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Autore: mony_spacegirl    08/10/2010    3 recensioni
vecchia storia sui buoni vecchi McR, una reinterpretazione personale della loro evoluzione, forse un po' banale, ma scritta con impegno ai tempi del liceo!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


Camminavo per le strade di Los Angeles in preda alla rabbia, ero uscita di casa solo per non vedere quella faccia da stronza di mia madre. Mio padre aveva deciso di andarsene in 2 giorni, anche se per me lo pensava da molto tempo. Mia madre era una fottuta fallita, di me e mio fratello non gliene fregava un bel cazzo. Quel pomeriggio di fine dicembre mi aveva proprio rotto. A lei interessava solo andare a farsi qualche bottiglia al club delle sue amiche ancora più puzzolenti di lei. Mio fratello si faceva i cazzi suoi, viveva solo per sé stesso, e così iniziai da un po’ a farlo anche io. Mio padre ci mandava i soldi ogni mese, ma si assicurava sempre che non li prendesse mia madre, bensì solo noi due, non voleva più niente da quella stronza, se non il divorzio più immediato.

Attraversai la strada e quasi un coglione mi mise sotto, il clacson mi fece spaventare, ma non me ne fregava nulla, ero solo una giornata di merda in cui avevo bisogno di farmi i cazzi miei, e dovevo trovare un modo per sfogarmi. Accesi l’i-pod e mi misi ad ascoltare gli Smashing Pumpkins. Billy Corgan era sempre stato il mio idolo, l’unico a dimostrare i miei stati d’animo in ogni momento della mia vita, triste, incazzata o felice che fossi. La sua musica mi rimbombava nelle orecchie quando decisi di svoltare in un vicolo che mi avrebbe portato fino al mare. Mancavano due giorni a capodanno e mi sarei aspettata davanti un altro anno d’inferno con quella fottuta stronza in casa che non sapeva altro che dirmi “tesoro…vai a comprarmi le sigarette?!” oppure “vai tu a fare la spesa, i compiti lasciali per dopo…ah, non scordarti la vodka alla pesca e il bayleis, sai, è tanto dolce…”.

Puttana, avevo sempre maledetto il giorno in cui mi aveva messa al mondo. Giunsi alla spiaggia mentre canticchiavo tra me e me “despite of my rage I am still just a rat in a cage”. E aveva fottutamente ragione il mio Billy. Ero solo un topo in gabbia, e non potevo scappare, non sapevo dove andare, i nonni materni li odiavo, davano sempre ragione a mia madre, e i nonni paterni stavano in Canada, a Montreal. Ma non potevo accollarmi a loro, con tutte le spese, la scuola ecc.. non volevo essere più un peso per nessuno, nemmeno a mio fratello, che speravo un po’ di bene me lo volesse.

Mi sedetti su una torretta chiusa e mi accesi una sigaretta. “cazzo” pensai… le avevo anche quasi finite, dovevo passare a prenderle. Non vivevo senza le mie Winston Blue, stavo diventando una fottuta accanita di fumo… ma almeno speravo di non diventare come mia madre. Non me lo sarei mai perdonato, non volevo fare del male ad altre persone ancora. Perché ero arrabbiata? Beh, quella schifosa aveva vomitato in camera mia dopo una delle sue nottate passate con le amichette, ormai non la sopportavo più…proprio per niente. “I’ll be your stumbleine…I’ll be your super queen”. Billy e le sue canzoni…la mia vita, il mio sangue, il mio ossigeno. Neanche la scuola mi interessava più come una volta. Dopo aver fissato il sole che tramontava e aver lasciato che mi violentasse bene gli occhi ripresi la strada per tornare a casa. Aprii il cancello ed entrai sospirando, non avevo voglia di andare a pulire la mia stanza, in fin dei conti non era la mia merda che puzzava là dentro. Avrei dormito sul divano. La luce in cucina era spenta, quella del salotto pure; salii le scale e vidi la porta della stanza di mio fratello semi aperta. Bussai, ma avevo paura di rompergli, era un tipo riservato, ma molto deciso, dovevo ringraziare solo lui se ero ancora lì, avevo sempre contato su di lui. “Avanti” disse a voce bassa. Entrai a testa bassa, stringeva un sigaretta tra le labbra mentre infilava una maglietta nella sua grande valigia blu.

Che stai facendo?” gli chiesi.

Bob mi guardò con il suo sguardo profondo “giusto te cercavo…preparati la borsa…metti l’essenziale...stanotte alle 4 ce ne andiamo…” disse con tono serio e aspirando dalla cicca.

Non capivo, dove cazzo aveva intenzione di andare?? Sotto a un ponte forse?! O sulla torretta abbandonata all’inizio della spiaggia?!

Che cazzo stai dicendo Bob?! Dove pensi di andare? Non abbiamo un cazzo di posto dove stare..” “questo lo dici tu piccola…” prese tra le dita la sigaretta e soffiò fuori il fumo. Si voltò e mi mise una mano sulla spalla, facendomi un po’ rabbrividire; non lo avevo mai visto così fottutamente serio, ne stava pensando una di grossa stavolta. “Ho un amico nel Jersey, uno che ho conosciuto a un concerto a Chicago, e ci siamo sempre tenuti in contatto, gli ho detto che me ne voglio andare..mi ha detto che vicino a Newark c’è una scuola abbastanza grande, anche con vitto e alloggio…ce ne andiamo lì, ho già fatto le iscrizioni via internet. Poi ho risparmiato un po’ di soldi questo mese e ho comprato i biglietti dell’aereo, ce ne andiamo Mony”. Rimasi senza parole. Una parte di me esultava, finalmente me ne sarei uscita da quella topaia e sarei scappata da quell’arteriosclerotica di mia madre, l’altra parte di me però aveva paura, di quello che avrei trovato. Mio fratello si accorse della mia espressione un po’ titubante. “Mony, tesoro…stai tranquilla…sei l’unica cosa che ho al mondo ora…e ti porterò via con me, via da questa merda, via da quella donna che dice di averci messi al mondo”. Avevo una voglia di gridare, di picchiare qualcuno, di spaccare tutto, ma mi limitai a farmi stringere forte da quell’orso di mio fratello, perché sì, lui era un orso buono, con due spalle grandi così da far paura, ma era tanto tanto buono.

Sta tranquilla…andrà tutto bene, devi solo fidarti del tuo fratellone” mi sussurrò in un orecchio dandomi un bacetto sulla fronte. “Ora va…preparati la borsa…non dimenticarti le cose essenziali…poi per il resto compreremo tutto lì”. Annuii “va bene…ma a papà l’hai detto?!” “certo….non ti preoccupare…ha detto che è d’accordo…”.

Me ne andai in camera mia mordendomi le labbra dal nervoso, appena accesi la luce dovetti correre ad aprire la finestra, non ce la facevo a sopportare quell’odore schifoso. Buttai sopra alla schifezza qualche foglio di un vecchio giornale e feci tutto in fretta. Misi nella valigia più grande che avevo tutta la mia roba, tralasciando quello che non usavo più. Infilai anche le mie foto, tutto, perché sapevo che lì non ci sarei più voluta tornare. Misi il portatile nella valigetta, e qualche libro nello zaino. Poi portai tutto in camera di Bob. Infilai infine il caricabatterie, le sigarette e i miei cd più preziosi nella borsa e chiusi la porta della mia stanza, anzi, ormai ex stanza. Portammo tutto in cucina… la troia non sarebbe scesa a vedere che facevamo, se ne stava in camera a farsi le unghie sul suo letto puzzolente con una sigaretta in una mano e una bottiglia nell’altra.

Mi versai un bicchiere di latte e lo buttai giù tutto d’un sorso, poi accesi la tv e senza cena mi buttai sul divano a sonnecchiare. Belle giornate del cazzo, e avevo appena passato il Natale più squallido della mia vita, mamma mi aveva regalato un quaderno e due penne, a Bob invece un cd…e pure masterizzato. Maledetta morta di fame, la odiavo con tutta me stessa, e anche di più. Ma ora gliel’avremmo messa in culo e l’avremmo lasciata marcire sul suo letto, quella alcolizzata del cazzo, buona a niente.


Capitolo 2


Sentii qualcuno scuotermi per le spalle facendomi svegliare. La tv era ancora accesa, ne sentivo i suoni pacati. Aprii gli occhi e Bob seduto accanto a me mi disse di alzarmi. Mi stiracchiai un po’ sul divano, poi mi alzai, andai a svuotare la vescica e misi in bocca una gomma da masticare.

Dai piccola, sono le tre…tra un’ora parte l’aereo!!” disse mettendosi la giacca. “Ma chi cazzo ci porta all’aeroporto Bob?!” chiesi in procinto di fare uno sbadiglio.

hey calmina ragazza, ti si sono viste anche le budella da quanto hai aperto la bocca…comunque ci porta David…mi ha fatto questo grande favore..”. David era un suo grande amico, forse il migliore che aveva. Misi la giacca anche io e uscimmo a scoprire la notte. “Cazzo aspetta, ho dimenticato l’i-pod…” dissi fermandomi di scatto sul cancello e intralciando il passaggio anche a Bob, a cui caddero tutte le cose che aveva in mano. “Monyyyy….muoviti corri…cazzo…”. David comparve sorridente dal cancello e gli diede una mano. Corsi dentro e recuperai l’i-pod che avevo lasciato sul divano incustodito…il mio gioiellino. Avevo una tentazione di andare di sopra e vedere per l’ultima volta la faccia in decomposizione di quella donna che voleva farsi chiamare mamma, ma Bob mi chiamò e mi mise fretta, così dovetti uscire. Salutai David e accertandomi di non aver dimenticato nulla, o quasi salii nel suo minivan.

Bob…ne sei davvero sicuro? Guarda che ce n’erano posti più vicini dove poter andare” gli disse, un po’ triste per la nostra partenza. Mio fratello deciso gli rispose “se sto nei dintorni quella vacca verrebbe ancora in cerca di romperci, non mi va…e poi Mony sta male…devo portarla via da tutta questa merda…”. Parlavano come se io non ci fossi o se fossi una bambina di appena 7 anni. “Beh, lo so che sei cocciuto, fai come ti pare, ma almeno ricordati dei tuoi amici…” “certo David, me ne ricorderò…”. David mi sorrise e partì a tutto gas verso l’aeroporto. Dalla sua autoradio provenivano bassi suoni di canzoni di Muse e Red Hot Chili Peppers. Bob forse un po’ nervoso la spense; in effetti la tensione si faceva sentire anche sui miei di nervi. David mi chiese che ne pensavo. “Che dovrei pensare…?! Che non vedevo l’ora perché quella troia mi ha rovinato l’adolescenza?!” Rimase un po’ spiazzato dalla risposta alquanto nervosetta che gli avevo dato. Dopo pochi minuti di silenzio Bob si voltò e mi sorrise passandomi una mano dietro, che strinse forte.

E’ l’unica cosa che ho cara David, la mia sorellina, voglio il suo bene, ce ne hanno spalata tanta di merda addosso i nostri genitori…mio padre è un buono, ci manda i soldi perché quella fallita non ha voglia di lavorare e apre il suo salone di parrucchiera solo quando ha voglia, però la rabbia che ho anche con lui è tanta…poteva portarci via…no?!”. Bob lasciò di nuovo David spiazzato. Si misero a parlare di automobili, così, per non addormentarmi mi misi ad ascoltare il mio Billy Corgan.

Mony alzati!! Muoviti!” aprii gli occhi, incosciente di averli anche chiusi. Spensi la musica e presi la mia roba dal portabagagli. Bob si accese una sigaretta e caricò mezze cose in spalla. Appena David chiuse il portellone Bob lo abbracciò forte. “grazie… sei un amico vero…”. Abbassai la testa e attesi il mio turno di salutarlo. David mi passo una mano dietro alla schiena.

Ciao baby, ricordatevi di chiamare quando arrivate…e anche ogni tanto magari…”. Gli passai le braccia attorno al collo. “Non dubitarne…lo faremo..”. Gli diedi un bacetto sulla guancia e presi le mie valigie. Dopo quell’attimo di tenerezza mi ricomposi e tornai a fare la cazzona di sempre, con la faccia da dura e l’aria scocciata.

Io e mio fratello ci prendemmo le valigie e ci incamminammo verso l’entrata sotto lo sguardo di David, ma non ci voltammo, né io né Bob. Eh, eravamo fatti della stessa pasta.

Dopo aver lasciato giù le valigie e aver fatto tutta la solita tiritera, ce ne andammo ai nostri posti. Io avevo quello vicino al finestrino. E Bob quello accanto.

Che ne dici…posso dormire un po’?” feci a Bob. Lui mi sorrise e mi scompigliò un po’ i capelli.

Appena dopo il decollo presi sonno neanche a dirlo.

Dormii proprio di gusto, senza rigirarmi tanto come facevo di solito come una ribelle e non sognai neppure.

Hey scema….siamo arrivati…apri gli occhi…” Bob mi scosse violentemente per le spalle.

Hey!!! Faccia da orso!! Sta un po’ fermo…” gli tirai un pugno sulla spalla e sentii l’aereo toccare terra. “Porca troia che colpo…potevi svegliarmi almeno 10 minuti prima, che mi preparavo all’impatto”.

Scendemmo dall’aereo un po’ con le gambe traballanti dalla stanchezza. Recuperammo le valigie e uscimmo dall’aeroporto. Il sole mi accecò gli occhi.Cazzo Bob, e adesso dove andiamo?!”. Non ottenni risposta, ma vidi che prese il suo cellulare.Pronto…ciao Ray…si sono arrivato…ti ringrazio…ok ciao…” mise giù. Breve, conciso e determinato. Non osai chiedergli altro. Dovevo solo andare al bagno.Lasciai lì la mia roba ed entrai di nuovo in aeroporto. Già che c’ero mi lavai anche le mani e la faccia e passai a prendere due bicchieroni di caffè.Lo trovai seduto sulla sua valigia che fumava una sigaretta. Gli porsi il caffè e mi accesi una cicca anche io. Poggiai le labbra sul bicchiere. “Aspetta un attimo…brindiamo…” “Ahaha, Bob sei matto??Col caffè?!”. Sorrise anche lui “in mancanza di champagne…allora…a noi due sorella…e alla nostra nuova vita.”. facemmo sfiorare i bicchieri e bevemmo il caffè.


  
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