The White House
giovedì 21 dicembre
Okay.
È
tutto okay.
Ora
faccio un bel respiro profondo.
Devo
stare calma, molto calma.
D’altronde
è solo un eye-liner, nulla di letale. Avvicino la mano all’occhio destro. Non è
così difficile, in fondo.
“Luz, ti vuoi muovere? Non è possibile che non riesci a
metterti un semplice eye-liner!” sbuffa quel tesoro di Mary spazientita.
Va bene, vi dirò la verità. Io ho il terrore dell’eye-liner.
Non so perché, sul serio. Forse non sono abbastanza mentalmente stabile per mettermelo, forse i miei occhi sono esageratamente
sensibili, fatto sta che ogni volta è un incubo.
“Luz, guarda che non ti succede nulla. Basta che lo avvicini
all’occhio, così” dice mimando l’azione.
“Mary,
ho bisogno di tempo!” esclamo.
Lei
rotea gli occhi. “Vorrei farti notare che di tempo non ne abbiamo.
La festa inizia alle dieci, e sono esattamente le nove e trentacinque. E dato che non ho intenzione di arrivare in ritardo per
colpa tua, MUOVITI!”
“Va bene, va bene! Messaggio ricevuto!”
Okay,
posso farcela. Devo farcela.
Avvicino
la matita agli occhi.
O la va o la spacca.
O truccata, o cieca.
Avvicino
ancora la mano, e… olè!
Ora
l’altro occhio... Fatto!
Sono
pronta!
Ho
il vestito, ho le scarpe, ho la borsa.
“Pensi
che mi manchi qualcosa?” chiedo a Mary.
Lei
mi guarda critica.
“In
effetti, ti mancano la scopa e detersivi”
Eh?
“Ma che stai dicendo?”
“Il
mollettone per capelli, Luz!” dice ridendo.
Mi
tocco la testa. Ah. Oops.
Mi
tolgo il mollettone dorato dai capelli, sapete, quelli che usano le casalinghe
mentre lavano i pavimenti e intanto guardano Jay Leno
in tivù.
Mi
guardo allo specchio, afferrando la spazzola.
“Ho
dei capelli indecenti” dico sconsolata.
“Non
è vero, Luz, lo sai che te li invidio. Preferiresti
avere degli spaghetti come i miei?”
“Almeno
sono lisci! Io sembro una psicopatica…”
“E smettila! Piuttosto muoviti, dobbiamo
andare!”
Ci
guardiamo entrambe allo specchio del mio bagno. Lei indossa un vestito blu, che
ha scelto apposta per far risaltare gli occhi. Ha raccolto i capelli indietro,
e sta proprio bene. Quanto a me, ho un vestito nero e viola che a mio parere mi
sta da cani. Ma Mary ha insistito tanto, dicendo sembravo più alta, più matura, e tutte quelle cose che si dicono a una
persona per farle dare una mossa.
“Bene.
Scendiamo?” chiede.
Oddio.
Prima o poi dovrò uscire da questa stanza, d’altronde.
Faccio
un respiro profondo.
“Scendiamo”
confermo.
Si
parte.
***
Non
si parte.
Speravo
che mio padre avesse tanto, ma taaanto lavoro da
sbrigare, ma evidentemente non è così. È nel
corridoio, e appena ci vede sorride.
“Siete
splendide”
“Grazie
signor Davies!” risponde Mary sorridendo a sua volta.
“Grazie,
pà” dico abbassando lo sguardo.
Ti
prego non fare commenti assurdi. Ti prego.
“Allora
ragazze, i vostri principi azz…” comincia.
In
quel momento, il suo segretario McDowell arriva con
passo svelto. Con i pantaloni grigio chiaro e il golf bianco, è quasi una
visione. Il mio angelo custode. Il più delle volte mi sta
antipatico, ma ora quel suo essere così rompipalle e ossessionato dal suo
lavoro torna utile.
“Signor
Davies! Mi spiace disturbarla, ma ci sono alcuni
documenti da controllare al più presto. Se potesse…”
Papà
guarda prima lui, poi noi.
“Scusa,
Lucy. Il lavoro chiama” si scusa.
“Non
fa niente, vai pure!” assicuro.
“Sei
sicura?”
“Assolutamente!”
“D’accordo…
bè, allora divertitevi, ragazze!” ci saluta.
“Certo!
A più tardi!”
“Arrivederci!”
Okay.
Adesso si parte. Sul serio.
***
Io e Mary saliamo in macchina, e per prima cosa accendo
la radio. Mentre Christina Aguilera
canta la sua Beautiful, rifletto. Ci
sarà Matt? Certo che ci sarà, me l’ha detto oggi.
Chissà se è ancora arrabbiato per la storia di David… spero di no. Come potrò resistere alle cerimonie di gala senza di
lui? È meglio che ci chiariamo, io e lui. Non volevo nascondergli la mia cotta
per David per fargli un dispetto, è solo che… bè, non
c’era nessun motivo per dirglielo! Dovrò parlargliene, stasera.
“Ehi,
a che pensi?” mi chiede Mary.
Mi
volto a guardarla. “Pensavo a Matt”, dico.
“Vuoi
dire a David” mi corregge.
“No,
no, pensavo proprio a Matt” insisto.
Lei
si volta a guardarmi, sorpresa, e d’improvviso mi rendo conto di ciò che ho
detto.
“Non
nel senso che… Non volevo dire… insomma, non pensavo a lui in quel senso!”
esclamo.
Lei
mi osserva attentamente. “E allora in che senso lo
pensavi?”
“Io…”
esito. “Non lo so...”
***