Il treno ha fischiato, Tom.
Ha fischiato ogni primo settembre, da quando ho scoperto di essere diverso.
Ed ha fischiato ogni trenta giugno, quando l'illusione di una vita felice è rimasta imprigionata tra le mura dell'unico luogo al mondo che io abbia mai chiamato Casa.
Sta fischiando per te, adesso, lo sai?
Sto venendo a prenderti, Tom.
Perché è colpa tua, se non c'è mai stato nessuno ad aspettarmi al Binario Nove e Tre Quarti.

Li ho visti, i riflessi nei volti di chi riabbraccia un figlio dopo dieci mesi trascorsi lontano da casa.
Ho visto le smorfie di gioia, ho percepito il calore degli abbracci, ho udito voci colme di felicità, ho assistito a baci affettuosi e tenere carezze, sperando che almeno un buffetto sulla guancia toccasse anche a me.
Il sottofondo delle risa, il chiacchiericcio delle madri, il suono dei carrelli e... la corsa oltre il muro, il frastuono più assordante, i Babbani più insulsi sembravano ripetermi che ero libero, che ero adulto, che ero solo.
Solo, perché è un Babbano come te, ad avermela portata via.

Lo senti il treno, Tom?
Indugio di fronte a Casa Riddle... a Casa mia.
Avrei potuto chiamarla così, se solo tu me l'avessi permesso.
Delle voci provengono dall'interno, e mi diverto ad indovinare quale potrebbe essere la tua.
Chissà cosa diresti, Tom, se sapessi di essere sul punto di morire per mano di uno degli esseri che disprezzi più al mondo?
Ti ucciderà un Mago, Tom.
Un Mago sopravvissuto all'odio che hai provato nei confronti di sua madre, un Mago incurante della repulsione per la Stregoneria che tu stesso hai instillato in Merope Gaunt, un Mago con più niente da perdere, se non un'anima già destinata alla dannazione.
Merope...
Vorrei che mi vedesse, lo sai? Vorrei scorgere l'ammirazione nei suoi occhi, mentre faccio ciò che avrei dovuto fare già troppo tempo fa.
Ma nessuno mi ha mai rivolto sguardi di approvazione.
Non ho mai avuto una madre a complimentarsi con me per i buoni voti in Pozioni, né un padre pronto a portarmi sulle spalle per un mio successo su una Scopa. Eppure, avrei potuto: i miei Compagni di Casa ricevevano lettere di complimenti o di sgridate, regalini o Strillettere, mi sono sempre chiesto perché a me non poteva succedere lo stesso.
L'ho capito col tempo, sai?
Ho capito che non poteva succedere a causa tua.

Il treno ha fischiato, Tom.
Ed il fischio si mescola a questo lugubre rintocco, tetro come il silenzio che tra pochi minuti ammutolirà tutto quanto.
Lo senti il Silenzio, Tom?
Goditelo, perché è ad esso che hai condannato mia madre, ed è ad esso che io condannerò te.

La porta si apre lentamente, Tom.
Ho suonato, sai? Magari avresti apprezzato, queste buone maniere Babbane.
E' con un urlo soffocato che tua madre vede un altro te sulla porta.
Ma non vedrà altro.
Avada Kedavra.
Per tre volte risuona, per tre volte illumina di verde il tuo nobile ingresso.
Non ho niente da dirti, Tom.

A lei invece...
Mamma, l'ho fatto per te.








*Il Treno ha Fischiato è il titolo di una novella pirandelliana.
Per quanto riguarda la nostalgia provata da Voldemort... beh, mi rendo conto che il sentimento che traspare più dal racconto è la Vendetta. Ma non credo che un'anima corrotta come quella di Voldemort avrebbe potuto provare un sentimento puro, quasi ideale come la nostalgia, se slegato da un'emozione più violenta e totalizzante come il bisogno di rivalsa. Quindi... questa è l'unica concezione di Nostalgia che secondo me potrebbe avere Voldemort.
Ci tenevo a puntualizzare una cosa: in questa fanfic, Tom ha diciassette anni. Non è ancora Voldemort, insomma. E' per questo che fa caso ad abbracci, baci, carezze, ecc. ecc.... in definitiva, spero di averlo mantenuto abbastanza IC.