A/N:
Signore
e signori ecco a voi il quarto capitolo, mi dispiace di non
essere riuscita a scriverlo prima, ma l’ho trovato
particolarmente ostico, non
so perché ma è così, senza contare che mi sono
accidentalmente tagliata un dito
mentre cucinavo (sì, nonostante la mia reputazione sono ancora
tutti vivi nel
caso ve lo stiate chiedendo) il che rende tutto molto più lento.
Ma passiamo ai
ringraziamenti, come sempre ringrazio chiunque legga, ma soprattutto FleurDeLys,
Lily Black 90, brokendream, Giulia Justine e rosadilunedi
per le loro gentilissime recensioni. In più qualora ve lo stiate
chiedendo sto
pensando ad un sequel, se non ve lo stavate chiedendo fa niente, ora lo
sapete.
Ma basta con i nonsense, vi lascio al capitolo.
Exorcisms
And
Luck
Quella
mattina Alice si era alzata
alle cinque dopo aver passato una notte quasi insonne, trovare
l’esorcismo
giusto su internet non era stato difficile e per sigillare porte e
finestre con
sale e strani simboli non era proprio necessaria una laurea in
ingegneria
aerospaziale, ma lei continuava a contemplare tutti quei fogli pieni di
scritte
e disegni neanche fossero le copie dettagliate dei rapporti del CERN di
Ginevra.
Lo
shock delle prime ore aveva
adesso ceduto il passo ad una calma quasi glaciale puntellata qua e
là da
attimi di panico puro e semplice.
Nonostante
tutto l’unica cosa a cui
la ragazza riusciva a pensare al momento era “Mamma ho perso
l’aereo”. Sì,
Alice Jones nel momento più cupo e terrificante della sua
giovane vita non
poteva far altro che pensare ad un film, perché, per Alice, se
un ragazzino da
solo era riuscito ad avere la meglio su due ladri, forse anche lei, che
aveva
al suo fianco il cacciatore migliore del pianeta (per mera
auto-definizione la
giovane sospettava), aveva qualche chance. Il pensiero che quella fosse
un’avventura puramente inventata mentre questa era terribilmente
reale non
l’aveva sfiorata minimamente.
La
sveglia sul comodino tornò alla
vita alle sei e trenta precise sparando a tutto volume la sigla di una
serie
televisiva semi-sconosciuta, la ragazza si sedette pesantemente sul
letto
coperto dal suo piumone di Spiderman e con un colpo secco zittì
l’apparecchio.
È
ora di andare
in scena bellezza
disse Dean
controllando di nuovo che il sale fosse ancora al suo posto.
“D’accordo,
vado a liberarmi dei
miei genitori, tu rimani qui, non sarà un bello
spettacolo” concluse la ragazza
arricciando il naso, poi si avvolse in una vestaglia abbastanza grande
da
nascondere il fatto che era completamente vestita e, dopo aver preso un
respiro
profondo, uscì dalla stanza.
Il
cacciatore si guardò intorno
prendendo nota, per la prima volta da quando si era svegliato in quella
stanza,
dell’ambiente in cui si trovava.
Non
sembrava la classica stanza di
una sedicenne, non che lui fosse un esperto, ma anche Dean,
dall’alto della sua
ignoranza in materia, notava delle stranezze, delle piccole
idiosincrasie, come
il piumone di Spiderman e le miriadi di orecchini colorati sparpagliati
in
giro, i vari diari ordinatamente riposti sullo scaffale della grande
libreria e
i post-it colorati attaccati un po’ ovunque.
Il
cacciatore venne scosso dalle sue
elucubrazioni dalla porta che veniva aperta con forza.
“Okay,
tesoro, ora tu mettiti a
letto, chiamami se ti serve qualcosa, sei sicura che non vuoi che
rimanga a
casa? Posso disdire tutti gli appuntamenti di oggi se vuoi” Dean
ora sapeva
esattamente da chi Alice avesse ripreso l’abitudine di parlare
senza riprendere
fiato. La donna che stava letteralmente infilando a forza la ragazza
nel
proprio letto era alta, con i capelli biondo cenere, gli occhi scuri e
l’espressione
corrucciata.
“No
mamma, vai tranquilla, io starò
bene, ho soltanto bisogno di un po’ di riposo” la donna la
guardò,
evidentemente combattuta, dopo secondi che sembrarono ore, la signora
Jones
sospirò, diede un ultimo bacio alla figlia e uscì.
Fatto
finta di
stare male?
“No”
rispose secca Alice scavando in
un cassetto e tirandone fuori in gran fretta un cioccolatino che
infilò in
bocca intero. “Vuoi un consiglio? Mai bere il caffè con il
sale. A meno che tu
non stia cercando di rimanere a casa da scuola per tentare di
esorcizzare un
demone che vuole la tua testa su un paletto. In quel caso datti pure
alla pazza
gioia”
Quella
era tua
madre? Non vi assomigliate affatto
disse
Dean cambiando radicalmente argomento.
“Sì
lo so, ma in realtà sono io ad
essere una specie di anomalia genetica, anche se mia nonna giura che
sono
identica a sua sorella, non che io possa esserne sicura dato che questa
sorella
è stata disconosciuta dalla famiglia perché
all’epoca faceva la cabarettista
invece di trovarsi un marito e questo
è
stato un motivo di scandalo”
Ma
sì dimmi
pure la storia della tua vita borbottò
il cacciatore senza rendersi conto di aver parlato a voce alta.
“Ehi!
L’hai chiesto tu! Io ho
semplicemente fornito una gentile risposta” rispose la ragazza
prendendo dei
fogli dalla scrivania e tornando a letto.
---
Sam
sbadigliò sonoramente, la
scomparsa di Dean l’aveva colpito più di quando avrebbe
mai ammesso e per tutta
la notte non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto cercando di
scacciare i
pensieri occupandosi di cose triviali, come il fatto che Gabriel
avrebbe potuto
dormire anche durante la propria esecuzione (cosa che aveva fatto nel
1793
durante l’epoca del Terrore in Francia, ancora rideva quando
raccontava delle
facce degli spettatori quando si era alzato dalla ghigliottina, aveva
ripreso
la propria testa dal cestino e dopo un sentito discorso sulle falle del
loro
sistema esecutivo, se ne era andato con un’espressione
così indignata da
rivaleggiare con quella di Raphael quando aveva rivisto Cas) o il fatto
che
effettivamente Dean aveva ragione, Castiel non sbatteva le palpebre
praticamente mai.
“Okay
ragazzone, cinque minuti e ci
muoviamo, vedrai che la troveremo” disse Gabriel con un gran
sorriso ed una
giovialità decisamente fuori luogo.
Il
cacciatore non rispose, tirò
fuori la foto dalla tasca e la studiò attentamente cercando di
imprimere nella
propria memoria ogni lineamento di quella ragazzina.
I
tre erano talmente presi nei
preparativi che quasi non si accorsero della donna che passava dietro
di loro e
che per puro caso aveva notato la foto.
“Scusatemi
signori” iniziò
timidamente la donna che i tre riconobbero subito come la proprietaria
del
motel che li aveva fatti registrare la sera prima.
“Sì?”
“La
ragazza, quella della foto, è
per caso nei guai?” chiese la donna, la preoccupazione si poteva
leggere
chiaramente sul suo volto.
“Perché?
La conosce?” domandò
Castiel.
“Si
chiama Alice Jones, è amica di
mio figlio, è nei guai?” ora la donna era quasi
sull’orlo del panico.
“Ma
no signora, non si preoccupi,
stiamo solo cercando possibili testimoni per un incidente avvenuto
ieri, può
darci l’indirizzo della sua scuola gentilmente?”
intercettò Gabriel posando un
braccio sulle spalle della donna e sfoderando il suo sorriso migliore.
“Poe
High School, ma ho incontrato
sua madre prima, ha detto che stava male e che oggi sarebbe rimasta a
casa, se
entrate un momento vi do l’indirizzo” disse la proprietaria
visibilmente
sollevata.
---
Alice
sedeva sul divano a gambe
incrociate, erano almeno dieci minuti che era ferma nella stessa
posizione. Gli
occhi fissi nel vuoto mentre si tormentava distrattamente
un’unghia.
Quando
finalmente il campanello
suonò la ragazza non trasalì, ma prese un respiro
profondo, mise su l’espressione
più neutra che le riusciva ed andò ad aprire.
L’unica
parola che veniva in mente
ad Alice Jones per descrivere l’uomo davanti casa sua era ordinario,
aveva
immaginato che un demone fosse un po’ più... beh,
demoniaco, ma no, questo bel
ragazzo in jeans e camicia scura sembrava assolutamente normale.
“Alice
Jones? Ciao, sono Sam
Winchester” disse il demone sorridendo amabilmente.
“Ciao
Sam, entra pure, accomodati,
vuoi qualcosa da bere?” chiese la ragazza cercando di auto
convincersi che
andava tutto bene.
“No
grazie” la giovane guardò
attentamente l’uomo addentrarsi nel suo salotto e sedersi sul
divano, con sua
grande delusione però l’uomo non si era seduto dalla parte
su cui era disegnata
la trappola del diavolo.
Alice
si concesse un breve secondo
per guardare male il demone poi si sedette sulla poltrona il più
fisicamente
possibile lontano dalla creatura.
“Intelligente”
esclamò
improvvisamente l’uomo con un sorriso che non poteva essere
definito altro che
malvagio.
“Come
scusa?” chiese la ragazza
cominciando a sudare freddo, lo sapeva che sarebbe andata male, in quel
momento, in quel preciso momento si ripromise che se fosse
sopravvissuta avrebbe
chiamato suo fratello, Grimilde o non Grimilde, okay, Lauren o non
Lauren.
“Davvero
ingegnoso disegnare una
trappola del diavolo sotto il cuscino del divano, se non fossi stato
appostato
davanti alla finestra tutta la mattina saresti quasi riuscita a
fregarmi” disse
il demone alzandosi lentamente, Alice non si perse d’animo e
schizzò in un
angolo della stanza dove, nascosta sotto il tappeto, c’era una
trappola, prese
da dietro un mobile un sacchetto di sale e disegnò un cerchio.
Passato
il momento di puro panico la
ragazza notò comunque che l’essere non si era mosso dal
divano e aveva
cominciato a prendere in mano i vari
gingilli disposti sul tavolino da caffè di fronte.
“Carino”
disse maneggiando un
piccolo elefante di cristallo “il tizio in cui sono dentro era un
arredatore d’interni,
lo trova delizioso. Certo lo potrebbe apprezzare di più se non
fosse troppo
occupato a urlare e disperarsi” concluse l’uomo con una
risata che avrebbe
potuto far ghiacciare il sangue nelle vene ad Hannibal Lecter.
“Ma
parliamo di affari, senti, sei
una ragazza giovane, carina e mi sei anche stranamente simpatica,
quindi perché
non facciamo cosi? Tu mi consegni il diario in cui è
intrappolato Dean
Winchester e io ti lascio vivere”
“Oh,
dici questo diario?” chiese la
ragazza tirando fuori dalla tasca della felpa il libretto nero
“vienitelo a
prendere se ci tieni tanto” concluse con una sicurezza che
decisamente non
aveva, poi prese un foglio dalla tasca dei jeans e con voce tremante
cominciò a
leggere l’esorcismo, doveva riconoscere che ora era
particolarmente grata a suo
padre per averla costretta a studiarlo.
Il
demone rise “Pensi davvero di
riuscire a fermarci? Se io non recupero l’anima di Dean
Winchester qualcun
altro verrà a farlo e non sarà gentile come me, a questo
punto l’intero Inferno
sarà sulle sue tra-” ma non riuscì a finire la
frase perché improvvisamente
dalla bocca dell’uomo cominciò ad uscire del denso fumo
nero.
Fu
in quel momento che Alice lo
vide, di fronte a lei c’era uno specchio su cui riflesse
c’erano tre
persone, lei, il demone e Dean Winchester.
Lo
shock della scoperta non le
impedì comunque di terminare l’esorcismo, il fumo nero
lasciò completamente il
corpo dell’arredatore d’interni come la giovane si
aspettava, quello che
comunque non si aspettava era il fumo che si attorcigliava intorno al
corpo del
cacciatore.
Dallo
specchio Alice riusciva a
vedere l’uomo gridare cercando di liberarsi, ma il demone stava
già cominciando
a scendere verso l’Inferno e la ragazza presa dal panico e con le
funzioni
celebrali limitate al minimo fece la prima cosa che le veniva in mente
e cercò
di stringere la mano del cacciatore provando a trattenerlo.
Con
sua grande sorpresa strinse
qualcosa di solido, ma non fece in tempo a chiedersi cosa fosse
successo che il
demone sparì e una forte luce bianca la investì.