi sembri tanto un cane bastonato, ti offendi? >> Sorrido lievemente e alzo il viso verso mio zio. Possibile che non voglia far altro che spettegolare?
<< Sai zio, quello che noi – in teoria – staremmo facendo, si chiama lavorare. >>
<< Sei tu il dipendente, quindi tu lavori... io ti disturbo. >> Alzo gli occhi al cielo e torno ad avvitare un bullone.
<< Sei il capo, quindi dovresti volere il meglio dai tuoi dipendenti. >> Mi sento il suo sguardo addosso. Sta pensando e di certo io non ho intenzione di disturbarlo o distrarlo. Anche perché ho altro per la testa. Tipo le lacrime e le parole di Elise. Ieri sera è stato tutto molto strano. Intenso.
Non avevo mai lasciato i miei amici per raggiungere una ragazza, eppure ieri sera l’ho fatto. Sono corso da lei, l’ho fatta sfogare, le ho asciugato le lacrime e infine l’ho coccolata facendola anche ridere. Ieri sera mi sono sentito... protetto. È stato come se facendo da scudo a lei, lo facessi anche a me. D’altronde ieri ho tirato in ballo il discorso di mio padre e sinceramente è una cosa che non faccio mai. Non perché mi faccia stare male il fatto che i miei si siano separati, quella oramai, era una cosa che mi aspettavo, ma più che altro perché mio padre è riuscito a farmi perdere tutta la stima e l’orgoglio che provavo per lui. Ed è una cosa che forse non ho mai detto apertamente.
<< Ok, hai ragione, ma sono prima tuo zio e devi ammettere che ti faccio un po’ da papà, quindi... penso sia giusto che io sappia i progressi che stai facendo con quella ragazza. Perché tanto sono certo che non te la sei tolta dalla testa. >> Lo guardo divertito ma anche con il cuore gonfio di affetto. È vero, è come se fosse un padre per me. Di certo, ha fatto più lui dell’uomo che mi obbligo a chiamare padre.
<< Visto che sei come un padre... significa che mi lasci il pomeriggio libero per passarlo con la ragazza che non mi sono tolto – e che non ho intenzione di togliermi – dalla testa? >>
<< Questo è un ricatto! >>
<< No, questa era una risposta e una richiesta a quello che hai detto tu poco fa. >> Si gratta un po’ confuso la testa, continuo a guardarlo e poco dopo sbuffa alzando gli occhi al cielo.
<< Ma almeno te la da? No perché... se tiene le gambe chiuse, sei maledettamente fottuto. >> Ridacchio.
<< Non ti preoccupare. >> Non aggiungo altro.

<< Ehi, ehi ehi! Signorinello, dove staresti andando? >> Mi volto, stoppandomi contro voglia e guardo mia madre. Sospiro e indico la porta del bagno.
<< Alla toilette? >> Chiedo retoricamente. Mia madre alza gli occhi al cielo.
<< Che cosa ci fai a casa alle undici del mattino? >> Mi passo una mano tra i capelli.
<< Zio mi ha lasciato il giorno libero. >> Alza un sopracciglio.
<< E perché mai? È giovedì... >>
<< So anch’io che giorno è. >> Mi volto e faccio un passo verso il bagno ma sentendo il suono dei suoi tacchi venire verso di me, mi fermo nuovamente e torno a guardarla.
<< Alex. >> Ecco. Quando usa quel tono di voce, è pericolosa. Non vuole balle, e soprattutto vuole la risposta subito. A volte quando fa così, non ha nemmeno bisogno di fare una domanda che la risposta le viene comunque data.
<< Voglio vedermi con Elise oggi pomeriggio. Quindi... >>
<< Quindi non sei andato a lavoro? >>
<< Ma no! Ci sono andato, poi ho parlato con zio e... sono qui. >> Scuote il capo e stringe le labbra.
<< Voi due, insieme, non andate bene. >> Gira i tacchi e va in cucina lasciandomi andare finalmente in bagno. Ma purtroppo quando esco, torna all’attacco.
<< Mangi a casa? >> Invece di risponderle, apro il frigo e bevo dalla bottiglia facendole incrociare le braccia al petto. Ecco un’altra tattica per avere risposte: fingere di essere paziente. La conosco troppo bene.
<< No. Pranzo con Fabio e Gigi. >> Non serve dirle che ancora non li ho sentiti ma che comunque pranzo con loro, vero? La guardo e sospira. Ha qualcosa da chiedermi ma non sa come fare. Ha i capelli legati e gli occhi verdi si notano ancora di più. Mia madre è proprio una bella donna.
<< Questa Elise... è una cosa seria? Adesso è qualche settimana che la conosci, non siete usciti tanto spesso ma comunque la nomini parecchio. >> Aggrotto la fronte. E lei come fa a sapere che la nomino spesso?
<< Mamma... perché stai indagando? >>
<< E perché tu non vuoi parlarmene? >> Apro la bocca per rispondere ma infine la richiudo. Le afferro la mano e la porto in sala per farla sedere sul divano, l’affianco e la guardo attentamente. Verità, nient’altro che verità. D’altronde è questo ciò che vuole.
<< Non è che non voglio parlartene, è che non è semplice. E poi... quando mai ti parlo delle ragazze con cui esco? >> Mi guarda un po’ abbattuta ma si riprende velocemente.
<< Ora hai diciannove anni, sei grande... hai la macchina, un lavoro, prendi questa casa come un albergo ma sei comunque presente. Penso che tu te ne dimentichi spesso, ma ti ho messo al mondo... >> O no! I sensi di colpa, no!
<< Ok mamma. Ponimi delle domande, e io vedo se risponderti senza tergiversare. >> Sorride soddisfatta e mi pizzica una guancia. La guardo male ma lei fa finta di non notarlo.
<< Ci sono altre oltre Elise? >> Sgrano gli occhi.
<< No. >>
<< E hai mai preso in considerazione che potrebbero essercene altre oltre a lei? >> Alzo un sopracciglio. Perché questo interrogatorio.
<< No, sinceramente non ho passato molto tempo a guardare le altre. >> Calco l’ultima parola e lei sorride lievemente.
<< Quanto tempo passerà prima che la porti a casa? >> Il respiro mi si mozza e i miei occhi si sgranano.
<< Mamma! >> Lei mi guarda stupita. Mi alzo e scuoto il capo.
<< Alex, che ho detto? >> La guardo con rimprovero.
<< Cos’è, stai già organizzando il matrimonio? >>
<< No, ancora no ma sinceramente ti consiglio di aspettare un po’ per quello, forse è meglio che vi conosciate un po’ meglio. >> Frastornato, scuoto il capo e vado in camera mia mentre la sua risata si propaga per la casa. So che per quanto riguarda il matrimonio stava scherzando però non posso non pensare che se mia madre è arrivata a chiedermi di portarla a casa, sono veramente preso... e pensare che sto facendo di tutto per non farlo notare!
Vestito di tutto punto e con il telefono alla mano dopo aver mandato il messaggio ai miei amici, torno in cucina e trovo mia madre ai fornelli. Mi guarda di sfuggita e non dice nulla. Alzo gli occhi al cielo. Vuole che sia io a parlare.
<< Elise... Elise è diversa, mamma. Ci tengo a lei ma non voglio andare troppo veloce. Non voglio rovinare tutto, anche perché lei mi fa stare bene e mi fa provare quel calore che non so spiegare. >> I suoi occhi verdi mi guardano teneramente e io mi sento in imbarazzo. Sono stato sincero... ma dire certe cose alla propria madre non è esattamente da... macho.
<< Vai e divertiti. >> Mi sorride dolcemente e io ricambio con il cuore più leggero. Mi ha dato la sua benedizione. Anche se sono più che sicuro che continuerà a sperare che io gliela presenti. Non ha mai conosciuto una ragazza con cui sono uscito... però non è detto che questa volta accada lo stesso. << Ah no, aspetta! >> Mi fermo e la guardo incuriosito. << Valeria ha fatto sapere il giorno del matrimonio. Magari potresti invitare Elise. >> Valeria, la mia cara, viziata e innamorata cugina. Mi strizza l'occhio ridacchiando e io la guardo male ma non le rispondo, non cedo alla sua provocazione.
<< Me ne vado. Non ho intenzione di continuare questo discorso! >> Non sono offeso, però sempre più imbarazzato sì. Lei ride e prende persino a battere le mani come fa qualche vostra quella squinternata di mia sorella.
<< Ti piace! Ti piace! Ti piace! >> Arrossendo e cercando di fare finta di niente. Esco da casa tirando un respiro di sollievo.

<< Sarei sgarbato se ti chiedessi perché stiamo pranzando insieme? Anzi, tutti e tre assieme? >>
<< Gi, penso che tu possa fare concorrenza a mio zio per quanto riguarda la curiosità. >> Addento il mio McChicken e osservo i miei due amici seduti accanto a me. Gigi mi guarda incuriosito mentre Fabio mangia con voracità.
<< Mi tocca dar ragione a Gigi. >> Dice infine Fabio mentre mastica.
<< Non ti lamentare, almeno non sei ancora a casa a dormire. Tu dovresti essere a scuola. >>
<< È vero, infatti ieri sera avevo deciso che invece di dormire sul banco, avrei dormito nel mio comodo lettino, ma tu sei arrivato e ti sei attaccato al campanello finché non sono venuto ad aprirti, quindi hai mandato a puttane la mia idea. >>
<< Beh almeno le tue idee si divertono poiché sono andate a puttane. >> Dice Gigi facendomi ridere. Fabio ci guarda male e scuote il capo combattuto.
<< Parlando di cose serie... dove sei scappato ieri sera? >>
<< Da Elise. >>
<< Mi devi cinque euro, Gi. >> Guardo i miei amici in modo allibito e loro sorridono e alzano anche le spalle. Scuoto il capo ma non dico nulla a riguardo. Diciamo che me lo sarei dovuto aspettare.
<< E stava bene? >> Mi chiede Gigi guardandomi seriamente.
<< Più o meno. È più incasinata di me, ma può farcela. Ne sono sicuro. >> Aggrotta la fronte ma non pone domande, invece Fabio sì.
<< In che senso è più incasinata di te? Da quello che so, i suoi genitori si amano alla follia e tutto il resto. >>
<< No, non sono i suoi genitori il problema. >> Involontariamente calco la parola “genitori” ma non sembrano accorgersene. << Comunque non mi va di parlarne. >> Annuiscono e io sorrido.
<< Che fate oggi pomeriggio? >> Aggrottano la fronte alla mia domanda.
<< Io dovrei vedermi con Sandra. >> Guardo Gigi aspettando la sua risposta.
<< Perché non avvisi prima? >> Aggrotto la fronte e lui sbuffa. << Devo vedermi con una ragazza. Che volevi fare? Sappi solo che non posso darle buca. >>
<< Volevo presentarti Elise... anche perché sapevo che Fabio avrebbe coinvolto Sandra. >>
<< Sono così prevedibile? >> Chiede Fabio, ma nessuno gli risponde.
<< Volevi presentarmela? Cazzo... non posso. E sappi che mi dispiace, perché non posso non conoscerla. Suvvia, stiamo parlando della ragazza che ti ha fritto anche l’ultimo neurone sano! >> Rido ma non ribatto. Non so se è perché non voglio dargli corda o perché abbia detto la verità.
<< Dai non fa niente, andremo noi quattro. >> Fabio annuisce alle mie parole e Gigi sbuffa.
<< Però non è giusto. >> Si lamenta Gigi facendoci sorridere.

<< Fatemi capire bene, la vostra idea è andare da Elise e uscire tutti e quattro, giusto? >>
<< Esattamente Sandrina. >> Dico con un sorriso angelico. Lei mi guarda stranita ma infine sospira.
<< Come stava quando l'hai riportata a casa, ieri sera? >> Siamo in macchina, lei è nei sedili posteriori e io sono alla guida.
<< Ma si può sapere che cos'è successo ieri sera? >> Chiede Fabio oramai fin troppo incuriosito.
<< Stava bene. Abbiamo parlato parecchio e si è calmata. >> Sandra annuisce e Fabio ci guarda aspettandosi una risposta, che però non gli forniamo.
<< Penso che ci metterò un po' a convincerla a venire? >> Dopo aver parcheggiato, mi volto verso la nostra cara amica e sorridendo. Fabio si volta e la guarda con un punto interrogativo in volto.
<< Scusate se continuo a pormi domande ma... è una segregata in casa? >>
<< No ma la cosa è comunque complicata. I suoi genitori potrebbero non volerla fare uscire. Li aiuta in casa e... e non è semplice da spiegare, Fa! >> Dico tornando a guardare Sandra.
<< Dille che siamo sotto. So per certo che riuscirà a trovare il modo per scendere. >> Lei annuisce e scende dall'auto.

<< Mi sei sembrata stupita, prima. >> Ovviamente mi riferivo a quando l’ho definita mia e che avrei lasciato guidare Fabio per stare con lei dietro. È vero, è una cosa che non ho mai fatto, ma così me la sentivo e così ho fatto. La vedo aggrottare la fronte in modo confuso e dentro di me sento un po’ di nervosismo; magari non ho fatto bene a tirare fuori il discorso ma sinceramente mi piace parlare con lei. Nel nostro “rapporto” è una cosa che apprezzo, il fatto che ci apriamo e parliamo sinceramente.
<< Quando? >>
<< Beh quando... quando ho detto quelle cose. >> Sorride intenerita, facendomi un po’ imbarazzare.
<< Ah. Non è che lo sembravo. Lo ero. >>
<< Sì, ma perché? >> Domanda giusta, vero? Le ho fatto capire che a lei ci tengo, quindi non dovrebbe essere... così sorpresa.
<< Sono parole importanti. Forse no. Forse sì. Lo sai come sono, mi piace farmi viaggi mentali. >> Ridacchio non riuscendo a impedirmelo. È la solita paranoica ma mi piace anche per questo.
<< Quello che ho detto, lo pensavo veramente. Mi piace stare con te, mi piaci tu e poi... mi mancavi. Volevo vederti. >> Mi azzittisco ma non schiodo gli occhi dai suoi. O ora, o mai più. << Non so come fartelo capire, so che è quasi un mese che ci conosciamo ma... ti sento vicina, ti voglio vicina e per quanto io... beh non è che non faccia fatica a dire quello che provo, so che però, per te, posso fare questo sforzo. >> Cavolo, ce l’ho fatta. Guardo di sfuggita Sandra e Fabio che mangiano il gelato ridendo e torno a guardare lei, la mia Elise. Una goccia del suo gelato le sporca la mano e lei sobbalzo ridestandosi dai suoi pensieri. Ridacchio e cerco di non sembrare agitato... non so nemmeno se mi aspetto una risposta. Che cosa dovrebbe dirmi dopo tutto ciò? Che cosa mi aspetto? Che mi salti addosso? Beh magari questo non in pubblico ma... ok, calma... la guardo e mi perdo a fare pensieri poco casti mentre ripulisce il suo cono.

<< L’unica cosa che temo, è che tu mi stia prendendo in giro. >> Un pugno nello stomaco. La guardo sorpresa e la mia voce esce forse fin troppo... dura.
<< Perché dovrei farlo? >> Finisco voracemente di mangiare il mio cono e lei – probabilmente per prendere tempo – va a buttare il suo, ma quando torna alla panchina, sospira e si mette seduta comodamente in modo da guardarmi e parlarmi seriamente.
<< Sei troppo perfetto. Mi sembra quasi assurdo che tu riesca sempre a capirmi. Che tu ci sia sempre. Non so che cosa siamo, non so nemmeno quello che voglio. Ho solo una certezza, se stai giocando con me, smettila. Piuttosto metti fine a tutto. Non ho voglia di stare male per un ragazzo, non ne ho la forza. So di essere incasinata ma penso che da parte tua sia giusto non farmi stare male. >> Perfetto è di certo un termine che non va per niente bene associato a me. Lei ha paura di soffrire se io dovessi... lasciarla (?) e sinceramente la capisco. Io sto andando spedito, evito di pensare e soprattutto sto cercando di farmi bastare quello che abbiamo. Però che cos’abbiamo? So di certo che presto o tardi vorrà una sottospecie di etichetta.
<< Non so se quello che hai detto lo pensi sul serio. Posso, però, dirti che alcune cose le sai solo tu. Nemmeno Fabio. Con te sono sempre stato sincero. Non ho mai giocato, forse – e sinceramente nemmeno ci credo – la prima sera, appena ti ho vista ho pensato che mi sarei potuto divertire, poi abbiamo iniziato a parlare e l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “continua a parlare, fallo per me”. Forse è patetico, ma è così. Mi piace parlare con te. Mi piace baciarti. Mi piace fare tutto con te. È vero, c’è da mettere in conto che siamo due persone con qualche problema, ma stiamo in piedi, continuiamo ad andare avanti. Questo non significa che io, a volte, ti dica “ti capisco” e che in realtà non lo penso. Mi spiace se invece lo pensi tu, Eli. >> Le parole scivolano dalla mia bocca senza che me ne renda conto e cosa ancora più pazzesca, sono sincero. Elise, dispiaciuta, mi si avvicina e infine mi sussurra una canzone (mezz’ora” degli Zero Assoluto) che conosco abbastanza bene nell’orecchio. Chiudo gli occhi e faccio entrare dentro di me le strofe che “canta”.

<< Prometto a me stesso la felicità senza limiti gustare tutto quello che dà come si fa ora so come si fa è un impegno che ti prende e vale quello che dà prometto di renderti felice come ti ho detto ora che ho capito tutto sarà perfetto. >> Emozionato, mi volto velocemente verso di lei e mi occupo delle sue labbra.
<< Lo so che è difficile fidarsi, però sono qui Eli. >> Annuisce e si stringe a me. Voglio la sua fiducia.

<< Andiamo? >> Mi chiede nuovamente sbuffando mia sorella. La guardo trucemente per poi far tornare la mia totale attenzione su Gigi, ma quest’ultimo ha smesso di parlare e mi sta guardando divertito.
<< Vuole andare, andate. Non puoi pretendere che voglia stare qui con noi. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Aveva solo da raggiungermi più tardi. >> Dico in modo che mi senta anche Melissa.
Sono nella piazzetta sotto casa con i miei amici e mia sorella è arrivata circa un quarto d’ora fa ricordandomi che le avevo promesso di portarla al cinema. Solo che non ne ho voglia.
<< Che film andate a vedere? >> Mi chiede Gigi. >>
<< Final Destinetion 4. >> Scoppia a ridere facendomi sorridere.
<< E vuoi andare a vederlo con tua sorella? Con quella cacasotto? >> Melissa, risentita, si avvicina guardandolo male.
<< Ehi! Non offendere! >> Gigi si scusa, fingendosi dispiaciuto e io infine sghignazza quando lei si volta.
<< Dai Alex, sono la tua unica e stupenda, simpatica, bellissima sorellina... non puoi non accontentarmi. >> Dice la vipera mentre mi si avvicina.
<< Molto modesta tua sorella. >> Sghignazza Francesco.
<< Ha preso da suo padre. >> Sibilo guardandola trucemente e lei ricambia altrettanto poiché ho calcato l’aggettivo possessivo “suo”.
<< Certo... ora andiamo? >> Sbuffando, saluto tutti e decido di accontentarla. Dopo poco che siamo in macchina – in religioso silenzio poiché fingiamo di essere offesi – lei decide di aprire bocca e la cosa – in un certo senso – mi tranquillizza.
<< Mamma mi ha detto che avete parlato oggi. >> Annuisco. Sapevo che tanto glielo avrebbe raccontato, a casa mia non ci sono segreti. << Pensi che ce la presenterai presto? >>
<< Perché volete conoscerla? Lei potrebbe non volere, d’altronde è da poco che ci conosciamo. >>
<< Sì è vero ma tu non vuoi conoscere i suoi? >> Io voglio conoscerli?
<< Vorrei che sapessero di me, non che mi conoscessero di persona. >> Si sofferma a pensare alle mie parole e il telefono suona. È lei. Elise.

<< Ok cavalier servente! A dopo. Ti voglio bene. >> Le mie mani tremano e mia sorella mi guarda con un sorriso dolcissimo. Ha parlato con Elise, tra poco la conoscerà e ora ha assistito al suo primo “ti voglio bene”. Mi ha detto “ti voglio bene”... posso saltare di gioia?
<< Ti voglio bene anch’io. Tanto. A dopo. >> Attacco immediatamente sentendomi troppo vulnerabile. Sento una stretta allo stomaco e mi rendo conto che le mie mani sono scivolose, sudate. Voglio vederla e stringerla a me, non voglio altro. Mi ha detto “ti voglio bene”.
<< Wow. Siete dolcissimi! >> La voce di mia sorella mi riporta al pianeta Terra e la guardo solo un secondo, notando forse la mia... confusione, aggrotta la fronte.
<< Sei stato sincero, vero? >>
<< Anche troppo. >> Ammetto in un sussurro.

   
 
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