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Autore: ribrib20    07/10/2010    2 recensioni
Quando il dolore per una perdita è troppo grande... l'unico desiderio è di raggiungere quella persona.
Quarta classificata a parimerito al contest "Nightwish and Within Temptation contest" indetto da jadina94
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I`m in love with my lust
Burning angel wings to dust
I wish I had your angel tonight
I wish I had an angel...


Spegni il lettore cd e l'appoggi al comodino poco distante dal divano su cui sei comodamente seduta.
Ti alzi, lasciando che la coperta che avevi attorno alle spalle caschi per andare ad accasciarsi al suolo e ti sposti verso la finestra per guardare il paesaggio: gli alberi, così come il lago ghiacciato, sono velati da un sottile strato di neve che copre tutto.
Le nuvole coprono quel debole sole che sembra lottare per riscaldare coi suoi timidi raggi tutto ciò che tocca.
Sospiri.
Di sicuro ogni viabilità è interrotta... e tu, che vivi sola con tua figlia in questa vecchia casetta, ti rendi conto di esser ancor più isolata dal resto del mondo.
<< Meglio così. Posso godermi la pace assoluta.  >> dici, mentre appoggi la mano sul vetro appannato e al contatto con quella superficie così fredda hai un brivido. Il fuoco nel caminetto scoppietta e illumina la stanza: chiudi gli occhi, lasciandoti cullare dal silenzio e pensi a come sarebbe bello passeggiare in riva a quel lago assieme al tuo angelo.
<< Ritornerò …  >> Un sussurro appena udibile, sospirato sulla pelle del tuo collo scoperto ti fa riaprire gli occhi, per poi farti girare di scatto per vedere se in quella stanza, oltre a te, è presente qualcun altro: ma non vedi nessuno. Sospiri di sollievo, dandoti mentalmente della sciocca. In quella casa, lo sai, oltre a te abita solo la tua bambina, ed è impossibile che sia entrato un estraneo: quale ladro si farebbe mai 40 Km di strada dalla città, con tutta questa neve, per venire a derubare una casa così sperduta?
Ridi della tua ingenuità e decidi di uscire in cortile per respirare un po’ di aria fresca.
Cammini lentamente, osservando ora il cielo ricoperto di soffici nuvole bianche, ora il terreno coperto di neve; ma quando il tuo sguardo cade sulla piccola roccia che fa da muta guardiana al lago, il sorriso abbandona la sua posizione per lasciare lo spazio ad una smorfia di dolore antico, che sfigura il tuo bel viso di porcellana.
"Quanto tempo è passato da allora?"  ti chiedi mentre passi una mano su quella pietra gelida come la temperatura di quel luogo, per poi sederti davanti ad essa ed osservare il lago ghiacciato, in silenzio:  << Troppo. >> ti rispondi, con la voce ridotta ad un sussurro.
Cerchi di contenerle, ma le lacrime piano iniziano a bagnarti gli occhi neri e tu, per quanti sforzi faccia, non riesci proprio a trattenerle. Piangi sommessamente, cosciente del fatto che, se solo ti lasciassi andare un po’ di più, urlando e piangendo così come ti suggerisce il cuore, nessuno ti sentirebbe. Nessuno ti direbbe di smetterla.
Potresti dar libero sfogo a ciò che attanaglia il tuo cuore e che ti impedisce di respirare ogni volta che ti trovi lì, davanti a quella maledetta pietra tombale.
Ma non lo fai.
Non vuoi lasciarti sopraffare dal dolore.
Sai che se tu seguissi l'istinto, la tua disperazione sarebbe tale da farti cadere in un baratro profondo.
E da sola, non riusciresti proprio ad uscirne.
Per questo motivo, passi un braccio sul viso per asciugare le lacrime e provi a respirare una, due, tre volte per  riprenderti.
"Quanto tempo è passato da allora?"


<< Devi proprio andare? >> la tua voce sta tremando: trattieni le lacrime e cerchi di non far esplodere la rabbia che piano sta crescendo dentro di te.
<< Sì. Devo. >> ti risponde lui, guardandoti coi suoi occhi azzurri, gli stessi occhi dei quali ti sei innamorata ormai parecchi anni fa. Non ti volti a guardarlo, ti ostini ad osservare il lavandino davanti a te. << Guardami, ti prego … >> ti implora lui, con la voce spezzata dal pianto, perché lo avverti: lui sta piangendo.
Piange e prova dolore nel vederti così.
Soffre all’idea di doverti  abbandonare.
Chiudi gli occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime e ti volti verso di lui senza tuttavia guardarlo negli occhi:
<< Perché proprio tu? >> gli chiedi, cercando invano di dare al tuo tono di voce una sfumatura più dura.
<< Lo sai. >> dice lui, cercando di avvicinarsi a te, per abbracciarti. Lo respingi.
<< Vuoi davvero andare lì? Vuoi davvero lasciare tua moglie, tuo figlio per andare a combattere una stupida guerra?! >> e la rabbia esplode, di fronte alla suo sguardo rassegnato. Gli urli contro parole crudeli. Lo accusi di non amare né te né il bimbo che porti in grembo mentre lui ti osserva incapace di proferire parole di conforto, le lacrime a bagnare il suo bellissimo viso. Aspetta che tu sia più calma per poter tentare nuovamente di stringerti dolcemente a lui. 
<< Perché … ? >> la tua voce, ora ridotta ad un sussurro appena udibile, è l’epilogo della tua sceneggiata.
Avverti un movimento e poi lo vedi colmare la misera distanza rimasta tra di voi e prendendoti poi tra le sue braccia, permettendoti di affondare il viso nel suo petto: << E’ mio dovere … >> risponde solo lui, affondando poi la faccia nei tuoi capelli.
Il silenzio cade pesante nella sala, interrotto solamente dai tuoi incessanti singhiozzi.
Attimi che vi paiono infiniti. Come il vostro dolore.
<< Tornerò >> dice lui ad un tratto, mentre ti carezza il viso dolcemente, asciugandoti le lacrime coi suoi baci delicati.
Ora trovi finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi: << Me lo prometti? >> gli chiedi, cercando di non far più sgorgare le lacrime dai tuoi occhi.
<< Te lo prometto. >> Ti dice lui.
E quando lo vedi varcare la soglia della porta, che poi si richiude alle sue spalle, cadi sulle ginocchia e non ti importa più di trattenere il lancinante dolore che stai provando.


<< Mi manchi. >> sussurri piano carezzando nuovamente la roccia. Stringi un po’ di neve nella mano per poi lasciarla e guardare dritto dinanzi a te il lago ghiacciato, quello dove tante volte avevate fatto il bagno.
Rimpiangi quei giorni lieti nei quali l’unica preoccupazione era il cosa cucinare per cena.
<< Mi avevi promesso che saresti tornato da me … >> dici, come se qualcuno da un momento all’altro dovesse risponderti.
Il vento si leva, alzando quei fiocchi di neve che avevano trovato riposo sugli alberi spogli.
Osservi lo spettacolo e sobbalzi appena quando ti sembra di essere abbracciata: << scusa >> senti ancora la stessa voce di prima e istintivamente ti giri, guardandoti attorno “sto forse impazzendo?” ti chiedi.
<< No, non sei impazzita >> ti risponde quella voce, dolcemente.
E allora, spaventata, ti alzi di scatto, urlando: << Chi sei?! Fatti vedere! >> hai paura. Tanta.
<< Sono io. >> dice la voce, mentre vedi uscire direttamente dal lago ghiacciato un’ombra che pian piano si fa più nitida.
Un ragazzo dalla pelle candida, i lunghi capelli biondo cenere e dei bellissimi occhi azzurri.
Lo osservi, incapace di compiere un qualsiasi movimento.
Incapace di credere che sia davvero lui. Il tuo caro marito.
“Quegli occhi … No. Non può essere … “ ti ostini a pensare che in realtà lui non sia lì con te ora. Continui a voler credere di essere sola e di star vivendo solo un sogno.
Mentre continui a cercare modi per convincerti che in realtà lui non è presente,  il giovane si avvicina a te e senza che tu possa far nulla, ti stringe a sé delicatamente, carezzandoti la testa:  << Sono tornato >> ti sussurra piano all’orecchio.

Last dance, first kiss
Your touch my bliss


E ora, nel sentirlo così vicino a te, ti senti stranamente più serena, come se tutto il dolore di poco prima fosse passato all’improvviso.
Solo lui ti fa provare questa bellissima sensazione.
Quindi smetti di cercare di convincerti che non sia quella persona, perché sai che non è così.
Non ti importa come, né perché. Lui è tornato da te.
E questo ti basta.
<< Bentornato a casa >> gli dici, mentre ricambi l’abbraccio, affondando il viso nel suo collo ed inspirando il suo dolce profumo. 
“ E’ proprio come me lo ricordavo “ ti dici, per poi chiudere gli occhi.

Un rumore alla porta ti costringe ad interrompere la tua attività e ad andare ad aprire.
Sei serena, ma le persone che vedi  attendere sulla soglia della porta non appena apri, fanno sparire il tuo sorriso.
Non sai perché, ma senti una strana morsa all’altezza del tuo cuore.
Il timore cresce in te.

I took a step outside an innocent heart
Prepare to hate me fall when I may
This night will hurt you like never before


Ti consegnano una lettera, congedandosi con un << Ci dispiace >>.  E tu rimani lì, ferma sulla porta aperta a far passare lo sguardo dalle due figure in divisa che stanno lasciando la strada alla busta tra le tue mani.
Tremi.
Il terrore di ciò che può essere scritto in quella lettera ti impedisce di muovere anche solo un singolo muscolo del tuo corpo.
Dopo un infinito attimo di smarrimento chiudi la porta e torni in cucina per poi aprire la busta con le mani ora tremanti, mentre senti già gli occhi pizzicare.
Leggi freneticamente le poche righe contenute su quel foglio e senti il bisogno impellente di appoggiarti al muro, mentre  quel pezzo di carta ti scivola dalle mani, andando a toccar terra.
<< Mamma? >> senti una voce femminile chiamarti, preoccupata.
Guardi la ragazza che ti si avvicina, con sguardo perso nel vuoto: come glielo dici ora, che suo padre è morto?


<< Tesoro … >> la sua voce  così profonda ti riporta alla realtà.
<< Eh? >> ti riscuoti dal tuo sogno ad occhi aperti: ti stavi ancora perdendo in lontani ricordi. << Tutto a posto? >> ti chiede, con una lieve sfumatura di preoccupazione nella voce.
<< Sì. Ora va tutto bene. >> rispondi sorridendo e posando una mano sul suo viso << perché sei qui con me, mio dolce angelo >> lo vedi posare una mano sulla tua, carezzandola e sorridendoti tristemente:
<< Mi spiace. >> ti dice soltanto.  << Per cosa? >> gli chiedi, senza capire e lo osservi. Il suo sguardo è improvvisamente diventato cupo, velato di sottile malinconia.
Non capisci.
Ma il suo repentino cambio di umore ti mette in allerta.
“Se sei qui per stare con me, perché ora i tuoi occhi sono così tristi?” ti domandi e lui, come per risponderti, si allontana da te: << Io sono morto >> tenta di dirti, ma tu non lo accetti.
No.
No, ora che è nuovamente lì con te, come può essere vero ciò che dice? << Non è vero! >> urli. << Non puoi essere morto! Tu sei qui. Sei qui con me … >> 

Old loves they die hard
Old lies they die harder

<< Sono qui solo in veste di messaggero, amore mio. >> tenta di spiegarti, facendo cenno alla piccola tomba alle sue spalle, come a volerti far capire che ciò che dice, purtroppo, corrisponde al vero.
A quella frase e seguendo il suo gesto con lo sguardo, le tue gambe cedono, facendoti inevitabilmente cadere a terra, mentre calde lacrime solcano nuovamente le tue guancie.
Piangi, perché capisci.
Comprendi che ciò che stai vivendo ora non è la realtà, ma un sogno.
Un’illusione creata dalla tua mente distrutta dal dolore della perdita.
Senti così tanto la sua mancanza che ti sei chiusa in una realtà parallela nella quale lui, il tuo angelo, non è mai morto né mai ti ha lasciato.
“ Che sciocca” ti rimproveri. Lo sai benissimo che non puoi tornare indietro, che il passato non si può cambiare, ma nonostante tutto tu hai voluto provare.
Hai vissuto la tua vita in un’illusione e ora la realtà ti fa ancor più male.

I`m going down so frail `n cruel
Drunken disguise changes all the rules


<< Perché sei qui, se non per restare? >> gli chiedi, la voce tremante.
<< Per aiutarti >> ti risponde quello che per te, ora, è solo un estraneo.
Sì, perché dell’uomo che amavi egli non ha nulla, a parte l’aspetto fisico. O almeno, questo è quello di cui cerchi di convincerti ancora una volta. Forse per fuggire nuovamente da una realtà così dolorosa.
<< Se mi vuoi aiutare rendimi mio marito >> dici, secca.
<< Sai benissimo che non posso. >>
<< Allora portami con te. Non ho più nulla da fare, qui. >> lo preghi, guardandolo.
Lo vedi scuotere la testa piano. E allora ti alzi di scatto, arrabbiata: << Perché no?! >> urli  << Non eri qui per aiutarmi? >>
Lui ti osserva senza fare una piega, ma dal suo tono di voce puoi capire cosa sta provando in questo momento: dolore.
Forse non è poi così estraneo come pensi.  Che motivo avrebbe uno sconosciuto di provare simili sentimenti per una persona che nemmeno conosce?
<< Sono qui per dirti di vivere. >> ti dice con quella calma che lo ha sempre contraddistinto, anche quando era vivo.
<< Vivere? >> a quella richiesta così assurda ti viene da ridere: come puoi vivere, se tutto ciò che per te contava non esiste più? << Sei sicura di esser rimasta da sola? >> ti chiede lui.
Tu lo osservi, senza capire.
“Cosa intende dire con questa domanda?” ti chiedi.
Vuole forse farti credere di non essere sola? Di avere ancora qualcuno di importante per cui valga la pena vivere?
Tu non hai nessuno.
Non hai niente se non il suo ricordo.
Di questo ne sei assolutamente sicura. E, forte di questa nuovo pensiero, glielo fai presente, con tono di sfida: “hai perso. Ora dovrai portarmi con te” pensi, vittoriosa.
Ma questa è una cosa seria, non è una gara e appena noti il suo sguardo severo, te ne ricordi e abbassi nuovamente lo sguardo, mortificata.
<< La cosa più bella che ci sia capitata tesoro. Ecco quello che ancora ti lega a questo mondo. >> ti dice lui all’improvviso, riacquistando un po’ di quella voce così meravigliosa. E a quelle parole nella tua mente si fa largo un viso a te ben noto.
Tua figlia.
La vostra bambina.
Alzi lo sguardo verso di lui: ora hai capito.
<< Perdonami. >> gli sussurri solo, mentre ti avvicini piano a lui, abbracciandolo.
<< Perdonami … >> ripeti << Ho ceduto al dolore. Mi mancavi così tanto, che non mi importava più nulla. Volevo solo raggiungerti. Per non soffrire più. >>  confessi, sperando che lui possa capire.
<< E’ tutto a posto, tranquilla … >> ti carezza il viso, dolcemente. << Anche voi mi mancate.  >> continua.
E state lì abbracciati per attimi che paiono interminabili. Insieme davanti al lago ghiacciato.
Proprio come una volta.
Dopo un po’ però lo senti alzare il viso verso il cielo: << Devo andare >> dice, senza abbassare lo sguardo su di te.
<< Di già? >> gli chiedi, mentre gli stringi i lembi della camicia bianca, come una muta richiesta di stare lì, assieme.
<< Si. >> Si china a baciarti piano sulle labbra, poi ti sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si stacca un poco da te: << Ma ricorda. Anche se non mi vedrete più, io sarò sempre con voi. >>
<< Nei nostri cuori? >> gli chiedi.
<< Nei vostri cuori. Sarò il vostro angelo personale. Intesi? >> e dicendolo ti sorride ancora un’ultima volta.
Forse per infonderti un po’ di quel coraggio che ti servirà, lo sai, per andare avanti.

Last dance, first kiss
Your touch my bliss
Beauty always comes with dark thoughts

<< Sarò forte >> gli prometti, ricambiando il suo sorriso, forse per farlo star tranquillo.
<< Lo so. >> ti dice, prima di essere avvolto da una luce e di iniziare a sparire. Lo osservi, e mentre sta per scomparire gli urli di amarlo e ti pare di vederlo sorridere con i suoi occhi azzurri un’ultima volta, per poi muovere le labbra in una sola parola: << Addio. >>.
Resti un attimo a guardare il luogo dove fino a poco fa c’era lui, ma dove ora non c’è altro che neve.
<< Sarò forte. >> ripeti, come per sigillare una promessa eterna.
<< Mamma? >> la voce di tua figlia ti fa sobbalzare per la sorpresa. << Tutto bene mamma? >> sorridi  a quella giovane così simile a tuo marito e la raggiungi,raccogliendo lo scialle e avvolgendotelo per bene attorno alle spalle.
<< Sì tesoro. Stavo solo facendo una passeggiata … >> le dici carezzandole il viso, per tranquillizzarla.
<< E’ meglio rientrare, inizia a far freddo. >> e detto questo la osservi mentre rientra in casa.
Sorridi e prima di raggiungerla ti volti un’ultima volta a guardare la pietra vicino al lago.
<< Sarò forte amore mio. Per me. Per noi. Per nostra figlia. >> e appena finisci di dirlo ti sembra di sentire il suo lieve tocco sul tuo braccio.
Una lieve brezza si alza e sembra avvolgerti in un abbraccio.
Alzi lo sguardo al cielo e ti sembra di sentire la sua voce cristallina: << Sarò sempre il vostro angelo. >>
   
 
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