Buonasera a tutti! Tralascio il fatto che sono passati sei mesi dall'ultimo post (me sciagurata), ma diciamo che è stato un periodo parecchio intenso... più ultimamente problemi a internet che di certo non hanno aiutato. Comunque eccomi di nuovo qui, per chi ha ancora voglia di leggere questa storia, mi scuso per il ritardo e anche se il capitolo vi sembrerà un po' frettoloso.. alcune parti sono scritte di getto e improvvisate, non so neanch'io dove mi condurrà la storia XD. Basta, la smetto di ciarlare...
Buona lettura a tutti! ^^Agitazione
Nel bel mezzo di
un bosco di montagna, tra le ombre scure degli abeti, si ergeva un
castello,
immune al vento violento e al ghiaccio penetrante che si abbattevano su
di
esso, ma soprattutto a ciò che tutto cambia e decompone,
contro cui niente e
nessuno può opporsi: il tempo.
Grigio di fumo,
in memoria delle orribili nefandezze avvenute in passato, possente e
minaccioso, per proteggere i suoi abitanti. ‘Si, pensai, una
fortezza simile
non può essere abitata che dalle uniche creature capaci di
sconfiggere il
tempo’.
Accompagnata da
queste riflessioni mi affacciai sull’ampio terrazzo di fronte
alla mia camera.
Freddo. La notte invernale fece rabbrividire anche la mia pelle di
vampiro,
sebbene riuscissi tranquillamente a resistere con un vestitino in seta
e una
giacca abbinata in pelle.
La foresta
intorno taceva, solo qualche animale notturno si arrischiava ogni tanto
a
emettere un grido sommesso. Che pace. Quella nicchia incastonata tra le
montagne era il massimo se si voleva godere di tranquillità,
lontani dai falsi
adulatori che tentavano di entrare nelle grazie dei sangue puro. Si,
decisamente non potevo chiedere di meglio che quella vita lontana dai
pericoli
e accanto all’uomo che amavo: il mio Kaname. E allora
perchè quel senso di
oppressione, come se i rilievi intorno non fossero altro che una
gabbia, quel
castello delle catene, che mi impedivano di raggiungere la vera
felicità? Ero
rimasta per un anno chiusa tra quelle quattro mura, non avevo contatti
col
mondo esterno se non le notizie che mi giungevano tramite gli altri
abitanti
della magione. Ma qualcosa ancora mi infastidiva, percepivo di non
essere più
me stessa, o per lo meno non pienamente, ma ancora non avevo capito da
cosa
derivava quel malessere.
‘No, no
cosa sto
dicendo, non c’è nessun malessere, io sono
felice… io devo essere felice’.
Sospirai,
fissando il limitare della foresta distrattamente. Spalancai gli occhi,
mentre
qualcosa si muoveva con un fruscio tra i rami fitti. Una frazione di
secondo
dopo non si scorgeva più nulla.
‘Mi era
sembrato…
no, non può essere. Devo essere impazzita’ mi
dissi, scrollando la testa. Per
un attimo, un bagliore argenteo mi aveva folgorato. Che strana fitta al
cuore.
“Yuuuukii,
vieni
è ora della manicure!” chiamò una voce
femminile dal piano di sotto.
“Arrivo!”
risposi
stancamente. La pace era finita di nuovo.
****
Idiota. Idiota.
Idiota. Per poco non mi ero fatto scoprire, anzi, forse lei
si era accorta di me. Mi rimproverai in silenzio, sperando che
qualsiasi cosa avesse visto Yuki l’avesse scambiata per
un’allucinazione. In
fondo che motivo avrei avuto per essere lì, nella tana del
nemico?
Colpa della mia
debolezza. Ero maledettamente debole; quando l’avevo vista
lì, sola e perfetta
sul terrazzo, candida come la neve, con gli occhioni generosi persi nel
vuoto,
com’era solita fare quando pensava intensamente a qualcosa,
non avevo resistito
e mi ero avvicinato incautamente, restando per un secondo privo della
protezione degli alberi.
Dannazione…
per
lo meno lei stava bene, era in salute e trattata come una vera
principessa (a
giudicare dall’abbigliamento). Ma allora perché
quell’espressione pensosa?
Cos’altro la affliggeva? Non si era forse liberata della sua
maggiore fonte di
preoccupazione? Vivere accanto a Kaname era il suo più
grande desiderio… come
poteva essere triste?
Tutti quei
pensieri continuarono ad affollarmi la testa mentre tornavo indietro,
veloce
come il vento ma ben attento a non farmi vedere da nessuna delle
guardie. Non
che non avessi voglia di farne fuori qualcuno, ma non mi andava di
incontrare il
padrone di casa. In tal caso non avrei cercato minimamente di limitare
le mie
reazioni.
Yuki stava bene,
era sana e salva e per il momento bastava così. Il futuro
era ancora troppo
nebuloso e incerto per poter essere anche solo immaginato.
Juuri
Kuran… accidenti
a te, cosa vuoi che io faccia?
Dei passi nel
corridoio, sempre più vicini, annunciarono
l’arrivo di qualcuno. Non avevo per
niente voglia di ricevere visite, perciò mi buttai sul
letto, rivolto verso il
muro, fingendo di dormire. Una mano forte bussò alla porta,
una, due, tre
volte, poi tornò il silenzio. Lo scricchiolio della porta mi
fece capire che
l’intruso non aveva desistito.
“Zero”
chiamò
una voce. Oh no, il direttore. Finsi di dormire con più
impegno.
“Kiryu
tanto lo
so che non stai dormendo” lo rimbrottò Kaien
Cross, l’uomo che si era preso
cura di lui per tanti anni.
Non mi mossi di
un millimetro.
“E va
bene, stai
pure lì, tanto parlo lo stesso”
“Gliel’ha
mai
detto nessuno che lei è molesto?” borbottai
tirandomi su a sedere.
“In
continuazione,
ma non ci faccio caso” rispose il preside con voce
spensierata. Talvolta era il
solito folle ‘vecchio’ che mi ricordavo, ma da
quando Yuki se n’era andata
qualcosa nel suo modo di fare e nella voce era cambiato.
“Ad ogni
modo
non sono venuto fin qui per chiacchierare. Ho delle notizie fresche
fresche da
Yagari”.
Mi
lanciò una
busta pesante in grembo, già aperta sulla
sommità. Apparentemente il mio
vecchio maestro era troppo impegnato persino per venirci a informare di
persona.
Lessi in fretta
la lunga lettera, scritta in calligrafia fine. Poi spostai lo sguardo
sul
direttore.
“Cosa
significa
ciò?” chiesi, sospettoso.
“Tu
meglio di
tutti dovresti capirlo. Qualcosa si sta agitando nella
società vampirica, e
temo che, qualsiasi cosa succeda, non sarà affatto un
cambiamento indolore”.
Da ogni parte
giungevano notizie preoccupanti: la lista nera
dell’associazione hunter non era
mai stata così vuota, durante le perlustrazioni dei
cacciatori numerosi vampiri
non ancora segnalati venivano trovati già in polvere, oppure
altri che si
pensava perdessero la ragione tornavano improvvisamente perfettamente
in forze,
ben lungi da diventare spietati livello E. Curioso. C’era
solo un modo per
salvare un vampiro ex umano dalla perdizione… tuttavia non
era quasi mai
praticato.
“Sembra…
che
qualcuno li stia trasformando e poi salvando
intenzionalmente...”
“Perspicace
come
sempre Kiryu. E cosa mi dici degli esemplari già
neutralizzati?”
“A
quanto pare
qualcuno non ritiene l’associazione abbastanza scaltra da
poter assolvere il
suo compito senza interferenze” sibilai, sprezzante. Il
preside non rispose,
intuendo i miei pensieri. Lo interpretai come un assenso.
“Non
penso sia
l’unico motivo” aspettò una mia replica,
che non ci fu. Lo studiavo, con
sguardo attento. “Pensaci. Se davvero qualcuno –un
purosangue, ovviamente- sta
generando così tanti vampiri, per poi legarli a
sé con un patto di sangue, è
altrettanto sensato che per evitare ciò quegli stessi
vampiri appena nati
vengano uccisi prima di poter essere schiavizzati, anche se non sono
scesi a
livello E”.
“E
questo non è
contro le regole?” non che mi preoccupassi per la sorte dei
vampiri… ma pensare
che qualcuno interferisse con il nostro lavoro mi mandava in bestia.
“I
vampiri non
si dovrebbero eliminare solo se perdono il senno… o se
aggrediscono o
trasformano un umano?”
Il preside Cross
annuì, quasi distrattamente. Sembrava voler nascondere
qualcosa.
“Preside,
lei
ultimamente ha incontrato Kuran?”
Lui mi
squadrò,
quasi colto di sorpresa dalla mia domanda.
“Ci sta
aiutando
a capire qualcosa di più su questa faccenda. Ora vestiti,
non sono venuto solo
per fare una chiacchierata. Ci aspettano tra un’ora
all’associazione”.
Ore 9:00.
Quartier generale degli hunter.
I nostri passi
risuonavano nel lungo corridoio che conduceva alla sala riunioni.
Qualche
cacciatore di passaggio si ritraeva con rispetto per lasciare il passo
al
presidente. Kaien Cross ne aveva fatta di strada. C’era un
silenzio innaturale
quando entrammo nel grosso salone, sebbene i posti attorno al grosso
tavolo
fossero già tutti occupati. Yagari sedeva a
un’estremità, accanto a lui l’unica
sedia vuota. Scrutava torvo i presenti con l’occhio sano,
mentre l’altro,
bendato, era nascosto da un ciuffo di capelli corvini.
Mi
“accomodai”
in un angolo della stanza, appoggiato alla parete, ascoltando in
silenzio.
A quanto
riportavano i cacciatori in missione, gli schifosi purosangue coinvolti
negli
ultimi avvenimenti stavano agendo nell’ombra, non volevano (o
non voleva) far
scoprire la propria identità. Molto più comodo
agire senza destare sospetti,
magari recitare la parte dell’innocente alleato con la
giustizia fino al
momento giusto. Tipico dei purosangue.
Le persone
trasformate provenivano da ogni regione del paese, segno che il nemico
si
muoveva in continuazione. Non si riusciva a intuire una sua possibile
tana e
anche gli ordini ai servi giungevano per vie secondarie.
In apparenza
tutte le casate di vampiri purosangue conducevano la solita vita
tranquilla,
distaccata dal resto del mondo. Erano bravi a fingere.
Il ribrezzo mi
fece ardere la gola, in modo del tutto differente dal solito. Era
sete… ma di
vendetta. Tuttavia mi controllai, per non allarmare col mio sguardo
famelico i
cacciatori presenti. Solo Yagari si accorse della mia irrequietezza e
mi lanciò
un’occhiata minacciosa e preoccupata.
“Non
possiamo
neanche ignorare i continui massacri di vampiri ex umani. Va contro
ogni nostro
principio” stava dicendo un uomo alto con la barba fulva,
ottenendo consensi.
“Cosa
proponete
di fare, in merito? Proteggerli?” rispose scettico Yagari,
calcando l’accento
sull’ultima parola. Un mormorio diffuso si propagò
nella stanza.
“Non era
quello
che intendevo, signore, ma…” continuò
l’uomo con più incertezza. Non poté
finire la frase però, perché il presidente si
alzò in piedi, intervenendo per
la prima volta.
“Raddoppieremo
la sorveglianza. Manderemo degli uomini ad indagare”
esordì, camminando avanti
e indietro lungo la sala. “Terremo sotto controllo tutte le
famiglie nobili
sparse nel Paese. Abbiamo delle spie, faremo in modo che trovino le
informazioni che ci servono. Darò istruzioni a ognuno di
voi; ci aspettano
giorni molto intensi, non possiamo permetterci riposo” il suo
tono non
ammetteva repliche. “ Toga ci pensi tu…”
sussurrò poi al compagno, che annuì.
“Kiryu
sei
esentato dalle lezioni” aggiunse poi. Come se ci fosse stato
bisogno di
precisarlo. Toga Yagari cominciò a dare istruzioni ai suoi
sottoposti,
dividendoli in piccoli gruppi.
Nel mentre Cross
mi fece cenno di avvicinarmi e mi prese da parte.
“Sorvolerò
sul
fatto che sei scomparso per tre notti di seguito. Ma ultimamente sei
assente,
distratto, neanche cacciare ti rilassa come un tempo” mi
fissò a lungo, ma non
diedi spiegazioni. “Vuoi delle ferie? Se sei stanco
è comprensibile, a me puoi
dirlo” chiese, quasi gongolando. Insopportabile.
“Arrivi
al
dunque e non dica idiozie. Sa benissimo che non ho bisogno di
riposo”.
“Sempre
il
solito scontroso… comunque se insisti… Sappi che
tu non parteciperai alle
indagini. Né per quanto riguarda gli ex umani, né
per la sorveglianza dei
purosangue”
Fantastico.
Un’occasione per farne fuori qualcuno sfumava. Nel frattempo
eravamo usciti dal
salone, per parlare indisturbati.
“Perché?”
chiesi
semplicemente, con voce dura.
“Perché
per te
ho in serbo un altro compito” per un attimo i suoi occhiali
rettangolari
sfavillarono. In quel momento l’uomo che avevo davanti e
l’immagine che ne
conservavo (un pazzoide con i codini e il grembiule con i coniglietti
che
possedeva il tatto di un mammut) non coincidevano per niente.
“Devi
cercare un
oggetto per me… ne ho sentito parlare una volta, non penso
che nessuno tra gli
umani ne conosca l’esistenza, e in pochi nella
società vampirica. Io non l’ho
mai visto, né so con precisione dove sia, ma ti posso
riferire le indicazioni
che han dato a me…”
“Ma di
cosa si
tratta?” domandai, interdetto.
“Dello
Scettro
del Tramonto”