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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    10/10/2010    7 recensioni
Benvenuti nel mio Teatro dei Sogni. Se i sogni di queste anime solitarie saranno Infranti o Realizzati... Lo vedrete.
Ad Arthur sembra che l'odio per i suoi fratelli, dei suoi fratelli, lo abbia fatto soffrire per tutta la sua vita; eppure non può fare a meno di agognare un tocco gentile da parte di Scozia, un complimento di Irlanda, un abbraccio da Galles. Ciò che non sa è che avrà tutto ciò che desidera solo nel momento dell'assoluto bisogno... Ma cambierà la sua famiglia per sempre.
Che lo Spettacolo abbia inizio.
Genere: Erotico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il Teatro Dei Sogni

Prologo: Si Alza Il Sipario

È tutto buio. Una morbida oscurità che avvolge tutto, uno scintillante silenzio che si dilata nel vuoto.
Una luce proveniente dall’alto si accende all’improvviso, rivelando un ampio palco di legno e un pesante sipario di velluto rosso.
Un fruscio accarezza l’immobilità della scena, e da dietro le cortine compare qualcuno avvolto in un mantello verde.

-Hun? Oh, spettatori!-
La figura femminile dice curiosa, con un lampo dei suoi lucidi occhi verde chiarissimo.
-Molto bene. Benvenuti nel mio Teatro Dei Sogni!-
Dice, piegandosi in una fluida reverenza ed allargando le braccia in un ampio movimento simile a quello di una ballerina, al che i tendaggi dietro di lei si aprono con un sospiro, rivelando un palcoscenico vuoto.
-Chi sono? Non sono nessuno. Sono un Dio. Sono solo un sogno.-
Dice la creatura mentre si rialza, piegando un po’ di lato il volto ed esponendo alla luce del riflettore la linea delle sottili sopracciglia, degli zigomi alti, delle labbra piegate in un mezzo sorriso.
-Sono colei che vi mostrerà uno spettacolo. Una recita, se volete, di anime che in terra hanno conosciuto il paradiso e l’inferno, rincorrendosi e desiderandosi senza pace.-
La giovane si gira di scatto, facendo vorticare nell’aria i suoi lunghi ricci rosso rame.
-Venite come me…-
Le campanelle legate alle sue caviglie tintinnano dolcemente mentre i suoi piedi nudi sfiorano le scure tavole di legno del parquet, per poi zittirsi quando la fata si ferma davanti a una porta sul fondo del palco, i due battenti chiusi.
-Dietro questa porta vi è un’anima sola, dilaniata tra passato e presente. Se i suoi saranno Sogni Infranti o Sogni Realizzati… Lo vedremo.-
Una leggera spinta, e i due battenti si aprono, rivelando una stanza dalle pareti di pietra illuminata da molte candele, il cui pavimento è però costituito da un tappeto d’erba verde.
La Narratrice ne varca la soglia, sicura di essere seguita, e si ferma vicino alla persona accucciata sul bordo di una polla di pietra incassata per terra.
-Soffre.-
Dice triste la Guida, togliendosi da dietro un affusolato orecchio a punta un rametto di agrifoglio e ponendolo tra i capelli biondi del giovane intento a scrutare le profondità dell’acqua, senza che lui sembri accorgersene.
-Guardate…-
Dice la Sidhe sporgendosi oltre la spalla del giovane ed indicando la superficie dell’acqua.


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Un ragazzino di neanche sedici anni corre zigzagando per la foresta come un cervo in fuga, ansimando pesantemente, le gote rosse per lo sforzo e gli occhi lucidi di paura.
Non sembra avere la minima idea di dove stia andando: il suo unico proposito è scappare il più lontano, la mente annebbiata dal terrore della preda.
Sente un sibilo minaccioso dietro di sé, ma pur riconoscendolo non ha il tempo di reagire: la daga gli si conficca nel polpaccio destro, facendolo cadere rovinosamente a terra con un urlo.
Veloce, afferra la lama e la estrae, stringendo i denti per non farsi scappare un altro grido, ma è inutile: grazie a quello (sporco) stratagemma, il suo inseguitore lo ha già raggiunto prima ancora che il ragazzino possa tentare di levarsi in piedi.
I due rimangono così, immobili faccia a faccia: uno a terra, gli spettinati capelli biondi sporchi di terra e polvere quanto il viso e i vestiti; l’altro in piedi con un’enorme ascia da battaglia al fianco, i corti capelli rosso sangue simili all’aureola infuocata di un demone.
L’unica cosa ad accomunarli sono un paio di profondi occhi verdi: un paio pieno di paura e rabbia; l’altro pieno di sadico piacere e determinazione.
-Dove corri, fratellino?- Domanda il rosso con tono petulante, guardandolo dall’alto al basso in virtù della sua maggior altezza, essendo di almeno quattro-cinque anni più grande.
-Fottiti, Albainn.- Dice il biondo velenoso mentre si rialza faticosamente, la daga sporca del suo stesso sangue stretta nel pugno.
-Non dovresti parlare così a chi è più grande di te, Albion.- Ogni pretesa di finta cordialità scivola via dal volto di Albainn, lasciando posto a un ghigno crudele mentre con due mani solleva l’ascia sopra la testa e sferra un potente colpo diretto al più giovane.
Questi riesce a evitare il colpo spostandosi all’ultimo secondo di lato, cercando di non pesare sulla gamba ferita, e mentre lo fa lancia un disperato contrattacco magico.
Sebbene Albion sappia che la resistenza sia fisica che magica del fratello è spaventosa, un’espressione di stupore si dipinge sul suo viso quando vede il suo attacco non avere il benché minimo effetto.
-Sorpreso? Guarda che gioiellino mi sono fatto fare dai Fae…- Dice maligno Albainn notando la sua sorpresa, sferrando un altro colpo con la sua ascia, e solo allora Albion sembra notare con angoscia le rune magiche di protezione incise nel metallo.
Riesce a schivare anche questo colpo, ma la gamba ferita lo tradisce nel momento meno opportuno facendolo barcollare, fornendo al rosso l’occasione di colpirlo in pieno con il colpo di rovescio nel ventre, catapultandolo all’indietro.
Atterra di schiena, e Albainn è subito sopra di lui, colpendolo crudelmente con il manico dell’ascia: non vi è alcuna frenesia nei suoi movimenti, che sono invece lenti e ben calcolati. Calcolati perché infliggano il maggior dolore possibile, perché Albion li veda arrivare uno alla volta e abbia la coscienza di non poter fare nulla per fermarlo.
Più volte il più giovane cerca di ricorrere alla magia, ma sempre con lo stesso fallimentare esito, e tenta inutilmente di ripararsi il viso con le mani e di rotolare via, ma il fratello è sempre lì a impedirglielo.
Colpo al costato. Crack. Qualche costola sfondata.
Colpo alla spalla destra. Crack. Clavicola fratturata.
Colpo di piatto della lama sul fianco. Crack. Anca rotta.
Colpo di taglio alla gamba destra. Crack. Tibia e perone distrutti.
Albainn si ferma, ammirando la sua opera, e si china sul fratello sanguinante, gongolante.
-Hai imparato la lezione, fratellino? Non mi metterai più i bastoni tra le ruote quando decido di prendermi le tue terre?-
Ma il dolore sembra che abbia portato Albion oltre la soglia della razionalità: ridotto a meno di un animale, la sua rabbia impotente esige che almeno si porti nella tomba il suo aguzzino, e perciò ricorre alla daga che stringe ancora in mano, tentando un affondo verso il collo dell’altro.
Pur cogliendolo di sorpresa, le forze però gli mancano all’improvviso, e invece di squarciargli la gola come voleva riesce solo a infliggergli una dolorosa ma superficiale ferita sulla guancia e la spalla.
-Fottiti.- Ansima pesantemente, le labbra macchiate di sangue tirate in un ghigno da teschio, e capisce che la sua sorte è segnata quando vede gli occhi del fratello intorbidirsi fino a diventare neri.
-Hai ancora molto da imparare sul rispetto che mi devi, vedo.- Dice, e con un gesto fulmineo strappa la lama dalla mano inerte di Albion per piantarlo nel palmo della stessa, trapassandola e conficcandolo nella terra.
Un urlo raschia a fuoco la gola del biondo, ma presto si ritrova senza voce mentre calde lacrime gli imbrattano il viso e Albainn procede a massacrarlo con furia.
Un piede viene calato sul gomito, premendo finché non si sente il secco rumore dell’osso che si rompe e le estremità spezzate bucano i muscoli e la pelle; potenti calci lo colpiscono dove precedentemente aveva infierito l’ascia, altri lo raggiungono nel ventre e nello stomaco, quasi maciullandogli gli organi interni.
-Sei debole. Sei patetico, e dicono che sei mio fratello! Striscia a terra come un verme!- Un altro calcio rovescia Albion sulla pancia, il braccio inchiodato a terra orribilmente piegato sotto di lui, e di nuovo un piede cala su di lui, spezzandogli di netto la colonna vertebrale.
Un solo “crock”, e il biondo perde completamente la sensibilità dalla vita in giù, arrivando forse quasi a ringraziare il fratello per quell’opera quasi di carità nella sua mente chiaramente annebbiata dal dolore.
-Fermo, Albainn. Fermo, o ti uccido.- Una voce nuova, fremente di rabbia repressa, intima nello stesso momento in cui il rosso sente qualcosa di duro e appuntito premere contro la sua nuca.
-Sei venuto a salvare questo misero scarto della natura, Combrogih?- Il giovane identico ad Albion tende ancora di più il suo arco, facendolo scricchiolare, la freccia sempre puntata alla testa del fratello maggiore.
-Non darmi un altro motivo per farlo, non sai quanto mi piacerebbe. Lascia cadere l’ascia!- Intima, tremando dalla palese voglia a mala pena repressa di vendicare il gemello, lì e subito.
-Non puoi uccidermi davvero, lo sai.- Dice Albainn in tono quasi annoiato, ma facendo comunque come ordinatogli.
-No, però se ti trovassi un freccia nel cervello, il tuo corpo ci metterebbe delle settimane a riprendere anche il più minimo segno di vita, e farà un male cane. E ora, allontanati da qui senza girarti. Non tentare scherzi, sai bene quanto sono veloce con l’arco.-
Albainn getta uno sguardo alla figura distrutta di Albion per terra e ghigna, il suo pensiero ben chiaro: quello che voleva l’ha ottenuto, perciò fa come Combrogih gli ha detto e si allontana a grandi passi dall’erba macchiata di sangue, a tutti gli effetti sembrando di essersi dimenticato della presenza della freccia puntata contro di lui, sparendo con una risata latrante tra gli alberi.
Combrogih aspetta un attimo per assicurarsi che l’altro sia davvero andato via, poi si precipita al fianco del gemello.
Svelle il coltello dalla sua mano e lo gira delicatamente di schiena, capendo subito che l’altro soffre troppo per poterlo sentire: si infila la lama nella cintura e con tutta la cura possibile passa un braccio dietro la schiena martoriata di Albion e l’altro sotto le ginocchia rese inutili, sollevandolo senza sforzo.
Combrogih fa una smorfia amara nel sentire il fratello molle come una bambola di pezza, ma lo stringe forte contro il suo petto e si avvia a grandi passi nella direzione opposta di Albainn.

Arthur stringe i pugni, digrignando i denti. Certe volte si chiede cosa mai lo spinga ad usare il suo pozzo magico per rivedere il suo passato, ma qualcosa dentro di lui sa che è importante. Nel vedersi combattere, vincendo o perdendo, e ridere e piangere, comprende che la vita è tutta un gioco fatto di scommesse. E per quanto sia doloroso, sa che la sconfitte possono insegnare tanto quanto le vittorie… Non che questo gli impedisca di provare un cupo compiacimento al pensiero che, meno di un millennio dopo quell’episodio, era riuscito a rendere pan per focaccia al fratello Scozia e a ridurre le sue terre al nord niente più che una provincia del regno inglese.
Arthur ringhia mentre la sua lenta e dolorosa guarigione si riflette sulla superficie dell’acqua, e si sente vagamente in colpa per essersi rivoltato contro Galles, che gli era stato accanto per tutto il tempo, assistendolo e facendogli coraggio.
Ricorda come la prima conquista del suo regno erano state proprio le terre del fratello poco più giovane, e in guerra neanche il loro legame di gemelli era riuscito a preservarli dall’odio che troppo spesso le nazioni provano l’uno verso l’altro.
Ma invece… Amore? Può la loro razza provare amore?

~.::*::.~ ~.::*::.~ ~.::*::.~ ~.::*::.~ ~.::*::.~



-Ognuno ha dei segreti che non riesce a svelare neanche a sé stesso.-
Dice la Narratrice, guardando con occhi tristi il giovane tormentato inginocchiato accanto a lei.
-Il suo cuore è stato ferito più volte di quante possiate immaginare. Sapete? Ancora oggi soffre, silenzioso, lontano dagli altri.-
Scostando i rossi capelli di lato, la fata verde si china e depone un bacio sui capelli biondi dell’altro, e di nuovo questi non sembra accorgersene.
-Non ha la forza di ammetterlo nemmeno a sé stesso, ma anche se sa di essere stato amato, dentro di sé si chiede perché lui invece non riesca ad amare.-
La creatura leva in alto le braccia facendo ondeggiare le ampie maniche della sua veste verde, e piccole luci si materializzano intorno a lei.
-È ora che capisca che anche lui può amare.-
Senza preavviso, la Guida dà una spinta al giovane, facendolo cadere nello specchio d’acqua con un verso di sorpresa.
-E adesso allontaniamoci. Lasciamo il palco agli gli altri attori di questo spettacolo.-
Un malizioso e quasi maligno sorriso le illumina il volto, e tutto diventa nero.

Che lo spettacolo abbia inizio.






P.s. mi ero rirpomessa di mettere una nota a piè pagina alla prima stesura, ma me ne sono allegramente dimenticata, perciò lo faccio adesso. xD
Albion: antico nome dell'Inghilterra.
Albainn: antico nome della Scozia
Combrogih: antico nome del Galles.
Antichi quanto... lo scoprirete presto!
Narratrice: mi vuoi rubare il lavoro, autrice da strapazzo? *solleva sopracciglio*
Me: hei, tu! torna nella storia! Sciò! Sciò! *fa gesto come per scacciare un gatto*
Narratrice: sei tu che mi hai dato il potere di fare tutto quello che voglio, ti ricordo. e io voglio stare qui a salutare i lettori. u__u
Me: ...ah già, è vero. *medita* Beh, allora vogliamo dare qualche indizio per allettare i lettori a continuare a seguire la nostra storia? *profondo studio di marketing*
Narratrice: una possibilità di fare accenni misteriosi sulla trama? oh, spoiler, spiler, poiler! *gridolino deliziato
Me: Spoiler!? Non esagerare, fatina dei mie stivali: ho passato mesi a pensare alla trama, non puoi darla via così in due minuti! è__é
Narratrice: Bugiarda. Ti è venuta in mente due giorni fa. ù___ù
Me: ... Sorvoliamo, ok? ^^' Allora, questo indizio? *sweatdrops*
Narratrice: Hummm... *ci pensa su* d'accordo! Numero uno: Britaincest. Numero due: Britaincest. Numero tre...
Me: hey! Non fare la maniaca di incest! Spaventi i lettori! >.<
Narratrice: ... Mi hai creata tu. Quindi, la pervertita sei tu. U___u
Me: ... Punto. D'accordo gente! *sorrisone a trentadue denti* restate con noi e avrete la possibilità di vedere dell'interessantissimo Britacest! Ma non vi dirò nel letto di quale dei suoi fratelli finirà Arthur... *ghigna*
Narratrice: Ve lo dico io! è... *l'autrice le tappa immediatamente la bocca*
Me: Allora alla prossima, gente! *trascina via di peso la Narratrice* Restate con noi e nel prossimo capitolo magari vi dirò chi è in realtà la Narratrice! xD
  
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