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Autore: enyghte    05/10/2010    1 recensioni
Spock si risveglia su una spiaggia, è riuscito a sfuggire ad un naufragio. Incontra la dottoressa Adrien, infermiera dell'Enterprise. Entrambi dovranno tentare di cavarsela e capire esattamente cosa sia accaduto. Perchè, nonostante il resto dell'equipaggio sia andato perduto, Spock sente la presenza dei suoi amici terresti e c'è qualcosa di davvero strano in questo pianeta.
Genere: Drammatico, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Spock, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Salve Ragazzi... grazie per i commenti... le critiche sono davvero importanti per me. Gli errori di battitura sono dovuti al fatto che, purtroppo, ho una versione di Word in Inglese. Vedrò di stare più attenta... :-)
Ecco a Voi Jim e Bones... sono qui...

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Il tempo stava trascorrendo più lentamente di quanto avesse voluto. Gli ultimi attimi erano stati i peggiori. Quella colonia, l’aveva potuta guardare distendersi a vista d’occhio. La gente si muoveva quasi freneticamente. Era stata stracolma, strabordante di vita d’ogni forma.

Chiuso in quella vecchia e sporca capanna, aveva potuto osservare gli uomini accalcarsi oltre l’inferriata, che sigillava la finestra e la porta.

Jim Kirk era preoccupato, ansioso, come mai davvero era stato. Si chiedeva ora dove fossero i suoi compagni, dove fosse l’Enterprise. Quanto tempo aveva dormito?

Avrebbe voluto avere Spock con se per domandarglielo.

Da quando erano stati trascinati lì, MecCoy non era riuscito ad emergere dal sonno. Probabilmente, avrebbe avuto bisogno di cure mediche. Aveva tentato di farsi ascoltare, chiamando a gran voce i passanti. Nessuno di loro, però, aveva parso udire il suono delle proteste. Se fosse stato solo, sarebbe riuscito a scappare, ma non poteva abbandonare in quel modo i compagni. Così s’era seduto, puntati i polpastrelli sulla fronte, quasi a scavare. Il caldo torrido di quel luogo stava facendolo soffrire più di quanto si sarebbe atteso. Era quella tensione, quel sentimento di dolorosa impotenza annidato nello stomaco. S’era alzato, di scatto e portato nelle vicinanze di Bones, aveva tentato, ancora una volta, di svegliarlo.

Aveva raddrizzato il corpo bollente e sudaticcio del medico. Doveva avere la febbre molto alta. Se si fosse svegliato, gli avrebbe consigliato lui stesso la procedura per aiutarlo. Aveva assegnato dei leggeri buffetti al viso:

“Bones, Bones”

Il dottore stava muovendo le palpebre, ma i suoi occhi erano stati troppo pensanti perchè riuscisse a spalancarli.

Uno dei tenenti in uniforme rossa, destato dal vociare, s’era lentamente tirato su.

“Capitano!”

Kirk aveva alzato lo sguardo e aveva trovato il giovane piegato su se stesso. Una mano teneva a freno una profonda ferita all’altezza della bocca dello stomaco da cui fuorisciva una grande quantità di sangue.

“Stia seduto!” aveva ordinato.

In quella tensione non avrebbe gradito l’ingerenza d’un estraneo. L’altro aveva obbedito e rivolto gli occhi a cercare i restanti compagni.

Jim, intanto, s’era concesso un ulteriore tentativo, esasperato dal caldo e dal timore che l’amico non riuscisse a rinvenire. Aveva portato le mani a stringersi sulle spalle del dottore, che, percorso da scossoni più o meno lievi, aveva cominciato a destarsi:

“Jim...” aveva esclamato con un fil di voce. La fronte e la guancia avevano ferite lunghe, ma non pericolosamente profonde. Intorno agli zigomi le occhiaie s’erano fatte immensamente marcate, tanto che, gli occhi chiari, sembravano stessero puntellando lo spazio scuro. Kim stava guardandolo soccombere.

“Sono qui...” aveva ammesso controllandone i possibili movimenti con la vista.

Non era durato molto. Il medico s’era accasciato nuovamente e Kirk aveva serrato i denti, eroso da una collera che avrebbe voluto far esplodere, ma era il capitano, doveva aspettarsi di trovare una soluzione.

Il giovane tenente s’era mosso a cercarlo, mentre lui riposizionava più comodamente possibile il corpo dolente del medico. S’era diretto verso la porta, poi, ancora carico d’un terribile sentore, s’era rivolto alla guardia e aveva detto:

“Dobbiamo attirare l’attenzione di qualcuno!”

Nell’uomo era stato possibile intravedere un baluginio di odioso panico: “Ci faranno morire qui?” aveva coraggiosamente domandato.

Il capitano non aveva risposto: “Ha ancora il phaser?” aveva chiesto “il mio è andato perso nello scontro”

Il tenente aveva annuito e aveva passato la piccola arma con la mano sinistra.

Jim sapeva, sapeva che il richio stava facendosi impressionantemente alto. Aveva sfregato le nocche nel palmo, morsicato il labbro e raccolto il sangue che stava colandogli dall’estremità inferiore della bocca. Anche lui, non aveva avuto un bell’aspetto. All’altezza della testa del femore, sulla coscia, fino a poco tempo prima, aveva avuto un coltello conficcato nella carne che, tenacemente, aveva estratto. Il dolore era stato lancinante, ma, fortunamente, non era stata recisa l’arteria. Se il dottore fosse stato cosciente gli avrebbe detto che, se avesse atteso ancora, le infezioni lo avrebbero divorato. Non era il primo dei suoi problemi, comunque. Cos’era potuto accadere? Dove poteva essere Spock? Più ci pensava, più qualcosa nella sua testa non tornava. Il Vulcan era stato con lui, fino alla fine, ma se lo fosse stato davvero, probabilmente, per loro sarebbe stato più facile proteggersi.

Un’ondata di sudore freddo aveva cominciato a calare sulla fronte: e se fosse morto nello scontro?

No, non doveva crederlo, non poteva.

Non riusciva nemmeno a capire in che modo avesse perso il phaser. Non credeva fosse semplice ridurre tutti in quello stato. C’erano stati quattro addetti alla sicurezza con loro, armati fino ai denti. Erano stati in condizioni peggiori in passato. Erano stati in pianeti peggiori. Ed erano sempre sopravvissuti, più o meno incolumi.

Stava riflettendo. Se avesse usato il phaser  per far scattare la serratura doveva augurarsi di non dar fuoco all capanna. Aveva già notato l’anima di ferro che, interiormente sosteneva la paglia. Avrebbe preferito trovare un sistema meno drastico, ma non c’era tempo. Se lui era in condizioni critiche, il dottore aveva le ore contate. Ora che l’addetto alla sicurezza era sveglio, poteva contare sul fatto che avrebbe difeso i compagni.

S’era rivolto al ragazzo, nemmeno un sibilo di tensione aveva lasciato cavalcare nella voce. Doveva essere tranquillo, dimostrare di avere la situazione in pugno:

“Tenterò di capire che sta succedendo” gli aveva detto “tenga lei il Phaser e protegga gli altri a costo della vita”

Così ordinando s’era voltato ed aveva posizionato l’arma contro la serratura. Facendo molta attenzione, aveva diretto il raggio bluastro a centrare perfettamente il bersaglio.

Avrebbe compreso cosa stava accadendo... avrebbe aiutato Bones e trovato Spock. Era vivo, lo sapeva.

  
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