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Autore: lyrapotter    09/10/2010    6 recensioni
Sesta classificata al contest "I miss you" indetto da Malandrina4ever sul forum di EFP.
Lily si reca da Petunia, per invitarla al suo matrimonio: l'occasione si rivela perfetta per riflettere sul suo rapporto con la sorella...
Si rese improvvisamente conto che più ancora di Petunia le mancava l’idea di una sorella, di quella che avrebbe potuto avere se in un dato momento e luogo avesse fatto una scelta diversa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei personaggi.

Storia partecipante al contest I miss you indetto da malandrina4ever sul forum di EFP

SORELLE

Ti stai comportando da stupida.

Questo si disse tra sé Lily Evans un caldo pomeriggio di luglio, mentre per la settima volta passava davanti all’incrocio che congiungeva Wisteria Walk a Privet Drive e lo sorpassava. Era almeno un’ora che girava senza scopo in quella zona di Little Whinging e immancabilmente ogni volta che incontrava il cartello che indicava l’inizio della via dove viveva sua sorella tirava dritto invece di imboccarla.

Sapeva di comportarsi da idiota, eppure non riusciva a trovare il coraggio necessario per andare fino a quella stupida casa e bussare… Peggio ancora, non ce la faceva nemmeno a posare piede sulla strada in cui si trovava!

Proprio una bella Grifondoro sono: non riesco nemmeno ad andare a trovare mia sorella!

Sì, aveva paura, una paura matta: paura che Petunia le avrebbe sbattuto la porta in faccia senza nemmeno darle modo di aprire bocca. In fondo, non l’avrebbe sorpresa più di tanto: se sapeva il suo indirizzo, lo doveva solo a sua madre dato che, da quando si era sposata con quel Dursley, non si erano praticamente più viste.

E la cosa le dispiaceva: voleva bene a Petunia, nonostante tutto, e non voleva che il loro rapporto si chiudesse con una porta sbattuta per dispetto.

E così tergiversava: probabilmente avrebbe potuto andare avanti fino a consumarsi le scarpe o perlomeno finché la stanchezza e la fame non l’avessero avuta vinta sul suo poco coraggio.

Com’erano arrivate a quel punto? C’era stato un tempo in cui erano praticamente inseparabili, come due vere sorelle avrebbero dovuto essere…

"Che cosa fai, Tunia?" domandò Lily, accostandosi al divano dove la sorella era intenta a sfogliare un libro.

"Leggo, Lily" rispose Petunia.

La bambina sorrise, arrampicandosi sul divano accanto alla sorella. "Anch’io, anch’io voglio leggere!".

"Tu sei ancora piccola: non lo sai fare".

"Sì che lo so fare! Mamma dice che posso fare tutto!".

Allungò il collo per sbirciare la pagina, ma ovviamente non capì quasi nulla: avrebbe cominciato la scuola elementare solo di lì a qualche mese e per il momento sapeva leggere giusto il suo nome e qualche altro vocabolo semplice.

"Non è giusto: è un libro per grandi!" protestò, rendendosi conto delusa che la sorella aveva ragione.

"Perché io sono più grande, Lily: dopo che avrai imparato, lo saprai leggere anche tu".

"Oh, ma ci vuole ancora tanto, tanto tempo… Non me lo puoi insegnare tu, Tunia? Tu sei tanto brava: lo dice sempre anche la mamma!".

Petunia scosse il capo. "Te lo insegnerà la maestra quando andrai a scuola… E poi potrai leggere tutto quello che vuoi senza l’aiuto di nessuno".

Lily decise che tutto sommato la sorella non aveva tutti i torti e pensò che non vedeva l’ora che cominciasse la scuola, così avrebbe imparato anche lei e poi avrebbe stupito Tunia leggendole un libro intero.

"Me lo racconti tu, allora?" chiese.

Petunia sbuffò con aria un po’ seccata, ben sapendo che non ci sarebbe stato verso di sbarazzarsi di lei, ora che qualcosa aveva attirato la sua attenzione. "E va bene. Però, ascolta e stai in silenzio".

Lily le rivolse uno dei suoi raggianti sorrise, mettendosi più comoda.

Cos’era cambiato da allora?

Lily sorrise amaramente: lo sapeva perfettamente cos’era cambiato. Aveva scoperto di essere una strega e Petunia, amareggiata per essere stata respinta dal suo nuovo mondo, aveva finito con l’escluderla dalla sua vita.

In un certo senso la capiva: forse, se le parti fossero state invertite, avrebbe reagito allo stesso modo, almeno in principio. Ma era anche sicura che con il tempo avrebbe compreso e lasciato stare: era pur sempre sua sorella, poco importava se era una Babbana o una strega, le avrebbe sempre voluto bene.

Ma Petunia no, Petunia era arrivata quasi ad odiarla: non fosse stato per i loro genitori, non sarebbe nemmeno stata invitata al suo matrimonio con Vernon Dursley. E dopo, le cose tra loro erano solo peggiorate, se possibile: almeno finché vivevano sotto lo stesso tetto, erano costrette a parlarsi qualche volta, ad avere un minimo di rapporto. Ora non più: Lily dubitava perfino che l’avrebbe salutata, se si fossero incontrate per caso al supermercato.

Non per la prima volta, si chiese cosa sarebbe accaduto se si fosse comportata in modo diverso: forse, se invece di legare tanto con Severus avesse passato più tempo con Petunia, per parlare, cercare di coinvolgerla maggiormente, non sarebbero mai arrivate a quel punto.

Ma all’epoca era solo una bambina, una bambina a cui era capitato qualcosa di straordinario e desiderosa di sapere tutto il possibile a riguardo: col senno di poi, era facile dire che magari un pomeriggio in meno con Severus a parlare di magia, Hogwarts e Dissennatori avrebbe potuto fare la differenza nel rapporto tra lei e Tunia.

Lily sospirò: la storia non si costruisce con i se e il passato non si cambia, per quanto uno possa stare a rimuginarci sopra. Eppure, qualche volta sentiva la mancanza della sorella in modo quasi fisico: le mancava il rapporto che avrebbe potuto esserci tra loro, se non ci fosse stata la magia di mezzo…

"Ciao, Tunia".

Lily entrò con passo esitante nella stanza della sorella, bussando sulla porta aperta per annunciare il suo arrivo.

Petunia si voltò verso di lei con aria arrabbiata. "Che cosa fai qui, Lily? Te l’ho già detto mille volte che non devi entrare nella mia camera!".

La ragazzina abbassò il capo, mortificata. "Lo so, scusa. Ti volevo salutare, non sei venuta in stazione con mamma e papà" spiegò.

"Perché sarei dovuta venire? Ho di meglio da fare che perdere tempo in quel tuo binario per mostri!".

"Ti ho portato un regalo" continuò Lily seppur con voce più incerta. "L’ho comprato nel villaggio vicino alla mia scuola: sai che da quest’anno ho il permesso di andarci…".

"Sì, me lo ricordo". Petunia guardò il pacchetto che la sorella le tendeva con evidente disgusto. "Non voglio nulla che tu abbia comprato in un villaggio per svitati: di certo sarà qualcosa di pericoloso…".

"No, non è vero!" protestò Lily con foga. "Perché pensi una cosa del genere?".

"Perché tutto quello che ha a che fare con te e la tua scuola è pericoloso e io ci non voglio avere niente a che fare!".

Incapace di nascondere la sua delusione, Lily abbassò il capo, sentendo le lacrime pungerle gli angoli degli occhi. "Va bene, io lo lascio qui" disse, appoggiandolo sulla scrivania. "Magari dopo cambierai idea".

"Io non credo proprio!".

Il giorno successivo, Lily trovò il suo regalo, ancora chiuso e impacchettato, nell’immondizia. Perché era tutto così difficile? Perché Petunia la odiava? Non riusciva a capire cosa avesse fatto di sbagliato…

A Lily quasi sfuggì una risatina amara: se solo all’epoca fosse stata un po’ più grande o un po’ meno ingenua, avrebbe capito che ciò che animava Petunia non era astio, ma gelosia. Prima c’era stato lo sbocciare della sua amicizia con Severus, che era andato a discapito del tempo che passava con lei, poi l’arrivo della lettera e la finale conferma di essere sul serio una strega, che l’avevano fatta diventare la figlia prediletta, e infine la lettera di rifiuto di Silente, che lei e Severus avevano avuto la malaugurata idea di leggere: non c’era proprio nulla di cui stupirsi se Petunia aveva finito con l’odiarla.

Persa nei suoi pensieri, non si era nemmeno accorto di essere tornata al punto di partenza: l’incrocio tra Wisteria Walk e Privet Drive. Che vogliamo fare, Lily? Giriamo a vuoto per il resto della giornata oppure ci comportiamo da adulti e andiamo a parlare con Tunia?

La domanda da un milione di galeoni!

Guardò l’orologio: era ancora presto, di certo Vernon non era ancora tornato dal lavoro, perciò avrebbe avuto modo di stare sola con la sorella. Oltretutto, l’idea di arrivare a casa e dire a James che aveva passato la giornata bighellonando per Little Whinging senza concludere nulla non le garbava più di tanto: già si immaginava il sorriso sornione del fidanzato.

Così, finalmente si decise a imboccare la tanto temuta via. Ci mise qualche minuto a trovare il numero quattro: una normalissima casa con un normalissimo giardino in cui viveva una normalissima coppia di giovani sposi, questo fu il primo pensiero che le attraverso la mente appena vide l’abitazione dei Dursley.

Di certo non è difficile capire perché abbiano scelto questo quartiere, pensò Lily, guardandosi intorno: ogni singolo filo d’erba sembrava trasudare normalità con tutto sé stesso. Per questo doveva essere molto gradito a Petunia, per non parlare di Vernon, che era forse l’uomo dalla mente più tristemente ristretta che Lily avesse mai conosciuto: fosse dipeso da lui, lei, James e tutto il loro mondo sarebbero stati impacchettati e spediti in qualche galassia remota, lontano dalla sua per nulla bislacca persona.

Per fortuna, non era davvero in casa, constatò, notando che non c’era nessuna macchina parcheggiata sul vialetto. Perciò, Petunia è sola. Bene, è ora di mostrare un po’ di coraggio Grifondoro.

Sulla porta esitò, ma solo per un istante, dopodichè spinse con decisione il campanello. Non ottenendo risposta, stava quasi per rassegnarsi all’idea che non c’era nessuno e andarsene quando l’uscio si aprì.

Lily si stampò in volto il suo sorriso migliore. "Ciao, Petunia". Ti prego, non sbattermi la porta in faccia.

Per qualche secondo temette che sarebbe accaduto proprio questo, ma alla fine Petunia, dopo averla squadrata da capo a piedi con una smorfia non meglio definibile, disse: "Suppongo che vorrai entrare".

"Lo apprezzerei molto, grazie".

Pur con una certa esitazione, Petunia si fece da parte, lasciandole libero il passaggio. Entrando, Lily si guardò intorno con una certa curiosità: era la prima volta che vedeva quella casa e doveva dire che era più o meno come l’aveva sempre immaginata.

"Se vuoi, il salotto è di qua" disse Petunia, indicandole la strada. "Però ti avverto che non ho molto tempo da perdere: ho parecchie faccende da sbrigare prima che Vernon ritorni".

Sottile e velato modo per dirmi di levarmi dai piedi il più in fretta possibile: beh, è già più di quanto sperassi. "Certo, capisco, non ti ruberò molto tempo, tranquilla" la rassicurò, accomodandosi sul divano.

La sorella esitò un attimo, ma alla fine prese posto sulla poltrona di fronte a lei. "Immagino sia stata la mamma a darti questo indirizzo".

"Infatti… È una bella casa, Tunia, complimenti".

"Non mi chiamare a quel modo" si sentì dire con aria stizzita. "Non abbiamo più otto anni".

"Certo, scusami". Trattenne a stento un gemito di frustrazione: perfino quando non ne aveva intenzione, finiva con il dire qualcosa di sbagliato.

"Saltiamo tutti i convenevoli, Lily: te l’ho già detto che ho molto da fare. Che cosa vuoi?".

Nemmeno una tazza di tè mi offrì, eh? "Tra un mese mi sposo".

Petunia sembrò presa decisamente in contropiede, tant’è che per un minuto buono non riuscì a fare altro che stare a fissarla a bocca aperta come un pesce. "Che cosa?".

"Tra un mese mi sposo" ripeté Lily paziente.

"Ma… ma con chi?".

Lily non riuscì a trattenere uno sbuffo irritato. "Lo sai bene con chi: James Potter".

"Lo stesso James Potter che qualche anno fa professavi di detestare a morte? Quel James Potter?".

"No, quello era il suo gemello malvagio" sbottò Lily in tono tagliente. "Ovvio che è quel James Potter".

"Non credi di star affrettando un po’ i tempi? Non ti sei appena diplomata a quella tua scuola per spostati?".

Lily ignorò il riferimento ad Hogwarts, ingoiando altri commenti sarcastici: ovviamente Petunia non sapeva nulla della guerra contro Voldemort o di quanto la sua vita e quella di tutte le persone a lei più care fosse in pericolo ogni giorno ora che si erano uniti all’Ordine della Fenice. "La vita è mia, ti pare?".

"Hai solo diciotto anni, per Dio! Pensi sul serio che quello sia l’uomo della tua vita?".

"Tanto per cominciare, quello ha un nome: James. In secondo luogo, tu non eri mica tanto più grande di me quando hai sposato Vernon".

Le guance di Petunia si imporporarono leggermente. "Era una situazione completamente diversa: io non avevo finito la scuola da nemmeno un mese e Vernon è più grande di me… Quel Potter, se non erro, ha la tua età, no? E sarebbe già in grado di mantenere una casa e una moglie?".

Lily decise che era meglio soprassedere sul fatto che la famiglia di James fosse ricca e perciò non avrebbero avuto difficoltà in quel senso: chissà perché, aveva il sospetto che avrebbe solo fatto infiammare di più Petunia. "Senti, non sono qui per farmi fare la predica: in ogni caso, non è compito tuo".

"Giusto. Mamma e papà che dicono di questa storia?".

"Che se sono felice io, per loro va bene".

"Ovvio, cos’altro potevo aspettarmi per il piccolo angioletto di casa?".

"Petunia, per favore…".

"Perché sei venuta qui? Vuoi forse le mie congratulazioni?".

Ecco, ora arriva la parte difficile… "Beh, anche, ma in realtà volevo darti questo di persona" spiegò, porgendole una busta color panna che Petunia prese con evidente riluttanza, quasi si aspettasse che esplodesse da un momento all’altro.

"Che cos’è?".

"La partecipazione per il mio matrimonio".

"Stai scherzando, vero? Sei venuta fino a qui da qualunque sia il posto in cui vivi solo per consegnarmi la partecipazione? Non bastava spedirla?".

Ancora una volta Lily omise di dire che grazie alla Materializzazione spostarsi per lei non era assolutamente un problema: il dialogo era già abbastanza difficile così. "Volevo essere certa che la ricevessi… O che non la buttassi senza nemmeno aprirla" soggiunse, cercando di non suonare troppo polemica.

"Perché me la stai dando?".

"Perché sei mia sorella e voglio che tu ci sia il giorno del mio matrimonio, anche se il nostro rapporto non è… facile" concluse dopo un attimo di esitazione, non sapendo trovare un termine migliore.

"Non è colpa mia questo".

Lily avrebbe voluto obiettare che sì, era solo colpa sua se loro non erano le sorelle che avrebbero dovuto essere, ma si morse la lingua in tempo: sapeva benissimo che dal punto di vista di Petunia il problema erano lei e la magia. "Verrai?".

"Cosa ti fa pensare che voglia mischiarmi con quei fenomeni da baraccone dei tuoi amici? E di certo loro non mi vorranno intorno, né me né Vernon".

"Lascia perdere loro, io voglio che tu venga, Petunia, per favore…".

"Non lo so" tentennò la donna, continuando a rigirarsi la busta tra le mani. "Avrò certamente qualche altro impegno… E probabilmente Vernon non vorrà venire… Senza contare che mi sentirei senza dubbio a disagio, circondata da tutti quei…".

"Sì, ho capito" la interruppe Lily, cercando di mantenere un tono tranquillo. E la casa andrà a fuoco e il gatto si sentirà male e la vicina in vacanza vorrà che le annaffi le piante eccetera, eccetera: la lista di scuse è praticamente infinita. "Va bene, è meglio che ti lasci alle tue numerosissime faccende… Promettimi almeno che ci penserai".

"Sì, d’accordo, ma dubito seriamente di potere…".

"Capisco perfettamente" la rassicurò Lily con un sorriso tirato, dirigendosi verso l’uscita. "Spero che riuscirai a trovare un buco nei vostri tanti impegni per partecipare al mio matrimonio".

"Vedremo… Ciao, Lily".

"Ciao, Petunia".

Non fece in tempo a finire di dirlo che era già sul vialetto e fissava una porta chiusa. Non riuscì a trattenere un sospiro: cosa si era aspettata? Che Petunia balzasse in piedi strillando dalla gioia, l’abbracciasse facendole le congratulazioni e le chiedesse di essere la damigella d’onore?

Mentre si avviava lungo il marciapiede, il morale sotto i tacchi, si rese conto che aveva appena immaginato la reazione di una donna qualunque nello scoprire che la sua sorellina sta per convolare a nozze con l’uomo dei suoi sogni. Ma in fondo tra lei e Tunia le cose erano decisamente più complicate di così: sarebbe stata davvero un’illusa a credere di potersi aspettare un comportamento simile.

E infatti non credeva che una cosa simile sarebbe accaduta: in fondo aveva ricevuto proprio l’accoglienza che si aspettava di ricevere.

E allora perché era così amareggiata? Forse perché tutto quello che Petunia era riuscita ad offrirle erano stati prima disapprovazione e poi totale indifferenza, come se l’unica cosa che le importasse veramente era che trovava sconveniente o quantomeno avventato sposarsi a soli diciotto anni. Possibile che non potesse nemmeno fare lo sforzo di fingere di essere felice per lei e dire "Ma certo, Lily cara, verrò con piacere"? Cosa le sarebbe costato?

Piuttosto che tutto quell’accampare scuse senza capo né coda avrebbe quasi preferito un ‘no’ secco. Ora passerò il prossimo mese a tormentarmi, chiedendomi se verrà o no, a che livello arrivi il suo disprezzo per me e il mio mondo… Perché le cose non possono essere più semplici?

Il suo vagabondare nuovamente senza meta l’aveva condotta fino a un parco giochi: ricordava vagamente di essersi già passata prima, quando le voci dei bambini avevano attirato la sua attenzione. Adesso, data l’ora tarda, il parco era praticamente deserto.

Rispondendo a un impulso improvviso, Lily si diresse verso una delle altalene, cominciando a dondolarsi lentamente avanti e indietro. Da piccola adorava andare in altalena: ricordava che sua madre le faceva sempre una testa così perché le piaceva saltare ‘in volo’ e rischiava sempre di rompersi l’osso del collo.

Chissà come faceva: magia involontaria, senza dubbio…

Ridacchiò fra sé, spingendosi un po’ più forte: se ci avesse provato in quel momento, come minimo si sarebbe spaccata la faccia!

Lo feci anche il giorno in cui incontrai Severus, rifletté. Il giorno in cui è cambiato tutto…

"Tunia?".

"Che c’è, Lily?".

Lily si morse il labbro, senza sapere bene da che parte cominciare. Erano giorni che ci pensava, da quando lo strano ragazzino, il figlio dei Piton, le aveva importunate al parco, ma temeva la reazione della sorella quando avesse provato a sollevare l’argomento.

"Stavo pensando… Ti ricordi, l’altro giorno al parco…".

"Ah, ah". Petunia prese a scrutarla con aria sospettosa. "Cosa c’è, quello là ti ha dato di nuovo fastidio? Perché, se è così, dovresti parlarne con mamma e papà…".

"No, no, non l’ho più visto" la tranquillizzò velocemente Lily. "È solo che… Tu non pensi che potrebbe avere ragione?".

Stavolta Petunia la guardò come se fosse completamente impazzita tutt’a un tratto. "Non dirai sul serio? Lily, quel Piton è tocco o qualcosa di simile, basta vedere come va conciato in giro per capire che non è a posto!".

"Sì, però, magari ha detto la verità: forse sono sul serio una stre-…".

"Non essere ridicola, Lily!" la interruppe in tono secco Petunia, senza nemmeno darle il tempo di finire. "Le streghe non esistono. E nemmeno la magia o quelle altre cose così: è quel ragazzino matto che si sogna le cose!".

"Ma il fiore? E le altre cose che so fare? Quelle non se le è mica inventate lui".

Petunia si strinse nelle spalle, incerta: a questo non sapeva trovare una risposta. "Non lo so, ma di certo c’è una spiegazione razionale".

"O forse è davvero magia" insistette Lily. "E forse io sono davvero una strega… Per questo voglio andare a cercare Piton".

"Che cosa? Non pensarci nemmeno, Lily!".

"Perché no? Lui mi potrà spiegare tutto quello che voglio sapere".

"Ma…".

"Vuoi venire con me?".

Petunia si rimangiò la protesta che stava per formulare per guardare basita la sorella. "Che cosa?".

"Ti ho chiesto se vuoi venire con me?" ripeté Lily paziente. "Così sarei più a mio agio, sai…".

Al che Petunia arricciò il naso con una smorfia sprezzante. "Se la cosa ti mette tanto a disagio, forse non dovresti andare… Io, in ogni caso, non ho la minima intenzione di farmi coinvolgere in questa mascherata: è una storia ridicola!".

Lily abbassò il capo, delusa dal rifiuto e più in generale dalla reazione della sorella: era la prima volta che la trattava a quel modo e non se ne spiegava il motivo. "Come vuoi, Tunia" mormorò, prima di voltarsi e andarsene.

Se non fossi una strega, tutto questo non sarebbe mai successo, si disse, spingendosi ancora più forte. Se non fossi una strega, io e Tunia saremmo ancora unite come da bambine e a quest’ora staremmo a discutere di abiti da sposa, ricevimenti e partecipazioni…

Per la prima volta, Lily quasi desiderò di non aver mai scoperto il Mondo Magico, di essere solo una comune Babbana: la sua vita sarebbe stata molto più semplice in quel modo, Tunia le avrebbe ancora voluto bene, non avrebbe saputo nulla della guerra in corso…

Ma non avrebbe nemmeno conosciuto James, forse la cosa migliore che le fosse capitata nella vita, o gli altri Malandrini, Alice e tutte le altre persone straordinarie che aveva avuto la fortuna di incontrare in quegli anni.

Ci sono sempre due facce per la stessa medaglia.

E tutto sommato, sapeva perfettamente che non avrebbe mai potuto rinunciare alla magia, nemmeno per risanare il suo rapporto con Petunia: faceva parte di lei, quasi fosse stata un altro organo del suo corpo.

Guardò l’altalena vuota accanto alla sua, dove in un mondo perfetto si sarebbe trovata lei. Avrei voluto che le cose fossero diverse, pensò, rivolgendosi alla sua immaginaria interlocutrice. Avrei voluto crescere insieme a te, condividere le mie paure, le mie gioie, le mie esperienze, avrei voluto che ti lasciassi coinvolgere, invece di chiudermi fuori.

Si rese improvvisamente conto che più ancora di Petunia le mancava l’idea di una sorella, di quella che avrebbe potuto avere se in un dato momento e luogo avesse fatto una scelta diversa.

È tardi, Lily: ora di smettere i rimuginare su ricordi di tempi lontani o rimpianti di cose mai avvenute e tornare nel mondo reale.

James probabilmente era già a casa che l’aspettava, forse la stava addirittura dando per dispersa, visto che era uscita subito dopo pranzo: aveva impiegato tutto il pomeriggio per consegnare una busta. E non sapeva nemmeno se tutto questo fosse servito a qualcosa.

Si alzò dall’altalena, spolverandosi i pantaloni e cercando con gli occhi un buon punto per Smaterializzarsi.

Un vicolo deserto a due passi da lì si prestò bene allo scopo: con un sonoro crac, Lily lasciò Little Whinging, chiedendosi vagamente se avrebbe mai avuto occasione di recarvisi nuovamente in futuro.

Quel semplice pensiero le lasciò l’amaro in bocca più di tutto il resto.

Lyrapotter’s corner

Bonsoir, popolo di EFP! Eccomi tornata a tediarvi con una one-shot tutta nuova! Non ho granché da dire, questa storia è nata per partecipare al contest indetto da Malandrina4ever sul tema della nostalgia: bisognava scegliere un numero a cui corrispondeva il personaggio protagonista della storia, che come avrete intuito nel mio caso era Lily.

Non mi pare di avere molto altro da dirvi, ringrazio la giudicia per aver indetto questo bel contest e tutti voi che avete avuto la forza o il coraggio di arrivare fin qua!

Qui di seguito trovate il giudizio di Malandrina, alla prossima!

SESTA CLASSIFICATA: Sorelle - lyrapotter

Grammatica: 10/10

Stile: 9/10

Caratterizzazione: 15/15

Originalità: 8.5/10

Trama: 10/10

Attinenza al tema (ovvero la nostalgia): 15/15

Gradimento Personale: 4.5/5

Totale: 72/75

La grammatica è perfetta, non ho trovato nessun errore. Sai già che mi piace molto il tuo stile, l’unico piccolo appunto che ti faccio è riguardo alla punteggiatura: secondo me hai usato un po’ troppe volte i due punti, non è una cosa che ha influito sulla chiarezza della storia che si legge comunque perfettamente, ma forse avresti potuto usarli un po’ meno- e detto da un’abusatrice di due punti come me perde di importanza forse, ma è solo un consiglio XD-. A parte questo è tutto perfetto^^ La caratterizzazione sia di Lily che di Petunia è completamente IC e la trama è perfetta (mi sto ripetendo XD): hai ricostruito completamente la storia del rapporto tra le due sorelle, intrecciando benissimo presente e passato^^ Riguardo all’originalità la tua storia non è proprio il massimo, ma non sei stata certo banale nel trattare a modo tuo un argomento già visto, infatti il voto, pur non essendo un 10, è comunque buono a mio avviso, solo avresti potuto fare di meglio. Il tema della nostalgia è stato trattato perfettamente, in particolare mi è piaciuta molto l’ultima frase. Ti lascia proprio con un senso di...nostalgia, appunto XD In conclusione brava come al solito, (dovresti averlo già intuito dal fatto che ho usato la parola perfetta non so quante volte) sorella di spirito (anche se qui non c’è niente da ridere, ma un motivo riusciremo a trovarlo lo stesso u.u) ^^ (PS. Scusa per l’abuso di parentesi xD)

   
 
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