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Autore: marty_chan91    09/10/2010    9 recensioni
"Dicono che gli uomini cerchino il significato della loro esistenza per ricordare la missione che è stata loro affidata da Dio.E' per questo,pare, che a volte provino nostalgia e abbiano voglia di piangere. Sarei contento se fossi nato per incontrate te."
Genere: Romantico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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GOMEN GOMEN!!! >_< Ho iniziato l'università e non ho mai un momento libero per scrivere nè disegnare!! torno a casa alle 8 e mezzo 3 giorni su 5 e il resto dei pomeriggi liberi sono occupati per esercitarmi con Giapponese!!!Quindi non aggiornerò più spesso come prima -_- perdonatemi davvero...vi lascio con un altro episodio(?) "filler"! Ancora scusaaaate!!!

Capitolo diciannovesimo: Lo scadere del tempo e le paure del cuore

Quella notte Kagome non chiuse occhio. Rivedeva nella sua mente il sogno terribile di qualche giorno fa, la morte di Inuyasha e il suo sangue che le macchiava il volto. Quel sogno sarebbe diventato realtà o si era veramente sbagliata come il mezzodemone le aveva detto? In cuor suo sperava tanto di sì.

Osservò il soffitto di legno ad occhi sbalancati. Se ripensava a qualche ora fa quando Inuyasha le aveva sfiorato la guancia sentiva un fremito scuoterle il corpo. In quell'istante quanto avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo e stare con lui tutta la notte.

Dannazione. . . allora si era veramente innamorata?

Forse era veramente così. Non c'era altra spiegazione a questa sua improvvisa 'malattia', questa malattia che la faceva costantemente pensare al bel ragazzo dagli occhi dorati. Una malattia piuttosto piacevole a dire il vero però anche distruttiva.

Anche adesso mentre la notte scendeva su di lei veloce ricordandole dolorosamente il nuovo giorno che sarebbe sorto tra qualche ora non riusciva a smettere di pensare a lui. Avrebbe dovuto dormire almeno un paio d'ore o domani non sarebbe stata in forma.

Domani. . . il fatidico giorno che aspettava da settimane, da quando a palazzo era arrivata quella maledetta lettera di minaccia. All'idea di rivedere quel terribile volto si sentì montare dalla rabbia. Il volto dannatamente perfetto di Naraku. . . un aspetto troppo umano per un anima nera come la sua. La prima volta che aveva visto quegli occhi scarlatti, nel sogno su sua sorella, le si era gelato il sangue nelle vene.

Un pensiero improvviso la colpì. Come aveva fatto Naraku a rintracciarla? Forse lui sapeva benissimo che si trovava nel palazzo degli Inuyoukai, lo aveva detto anche a sua sorella, ma allora. . . perchè ordire quel misterioso piano? Se sapeva esattamente dove trovarla perchè aspettare fino alla prossima luna piena? Con il suo immenso potere poteva attaccare il palazzo quando voleva. . .

Naraku non era uno stupido, se aveva agito in quel modo doveva esserci una trappola. . . un secondo fine. I misteri attorno a lui si infittivano ogni secondo di più. Non aveva ancora scoperto niente sul legame che la univa a Sango, Inuyasha e Miroku e adesso un altro problema si era aggiunto alla lista.

Provò a trovare una spiegazione plausibile. Forse Naraku voleva evitare la fatica di trovarla, uccidere Inutaisho e tutto il suo esercito. Era pericoloso anche per lui mettersi contro il re dei demoni. Naraku era scaltro, furbo e usava prima la testa e poi agiva. . . . sicuramente doveva aver pensato che era molto più semplice minacciarla e costringerla ad arrendersi così da catturarla senza problemi. Ma se era veramente questo il suo piano aveva sbagliato a fare i calcoli. Lei non si sarebbe fatta catturare tanto facilmente. Piuttosto la morte.

Sapeva perfettamente che lui bramava il suo corpo. Forse lo bramava più della sfera stessa. Ma perchè? Che attrazione poteva nutrire, in passato, per una piccola bambina?

Le sue parole, o meglio le parole di Onigumo, le tornarono in mente.

"Somigliate così tanto a vostra madre. . . gli stessi occhi, lo stesso volto. . . . solo. . . in voi c'è qualcosa di diverso, qualcosa di speciale, non è forse così piccola? . . . Un giorno erediterete la sfera dei quattro spiriti e il regno del Sud. Sarete la più potente e bella regina del Giappone. E allora. . . voi diventerai mia! "

Da esse non si poteva ricavare un bel niente. Non le aveva svelato il perchè la desiderasse nè perchè volesse farla sua.

Forse lui vedeva qualcosa di diverso in lei. . . qualcosa che nè sua madre nè sua sorella avevano. Era vero. Otto anni fa lo aveva fatto fuggire. Per otto anni di lui non erano giunte più tracce, aveva quasi pensato di averlo ammazzato. Però. . . non era così. Qualche settimana fa era tornato a seminare terrore. Forse. . . proprio quel qualcosa la distingueva. Quel potere che lei sola sembrava possedere.

Si girò su un fianco chiudendo gli occhi. Adesso basta pensare a certe cose, si disse, o domani neanche si sarebbe retta in piedi.

E così, con la testa che le faceva male e il pensiero fisso di Inuyasha in mente, si addormentò.

Passò la nottata svegliandosi tre volte per poi riaddormentarsi. E adesso che era mattina e che le cicale cantavano prepotentemente in coro insieme agli uccellini era più stanca di prima.

Maledì Inuyasha e Naraku che l'avevano disturbata per tutta la notte e si diresse verso il catino usato solitamente come vasca da bagno. Avrebbe potuto chiamare una cameriera per farselo riempire di acqua ma lasciò perdere e ci pensò da sola. La sensazione piacevole dell'acqua gelata la rimise in sesto. Non c'era niente di meglio in una nuova estenuante ed afosa giornata di luglio. E poi aveva proprio bisogno di essere svegliata e non c'era miglior rimedio se non un bagno ghiacciato.

Dopo essersi lavata anche i capelli si asciugò e indosso la prima cosa trovata nel suo armadio: uno yukata rosa dal fitto ricamo floreale che le arrivava ai polpacci. Niente di particolarmente complesso ma pur sempre adatto ad una principessa.

Si legò i capelli nel solito codino basso e scese a fare colazione. Non aveva fame ma doveva pur sempre mettere qualcosa sotto i denti. E poi ieri non aveva neanche toccato cibo. Se ripensava a quanto il re l'aveva fatta infuriare sentiva di nuovo il battito accelerare e la rabbia farsi strada in lei. Ma doveva calmarsi. Stamattina non se la sentiva proprio di litigare.

"Buongiorno. . . " disse con tono pacato entrando nella sala da pranzo. Con sua enorme gioia nè il re nè Sesshomaru erano presenti. La cosa avrebbe dovuto insospettirla ma era troppo contenta per preoccuparsi di questo.

Un sorriso le comparve sul volto mentre prendeva posto sulla sua sedia lontano da gli altri. Nella stanza c'erano solo Miroku, seduto poco distante da lei, e Inuyasha a fianco del consigliere. Naturalmente il primo la salutò cordialmente, l'altro invece si limitò a un occhiata veloce.

Evitò intenzionalmente di guardare il ragazzo e si concentrò sulla colazione. Il sorriso le si era nuovamente spento.

Il monaco Miroku, che dopo l'ultima cena finita tragicamente sperava di non ripetere più l'accaduto, decise di rivolgersi cautamente alla ragazza sperando che questa mattina fosse di umore migliore.

"Ehm. . . Divina Kagome avete dormito bene? " chiese guardandola con la medesima espressione sorridente.

"Affatto" si limitò a dire la principessa.

Miroku non si scoraggiò. "Come mai, se posso chiedere? " osò.

Stavolta la ragazza alzò gli occhi dal piatto e guardò il suo interlocutore. Forse era stata troppo dura e sgarbata. Era meglio cambiare tono. Miroku era in buona fede, dopotutto.

"Vede. . . ho pensato molto e l'agitazione per la battaglia di oggi mi ha impedito di chiudere occhio. " disse in maniera cortese, sorridendo lievemente.

"Anche Inuyasha non ha affatto dormito, si è alzato alle due per allenarsi con la spada. Non è forse così? " Miroku guardò il mezzodemone al suo fianco con un sorrisetto divertito sulle labbra. Inuyasha invece non aveva affatto voglia di ridere e lo congelò con una occhiata fredda e qualche parola tagliente.

"E tu come fai a saperlo, bonzo pervertito? ! " chiese glaciale.

L'altro alzò un indice con fare sapiente. "Dovete sapere divina Kagome che Inuyasha, per stemperare la tensione, è solito scendere dal letto a notte fonda per allenarsi con Tessaiga. Come gli dico sempre io farebbe meglio a trovarsi una donna e stemperare la tensione in altro modo! "

Un cazzotto lo raggiunse dritto sulla testa ma il povero monaco buddista non ci badò più di tanto. La cosa era all'ordine del giorno.

"Non sono un pervertito come te, Miroku! ! ! Non ho tempo per pensare a certe cose! ! ! ! " gridò Inuyasha rosso per la rabbia.

M: "In effetti. . . è da un bel po' di tempo che non passi la notte con una donna. . . ora capisco da dove nasce tutto questo malumore. . . "

Stavolta il mezzodemone assunse un colore molto simile alla sua veste. Scattò immediatamente in piedi.

"Che cavolo dici, dannato? ! ! Vuoi morire? ! " gridò sfoderando gli artigli.

L'altro si limitò a rispondere: "Preferirei di no, comunque. . . " si voltò verso Kagome. "Se io avessi una fidanzata come voi, divina Kagome, passerei ogni notte in vostra compagnia. . . "

Un secondo cazzotto lo raggiunse sulla guancia destra, stendendolo. Kagome arrossì leggermente ma non riuscì a soffocare una risata. Il signor Miroku era proprio un inguaribile pervertito. . . se non indossasse le vesti di monaco difficilmente sarebbe stato scambiato per uno di essi. E poi insieme ad Inuyasha facevano una coppia troppo divertente.

Inuyasha invece non la pensava allo stesso modo. Con il povero Miroku ormai steso a terra semi cosciente lui continuava a inveire.

"MONACO DEVIATO CHE NON SEI ALTRO! ! " gridò più imbarazzato di prima sferrandogli calci nello stomaco.

"Ehm, Inuyasha così lo ammazzi. . . "

Alle parole della ragazza il mezzodemone bloccò il piede a mezz'aria. . Il povero monaco giaceva a terra in preda agli spasimi. In effetti lo stava picchiando più del dovuto.

"Tsè! " disse rimettendosi a sedere. Miroku si tirò su lentamente, ad ogni movimento gemeva di dolore ma lasciò perdere prendendo posto anche lui.

Si schiarì la gola riacquistando un aspetto consono. "Perdonateci, Divina Kagome. Come avrete notato in questa casa non è possibile mangiare tranquillamente" Osservò di traverso Inuyasha tornando poi a sorseggiare una tazza di te.

In effetti Kagome l'aveva notato. Ma la cosa era estremamente spassosa.

"Non c'è niente di cui scusarsi" disse sorridendo divertita. " a dire il vero la cosa è molto divertente. Qui a palazzo non ci si annoia mai. . . . "

Miroku la guardò curioso. "Il palazzo degli Higurashi è molto diverso da questo? A prima vista mi è sembrato un luogo silenzioso e tranquillo. "

Un amaro sorriso comparve sul volto di Kagome. Inuyasha avrebbe voluto picchiarlo di nuovo per la sua mancanza di tatto ma lasciò perdere. Si limitò ad osservarla, come faceva di solito.

Lei rimase per qualche secondo il silenzio ad osservare assorta la ciotola di riso poi, accorgendosi di avere due paia di occhi puntati addosso, si affrettò a rispondere.

"Non è mai stato silenzioso o tranquillo. . . o perlomeno non quando io vi abitavo. Ho sempre messo a soqquadro la casa e mia sorella non faceva che riprendermi e sgridarmi. O come diceva sempre lei: Non mi comportavo mai da principessa. . . "

Con quella sua tenera espressione imbarazzata sul viso il mezzodemone sentì qualcosa stringersi nel suo stomaco. Cavoli, era troppo bella. Lo era tutte le mattina ma quest'oggi era proprio irresistibile. Era stato proprio uno stupido ieri a lasciarla andare a letto da sola. Per una volta avrebbe fatto meglio a seguire i consigli di Miroku.

Il giovane dal codino annuì. Dopotutto da quando la principessa era arrivata a palazzo la calma e il silenzio della dimora Inuyoukai erano notevolmente diminuiti. Quella ragazzina aveva un caratere che effettivamente poco si legava con una principessa. Un carattere simile a quello di Inuyasha.

"Comunque questo appartiene al passato. Adesso è questa la mia casa. . . "

Inuyasha e Miroku la guardarono sorpresi. "E dire che all'inizio neanche volevate vivere sotto questo tetto. . . cosa vi ha fatto cambiare idea? " chiese il monaco.

Cosa le aveva fatto cambiare idea?

Se lo era chiesta un sacco di volte e non aveva ancora saputo trovare una risposta. Non la sapeva, ecco tutto. Quel posto all'inizio tanto odiato e disprezzato si era rivelato un luogo pieno di sorprese.

Aveva imparato a conoscere Miroku e adesso non si arrabbiava più di tanto se si avvicinava con l'intento di palparla, aveva imparato a tenersi alla larga da Sesshomaru e al suo gelido sguardo e aveva conosciuto una parte dell'animo di Inutaisho, una parte molto lontana dal demone gentile e giusto che a prima vista le era sembrato. Ma soprattutto, in questi giorni di convivenza, aveva osservato Inuyasha. Lo aveva osservato la mattina all'alba, quando si allenava con tessaiga e aveva un'adorabile espressione concentrata e seria sul volto, lo aveva osservato quando litigava con suo padre o quanto picchiava Miroku imbarazzato per le sue battute da pervertito. Lo aveva osservato giorno dopo giorno. E alla fine se ne era innamorata.

Perchè quella era diventata la sua casa?

"Le persone che vi abitano mi hanno fatto cambiare idea. All'inizio odiavo vivere sotto lo stesso tetto di una famiglia demoniaca però. . . mi sono lentamente resa conto che le differenze tra noi non erano molte come pensavo. Kikyo sapeva essere molto più spaventosa di un demone, se voleva. " Sorrise ricordandosi di sua sorella.

Infondo era questa la verità.

Sia Inuyasha che Miroku parvero molto colpiti perchè continuarono a fissarla. Kagome arrossì sentendo il loro sguardo addosso, in particolare uno sguardo dorato e profondo.

"C-che c'è? ! " chiese.

Miroku si alzò prontamente dalla sedia raggiungendola. Le afferrò le mani e la guardò adorante.

M: "Principessa. . . le vostre parole mi hanno commosso. Ordunque. . . volete concedermi. . . "

La ragazza lo precedette.

K: ". . . L'onore di un figlio? Temo di dovervi dire ancora una volta di no. "

Assumendo un'aria sorpresa Miroku si staccò da lei prima che un nuovo pugno di Inuyasha lo raggiungesse in testa.

Kagome si alzò sistemandosi lo yukata rosa. Fece un inchino e disse: "Grazie della colazione. Buona giornata. "

Uscì elegantemente dalla porta lasciando la sala nuovamente nel silenzio. Inuyasha guardò Miroku. "Ti è andata male, maniaco che non sei altro! " ghignò soddisfatto.

Miroku guardò Inuyasha. "Probabilmente se la richiesta l'avessi fatta tu avrebbe risposto in altro modo. . . " sorrise suadente.

Un cazzotto lo raggiunse in testa più in fretta del previsto. Furioso, il mezzodemone se ne andò lasciandolo agonizzante.

Se l'era proprio andata a cercare, come poteva dire una cavolata del genere? Kagome non avrebbe mai cambiato risposta, neanche se la richiesta l'avesse fatta lui stesso.

Anche se Inuyasha, percorrendo i corridoi del palazzo, non potè che chiedersi se fosse stato veramente così.

L'attesa era estenuante. Come un giustiziato che attende di andare al patibolo così lei aspettava impazientemente la notte.

Ma il tempo sembrò rallentare, quasi volendolo fare apposta.

Guardò Sango, seduta al suo fianco, e desiderò essere al suo posto. Molte volte le era capitato di voler essere come lei: forte, intelligente e bellissima. Una potentissima sterminatrice di demoni che nonostante il suo triste e doloroso passato aveva la forza di sorridere e andare avanti. Mai per un solo istante, da quando la conosceva, le aveva sentito dire di voler mollare e lasciar perdere la sua vendetta. . . ma nonostante questo non agiva mai sconsideratamente e rifletteva sempre prima di intraprendere una missione pericolosa. In quello erano totalmente diverse. Kagome non rifletteva mai, agiva e basta. Se la rabbia si impadroniva di lei nessuno l'avrebbe potuta fermare. Con Sango invece era diverso. Lei, ogni cosa che faceva, ogni decisione che prendeva, prima la valutava e poi la metteva in pratica. Anche quando erano piccole era così. Ogni volta che Kagome voleva cacciarsi in qualche guaio lei la riprendeva ammonendola ma poi era inevitabilmente costretta a seguirla. Già. . . Sango non l'avrebbe abbandonata mai. Non soltanto perchè era la sua dama di compagnia, no. Lei era la sua migliore amica.

L'espressione calma sul suo bel volto la fece sorridere. Sango non sembrava minimamente in ansia per lo scontro di oggi. Ecco un altro suo pregio. Anche se aveva paura non mostrava mai la sua debolezza agli altri.

Spostò lo sguardo osservando il sole. Era ancora bel lontano dal tramontare. Dovevano essere appena le tre. E dire che aveva passato l'intera mattinata a sperare di vederlo sparire tra le montagne, invece. . . eccolo ancora alto nel cielo.

Anche lui sembrava prenderla in giro.

Sbuffando scocciata si alzò in piedi. Faceva un caldo pazzesco e il giardino degli Inuyoukai era completamente invaso dal sole. La poca ombra era concessa da quella singola quercia al limitare del bosco. Ma anche all'ombra non si riusciva a respirare.

Kagome provò a rinfrescarsi con il ventaglio bianco. Tutto inutile, l'afa era insopportabile.

K: "Oggi fa troppo caldo! Non ne posso più! "

L'amica, seduta sull'erba davanti a lei, le sorrise serena come sempre. "E' da un mese che fa caldo, piuttosto. . . non è che sei agitata per altro? "

"No, ma che dici? ! " rispose la principessa sorridendo nervosamente. Era stata colta proprio sul punto debole. Si vedeva così tanto che era agitata? Sango sicuramente lo vedeva. La conosceva meglio di una sorella, era impossibile nasconderle qualcosa.

E infatti la ragazza la guardò con un'aria sospettosa.

S: "Kagome chan con me non devi mentire. Se sei in ansia per stanotte ti capisco, lo sono anche io. "

Anche lei? Sorpresa dalle sue ultime parole Kagome avanzò di un passo guardandola fissa negli occhi.

"Mi prendi in giro? " chiese.

S: "Perchè dovrei? ! "

K: "Sango non hai assolutamente l'aria di essere preoccupata! ! Guardati, sei calma e tranquilla a prendere il sole mentre io vorrei andare nella foresta ed ammazzare quel bastardo che gioca con le nostre vite come fossimo burattini! "

Sango sorrise sdraiandosi sull'erba secca del giardino. Fili d'erba si intrecciarono con i suoi lunghi capelli castani ma lei li ignorò guardando il cielo privo di nuvole.

S: "Sei sempre troppo avventata. . . non sappiamo neanche il luogo da cui Naraku attaccherà, al momento non ci resta che aspettare. "

Il luogo dove Naraku attaccherà. Kagome ci aveva riflettuto molto, la scorsa notte, e non era giunta ad una risposta.

Calmandosi si sedette di nuovo a fianco dell'amica. La guardò preoccupata.

K: "Sango. . . pensi che Naraku sappia esattamente dove si trovi la sfera dei quattro spiriti? "

S: "Credo proprio di sì. Ha ucciso Kikyo per farsi dire dove ti nascondevi ma credo che lui sapesse esattamente dove rintracciarti. Quella lettera. . . sapeva che sarebbe arrivata agli Inuyoukai. . . . era il suo piano sin dall'inizio. "

"Allora. . . perchè uccidere mia sorella? ! ! " gridò Kagome carica di rabbia. Se qual bastardo sapeva di lei e degli Inuyoukai. . . voleva dire che aveva ammazzato sua sorella solo per il gusto di fare. Solo per spargere altro sangue.

La sterminatrice si voltò verso l'amica. La vide con le mani strette a pugno e gli occhi lucidi di lacrime. Sapeva come si sentiva, anche lei, undici anni fa, si era sentita allo stesso modo. La voglia di vendicarsi era grande ma per lei era diverso. Lei. . . non sapeva ancora chi era il suo nemico, colui che anni fa aveva sterminato il suo villaggio e ucciso la sua famiglia, colui che aveva guidato i demoni e li aveva spinti ad attaccarli. Quel demone, ovunque esso fosse stato, un giorno lo avrebbe ucciso.

S: "Una volta mi hai detto di averlo quasi ucciso. . . ti ricordi? Otto anni fa, dopo che lui ha ammazzato tua madre, lo hai colpito. . e anche molto gravemente. Forse è per questo che negli ultimi otto anni lui non ti ha attaccato. . . tuttavia. . . "

"Tuttavia è tornato. Ed è tornato più arrabbiato che mai. E vuole me. . . dimmi Sango, se lui veramente era a conoscenza del luogo in cui si trovava la sfera allora perchè aspettare fino alla luna piena per averla? " chiese Kagome ricacciando indietro le lacrime. Doveva stare calma. Le ore che la separavano dalla sua vendetta erano quasi scadute. Ancora poco. . .

Sango si portò a sedere. Aveva un espressione concentrata e sembrava pensare ad una possibile risposta. Anche Kagome voleva una risposta. Quella che si era data la scorsa notte non le bastava affatto.

Dopo un attimo di silenzio la sterminatrice parlò. "Credo che. . . Naraku non si sia ancora ripreso del tutto. "

K: "Cosa? ! "

S: "Probabilmente i suoi poteri sono notevolmente diminuiti dal vostro ultimo incontro, non dimenticare che lo hai fatto allontanare per otto lunghi anni e devi averlo lasciato in condizioni molto gravi, inoltre. . . credo che abbia capito bene che non deve più sottovalutarti. Ha visto di cosa sei capace. Adesso ti teme, Kagome. "

K: "Teme. . . me? Ciò che dici è impossibile Sango chan. Ha ucciso in breve tempo mia sorella e distrutto un centinaio di villaggi. . . se questa non è la sua forma smagliante allora. . . . tremo all'idea di vederla. "

Se quanto affermava Sango corrispondeva al vero allora. . . aveva aspettato la luna piena per aumentare il proprio potere e rigenerare il proprio corpo. Aveva aspettato tutto questo tempo per lei. . . per escogitare un piano adeguato per batterla.

Era veramente così?

Stentava a crederlo. Lei era una sacerdotessa mediocre con un potere latente dentro di se che utilizzava solo quando si trovava in pericolo. Non aveva quella forza spirituale che rendeva grande Kikyo o sua madre stessa. Lei non era come loro. . .

Ok, era sempre stata brava nel tiro con l'arco e nessun demone poteva toccarla senza finire polverizzato ma non sempre riusciva a controllare i propri poteri. A volte era una pasticciona e doveva essere salvata da altri. Da Sango, per esempio. Era successo molte volte e se lei veramente era forte come tutti affermavano allora. . . perchè non era in grado di difendersi da sola?

S: "Tua sorella non era alla tua altezza. . . Kikyo era molto forte, su questo non c'è dubbio, però il suo potere sfiorava appena il tuo. Kagome tu sei la reincarnazione di Midoriko, possiedi la sfera dei quattro spiriti e sei in grado di purificare cento demoni solo toccandoli! "

Le parole di Sango la fecero riflettere. Una marea di sciocchezze. Ecco la verità.

K: "Ti sbagli. . . io non ho mai purificato cento demoni solo toccandoli. E non credo di essere la reincarnazione di nessuno. . . . l'animo di Midoriko si trova all'interno della sfera stessa, non può trovarsi dentro di me. "

Sango sbarrò gli occhi afferrandola per le spalle.

"Che dici? ! Tu SEI la reincarnazione di Midoriko! Tu sola hai quasi ucciso Naraku, tu sola possiedi un potere in grado di purificare la sfera dalla malvagità! " disse guardandola fissa negli occhi. Sembrava sicura di quanto stesse affermando. Ma come poteva esserlo? Nessuno aveva uno straccio di prova. . . tutti le puntavano il dito contro, la veneravano e si inchinavano a lei pregandola. Tutti dicevano che lei era la rencarnazione di Midoriko. Ma nessuno le aveva mai spiegato il perchè pensassero questo. Forse. . . perchè lei aveva fatto fuggire Naraku. . . . forse perchè aveva sconfitto il demone che da anni seminava terrore e panico nel Giappone e per questo era acclamata come un'eroina? Ma lei non era niente di tutto ciò. Non aveva fatto un bel niente. Naraku era ancora vivo.

Non riuscendo a guardare oltre gli occhi decisi dell'amica Kagome abbassò lo sguardo. Tanta sicurezza, tanta fiducia. Sango. . . come poteva avere una tale fiducia se lei stessa non ne aveva?

Non era vero. Niente di tutto ciò era vero. Nessuna reincarnazione, nessun immenso potere. Era stato tutto un caso se otto anni fa era riuscita a far fuggire Naraku. Solo uno scoppio di rabbia dettato dallo shock per la morte di sua madre. Solo lo sfogo di una piccola bambina di otto anni.

K: "Mi dispiace deluderti Sango chan. . . . sono solo una stupida ragazzina di sedici anni che lotta inutilmente contro il suo destino. Per un istante della mia vita ho davvero creduto di poter fare l'impossibile. . . di poter davvero vincere e farmi giustizia da sola. . . ma adesso. . . mi rendo conto di non soddisfare le aspettative di nessuno. . . "

La pressione sulle sue spalle cessò lentamente. Kagome alzò il volto per guardare la ragazza davanti a se e incontrò lo sguardo dolce di Sango. L'ombra di un sorriso le incurvava le labbra rendendola ancora più bella. Non sembrava arrabbiata. . . e la sua espressione decisa non era cambiata di una virgola. Continuava a credere il lei. . . Ma perchè?

Kagome avrebbe voluto chiederglielo ma venne bloccata dal gesto dell'amica. Le sue mani vennero afferrate da quelle di lei, strette forte come per infonderle sicurezza.

K: "Sango. . . "

S: "Io sono sicura che ce la farai. Ho fiducia in te e so che batterai Naraku. Io sarò al tuo fianco e così anche Inuyasha. Vedrai. . . "

Di nuovo. . . ancora una volta le veniva da piangere. Le parole di Sango l'avevano commossa. Stavolta però non riuscì a trattenerle. Si gettò in lacrime tra le braccia dell'amica che la strinse forte pronta per consolarla.

Sango le accarezzò i capelli sussurrandole dolcemente parole di conforto. Una di esse arrivò all'orecchio della ragazza. . .

S: "Non sei sola. . . "

Non era sola. Lei poteva contare su una grande amica. Sango. . .

Dopo qualche secondo si staccò da lei. "Grazie Sango chan. . . " disse con un timido sorriso sul volto asciugandosi le lacrime con la manica del suo yukata. L'amica le strizzò un occhio afferrandole la mano.

"Non avevi detto di avere caldo? " chiese alzandosi di scatto. Kagome non ebbe neanche il tempo di risponderle. . . la ragazza la trascinò nel bosco senza darle una risposta.

Ma dove la stava portando?

Erano entrate nella foresta e si dirigevano sempre più lontano dal palazzo. Un momento, lei quella strada la conosceva. . .

Era il sentiero nascosto che portava alla piccola dimora di Izayoi, la dimora sul lago.

Come faceva Sango a conoscerla?

Con sua enorme sorpresa però Sango non la condusse affatto sul lago ma bensì sulle sponda di un piccolo fiume. Lo percorsero per qualche kilometro e si fermarono in prossimità di un grande specchio d'acqua.

"Che posto è questo? " chiese meravigliata Kagome osservando il tranquillo ruscello silenzioso e calmo.

Era davvero un luogo stupendo. . . c'era persino una piccola cascata in prossimità della montagna.

Sango lasciò la presa sul suo polso dirigendosi sulla riva. L'acqua era calda, illuminata dal sole. Piacevole.

"Allora, Kagome. . . " disse la sterminatrice sfilandosi il fiocco rosa che portava alla vita. ". . . facciamo un bagno? "

Il kimono scivolò dalla sua pelle mostrando il suo fisico perfetto. Kagome la guardò sospettosa. "Come hai fatto a scoprire questo posto? "

"Segreto! "

Senza attendere oltre la ragazza dai capelli castani si sciolse il codino e si tuffò in acqua. Scomparve per qualche istante dalla vista di Kagome che ancora rimaneva immobile sulla riva.

Il caldo era insopportabile e l'acqua era davvero una distrazione molto allettante. Un bagno dopotutto era quello che ci voleva. Dopo aver dato un'occhiata intorno, per evitare che quel pervertito di Miroku non le avesse seguite, si sfilò lo yukata rosa e si slacciò il nastro bianco che le legava i capelli.

Si tuffò anch'essa beandosi di quella sensazione rigenerante. Non c'era niente di meglio che un bel bagno in un pomeriggio d'estate. Chiuse gli occhi nuotando più in profondità beandosi di quell'assoluto silenzio. Sarebbe potuta rimanere ad ore immersa nell'acqua tiepida, sola con i suoi pensieri e con il battito del suo cuore. . . ma dato che l'aria iniziava a scarseggiare si decise a riemergere. Al suo fianco, Sango le sorrise schizzandola con un po' d'acqua.

"Ehi! " esclamò Kagome restituendole il colpo.

Continuarono a schizzarsi per qualche minuto tra una risata e l'altra. Poi, sfinita, Kagome si appoggiò ad una roccia socchiudendo gli occhi per via del sole. La sfera risplendeva sul suo petto. Una laggera brezza fece muovere le chiome degli alberi.

Fu allora che la vide, sulla schiena di Sango. . . una cicatrice.

Quella cicatrice. . . riportava alla mente tristi ricordi. Ricordi che a Kagome facevano male come vissuti in prima persona.

Se la ricordava ancora così bene. . .

La prima volta che Sango le parlò di quanto era successo alla sua famiglia erano passati tre anni dal suo arrivo a palazzo Higurashi. Durante quei tre anni non ne aveva mai parlato con nessuno.

Accadde undici anni fa, in circostanze misteriose.

I più valenti sterminatori del suo villaggio, tra cui anche suo padre, vennero fatti allontanare e mandati in missione in un lontano palazzo. Nel frattempo, un'orda di demoni attaccò il villaggio distruggendo ogni cosa, uccidendo ogni singola persona. Sango sarebbe sicuramente morta, per la grave ferita riportata alla schiena, ma riuscì a salvarsi miracolosamente. La stessa sorte purtroppo non toccò a suo fratello Kohaku di soli due anni che morì tragicamente.

Non doveva essere stato facile per lei superare la shock. . . dopotutto adesso era sola al mondo, proprio come lei.

Kagome non le raccontò mai cosa realmente accadde alla sua gente, nè chi spinse i demoni ad attaccare il villaggio. Adesso si chiese se avesse fatto la cosa giusta. Adesso che entrambe si trovavano sulla stessa barca era ingiusto nasconderle il vero nome dell'assassino dei suoi genitori e di suo fratello.

Però. . . guardando il volto tranquillo e sereno di Sango si sentì invadere da una profonda tristezza. Non ne era capace. Non era capace di rivelare un tale segreto all'amica. Eppure si odiava tanto per questo.

Perchè esitava? Perchè non le diceva tutta la verità su Naraku e sul destino che le legava? Perchè. . . ?

"Ka-chan stai bene? "

Riportata alla realtà dalla voce gentile della ragazza Kagome si rese conto di essere ancora nel fiume.

Guardò l'amica e sentì un groppo alla gola. Il suo sguardo era così sincero. . .

"S-si. . . forse sarà meglio uscire, il sole sta per tramontare. " disse allontanandosi da lei diretta verso la riva.

Senza neanche accorgersene il sole stava realmente per tramontare. Possibile che fosse passato tanto tempo da quando erano arrivate in quel misterioso specchio d'acqua?

Il cielo si stava tingendo di rosso. Un rosso che risvegliò orribili pensieri nella mente della principessa.

Il pensiero e l'ansia per l'imminente scontro con Naraku le strinse lo stomaco, di nuovo la medesima sensazione di paura, di non riuscire ad essere in grado di assolvere la sua missione.

Ma di cosa aveva paura?

Qualunque cosa fosse successa lei. . . non era sola.

Inuyasha si fece un bagno rinfrescandosi da quell'insopportabile calore che avvolgeva il Giappone da ore ed ore.

Si fece un bagno e subito dopo aver indossato i pantaloni del suo singolare kimono uscì in terrazza.

Il cielo stava lentamente tingendosi di rosso: Il tramonto. . .

Non si era accorto che fosse così tardi. Aveva passato l'intera mattinata ad allenarsi con Tessaiga e a litigare con Miroku.

Tuttavia non aveva dimenticato. . . No, la sua vendetta era vicina. . . sentiva distintamente l'adrenalina impossessarsi di lui al solo pensiero di ammazzare quel bastardo, ma non doveva perdere di nuovo il controllo. Non doveva rischiare di ferire qualcuno di importante.

Se ripensava ai tagli sui polsi di Kagome e a il sangue che macchiava il suo candido kimono sentiva una fitta di dolore stringergli il cuore. Come aveva potuto ferire anche lei? Lei che prima fra tutti credeva ciecamente in lui. . .

Lei. . . Kagome. Quanti ricordi che avevano in sole due settimane. . . .

Eppure all'inizio neanche la sopportava. L'aveva schiaffeggiato al ballo, offeso davanti a tutta l'aristocrazia. . . e inoltre. . .

Strinse tra le mani il rosario mistico che portava al collo. Una collana di perle viola e di denti demoniaci.

Inoltre. . . Gli aveva imposto un sigillo per controllarlo come fosse un cagnolino.

Avendo tentato di ucciderla era il minimo. . . però non si aspettava affatto che quella ragazzina potesse essere tanto forte. Se era per questo non si aspettava neanche di veder comparire davanti ai suoi occhi la sfera dei quattro spiriti, gioiello da lui bramato per anni.

Ma ormai questo apparteneva al passato. Ormai, quella ragazzina arrogante, viziata e testarda aveva preso un pezzetto del suo cuore.

Dunque. . . si era veramente innamorato?

Sbuffando si passò una mano trai lucenti capelli d'argento che ricadevano morbidi sulle sue spalle nude e sulla sua schiena.

Si sentiva sempre più confuso e quando ripensava a Kagome la testa esplodeva e il cuore aumentava i battiti.

Che razza di malattia era quella? Forse solo una persona poteva dargli una risposta. . . ma quella singola persona era anche pervertita, maniaca e pensava sempre male su tutto.

No. Miroku era meglio non interpellarlo.

Decise di rientrare dentro casa. Il sole era già sparito dietro le montagne. Si chiese quando Naraku si sarebbe fatto vivo ma poi pensò che fosse meglio chiederlo a Kagome. Lei doveva avere di certo un piano in mente. Non era stata forse lei la prima a volersi suicidare?

Indossò la parte superiore della sua veste scarlatta e si diresse verso la stanza di Kagome, non molto distante dalla sua.

Non l'avrebbe persa di vista neanche per un attimo. Quel bastardo di Naraku prima di portarla con se sarebbe dovuto passare sopra il suo cadavere.

Arrivato davanti alla porta della sua stanza bussò tre volte.

Una voce ben conosciuta gli disse di entrare. Che avesse intuito che era lui? Possibile, dato il suo immenso potere.

Una volta aperta la porta però vide che la stanza era completamente vuota.

"Kagome? " chiese guardandosi intorno. Che strano. . . la voce che aveva sentito prima era proprio quella della ragazza. Eppure non c'era. . .

Annusò l'aria ben consapevole che l'odore di Kagome era ovunque. Naturale, quella era la sua stanza, anche volendo non avrebbe potuto fiutarla.

Le sue orecchie però scattarono appena sentito un rumore. Si voltò ed incontrò il volto tranquillo della ragazza.

"Cercavi qualcosa? " gli chiese lei innocentemente guardandolo con un paio di dolci e ingenui occhi nocciola. . . . quegli occhi che Inuyasha tanto amava osservare.

Arrossendo imbarazzato fece un passo indietro. "Tu piuttosto. . . dove ti eri cacciata? ! "

"Eh? Ero in terrazza, sono tornata ora dalla foresta. . . qualcosa non va? Ti vedo agitato. . . "

Con sguardo indagatorio la principessa lo squadrò da capo a piedi facendo aumentare il rossore sulle guance del ragazzo.

Lui cercò di darsi il solito contegno incrociando le braccia al petto e allontanandosi il più lontano possibile dal suo corpo. Si sedette sul letto, imprecando mentalmente per quel suo stupido comportamento. Si sentiva proprio un ragazzino alle prese con la prima cotta!

Kagome sospirò tristemente dirigendosi verso l'armadio. "Sai, anche io sono agitata. . . ieri sera non ho chiuso occhio e come se non bastasse oggi pomeriggio ho parlato con Sango con il risultato di non aver fatto altro che aumentare i miei problemi. . . " disse estraendo da esso la sua veste da sacerdotessa.

"Perchè, che ti ha detto? " chiese il mezzodemone impossibilitato a staccarle gli occhi di dosso. Ogni suo gesto, ogni sua parola era come ipnotizzante. Sarebbe rimasto ore ed ore a guardarla muoversi e parlare.

La ragazza inizialmente non rispose slacciandosi l'obi del suo yukata rosa. Era ancora bagnato, come del resto i suoi capelli. A quel gesto il cuore del mezzodemone perse un battito. Sbarrando gli occhi rimase ad osservarla sconvolto.

Ma che stava facendo? Si spogliava davanti a lui? ! No. . . probabilmente si stava sbagliando. Non lo avrebbe mai fatto.

K: "Niente di che. . . apparte il piccolissimo fatto che pensa che Naraku abbia notevolmente aumentato il proprio potere negli ultimi giorni. . . "

Le parole di Kagome erano stanche e lente. La sua espressione stessa sembrava assente. E infatti, con assoluta distrazione e noncuranza, lasciò scivolare sul suo corpo lo yukata bagnato.

Aveva la pelle coperta di piccole goccioline e i capelli le ricadevano sulla schiena mossi e umidi. Inuyasha si sentì mancare il respiro.

Si era sbagliato. L'aveva fatto eccome. E adesso. . . non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

Indugiò per un attimo sui suoi seni mentre nella sua testa una vocina gli ripeteva di non guardarla. Ignorandola scese lentamente sulla sua vita sottile, sulle curve dolci dei fianchi e sulle gambe lunghe e candide come neve. Era bella da far male. Poi, con grande disappunto di Inuyasha, Kagome si asciugò con un telo di lino e indossò la veste bianca e rossa da sacerdotessa.

Si voltò verso Inuyasha rivolgendogli uno sguardo vuoto, immersa com'era nei suoi pensieri.

"A quanto pare vuole vendicarsi del torto subito otto anni fa. Sango dice che Naraku mi teme ma è una cosa veramente sciocca. . . non trovi? " chiese.

Lui rimase imbambolato a fissarla. Anche volendo non sarebbe riuscito a parlare. Non riusciva quasi neanche a respirare figuriamoci a comporre una frase completa.

Kagome sembrò tornare in se perchè lo guardò confusa. "Che hai adesso? ! " chiese notando la sua espressione sconvolta.

Inuyasha assunse un colore simile alla sua veste. "Eh? N-niente! ! ! ! ! ! " balbettò sorridendo nervosamente.

Se gli avesse detto la verità probabilmente lo avrebbe ucciso anche se la colpa non era affatto sua. Certo che quella ragazzina era proprio strana. . . e anche stupenda. Aveva un corpo praticamente perfetto. . .

Non era la prima volta che vedeva una donna nuda, nella sua vita se ne era portate a letto un centinaio e tutte belle e prosperose, però. . . Kagome gli aveva fatto un certo effetto e lasciato una strana sensazione addosso.

E adesso si accorgeva che la sola fantasia non bastava più: era come essere arsi dalla sete e pensare all'acqua. Ma doveva darsi una calmata o l'avrebbe di nuovo trascinata sul letto.

Doveva cercare di sembrare naturale. Dopotutto non era successo niente. . .

"Ecco. . . secondo me. . . si rende conto che sei forte e quindi. . . è chiaro che ti teme! " disse con uno sforzo immane evitando di guardarla.

Lei sbuffando si sedette sul letto accanto al ragazzo che si irrigidì all'istante.

Posò la testa tra le mani e i gomiti sui ginocchi, poi disse con una lieve irritazione nella voce: "Anche Sango mi ha detto la stessa cosa. Sembra che tutti sappiano più cose di me che io stessa. "

Un sospiro malinconico le uscì leggero dalle labbra socchiuse.

Inuyasha vide un velo di tristezza scenderle sullo sguardo e gli tornò in mente l'espressione di Kagome il primo giorno che si erano incontrati.

"Sono così stanca di sentirmi ripetere sempre le stesse frasi. . . " sussurrò la ragazza.

Chiuse gli occhi lasciando andare il corpo indietro, cadendo sul letto.

K: "Sarebbe davvero bello dormire e non svegliarsi mai più. . . "

Il mezzodemone si voltò verso la sua figura distesa. Il suo viso come piacevolmente addormentato era bellissimo, talmente perfetto che avrebbe voluto sfiorarlo. . . anche volendo non poteva smettere di fissarla. Si sentiva preda di un incantesimo. Non doveva guardarla. Non doveva.

E inoltre perchè le sue parole, cariche di infinita rassegnazione, gli fecero battere il cuore? Una battito strano, una fitta di dolore che colpì il petto.

Lei. . . così bella, così fragile e anche così triste.

Attendeva la morte come chi non ha più nulla da perdere, come se solo con essa avrebbe trovato la pace.

Kagome. . .

Inuyasha si voltò abbassando lo sguardo. "Vorresti davvero non svegliarti mai più? " chiese.

L'inespressività di quella banale domanda, il suo tono pacato e basso, le fecero aprire di scatto gli occhi.

Con sorpresa Kagome fissò il profilo di Inuyasha seduto sul bordo del letto.

I: "Nessuno sa cosa lo attende dopo la morte, ma voler morire a tutti i costi credendo di trovare così pace e libertà dopo una vita terrena colma di sofferenze è veramente stupido. "

La voce di Inuyasha si spense. Dalla finestra aperta soffiò nella stanza il canto insistente delle cicale mentre il sole lentamente tramontava dietro ai monti.

Poi, in un sospiro appena udibile, il mezzodemone disse con una nota di rabbia nella voce che non sfuggì alla ragazza: "Sei solo un'ipocrita egoista. "

"Cosa? ! "

Kagome non capì cosa gli prendesse adesso. Le aveva dato dell'egoista? E per cosa?

Un attimo prima evitava di guardarla imbarazzato e adesso le parlava con tale serietà offendendola. Certo che era proprio strano!

Portandosi di nuovo a sedere cercò di guardarlo negli occhi ma erano nascosti sotto la sua frangia argentata. Così, riacquistando il suo solito carattere, gli chiese indispettita: "Che maleducato! Perchè mi hai dato dell'ipocrita egoista, come se tu potessi permetterti di giudicarmi! E quando ti parlo guardami negli occhi! "

Inuyasha però teneva ancora lo sguardo basso. Sembrava ignorarla, come se nessuna delle sue parole lo raggiungesse.

Allora Kagome, con rabbia crescente, gli afferrò una delle ciocche di capelli che gli ricadevano sul volto costringendolo a voltarsi.

Quando i loro visi furono l'uno di fronte all'altro Kagome continuò a gridargli contro.

K: "Mi sembra di avertelo già detto di smetterla di parlare come se sapessi tutto di me! Non sopporto i tuoi giudizi e non permetto a un tipo maleducato e violento come te di criticarmi! "

Fermandosi riprese fiato.

Voler morire a tutti i costi. . . è stupido.

Ma lui. . . cosa ne sapeva?

Non poteva neanche lontanamente comprendere come si era sentita lei a vivere con quel peso opprimente nel petto, il cuore schiacciato da un compito troppo grande per una bambina e una vita che le stava fin troppo stretta.

Non poteva ribellarsi a questa situazione, non poteva mostrarsi debole, rinunciare a tutto e deludere il suo popolo e le persone che avevano sempre creduto in lei. Sango chan. . . sua sorella, sua madre, il re Inutaisho. . . tutti quanti si fidavano del suo potere.

Lei però, ogni giorno che passava, ogni parola di incoraggiamento che riceveva, ogni sorriso di forza e di coraggio che le rivolgevano, si sentiva sempre più stanca.

Le mancava l'aria. Era come affogare nelle acque fredde e profonde di un lago, come quel sogno che faceva ogni notte dove sua madre la chiamava dolcemente.

La morte poteva anche non portarle la pace che cercava ma sarebbe stata comunque libera. Niente obblighi, niente più aspettative da soddisfare o compiti da risolvere. Poteva finalmente essere come le altre, un corpo morto in una tomba venerata da tutti, un nome altisonante inciso su una lapide: Principessa Kagome Higurashi. Un nome che tutti avrebbero ricordato con rispetto e ammirazione. Solo un nome. Il resto era niente più che cenere.

Dopotutto lei. . . che cosa aveva da perdere, cosa lasciava in vita? Niente.

Nessun familiare a piangere sulla sua tomba.

Nessuno.

La mano stretta attorno ai capelli d'argento di Inuyasha tremò mentre gli occhi si riempivano di lacrime.

"Se sai tutto. . . perchè non rispondi a questa domanda. . . . " disse con voce tremante e meno decisa.

Senza poterla frenare una lacrima sfuggì al suo controllo.

Scivolò solitaria sulla sua guancia destra e scomparve lasciando solo un ricordo.

"Se io morissi. . . . qualcuno sentirebbe la mia mancanza e sarebbe forse triste? " domandò al ragazzo.

No. . . Nessuno.

Questa era la risposta.

L'unica tristezza che i suoi sudditi avrebbero provato era solo quella di perdere una principessa, una futura regina, un'altra custode della sfera.

Come al funerale di sua madre dove nessuno piangeva, tranne lei. E come a quello di sua sorella. A chi importava se la piccola Kagome spariva per sempre? Si sarebbero forse sentiti come si era sentita lei dopo la morte di sua madre?

Sola.

Afferrando saldamente la sua mano Inuyasha le fece perdere la presa sui suoi capelli d'argento.

Kagome sbarrò gli occhi. La sua mano era così calda. . . bruciava.

I suoi occhi dorati la stavano fissando, non con freddezza o indifferenza ma con una strana dolcezza, uno sguardo che non aveva mai visto negli occhi di Inuyasha.

Il cuore perse un battito.

Era uno sguardo colmo di...amore...

"Se tu morissi. . . " il ragazzo si portò la mano di Kagome verso il petto ". . . io sarei triste per il resto della mia vita. "

. . .

. . .

. . .

La luce dorata che filtrava dalla finestra sparì lentamente lasciando il posto a una tenue oscurità.

Lentamente scese la notte sui territori del nord ma nessuno dei due ragazzi seduti sul letto sembrava essersene accorto.

Inuyasha fissava intensamente Kagome.

Kagome rimaneva incantata a guardarlo.

Non riusciva a credere a quello che le aveva appena detto.

Era un sogno? Stava vivendo uno dei suoi sogni ad occhi aperti?

Possibile. . .

Kagome si sentiva confusa, avvertiva una sensazione molto strana che non aveva mai provato prima. Nessuno le aveva mai detto una cosa del genere, era come una dichiarazione di amore, anche se non esplicita.

Sentiva sotto il palmo della mano destra poggiata contro il suo petto il battito incessante del cuore di Inuyasha.

Era veloce, irregolare. . . eppure il suo volto rimaneva impassibile.

Perchè non era agitato come lo era lei? Perchè, anche se il cuore gli batteva veloce in petto, nulla mutava la sua espressione?

Vinta dall'imbarazzo e dallo sguardo profondo di Inuyasha la ragazza abbassò gli occhi.

Come riusciva ad abbattere ogni barriera ed ogni decisione con una sola frase?

Un solo gesto di Inuyasha bastava per cancellare ogni sicurezza. Di fronte a lui si sentiva completamente inerme e niente aveva più una certezza.

Improvvisamente si sentì attaccata alla vita come mai prima di allora.

"Se tu morissi io non potrei continuare a vivere" continuò Inuyasha deciso "Adesso capisci perchè ti ho detto che sei un'egoista? "

Lei non rispose. La voce del ragazzo le arrivò come da molto lontano. Non sapeva più cosa pensare.

Inuyasha però non distolse lo sguardo da lei neanche per un secondo.

"Kagome. . . "

Avvicinandosi sempre di più le poggiò una mano sulla guancia alzandole il volto.

"Io. . . farò tutto il possibile per evitare che tu muoia. . . anche se ciò richiedesse la mia vita. "

"Cosa? Tu non. . . "

Inuyasha le impedì di ribattere poggiandole un dito sulle labbra. Kagome sbarrò gli occhi.

"Non puoi impedirmelo. . . tu devi vivere, Kagome. Devi smettere di desiderare la morte e iniziare a guardare avanti con fiducia e speranza. "

Lo sguardo dorato del mezzodemone venne invaso da brutti ricordi. I ricordi di un passato oscuro e privo di felicità.

Il suo passato. Quello che era prima di incontrare lei. Un amaro sorriso gli comparve sul volto.

"Io non sono certo la persona più adatta a dirti queste cose. Dopo la morte di mia madre ho vissuto unicamente per me stesso. Uccidevo per comprarmi il rispetto degli altri, incutevo terrore mascherando la mia debolezza. . . vivevo senza freni, senza regole o imposizioni. Ma la mia non era vita. E l'ho capito solo dopo averti conosciuta. "

Si fermò. I loro visi vicinissimi, i loro sguardi incatenati.

"Non fare come me. Non avere paura di vivere. "

Kagome sentiva il suo respiro bruciarle la pelle. Era vicino. Troppo vicino.

Forse voleva baciarla di nuovo? E se lo avesse fatto veramente, come doveva comportarsi?

Bastò la semplice idea a farle perdere il controllo.

Chiuse gli occhi con forza trattenendo il respiro.

Uno, due. . . contò mentalmente aspettando di sentire le labbra del ragazzo che amava poggiarsi dolcemente sulle proprie.

Ma quando arrivò al tre, qualcosa non andò nel verso giusto.

Con forza la porta venne aperta e sempre con forza e con una velocità sovraumana Inuyasha la allontanò da se.

M: "Principessa, il re vuole vederla! "

Sotto lo stipite apparve Miroku. . . e chi altri poteva disturbarli se non lui? !

Kagome lo guardò male per pochi secondi e poi si voltò verso il mezzodemone seduto al suo fianco.

Aveva le guance lievemente rosse, che fosse imbarazzato?

Ricomponendosi velocemente il ragazzo dai capelli d'argento si alzò dal letto.

"Miroku. . . " disse a denti stretti avvicinandosi minaccioso al giovane monaco "Che cosa ti avevo detto in merito al bussare? "

Miroku ci pensò un attimo ma poi lasciò perdere.

M: "Non credevo di trovare anche te Inuyasha. . . "

Ingenuamente chiese: "Ho forse interrotto qualcosa? "

Tremando di rabbia Inuyasha non riuscì più a trattenersi. Prima lo centrò in pieno con un cazzotto e poi gridò: "CERTO, IDIOTA DI UN BONZO! "

Kagome li osservò divertita ma poi si ricordò delle parole di Miroku.

"Signor Miroku, il re vuole vedermi? " chiese alzandosi anch'essa dal letto e interrompendo la rissa.

Miroku dopo il cazzotto cercò di ricomporsi.

M: "E-esatto. . . la luna piena è già comparsa nel cielo, l'attacco di Naraku è imminente. Il re non vuole farvi rimanere da sola. "

Per un attimo se n'era quasi dimenticata.

Il plenilunio. . . l'attacco di Naraku. . .

Kagome si voltò verso la finestra. La luna, brillante e stupenda, si rispecchiò nella profondità dei suoi occhi.

Una luna piena, talmente bella e perfetta da lasciarla senza fiato. Ma quella stessa luna si sarebbe ben presto macchiata di rosso.

Sospirando la ragazza si voltò verso Miroku.

K: "Ebbene, andrò dal re. . . ma non mi farò proteggere da nessuno. "

Inuyasha la seguì con lo sguardo mentre usciva dalla stanza al fianco di Miroku.

Quelle parole decise. . .

Kagome poteva anche fingere di essere forte e di non avere paura, poteva celare a tutti i suoi sentimenti e le sue emozioni nascondendole sotto false frasi di coraggio ma lui conosceva la sua immensa fragilità.

L'aveva vista nei suoi occhi poco fa, quando si era chinato su di lei per baciarla.

Kagome non era affatto forte. Per questo lui l'avrebbe protetta, anche a costo della vita.

Le sue non erano parole senza senso.

Finalmente, dopo tanti anni, aveva trovato un motivo per cui valeva la pena lottare.

E quel motivo era lei. . . Kagome.

   
 
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