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Autore: Malitia    10/10/2010    1 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 Celine spalancò la porta con un tonfo sonoro.
- Oh Monsieur Rimbaud!- esclamò concitata. Il suono che le era uscito dalla bocca era un mirabile misto di piacere e stupore. Entrambi falsi naturalmente, ma quanto era brava a manovrare persino se stessa come un burattino! La ragazza, vestita con un bellissimo abito blu d’organza, irruppe nella sala interrompendo i pensieri dei presenti e le ciarle di Hugo.
- Mademoiselle Lemaire!- esclamò questi. Marguerite notò una certa spregevole malizia negli occhi del marito, che si soffermarono sulla scollatura di Celine. Quel vecchio disgustoso maiale non risparmiava nessuno.
- Devo assolutamente farvi vedere la mia serra!- cantilenò l’attrice, calcando la voce sull’avverbio. 
Celine, oltre a tutte le qualità prima enumerate, era una fanciulla particolarmente intuitiva. Come già detto, traeva piacere dal rendere felici le persone e trovava nella loro gratitudine la ricompensa delle sue fatiche. Ma ciò che la spingeva ad operarsi tanto per il fratello era un caldo e solido affetto, rafforzato dalla stima immensa che provava nei suoi confronti.
Adrien era stato il sostegno di tutta la famiglia alla morte del padre, sia dal punto di vista economico che da quello affettivo e la ragazza tentava in qualche modo di ripagarlo.
Dal modo frettoloso con cui il fratello le aveva congedate – e, soprattutto, dalla generosità da lui dimostrata quando aveva dato loro i soldi- Celine aveva capito che una tale celerità nascondeva necessariamente un secondo fine. E quale sarebbe potuto essere, se non un incontro segreto con Madame Rimbaud? 
Ne era stata contenta, naturalmente –e altrettanto contenta lo era stata per tutti gli acquisti che avrebbe potuto fare a Parigi. Ma mentre il chiasso assordante le riempiva le orecchie e i profumi delle baguettes vendute per strada le facevano venire un certo languorino, la sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto l’aveva momentaneamente paralizzata.
Stava giusto osservando un bel cappellino di paglia, agghindato con una grossa piuma di pavone, e Louise aveva invece preso un paio di guanti di camoscio color glicine, quando la sensazione l’aveva colpita dritta al cuore.
Intuito femminile, avrebbe detto qualcuno.
Sotto lo sguardo sbigottito della sorella e della povera zia Jo, aveva alzato la gonna e si era diretta di corsa verso la carrozza, cercando di giustificarsi con un “Mal di testa! Un terribile mal di testa!”.
Codesta era la scusa prediletta dalle dame francesi.
Louise e la zia l’avevano seguita con passo accelerato pregando tutti i santi di non essere viste da qualche importante esponente della nobiltà parigina e di non avere in tal modo irrimediabilmente compromesso non solo la propria reputazione, ma anche quella dell’intera casata.
- Con sommo piacere, Mademoiselle!-, esclamò Rimabud, volgendo un’occhiata raggiante anche a Louise e a Mademoiselle Binet, rosse in viso per la corsa e la vergogna.
Louise in particolare, non seppe trattenersi.
- Monsieur Rimbaud, vi prego di perdonare i modi un po’ vivaci della nostra Celine…- cercò di scusarsi. –Oh, Madame Rimbaud!- esclamò poi, notando per la prima volta Marguerite seduta di fianco al marito.
Questa fece un cenno col capo azzardando un piccolo sorriso, ma l’attuale stato d’animo non le consentiva di lasciarsi andare a nessuna gioiosa emozione, fosse essa vera o falsa.
- E la piccola Charlotte!- continuò Louise, con un certo disagio nel sorriso.
Sembrava che in quel turbinio di chiacchiere, voci, pensieri rumorosi, ognuno dei presenti si fosse dimenticato dell’esistenza della bambina, nonostante la sua bellezza –esattamente come era ed era stato per Marguerite- le avrebbe sempre concesso il beneficio di essere al centro delle attenzioni di chiunque la conoscesse. Charlotte era d’altronde una bambina molto calma e silenziosa… I perfetti boccoli biondi ben si addicevano a quell’animo innocente, privo dei capricci tipici dei bambini della sua età. Guardava con sbalordimento i personaggi che la circondavano, curandosi di osservare le luci e i colori senza capire chi dicesse cosa… Ma avvertendo il clima di tensione sprigionato dalla zia e dall’uomo che le stava di fronte. Con la boccuccia pronunciata, osservava lo svolgersi degli eventi.
Solo Louise, entrando, aveva notato la presenza della bambina e si era sentita in dovere di dedicarle le sue premure.
Zia Josephine, invece, inarcò le scure sopracciglia in un’espressione rigida e severa.
Dio solo sa cosa stesse pensando quella donna! La sua persona era talmente arcigna ed inaccessibile che nemmeno la sottoscritta saprebbe riportare il corso fastidiosamente inflessibile dei suoi pensieri.
- Permettetemi di portarla con noi a vedere la serra-.
La richiesta di Louise era giunta inaspettata e spontanea e Marguerite, riscossa dal suo torpore, non potè fare a meno di esclamare un “Oh” di sorpresa.
- Ma certamente- acconsentì, non senza essere invasa da un’improvvisa ondata di rossore.
Rimbaud, con il suo insopportabile tono allegro, proruppe in un “Eccellente, eccellente!”, alzandosi contemporaneamente in piedi per affiancare Celine. 
La ragazza sorrise, felice di aver finalmente distolto Madame Rimbaud dalle grinfie del marito.
- Devo mostrarvi ad ogni costo le mie rose-, ripetè.




Scusate, è molto piccolo come capitolo ma ho davvero poco tempo!
  
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