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Autore: rospina    08/10/2010    3 recensioni
una storia intensa ed acre, come può esserlo il profumo delle zagare, le vite di quattro giovani, che vivono in un piccolo paese sul mare si intrecceranno per cambiare... forse per sempre
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alba chiara e serena stava nascendo, il silenzio avvolgeva le case ed il sole freddo e pallido colorava i tetti rossi della piccola cittadina, solo il panettiere era già vicino al forno per sfornare il pane caldo. Sole era già sveglia, fissava il candido soffitto della sua stanza, sulle pareti erano ancora appesi poster di cantanti ed attori famosi che fino a qualche anno prima sembravano essere la fonte primaria di felicità della sua vita. Le sembrarono così lontani quei momenti spensierati; guardò la lancetta della sua sveglia segnava le cinque appena, ma lei decise di alzarsi, non riusciva a riprendere sonno. Si sedette, ai piedi del suo letto prese il maglione che aveva lasciato la sera prima, se lo infilò silenziosamente. La luce flebile filtrava del lampione, passava attraverso la tenda fiorata stendendo un’aurea di dolcezza.

Prima di uscire dalla stanza Sole posò il suo sguardo su sua sorella. Dormiva profondamente e per la prima volta vide sul suo viso formarsi un lieve sorriso.

Udì delle voci e si fermò nel corridoio. Erano sua madre e suo padre che discutevano con voce soffusa

“Cosa devo fare devo andare a rubare?”

“Tu devi dirglielo, non riusciamo più ad andare avanti, dobbiamo fare  i lavori per tua figlia!” incalzò Marta la madre di Sole.

Era una donna piccola, con corti capelli castani e grandi occhi intelligenti, aveva sempre lavorato in casa per tutti senza mai sottrarsi ai suoi doveri di donna e madre, aveva cresciuto due splendide figlie con sacrificio ed amore insegnandole cosa volesse dire onestà. Continuando a ripetere loro che le persone buone vengono sempre ripagate, ma ultimamente anche lei aveva perso fiducia nelle sue stesse parole. Aveva una fede immensa, ogni domenica mattina si recava nella chiesa madre a pregare nostro Signore, ma ora non sapeva più cosa chiedere. Una volta chiedeva serenità e salute per la sua famiglia, ora aveva perso tutto e si sentiva smarrita nel dolore. Adesso anche i soldi cominciavano a scarseggiare. Una dura crisi economica si era imbattuta sull’Italia e sull’Europa intera. Non ci aveva mai fatto caso e tantomeno dato peso, stringendo la cinghia si era sempre riusciti ad andare avanti ma adesso tutto era più difficile, si faceva attenzione anche a comprare il pane, bisognava risparmiare i soldi per abbattere le scale che c’erano in casa. Ristrutturare il bagno e cambiare la stanza per Celeste. Il suo dolore immenso non lo faceva trapelare ma glielo si poteva leggere negli occhi e nei gesti non più forti come prima.

“continua a dire che c’è crisi, poco lavoro per tutti…” la voce di Salvatore il marito era incrinata dal pianto. Si passò sul volto segnato dall’ardore del sole le grandi mani sporcate dalla terra e spaccate dal lavoro. Aveva sempre lavorato senza tirarsi indietro. Per lui nessun lavoro era vergognoso se fatto con onestà. Era un uomo sincero ed amabile, ma dopo l’incidente della figlia era diventato chiuso in se stesso, nulla gli dava gioia. Il cuore di Sole nel sentire la voce di suo padre colma di pianto si contorse per il dolore, dalla bocca dello stomaco sentì salirle la nausea alla gola. Tirò un  lungo sospiro poi stropicciandosi gli occhi e stiracchiando le braccia come soleva fare appena alzata entrò in cucina fingendo di essere ancora assonnata. Alzò una mano in segno di saluto e disse:

“Giorno”

Vide suo padre alzarsi di scatto dalla sedia e sua madre precipitarsi vicino alla caffettiera per controllare se era uscito l’amaro nettare del mattino. Sole si preparò un po’ di latte in un bicchiere, poi chiese:

“Papà stai andando a lavorare?”
“No, piovigina e mi hanno detto di non andare, ma ora sai che faccio, vado a chiedere da Dante se ha bisogno di un manovale, loro lavorano anche con la pioggia”

“allora buona fortuna, sono sicura che andrà bene” rispose con il suo solito dolce sorriso che donava un po’ di speranza.

Aveva finito di aiutare sua madre a sbrigare le faccende giornaliere, Sole si cambiò ed uscì di corsa senza dire a nessuno dove stesse andando.

il primo posto dove si recò fu il panettiere della piazzetta dove si svolge il mercato dei contadini, entrò:

“buongiorno!” disse a voce alta

“Ciao Sole! Cosa posso darti stamattina!” rispose una giovane donna dalla faccia simpatica

“Volevo chiederti se per caso avevate bisogno di un’aiutante”

“come mai? Qualche tua amica cerca lavoro?”

“No a dire il vero sono io  che sto cercando…- parlava gesticolando- per me va bene qualsiasi cosa”

“Grazie ma al momento non cerchiamo nessuno… comunque se dovessimo avere bisogno ti farò sapere d’accordo?”

“Grazie” se ne andò, con passo svelto raggiunse il parrucchiere che si trovava li vicino un vero hair stylist dei capelli

“Buongiorno, c’è Enrico?”chiese

 la ragazza bionda la guardò un istante e le rispose che sarebbe andata subito a cercarglielo, dopo pochi minuti arrivò un giovane alto e moro, con un viso bello e dolce allo stesso tempo. Era Enrico, il parrucchiere che lei conosceva bene perché faceva attivamente parte dell’unitalsi:

“Ciao carissima” la salutò lui dandole due baci sulla guancia accennando un abbraccio

“Tutto bene grazie” rispose tirando il sorriso

“Vuoi tagliare i capelli?”propose lui

“No grazie sono venuta qui per un altro motivo… avrei bisogno di un  lavoro- dichiarò senza girarci attorno”

Un lampo attraversò il giovane:

“Ma perché non l’hai detto prima? Proprio pochi giorni fa ho assunto una ragazza e l’ho già messa a posto con i libretti per i contributi…” scosse la testa e mormorò “Mi spiace”

“Non preoccuparti” rispose Sole sconsolata, salutò velocemente  fu fuori.

La pioggia aveva ripreso a battere violentemente sull’asfalto, i suoi jeans in un lampo si inzupparono. Chiese ad altri negozi se avessero bisogno d’aiuto come commessa. Chiese anche ad alcune signore se avessero bisogno di una collaboratrice domestica, ma la risposta era sempre negativa. Il suo cuore era pensante. Le salirono agli occhi le lacrime, non era andata a casa neppure per pranzare, era seduta sul gradino di un portone per ripararsi dalla pioggia che oramai le aveva anche bagnato i capelli fino a renderli grondanti d’acqua. Calcò il viso tra le palme. Capì meglio la disperazione che attanagliava suo padre quella mattina. Guardò l’orologio si era fatto tardi, alle cinque iniziava a lavorare al pub vicino casa sua. Con fatica si alzò in piedi e si passò una mano tra i capelli e si diresse verso casa a passi lenti.

“Sole, cosa ci fai tutta bagnata?”

Alzò lo sguardo, gli parve una visione, era Claudio Mareste, che le si avvicinò con l’ombrello in mano

“stavo tornando a casa”

“Si ma così finisci per ammalarti” la guardò negli occhi ancora rossi di pianto

“Se hai bisogno di qualcosa a me puoi chiedere, lo sai che sono amico di tuo padre da un sacco di anni, e  se posso aiutarti…

“Sto cercando lavoro”

Rimase in silenzio a fissarla e fu lei che continuò

“abbiamo bisogno di qualche entrata in più, le modifiche per la casa, in modo da rendere Celeste più indipendente costano e non poco, ed al pub mi danno una miseria, e poi lavoro solo due sere a settimana”

“Capisco” fu la risposta con  voce pacata dell’uomo, la prese per la vita e la avvicinò a lui sotto l’ombrello

“Ti accompagno a casa.”

Davanti al portone di casa, Sole vide Giulio ed Angelo in tenuta sportiva, li salutò con la mano, Giulio le andò incontro mentre Angelo al posto di rispondere a lei disse:

“mister ha annullato l’allenamento?”

“Certo che no! Ho solo accompagnato Sole a casa ma ora vi raggiungo, non fate  i furbi” gli diede le spalle ed entrò in casa dopo la ragazza.

“bella come non mai. Quella ragazza riesce a lasciare senza fiato chiunque non trovi?” fu la domanda che Giulio porse ad Angelo. Una domanda che non trovò risposta, che rimase galleggiante nell’aria fino al campo sportivo.

Sole era andata ad asciugarsi i capelli e mettersi della roba asciutta. Quando tornò trovò Claudio Mareste ancora li che parlava con suo padre e lei chiese:

“Che ci fai qui? I ragazzi ti aspettano per ‘allenamento…

Fu Salvatore a dire alla figlia:

“Ti ha aspettato perché vuole accompagnarti a lavoro non vuole che prendi altra acqua”

“ Ma non c’è né bisogno è qui vicino…

“ e poi voleva parlarti per una cosa importante”

“Cosa?” chiese lei incuriosita sgranando gli occhi

“Ecco oggi mi ha telefonato il presidente della squadra e sta cercando una specie di tutto fare, insomma dovresti occuparti di tenere in ordine i conti e i costi per quanto riguarda la squadra, tipo, tenere le pubbliche relazioni con i giornali locali, e anche con i dirigenti delle altre squadre. A lui non interessa che sia uomo o donna gli basta che sia intelligente e sempre disponibile. Visto che tu cerchi lavoro ho pensato a te! Anche perché li c’è bisogno di una brava ragazza non una che faccia la cretina con i ragazzi”

Sole lo guardò era senza parole e rispose:

“io posso provare…

“Non devi dare una risposta a me, ne devi andare a parlare con il presidente. Ora che ti porto a lavoro, ti lascio il numero di telefono e ne parli direttamente con lui”

“gra-zie” fu la risposta colma di gratitudine.

 Il cuore le batteva nel petto.

 Una segretaria l’aveva fatta accomodare su di una poltroncina in pelle color cammello. Sfilò il suo giubbotto marrone e lo mise al suo fianco insieme alla borsa. Nel piccolo salotto d’attesa vi era un piccolo tavolino in vetro trasparente sorretto da due ali in ferro battuto. Sopra vi era un vasetto con dei piccoli tulipani freschi ed alcune riviste per ingannare il tempo. Ma non ne prese alcuna. La donna non più giovane che poco prima l’aveva accompagnata in quella stanza le si era presentata nuovamente davanti e con voce sottile:

“Signorina Benelli se mi vuole seguire…” Sole si alzò si diede un’occhiata allo specchio di fronte a lei, indossava una gonna lunga al ginocchio nera, una camicetta bianca con una casta scollatura, i capelli li aveva sollevati con un fermaglio etnico, qualche ciocca le scivolava sul viso rendendola bellissima. Non capì come era arrivata in quella camera la sua mente era troppo impegnata a pensare ciò che doveva dire. Di fronte a lei si trovò un uomo grassoccio che sprofondava nella sua maestosa poltrona di pelle verde. L’uomo non si alzò rimase seduto e tese alla giovane la sua mano flaccida ed un poco umida di sudore, Sole sorrise leggermente mostrando il suo sorriso chiaro ed un poco impaurito allo stesso tempo:

“Signor Fardella , piacere di conoscerla, io sono Sole Benelli”

Con voce gracchiante l’uomo rispose:

“Che bella fanciulla, siediti non stare in piedi” mentre parlava la squadrava da capo a piedi, Sole si sentì tremendamente a disagio ma facendo ricorso a tutto il suo coraggio iniziò:

“Mi scusi se le rubo del tempo prezioso, ma Claudio Mareste, mi ha detto che lei stava cercando una p.r. per la sua squadra, ed essendo che sto cercando un lavoro…

“Scusa se ti interrompo… posso darti del tu vero? Penso che tu abbia l’età dei miei figli quindi ti do del tu…

”Oh si figuri”

“bene. Penso che quel vecchio marpione di Mareste non perderà mai il vizio, continuano a piacerle le belle donzelle e fa di tutto per poterle tenere vicino a se, ma come ben capirai io non posso darti quell’incarico…

“Le chiedo scusa, se sembro impertinente ma non capisco perché non potrei ricoprire quell’incarico, non sono stupida ed imparo in fretta…

“Non ho alcun dubbio di questo ma vedi, io voglio che la mia squadra vinca, non che si distrugga per amore di una pollastrella… vedi sei molto graziosa ed io proprio non posso permetterti di stare troppo accanto ai miei ragazzi”

Sole sentì il petto fargli male come se avesse ricevuto un pugno in mezzo al costato. Ma non si arrese non voleva tornare a casa con una risposta negativa, nutriva troppe speranze per un lavoro:

“Senta io ho bisogno di quel posto di lavoro, sto cercando lavoro come una pazza, ma al momento non riesco a trovare la possibilità di un impiego”

I piccoli occhi chiari dell’uomo si allargarono e parvero voler uscire dalle orbite. Si grattò la testa quasi pelata se non fosse stato per qualche capello bianco qua e la:

“ma tu sai in quanti ambiscono a quel posto di lavoro?- non attese una risposta- in tanti cara mia, e ti dirò di più che in tanti sono pronti a pagare… per carità io non ti chiedo niente, però sai che più uno da e più riceve… riesco a farmi capire?”

Sole lo guardò esterrefatta, quell’uomo le stava chiedendo una tangente o cosa? Aveva la testa confusa, si riprese quasi subito e con sfrontatezza si alzò facendo spostare la sedia:

“Cosa vuole in cambio? Perché non parla chiaramente? Oppure lei stesso si schifa da solo per le sue richieste? Immagino che oltre al denaro avrebbe gradito qualcosa anche in natura… sa cosa le dico che lascio il piacere a qualcun altro!”

Ansava un poco, sveltamente raggiunse la porta la fece sbattere dietro di lei, e poi correndo raggiunse il suo giubbotto e la borsa. Scappò in strada. Sentì l’aria gelida entrarle nei polmoni. Il  fiato che usciva dalle sue labbra senza trucco eppure scarlatte, era quasi tangibile perché diveniva bianco a contatto con l’esterno. Il suo corpo era coperto da un leggero fremito di rabbia. Sentì le lacrime salirle agli occhi le ricacciò dentro. I suoi passi erano divenuti dolci e lenti come piccoli passi di danza, la sua capigliatura era scesa quasi del tutto ma conservava la sua bellezza ed il suo fascino, in quell’istante senza che lei se ne avvedesse era una calamita pura per gli occhi dei passanti. La sua borsa ciondolava avanti e indietro. Senza avere il tempo di capire come e perché non si ritrovò la borsa tra le mani, si voltò di scatto, tra tutte le persone non immaginava di certo che potesse essere lui:

“ciao Angelo!” nella sua voce vi era tutto il suo stupore

Ciao…”la fissò dritto negli occhi

“Se lasci la borsa dondolare in quel modo rischi che ti rubino la borsa”

“si ad Amantea, impossibile. Poi quando la aprono stai tranquillo che me la restituiscono con dieci euro dentro ed un biglietto  MI HAI FATTO PENA”

Angelo allungò una mano e prese una mano di Sole fra le sue, era fredda e glielo disse:

“non sembri affatto un sole, sei gelida”

Lei non le rispose annuì leggermente col capo e sorrise lievemente. A quel contatto non seppe resistere ed allora il giovane gli strinse ambedue le mani per darle un po’ di tepore. Sole lo fissava dritto negli occhi, avrebbe voluto dire un fiume di parole che però tacquero dentro di lei, aveva paura di dire qualcosa di sbagliato. Angelo guardandola la vide pallida e smarrita e le chiese:

“va tutto bene?”

Sole si svegliò da quel torpore e rispose:

“Si, grazie, anzi si è fatto tardi è ora che io vada a casa” Angelo trattenne ancora un po’ la sua mano e  le consegnò la piccola borsetta con un monito:

“fai attenzione”

Sole avrebbe voluto baciarlo sulla guancia ma si trattenne ancora una volta e con la mano lo salutò. Si incamminò voltandosi più volte per vedere  se lui era ancora li. E tutte le volte che si voltava lui era ancora nello stesso posto intento a fissarla. La guardava con interesse anche quando vide affiancarsi al lei il suo allenatore Claudio Mareste.

 

   
 
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