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Autore: vivvinasme    07/10/2010    9 recensioni
[Sasuke odiava l’arancione, in tutte le sue sfumature.
Era un colore così acceso, così allegro, così… Fastidioso. Già. Fastidioso era l’aggettivo giusto.]
Chi ha detto che l'Amore debba essere Rosso?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Disclaimer: I personaggi di questa fanfiction appartengono a Masashi Kishimoto. Inoltre, questa storia non ha fini di lucro.

Dedicata a Kita,

che per prima ha definito questa fanfiction "monocromatica" xD

Spero ti piaccia!

 

 

Perché deve essere tutto così tremendamente arancione?


Sasuke Uchiha impresse tutto il suo disprezzo in uno sbuffo esagerato, tanto che i suoi tre compagni di squadra posero lo sguardo esitante nella sua direzione, preparandosi ad una delle sue terribili sfuriate.

Quando gli Shinobi udirono solo il cinguettio degli uccelli e il fruscio del fogliame causato dallo spostamento d’aria, rilassarono le membra tese. Non era per nulla facile avere a che fare con il capo AMBU, soprattutto durante il rientro da una missione particolarmente lunga.

Durante quei trenta giorni trascorsi nel Paese del Fulmine, Sasuke aveva subito un lento mutamento. Se prima di partire era stato un ragazzo silenzioso e all’apparenza indifferente alle questioni terrene, quello che si muoveva veloce davanti ai tre ninja era un essere estremamente nervoso e irascibile, tanto che a volte bastava una sciocchezza perché diventasse inquietantemente simile ad una iena in preda a crisi d’isterismo.

Sembrava che nulla potesse sfuggire alla collera del tremendo Uchiha, ma i suoi compagni avevano imparato a notare il leggero tremolio nervoso dell’occhio destro, che aumentava d’intensità proporzionalmente alla violenza dell’imminente esplosione. Nessuno lo aveva detto apertamente, ma tutti avevano la sensazione che fosse solamente grazie a quel minuscolo particolare che sarebbero rientrati a Konoha senza un graffio.


Sasuke odiava l’arancione, in tutte le sue sfumature.

Era un colore così acceso, così allegro, così… Fastidioso. Già. Fastidioso era l’aggettivo giusto.

 

Quando, tornato a Konoha, era stato sottoposto dall’Hokage a sei mesi di arresti domiciliari, Sasuke aveva accettato di trasferire i suoi effetti personali a casa di Naruto, affinché l’amico potesse controllare tutti i suoi spostamenti. Ma, da residenza temporanea, la casa di Naruto era diventata in breve tempo anche la sua.

Forse aveva iniziato ad odiare l’arancione quando Naruto, durante una tempestosa sera, gli aveva confessato i suoi sentimenti.

Oppure quando, qualche attimo dopo, un morbido tocco si era posato sulle sue labbra, senza preavviso.

Da quel momento, quell’assurdo colore aveva completamente invaso il suo campo visivo. Lo vedeva ovunque, cosa che lo innervosiva non poco.


Poi, come se non fosse stato troppo impegnato a litigare con Naruto a causa delle sue orrende mutante arancioni, l’Hokage lo aveva anche spedito lontano dal suo mondo color arancio per trenta giorni.

Trenta – Fottutissimi – giorni, passati ad obbedire ai contrastanti ordini del Damyo della regione, circondato da tre incapaci che avevano l’irritante abitudine di fissarlo, come se avesse avuto qualcosa di strano stampato sul volto.

L’unica nota positiva era che lì, nel Paese del Fulmine, di arancione non ce n’era traccia.

I Ninja del paese sembravano prediligere tonalità più scure per le loro uniformi. Il blu e il nero rendevano Sasuke tranquillo; l’arancione, al contrario, lo agitava e demoliva i sani principi sui quali si fondava il suo essere.

Ma, mentre sconfiggeva i numerosi nemici e svolgeva le innumerevoli pratiche per il signore della regione, Sasuke aveva cominciato a percepire la mancanza di qualcosa.

Che fosse Naruto?

Quell’Usuratonkachi che mi sta tra i piedi dalla mattina alla sera? Tsk. Non potrei mai sentire la sua mancanza, figuriamoci!

Si ritrovò più volte a pensare Sasuke. Ogni volta allontanava in fretta quella fastidiosa idea, come si fa con una mosca particolarmente appiccicosa.

Sorvolando il fatto che non vedesse quella disordinata chioma bionda e quegli occhi blu sempre accesi di curiosità da un mese, Sasuke poteva dirsi pienamente soddisfatto della missione. Infatti, nonostante la negligenza dei suoi compagni, l’incarico era andato a buon fine.

In definitiva, Naruto non rappresentava un grande problema. D’altronde, Sasuke era perfettamente indipendente da quella voce calda e piena che gli riempiva le orecchie pallide ogni giorno.

Era del tutto capace di stare senza quel Dobe attorno per trenta giorni. Era un sollievo non dover imbattersi ogni mattina nel suo profumato pigiama arancione, nel suo buffo berretto da notte, nella sua terrificante, arancione, uniforme da Shinobi.

Perché allora, da quando avevano iniziato il viaggio di ritorno a Konoha, non aveva mai interrotto la sua folle corsa verso casa?

Perché continuava a spostarsi ad altissima velocità, i capelli scuri che frustavano il suo viso a causa dello spostamento d’aria?

Ho bisogno di riposare, tutto qua. –

Pensò Sasuke, come in risposta ad una domanda silenziosa.

Man mano che i suoi agili piedi percorrevano lo spazio mancante per raggiungere il robusto portone di Konoha, Sasuke fu assalito inconsciamente dall’aspettativa.

Domande insensate cominciarono ad affollarsi nella sua già di per sé intricata mente.

Naruto l’avrebbe atteso a casa?

Oppure si era dimenticato di lui?

Dimenticarsi. Come potrebbe lui dimenticarsi di me dopo così poco tempo? Impossibile. –

Nulla è impossibile, suggerì saccente la sua mente.

Sasuke chiuse repentinamente ogni contatto con i propri pensieri, lasciandosi trasportare verso le alte porte del Villaggio della Foglia, che cominciavano già a spuntare dietro gli imponenti alberi.

“Siamo arrivati.” Disse con voce ferma il capo ANBU, fermandosi all’improvviso.

“Finalmente! Non vedevo l’ora di tornare a casa!” Esclamò, con un ampio sorriso, uno dei suoi compagni.

“Uchiha-san, consegno io il resoconto ad Hokage-sama.” Sasuke si accorse solo in quel momento della mano tesa verso di lui. Si affrettò a consegnare un plico di fogli allo Shinobi prima di congedarsi velocemente e correre via, verso casa.


Mentre superava velocemente i numerosi abitanti che popolavano le strade di Konoha, Sasuke non poté fare a meno di notare, con un moto di stizza, quanto arancione ci fosse nei loro abiti. Ma, si disse sospirando, stava andando proprio incontro al peggio. Naruto era l’emblema dell’arancione.

Sasuke si ritrovò, qualche attimo dopo, davanti alla porta del suo piccolo appartamento. Non riusciva a capacitarsi di quanto velocemente fosse arrivato lì.

Un leggero tremito lo avvolse.

Comincia a fare freddo.

Dentro di sé, molto in profondità, Sasuke sapeva perfettamente che non era così.

Esitò prima di abbassare la maniglia ed aprire la porta, che ruotò sui cardini accompagnata da un flebile cigolio.

Era felicità, quella sensazione che lo riempiva mentre assaporava l’odore di Naruto che pervadeva l’abitazione,? Forse sì, forse Sasuke era felice di essere nuovamente a casa.

Mosse qualche passo lungo l’ingresso, decorato da innumerevoli cornici arancioni. Osservò i rettangoli di legno con aria rassegnata, prima di continuare.

Il silenzio impregnava ogni angolo del piccolo salotto, insinuandosi persino sotto il tappeto di un arancio acceso.

L’intera stanza sembrava essere stata palcoscenico di una guerra: calzini stropicciati e vestiti spaiati decoravano il pavimento, e sul basso tavolino facevano capolino le mutande arancioni, oggetto delle numerose discussioni tra Sasuke e Naruto.


Una debole luce si affacciò timida dalla porta della cucina, rivelando la presenza di qualcun altro oltre a lui.

Sasuke colmò in poche frazioni di secondo il poco spazio che lo divideva dalla minuscola stanza.

Per un attimo rimase accecato dall’improvviso bagliore, per poi fermarsi, immobile.

La cucina era arredata con un semplice tavolo grande abbastanza per due persone, un frigo vestito di magneti arancioni e gialli, ed un bancone per assecondare gli impulsi culinari di Naruto.

La minuscola stanza era illuminata grazie ad un lampadario a forma di rana, orgoglioso acquisto dello Shinobi dagli occhi blu, il quale si trovava proprio in piedi sotto di esso.

Sasuke credette di essere morto. Il mondo attorno a lui non ruotava più; tutto si era fermato, per rimirare quelle splendide gocce blu mare avvolte da un sorriso raggiante. Sasuke si chiese se fosse davvero il lampadario ad illuminare la stanza.

Solo in quel momento si rese conto di quanto Naruto gli fosse mancato durante quei trenta giorni. Neanche la stella più luminosa avrebbe potuto rimpiazzare il suo sorriso.

Una voce gli giunse da lontano alle orecchie:

“Ho una cosa per te, Sas’ke.” Oh, quanto aveva sentito il bisogno di quella voce!

Naruto, le mani tremanti dall’emozione, porse a Sasuke un piccolo oggetto avvolto da un involucro blu cielo. Sasuke, meccanicamente, lo afferrò, gli occhi fissi in quelli di Naruto.

Crack.

Impaziente di conoscere il contenuto del pacchetto, Sasuke strappò con un gesto secco la carta azzurra, che rivelò un borsellino porta Kunai e Shuriken…

“…Arancione?!”

Fu l’esclamazione strozzata di Sasuke.


Naruto, troppo emozionato, non notò l’occhio destro dell’amante, che aveva iniziato a tremare in un modo inquietante.

Così percorse in un balzo lo spazio che li separava e gettò le braccia al collo di Sasuke, posando le labbra sulle sue, che avevano assunto uno strano colorito viola.

Sasuke era piuttosto rigido, e – Notò Naruto – continuava a fissare il vuoto, ma non se ne curò. Il suo Teme era bellissimo sempre, e gli era mancato a tal punto da far male.

Improvvisamente, Sasuke sorrise. Naruto si stupì. Non accadeva quasi mai, di solito il Ninja si limitava a ghigni obliqui o risate soffocate; il suo sorriso, sebbene avesse qualcosa di strano, era bellissimo.

“Sono contento ti sia piaciuto, Sas’ke! Mi sei mancato così tanto!” Esclamò Naruto, incastrando il viso nell’incavo bianco del suo collo. Sembrava fosse stato creato su misura per il suo mento.


Arancione. Naruto gli aveva regalato un borsello arancione.

Non bastava avere l’intera casa invasa dall’arancione, ora anche lui avrebbe dovuto indossare quella… Roba?

L’assurdità dell’idea lo fece sorridere, ma evidentemente Naruto interpretò il suo sarcasmo in pura gioia e strinse l’abbraccio, posando qualche carezza sul suo volto. Qualche lacrima bagnò la divisa di Sasuke.


In quel momento, Sasuke dimenticò la missione, i suoi compagni, il nuovo accessorio e quel suo orrendo colore, per lasciare spazio solo al suo Naruto.

Il borsello cadde a terra, e l’unico rumore nella casa fu quello ovattato dei tiepidi baci.

“Mi sei mancato anche tu, Dobe.” Fu il sussurro quasi impercettibile soffiato nell’orecchio di Naruto.

 Improvvisamente, mentre cullava Naruto tra le sue braccia, Sasuke capì che ciò di cui aveva sentito la mancanza in missione, era proprio l’arancione.


Quel colore che gli stravolgeva la vita, che per lui, rappresentava l’Amore.

 

 

Spazio di Vivvi:

Bhè, non c'è molto da dire. Oneshot scritta in una mattinata, con la febbre. Quindi non so cosa è uscito dalla mia mente febbriccitante xD Non ho ricontrollato nulla, quindi se ci fosse qualche errore vi prego di segnalarlo. Inoltre vorrei sapere cosa ne pensate... Diciamo che è un'idea che avevo da un pò ( dettata dalla febbre, sicuramente xD ). Si può interpretare in tanti modi, spero che i personaggi siano IC, ho cercato di fare del mio meglio! Che dire, commentate! Un bacione,

 

Vivvi.

   
 
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