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Autore: hachi22    10/10/2010    3 recensioni
One shot classificatasi al terzo posto scritta per il Titolo unico contest indetto da remvsg, che ringrazio davvero di cuore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Di Mare, Vi Vento

Shot scritta per il Titolo unico contest -first edition-

Classificatasi al terzo posto.

Indetto da remvsg, che ringrazio con tutto il cuore :)

Di Mare, di Vento.

 

Perfetto, vi racconterò questa mia storia;

Ma badate che negherò poi di avervi detto alcunché, doveste mettermi sotto veritaserum.

O potrei usare un buon crucio ben eseguito: di voi poveri mortali non rimarrebbe nulla se non il dolore.

 

Tutto ebbe inizio al mio sesto, e credevo ultimo, ingresso fra le mura accoglienti di Hogwarts; a ben pensarci, forse dovrei dire che tutto ebbe fine, con quell’evento.

L’intero castello sulle mie spalle non mi sarebbe gravato quanto il compito che mi attendeva.

Lo vedevo sorridere, quel vecchio saggio strampalato, alla cena di benvenuto.

Sorrideva nonostante fosse evidentemente affaticato.

Tutta quell’allegria però si spense un poco quando notò l’ingresso trionfale di Potter sporco di sangue, il quale riservò solo per me uno sguardo carico d’odio. Che onore.

Non aspettatevi balle, o che io e lui saremmo diventati amiconi all’improvviso.

Il solo pensiero mi fa sinceramente venire la nausea.

Non so spiegarvi nemmeno il perché, ancora oggi il solo vederlo mi rende altamente suscettibile: più che altro ormai sono abituato a lui.

 

Con lui, i suoi fedeli Grifondoro: compagnia strampalata la loro, davvero.

C’era Potter ovviamente, il boss rosso-oro che avrebbe solo avuto bisogno di una sana scopata che gli avrebbe tolto quell’aria da vittima del mondo che lo circonda.

Weasley, il “loro re” era il mio preferito.

Come prendevi per il culo lui, nessuno: preda decisamente troppo facile ma sempre estremamente divertente.

E poi c’era lei. La regina.

Non che nessuno le avesse mai affibbiato un nomignolo del genere, ma lei lo era davvero. Era l’unica che sembrava avere una soluzione a qualsiasi problema, era intelligente, era semplicemente una Mezzosangue.

Una ragazza che in effetti, non avrebbe neanche dovuto essere degna delle mie considerazioni. Ma io, che non ero certo stupido, avevo avuto tutto il tempo per notare di quanto a volte sapesse ribattere più quella sanguesporco di molti miei ‘compagni’ purosangue. Glielo concedevo, aveva stile.

 

Guardando quel patetico quadretto, con la Weasley che puliva la faccia di Potter tutto arrossito, mi si bloccò quel poco d’appetito che mi ero fatto faticosamente venire.

 

La cena finiva, la gente applaudiva, io no. Io ero immobile e lo guardavo.

Cercavo di capire come potevo riuscire Io, la dove molti maghi oscuri e molto più potenti di me, avevano fallito. I miei pensieri ormai si ridussero ad un’unica  frase.

O lui, O me.

Ad ogni modo, non saremmo arrivati entrambi vivi alla fine di quell’anno.

Alzai lo sguardo.

Mi sentivo osservato.

Mi sconvolse.

La mezzosangue era una legimens? Impossibile.

Perché allora mi fissava?

Cos’era quello sguardo accusatore?

Era come un Vento freddo. Mi dava ai brividi.

Tanto che non riuscii a sostenerlo a lungo: poi, scomparve, e riapparve, e si dileguò di nuovo.

Quel suo sguardo divenne un onda sul punto di affogarmi.

Mi lasciò scosso, ma aspettai che gli altri uscissero per andarmene.

Dannazione. Era già tutto finito.

Da quel momento il mio tormento ebbe inizio.

 

Mi alzai per dirigermi al settimo piano: la stanza delle necessità che da lì alla fine dell’anno sarebbe praticamente stata il mio dormitorio personale.

Una volta raggiunta, ci passai davanti svariate volte, concentrandomi per bene, prima che la porta apparisse.

Ma proprio mentre giravo il pomello, guardando velocemente a destra e a sinistra, sentii una voce.

 

< Malfoy >

 

Ero un dilettante.

Un principiante.

Come potevo non aver controllato alle mie spalle?

A chi appartenesse la voce?

Neanche a dirlo.

Così saccente e pungente impossibile da scordare.

Talmente leggera e profonda che l’avrei riconosciuta ovunque.

 

< vattene, mezzosangue >

 

Aspettai qualche secondo.

Credevo se ne andasse, lo speravo davvero.

 

< Malfoy >

< Vattene ho detto >

 

E mi sorprese. Perché lo fece.

Semplicemente si allontanò tornando sui suoi passi.

Ed io, un poco sbigottito mi decisi solo dopo qualche minuto a capire che decisamente avevo problemi più importanti dei suoi sbalzi d’umore.

 

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Il giorno dopo, stessa ora, sentii una lieve brezza solleticarmi i capelli: inspirai profondamente mentre un silenzio innaturale mi circondava.

Rimasi in attesa.

 

< Malfoy >

 

Espirai allora tutta quell’aria che mi si era bloccata nei polmoni.

 

< Vattene Granger >

 

Attesi.

 

< Malfoy non … >

< Vattene ho detto >

 

E ancora una volta, se ne andò.

Guardandomi però con tanta intensità da farmi vibrare l’anima.

 

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I giorni si susseguivano: lenti per chi si sapeva annoiare, fin troppo veloci per chi bramava vivere.

 

< Malfoy … >

 

< Vattene >

 

< … Non … >

 

< Via >

 

< … Sei … >

 

< Ora! >

 

< … Solo. >

 

E quella volta mi voltai.

E fu la fine.

Guardarla negli occhi quella volte fu la fine.

O più probabilmente fu l’inizio.

E nonostante non mi scomposi minimamente all’esterno, dentro di me si era aperta una crepa tanto profonda da far tremare di paura.

 

< non sai cosa dici, Granger >

< probabilmente no, Malfoy, ma neanche tu sai vuoi fare >

< io so benissimo cosa devo fare >

< ma io ho detto ciò che vuoi >

< ciò che voglio non ha più importanza ormai >

< sbagliato >

< non puoi davvero pretendere di avere una buona risposta per tutto >

< e tu non puoi davvero pretendere di farcela da solo >

< ma tu che ne sai eh? Che ne sai di cosa mi hanno costretto a fare? E chi se tu?? Sei solo una lurida mezzosangue, non voglio avere niente a che fare con te!!! >

< come vuoi >

 

Se ne andò. Anche quella volta, inconsapevole di cosa mi aveva aperto dentro.

 

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Il piano andava avanti alla perfezione, tuttavia non aveva ancora trovato il modo di ammazzare quel vecchio.

Ammazzare.

Dio che parola forte.

Sembrava così facile tutte le volte … la verità è che tiravo un dannato sospiro di sollievo ogni volta che ogni mio piano falliva.

 

Era Marzo ormai e io continuavo a morire, pian piano la mia anima si lacerava.

 

Quando Kate tornò dal San Mungo fu per me la fine.

Avrei voluto vomitarla fuori, quell’anima corrotta.

Non vi nascondo che in quel momento avevo desiderato ardentemente che il sectumsempra di Potter mi uccidesse davvero.

Qualcuno mi avrebbe ricordato come un traditore, altri come un eroe … decisamente pochi sarebbero stati questi ultimi, a dir la verità.

 

 

Poi.

In infermeria venne lei, una notte.

La sua visita fu come sempre, annunciata dal vento.

 

< Malfoy >

< Granger >

< non mi cacci stavolta? >

< non ce n’è motivo, stavolta >

< stai morendo >

 

La fissai, stralunato.

 

< sono già morto >

< no, non è vero. >

< perché? Perché lo fai? >

< perché non sei solo >

< per pietà? >

< perché io ci sono >

< pensavo ti piacesse stare più con i tuoi amichetti, pensavo mi odiassi quanto io odio te >

< tu non mi odi, tu mi disprezzi, per il mio sangue, e io non ho mai notato differenze: sei un essere umano esattamente come me, Malfoy, e io sono qui con te adesso >

< forse adesso è tardi >

< non è mai troppo tardi >

 

Disse avvicinandosi d’improvviso.

Non ebbi nemmeno il tempo di risponderle.

 

Mi baciò.

Quelle labbra salate sapevano di mare.

Profumavano di salsedine

E quegli occhi, nonostante non fossero blu erano più profondi di qualsiasi oceano.

Lei era Mare.

 

E cercava di salvarmi.

Di medicare la mia anima annegata nell’odio con un bocciolo d’amore.

Che stupida.

O forse ero io, lo stupido, perché volli aggrapparmi a quella speranza.

Non avevo niente, e quindi non c’era niente da perdere.

Ma c’era lei. Che divenne la mia speranza.

E anche se stringevo sempre più forte i suoi capelli, sembrava sfuggirmi fra le dita.

Prendevo dalla sua pelle abbondanti boccate del suo profumo, che diventava ossigeno.

Lei che sapeva imporsi come la più furiosa delle tempeste, o che poteva essere leggera come la brezza d’estate.

Lei era vento.

 

Arrivò quella notte.

E Lei lo sapeva.

Mi aveva accompagnato silenziosa fino al settimo piano.

Fui io a parlare quella volta:

 

< Non era proprio ciò che avevo programmato in realtà >

< perché non mi avevi detto nulla? >

< Perché tu per me non esistevi >

< e ora? >

< ora sto cercando di risparmiarti le mie bugie >

 

Mi salutò come ogni notte, con un leggero bacio a fior di labbra, quasi come se avessimo potuto ripetere quel gesto per sempre, quasi come se avessimo avuto un domani.

Mentire era divenuta per noi ormai, un arte sopraffina.

 

Mi allontanai, dirigendomi alla Torre più alta, dove mi attendeva un faccia a faccia col destino.

Con un'unica speranza nel cuore.

Rivederla.

 

 

Mi salverai.

Quando vieni, quando te ne vai, Mare.

Respirando la tua, a me negata, libertà, Vento.

 

 

Giudizio:

 

terza classificata - Hachi22

Stile e grammatica, 7
caratterizzazione personaggi, 7,5
originalità, 7,5
trattazione del tema del concorso: 9
gradimento personale, 8,5
Punti bonus: 1
tot,40,5

La tua storia mi lascia un po' interdetta.
Fino a metà, o poco più, non mi prendeva. La caratterizzazione data a Draco e una strana sensazione di "malagrammatica" -come la chiamava la mia maestra-, impedivano una concentrata e positiva visualizzazione della storia.
Poi, la fine.
Come un passaggio di mano, sia lo stile che la trama prendono tutta un'altra piega, rendendo memorabile questa shot.
Adoro come hai descritto Hermione. L'uso del mare e del vento è sublime, anche se non troppo originale.
Bella davvero. Complimenti.

  
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