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Autore: MissyDior    06/10/2010    0 recensioni
Rebecca è una ragazza americana che decide di abbandonare la sua terra natale per trasferirsi a Londra. Con la scusa di abbandonare il suo ex-fidanzato inizia una nuova vita nella capitale inglese...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo una
Londra
 
 
 Freddo, strade ghiacciate, marciapiedi coperti da una spessa coltre di neve sporca, segnata da  mille impronte. Uno spettacolo tutt’altro che piacevole per me, abituata al sole arido della California, alla lunga distesa di sabbia color oro e alle piante grasse. Qui di piante grasse neanche l’ombra, al massimo qualche alberello spoglio.
Che stupida. Tra tutte le cose belle della California mi ero fissata con quelle inutili piante grasse! Le avevo sempre odiate. Erano brutte, spigolose e non profumavano di nulla!
Scossi la testa energicamente, stavo proprio perdendo la testa … il freddo inglese doveva avere uno strano effetto collaterale nel mio soleggiato cervello californiano.
Mentre tornavo a casa mi ritrovai a sbirciare la vetrina di un’agenzia di viaggi. Un enorme cartello a lettere cubitali, per lo più rosa shocking, invitava a prenotare al più presto una rilassante settimana bianca sulle Alpi al moderato prezzo di milleduecento sterline. Strabuzzai gli occhi allontanandomi a gran passi, una sciata tutt’altro che economica …
Con il mio misero stipendio non avrei potuto permettermi neanche un week-end a Liverpool, figurati una settimana alle Alpi.
Quando avevo lasciato la California avevo già immaginato la mia vita londinese. Mi vedevo camminare per le lunghe strade con fare fiero, ticchettare su dodici centimetri di tacco, stringere con presa sicura una costosissima borsa e fare shopping da Harrods.
Invece mi toccava fare i miei acquisti ai grandi magazzini, accontentarmi di borse usate trovate, con un po’ di fortuna, ai mercatini e tornare a casa in metropolitana.
Beh definire casa quella sorta di ambiente in cui mi ero ritrovata era un po’ un paradosso. Ma il prezzo era moderato e la posizione non troppo scomoda. Il vero problema era la gente da cui era abitata … Non a caso mi riferivo a questa chiamandola “bordello”. La mia coinquilina, nonostante la sua età avanzata, amava il sesso in tutte le circostante. Non si limitava a parlarne senza alcun pudore, a indossare bustini di pelle e stivali a punta dall’aria sadomaso … No, l’arredamento della sala da pranzo sembrava essere uscito dal set di un film pornografico, la videoteca abbondava di filmini osé in cui aveva rapporti con uomini, donne, omosessuali e persino minorenni! La sua stanza da letto era un vero e proprio “santuario del sesso”! Lenzuola di raso nere, cuscini leopardati, quadretti di donne nude, manette attaccate al letto ... e una volta, cercando un cardigan perduto, avevo trovato un cassetto pieno di frustini!
Per fortuna non aveva fatto molte storie quando le avevo chiesto di liberare la mia stanza dai suoi “costumi di scena”.
Inserii la chiave nella serratura e feci un po’ di forza. Restai qualche secondo in ascolto prima di chiudermi la porta alle spalle. Riuscivo a sentire solo qualche gemito innocente, quindi mi recai nella mia camera da letto. Lascia cadere la borsa sul letto e mi liberai del cappotto pesante, dei guanti e della sciarpa. Accesi il mio computer nella speranza di trovare qualche confortante e-mail.
<< Spazzatura, spazzatura, questa è de cestinare … >> mormoravo a mezza voce mentre scorrevo la pagina. Mi fermai solo quando lessi un nome familiare: Michelle. Michelle era la mia sorellina, aveva dodici anni e ogni giorno mi scriveva lunghe e-mail in cui mi raccontava della sua giornata, dei problemi che aveva avuto a scuola, delle litigate con la mamma e delle numerose cotte che aveva nei confronti di qualche ragazzetto della sua età.
“Mi manchi Reb! Da quando sei partita la mamma non fa altro che rompere, vuole che faccia tutti i tuoi servizi! Torni presto vero?
xxx
Tua Michelle”

Sorrisi spontaneamente per la sua sfacciataggine. Avrei risposto più tardi, o forse domani… quando avrei avuto qualcosa di interessante da raccontarle e non cose del tipo “il mio lavoro come giornalista economica mi riempie di gioia, non sai che immense soddisfazioni da parlare dei tassi d’interesse”.
Mi stesi sul letto, i piedi penzoloni e la testa appoggiata sulle braccia. Sospirai rumorosamente. Chiusi gli occhi qualche secondo e giuro che mi sarei addormentata in pochi secondi se il telefono non avesse iniziato a squillare …
<< Ehi. Che combini? >> la voce squillante di Alexia mi risuonò nella testa.
Ero qui da circa sei mesi, ma l’unica persona con cui avevo stretto una sorta di rapporto era lei. L’avevo conosciuta in un caffè, era rimasta affascinata da una mia “variopinta” collana e si era fatta avanti per conoscermi. <> mi aveva detto <>
Alexia era fatta così, era cortese, spontanea e … variopinta. << Rebecca ci sei?>>
<< Si, scusami … ero soprapensiero >>
<< Mmm! >> mugugnò. << Stasera si esce e … >>
<< Sono troppo stanca … non mi va e inoltre … >> tentai di dissuaderla.
<< Vorresti restare a casa tua ad assistere alle malattie sessuali della tua coinquilina? Magari stasera sei fortunata e ti inviterà a far parte del suo prossimo video! >>
Rabbrividii << Che schifo … >>
Alexia ridacchiò. << Oppure ti concederà uno spazio tutto tuo >> tacque per qualche secondo << “le perversioni di una californiana tutto pepe” >>
<< Okay! Mi hai convinta! A più tardi! >>
 
E così appena tre ore dopo viaggiavamo nella macchina sportiva di Alexia a tutta velocità. Accarezzai i sediolini in pelle, provavo un po’ di invidia. Insomma, Alexia era perfetta! Una bellezza insolitamente inglese, capelli scuri, occhi verdi e un corpicino minuto e asciutto. Era ricca, abitava in una villetta nella zona più “verde” di Londra con il suo fidanzato di sempre, Gordon.
Gordon era una persona deliziosa, disponibile e di bell’aspetto. Era un avvocato di successo e viaggiava molto, spesso Alexia lo seguiva e quando tornava mi deliziava con racconti favolosi su Milano, Berlino o chissà quale fantastico paese europea! Quando non era occupato, cosa che succedeva molto raramente, Gordon non aveva alcun problema ad aiutare Alexia nella sua agenzia matrimoniale. Già … Alexia era un nota wedding planner e non avrei potuta immaginarla in un ruolo migliore! Organizzava matrimonio sfarzosi per importanti imprenditori, ministri e anche per qualche componente della famiglia reale …
<< Dove mi stai portando? >> le chiesi
<< Vedrai >>
<< Con te è sempre una “sorpresa”! è mai possibile? >> ridacchiai. Anche lei rise e fece spallucce.
<< Mi piace sorprenderti. Insomma, sei così schiava del sistema americano! Tutta hamburger  patatine e super ball! >>
Arricciai il muso. << Io odio il super ball! >>
<< Beh io lo adoro! >>. Ridemmo. Alexia era così, prima ti prendeva in giro e un secondo dopo si auto ridicolizzava. << Siamo quasi arrivati comunque … >>
<< Spero non sia un altro ristorante messicano! >> mormorai a bassa voce, ma lei mi sentì e si voltò verso di me guardandomi in cagnesco. << Ribadisco: hamburger e patatine! >>
Parcheggiò in un ampio spazio affollato quasi del tutto. Sbirciai l’insegna del ristorante: “Da Zio Luigi”
<< Un ristorante italiano? >> commentai sarcastica << e questa sarebbe la sorpresa? San Diego è il regno dei ristoranti italiani! Altro che mcdonalds … >>
Ridacchiò. << A San Diego avrete dei ristoranti italiani ma a Londra abbiamo “Zio Luigi” >> ribadì pronta facendo un gesto teatrale con le mani.
<< Beh … scusami tanto Zio Luigi! Non volevo offendere la tua grandezza! >> dissi avvicinandomi ad un enorme pupazzo di gesso posizionato all’entrata.
<< Ecco, dovresti baciargli i piedi! >> Alexia mi spinse verso l’entrata. << Ho una prenotazione a nome di Scart. Alexia Scart >> disse poi, rivolgendo un caloroso sorriso, al cameriere. Questo ricambiò il sorriso con poca spontaneità. << Da questa parte signorina Scart >> concluse poi. Ci condusse al centro esatto della tavola, ci accomodammo in un piccolo tavolino rotondo abbellito da un enorme mazzo di rose e peonie.
<< Dunque … >> mormorò Alexia mentre scrutava il menù  << che ne dici delle tagliatelle alla bolognese? O forse il risotto ai funghi … >>
Feci spallucce. << Per me è indifferente. Le tagliatelle andranno benissimo >>
Alexia ordinò un antipasto a base di bruschette e prosciutto veronese, tagliatelle alla bolognese e bistecca alla fiorentina. Mangiammo fino a scoppiare.
<< E lei mi fa “avevo chiesto una tiara di diamanti!” e io “eh no tesoro ne avevi chiesta una d’oro bianco, e infatti eccola qui! Ma lei … >>
<< Le signore gradiscono altro? >> Il racconto di Alexia fu interrotto dal giovane cameriere.
<< Vorrei una fetta di quella torta al limone e un espresso! Per te Rebecca? >>
<< Oh sto bene così, grazie! >>
<< Faccia lo stesso anche per lei! >>
Il cameriere annuì allontanandosi. << Quando tornerò a San Diego per le vacanze Natalizie non potrò mettermi in bikini! E la colpa sarà solo tua! >> sorrisi e sorseggiai un po’ di quel vino delizioso. << Ottimo! Toscano vero?! >>
<< Vuoi tornare a San Diego per Natale? >> Alexia sembrava sorpresa.
<< Beh si! >> risposi immediatamente << Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre e la mia sorellina. La sera della vigilia di Natale ceniamo in spiaggia e poi scartiamo i regali e infine … >>
<< Ma non è triste? >> mi interruppe lei
<< Cosa? >> chiesi meravigliata
<< Il Natale in spiaggia, in costume, senza neve … è contro natura! >>
<< Contro natura? Cosa vuoi dire? >>
<< Il Natale è riunirsi intorno ad un camino mentre fuori nevica! Sedersi sotto l’albero luminoso e scambiarsi i doni! >>
<< Questo forse è il Natale londinese … in California è tutto un’altra storia! >> ribattei pronta  << Grazie >> dissi poi al cameriere che aveva poggiato sul tavolo una fetta di torta bianca decorata da qualche scorza di limone e un profumato caffè.
<< Secondo me dovresti passare il Natale a Londra. Daremo un party a casa mia, decoreremo il salone e inviteremo tutti i nostri amici! Avremo un menù a base di pesce e champagne direttamente dalla Francia! E per Capodanno voliamo a St. Moritz! Che ne dici? >>
Storsi il muso. << Non posso permettermi di andare a St. Moritz. Lo sai … non so neanche come farò a pagare questa cena! >>
<< Sarebbe il mio regalo di Natale! E non preoccuparti per la cena! >> strizzò l’occhio mentre pescava dal suo portafoglio Prada una carta di credito luccicante.
<< Non voglio alcuna elemosina! >>
<< Non è elemosina! È un regalo! >> rispose subita sulla difensiva.
<< Un regalo troppo costoso. E poi preferisco tornare a casa per le feste, rivedere la mia famiglia e i miei amici … >> ci pensai bene << beh non proprio tutti! >>
<< Mmm >> mugugnò Alice mentre afferrava la ricevuta che il cameriere gli porgeva. << Ti ha chiamata di nuovo? >>
<< Almeno una settantina di volte! >>
Un altro motivo per cui avevo lasciato la mia adorata San Diego era stato Lui. Marc. L’amore e il tormento della mia giovinezza. Avevamo passato insieme circa dieci anni, tra alti e bassi, e quando lui si inginocchiò a me con in mano un brutto anello di fidanzamento capii che non era ciò che volevo. Non lo amavo. Così preparai le valigie e comprai un biglietto di sola andata per Londra.
Da quel giorno non c’era stato un giorno in cui non avessi ricevuto una sua telefonata, un suo messaggio, una sua e-mail. Mi chiedeva di ragionare, di cercare all’interno del mio cuore. Voleva che tornassi da lui, diceva di amarmi. Era convinto che avremmo avuto una vita facile e serena. Ormai non rispondevo più alle sue telefonate …
<< Ehi >> Alexia richiamò la sua attenzione. << Cosa ne è stato di Pier? >>
Pier. Un suo collega di lavoro. Alexia me l’aveva raccomandato vivamente definendolo un ragazzo “gentile e delicato”. Peccato che un giorno l’abbia trovato con indosso le mie mutandine di  pizzo rosa di Victoria’s Secrets. A quel ricordo rabbrividii.
<< Davvero non ti ha detto nulla? >>
<< Cosa avrebbe dovuto dirmi? >> mi chiese sbigottita mentre cercava le chiavi della macchina all’interno della sua enorme borsa.
<< Beh … diciamo che ha delle strane … >> cercai l’aggettivo adatto attenta a non offenderla. Alexia ammirava Pier. << manie! >>
<< Che manie? >>
Ci sedemmo in macchina. La guardai dritta negli occhi. << Alex … sei proprio sicura che Pier sia etero? >> mi venne da ridere.
<< Certo! In ufficio racconta sempre di aver avuto una miriade di donne, donne che gli fanno dei regali! >> rispose pronta.
Ridacchiai. << Allora forse quella notte stava provando la mia biancheria di pizzo per regalarla ad una delle sue donne! >>
<< Cosa? >> sbottò rossa in viso. << Pier indossava la tua biancheria di pizzo? >>
Scoppia a ridere. << Si! Esattamente! E me l’ha allargata tutta … >>. Lei non rispose, si limitò a scuotere la testa incredula.
<< Andiamo via >> aggiunse poi imbarazzata mentre metteva la macchina in moto. 
  
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