Shot scritta per il Titolo unico
contest -first edition-
Classificatasi al terzo posto.
Indetto da remvsg, che ringrazio con tutto il cuore :)
Di Mare, di Vento.
Perfetto, vi
racconterò questa mia storia;
Ma badate che negherò
poi di avervi detto alcunché, doveste mettermi sotto veritaserum.
O potrei usare un
buon crucio ben eseguito: di voi poveri mortali non rimarrebbe nulla se non il
dolore.
Tutto ebbe inizio al
mio sesto, e credevo ultimo, ingresso fra le mura accoglienti di Hogwarts; a
ben pensarci, forse dovrei dire che tutto ebbe fine, con quell’evento.
L’intero castello
sulle mie spalle non mi sarebbe gravato quanto il compito che mi attendeva.
Lo vedevo sorridere,
quel vecchio saggio strampalato, alla cena di benvenuto.
Sorrideva nonostante
fosse evidentemente affaticato.
Tutta quell’allegria
però si spense un poco quando notò l’ingresso trionfale di Potter sporco di
sangue, il quale riservò solo per me uno sguardo carico d’odio. Che onore.
Non aspettatevi
balle, o che io e lui saremmo diventati amiconi all’improvviso.
Il solo pensiero mi
fa sinceramente venire la nausea.
Non so spiegarvi
nemmeno il perché, ancora oggi il solo vederlo mi rende altamente suscettibile:
più che altro ormai sono abituato a lui.
Con lui, i suoi
fedeli Grifondoro: compagnia strampalata la loro, davvero.
C’era Potter
ovviamente, il boss rosso-oro che avrebbe solo avuto bisogno di una sana
scopata che gli avrebbe tolto quell’aria da vittima del mondo che lo circonda.
Weasley, il “loro re”
era il mio preferito.
Come prendevi per il
culo lui, nessuno: preda decisamente troppo facile ma sempre estremamente
divertente.
E poi c’era lei. La
regina.
Non che nessuno le
avesse mai affibbiato un nomignolo del genere, ma lei lo era davvero. Era
l’unica che sembrava avere una soluzione a qualsiasi problema, era
intelligente, era semplicemente una Mezzosangue.
Una ragazza che in
effetti, non avrebbe neanche dovuto essere degna delle mie considerazioni. Ma
io, che non ero certo stupido, avevo avuto tutto il tempo per notare di quanto
a volte sapesse ribattere più quella sanguesporco di molti miei ‘compagni’
purosangue. Glielo concedevo, aveva stile.
Guardando quel
patetico quadretto, con la Weasley che puliva la faccia di Potter tutto
arrossito, mi si bloccò quel poco d’appetito che mi ero fatto faticosamente
venire.
La cena finiva, la
gente applaudiva, io no. Io ero immobile e lo guardavo.
Cercavo di capire
come potevo riuscire Io, la dove molti maghi oscuri e molto più potenti di me,
avevano fallito. I miei pensieri ormai si ridussero ad un’unica frase.
O lui, O me.
Ad ogni modo, non
saremmo arrivati entrambi vivi alla fine di quell’anno.
Alzai lo sguardo.
Mi sentivo osservato.
Mi sconvolse.
La mezzosangue era
una legimens? Impossibile.
Perché allora mi
fissava?
Cos’era quello
sguardo accusatore?
Era come un Vento
freddo. Mi dava ai brividi.
Tanto che non riuscii
a sostenerlo a lungo: poi, scomparve, e riapparve, e si dileguò di nuovo.
Quel suo sguardo
divenne un onda sul punto di affogarmi.
Mi lasciò scosso, ma
aspettai che gli altri uscissero per andarmene.
Dannazione. Era già
tutto finito.
Da quel momento il
mio tormento ebbe inizio.
Mi alzai per
dirigermi al settimo piano: la stanza delle necessità che da lì alla fine dell’anno
sarebbe praticamente stata il mio dormitorio personale.
Una volta raggiunta,
ci passai davanti svariate volte, concentrandomi per bene, prima che la porta
apparisse.
Ma proprio mentre
giravo il pomello, guardando velocemente a destra e a sinistra, sentii una
voce.
< Malfoy >
Ero un dilettante.
Un principiante.
Come potevo non aver
controllato alle mie spalle?
A chi appartenesse la
voce?
Neanche a dirlo.
Così saccente e
pungente impossibile da scordare.
Talmente leggera e
profonda che l’avrei riconosciuta ovunque.
< vattene,
mezzosangue >
Aspettai qualche
secondo.
Credevo se ne
andasse, lo speravo davvero.
< Malfoy >
< Vattene ho detto
>
E mi sorprese. Perché
lo fece.
Semplicemente si
allontanò tornando sui suoi passi.
Ed io, un poco
sbigottito mi decisi solo dopo qualche minuto a capire che decisamente avevo
problemi più importanti dei suoi sbalzi d’umore.
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Il giorno dopo,
stessa ora, sentii una lieve brezza solleticarmi i capelli: inspirai
profondamente mentre un silenzio innaturale mi circondava.
Rimasi in attesa.
< Malfoy >
Espirai allora tutta
quell’aria che mi si era bloccata nei polmoni.
< Vattene Granger
>
Attesi.
< Malfoy non …
>
< Vattene ho detto
>
E ancora una volta,
se ne andò.
Guardandomi però con
tanta intensità da farmi vibrare l’anima.
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I giorni si
susseguivano: lenti per chi si sapeva annoiare, fin troppo veloci per chi
bramava vivere.
< Malfoy … >
< Vattene >
< … Non … >
< Via >
< … Sei … >
< Ora! >
< … Solo. >
E quella volta mi
voltai.
E fu la fine.
Guardarla negli occhi
quella volte fu la fine.
O più probabilmente
fu l’inizio.
E nonostante non mi
scomposi minimamente all’esterno, dentro di me si era aperta una crepa tanto profonda
da far tremare di paura.
< non sai cosa
dici, Granger >
< probabilmente
no, Malfoy, ma neanche tu sai vuoi fare >
< io so benissimo
cosa devo fare >
< ma io ho detto
ciò che vuoi >
< ciò che voglio
non ha più importanza ormai >
< sbagliato >
< non puoi davvero
pretendere di avere una buona risposta per tutto >
< e tu non puoi
davvero pretendere di farcela da solo >
< ma tu che ne sai
eh? Che ne sai di cosa mi hanno costretto a fare? E chi se tu?? Sei solo una
lurida mezzosangue, non voglio avere niente a che fare con te!!! >
< come vuoi >
Se ne andò. Anche
quella volta, inconsapevole di cosa mi aveva aperto dentro.
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Il piano andava
avanti alla perfezione, tuttavia non aveva ancora trovato il modo di ammazzare quel
vecchio.
Ammazzare.
Dio che parola forte.
Sembrava così facile
tutte le volte … la verità è che tiravo un dannato sospiro di sollievo ogni
volta che ogni mio piano falliva.
Era Marzo ormai e io
continuavo a morire, pian piano la mia anima si lacerava.
Quando Kate tornò dal
San Mungo fu per me la fine.
Avrei voluto
vomitarla fuori, quell’anima corrotta.
Non vi nascondo che
in quel momento avevo desiderato ardentemente che il sectumsempra di Potter mi
uccidesse davvero.
Qualcuno mi avrebbe
ricordato come un traditore, altri come un eroe … decisamente pochi sarebbero
stati questi ultimi, a dir la verità.
Poi.
In infermeria venne
lei, una notte.
La sua visita fu come
sempre, annunciata dal vento.
< Malfoy >
< Granger >
< non mi cacci
stavolta? >
< non ce n’è
motivo, stavolta >
< stai morendo >
La fissai,
stralunato.
< sono già morto >
< no, non è vero.
>
< perché? Perché
lo fai? >
< perché non sei
solo >
< per pietà? >
< perché io ci
sono >
< pensavo ti
piacesse stare più con i tuoi amichetti, pensavo mi odiassi quanto io odio te
>
< tu non mi odi,
tu mi disprezzi, per il mio sangue, e io non ho mai notato differenze: sei un
essere umano esattamente come me, Malfoy, e io sono qui con te adesso >
< forse adesso è
tardi >
< non è mai troppo
tardi >
Disse avvicinandosi
d’improvviso.
Non ebbi nemmeno il
tempo di risponderle.
Mi baciò.
Quelle labbra salate
sapevano di mare.
Profumavano di
salsedine
E quegli occhi,
nonostante non fossero blu erano più profondi di qualsiasi oceano.
Lei era Mare.
E cercava di
salvarmi.
Di medicare la mia
anima annegata nell’odio con un bocciolo d’amore.
Che stupida.
O forse ero io, lo
stupido, perché volli aggrapparmi a quella speranza.
Non avevo niente, e
quindi non c’era niente da perdere.
Ma c’era lei. Che
divenne la mia speranza.
E anche se stringevo
sempre più forte i suoi capelli, sembrava sfuggirmi fra le dita.
Prendevo dalla sua
pelle abbondanti boccate del suo profumo, che diventava ossigeno.
Lei che sapeva
imporsi come la più furiosa delle tempeste, o che poteva essere leggera come la
brezza d’estate.
Lei era vento.
Arrivò quella notte.
E Lei lo sapeva.
Mi aveva accompagnato
silenziosa fino al settimo piano.
Fui io a parlare
quella volta:
< Non era proprio
ciò che avevo programmato in realtà >
< perché non mi
avevi detto nulla? >
< Perché tu per me
non esistevi >
< e ora? >
< ora sto cercando
di risparmiarti le mie bugie >
Mi salutò come ogni notte,
con un leggero bacio a fior di labbra, quasi come se avessimo potuto ripetere
quel gesto per sempre, quasi come se avessimo avuto un domani.
Mentire era divenuta
per noi ormai, un arte sopraffina.
Mi allontanai,
dirigendomi alla Torre più alta, dove mi attendeva un faccia a faccia col
destino.
Con un'unica speranza
nel cuore.
Rivederla.
Mi salverai.
Quando vieni, quando
te ne vai, Mare.
Respirando la tua, a
me negata, libertà, Vento.
Giudizio:
terza classificata - Hachi22
Stile e grammatica, 7
caratterizzazione personaggi, 7,5
originalità, 7,5
trattazione del tema del concorso: 9
gradimento personale, 8,5
Punti bonus: 1
tot,40,5
La tua storia mi lascia un po' interdetta.
Fino a metà, o poco più, non mi prendeva. La caratterizzazione data a Draco e
una strana sensazione di "malagrammatica" -come la chiamava la mia
maestra-, impedivano una concentrata e positiva visualizzazione della storia.
Poi, la fine.
Come un passaggio di mano, sia lo stile che la trama prendono tutta un'altra
piega, rendendo memorabile questa shot.
Adoro come hai descritto Hermione. L'uso del mare e del vento è sublime, anche
se non troppo originale.
Bella davvero. Complimenti.