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Autore: LunaNera17    10/10/2010    4 recensioni
Cosa prova il cacciatore vampiro Zero Kiryu dopo aver perso il suo amore e tutto ciò in cui credeva? E se fantasmi dal passato venissero a tormentarlo per svelargli qualcosa di ignoto? Non tutti sono veramente come mostrano essere, e questa grande realtà rischia di sconvolgere la vita di molte, troppe persone...
Non so ancora dove porterà questa storia, ma spero che vi piaccia!Potrebbero esserci alcuni spoiler qua e là.
... vedevo il mondo come in una vecchia foto in bianco e nero, sfocato, irreale, senza vita...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Buonasera a tutti! Tralascio il fatto che sono passati sei mesi dall'ultimo post (me sciagurata), ma diciamo che è stato un periodo parecchio intenso... più ultimamente problemi a internet che di certo non hanno aiutato. Comunque eccomi di nuovo qui, per chi ha ancora voglia di leggere questa storia, mi scuso per il ritardo e anche se il capitolo vi sembrerà  un po' frettoloso.. alcune parti sono scritte di getto e improvvisate, non so neanch'io dove mi condurrà la storia XD. Basta, la smetto di ciarlare...

Buona lettura a tutti! ^^


Agitazione

Nel bel mezzo di un bosco di montagna, tra le ombre scure degli abeti, si ergeva un castello, immune al vento violento e al ghiaccio penetrante che si abbattevano su di esso, ma soprattutto a ciò che tutto cambia e decompone, contro cui niente e nessuno può opporsi: il tempo.

Grigio di fumo, in memoria delle orribili nefandezze avvenute in passato, possente e minaccioso, per proteggere i suoi abitanti. ‘Si, pensai, una fortezza simile non può essere abitata che dalle uniche creature capaci di sconfiggere il tempo’.

Accompagnata da queste riflessioni mi affacciai sull’ampio terrazzo di fronte alla mia camera. Freddo. La notte invernale fece rabbrividire anche la mia pelle di vampiro, sebbene riuscissi tranquillamente a resistere con un vestitino in seta e una giacca abbinata in pelle.

La foresta intorno taceva, solo qualche animale notturno si arrischiava ogni tanto a emettere un grido sommesso. Che pace. Quella nicchia incastonata tra le montagne era il massimo se si voleva godere di tranquillità, lontani dai falsi adulatori che tentavano di entrare nelle grazie dei sangue puro. Si, decisamente non potevo chiedere di meglio che quella vita lontana dai pericoli e accanto all’uomo che amavo: il mio Kaname. E allora perchè quel senso di oppressione, come se i rilievi intorno non fossero altro che una gabbia, quel castello delle catene, che mi impedivano di raggiungere la vera felicità? Ero rimasta per un anno chiusa tra quelle quattro mura, non avevo contatti col mondo esterno se non le notizie che mi giungevano tramite gli altri abitanti della magione. Ma qualcosa ancora mi infastidiva, percepivo di non essere più me stessa, o per lo meno non pienamente, ma ancora non avevo capito da cosa derivava quel malessere.

‘No, no cosa sto dicendo, non c’è nessun malessere, io sono felice… io devo essere felice’.

Sospirai, fissando il limitare della foresta distrattamente. Spalancai gli occhi, mentre qualcosa si muoveva con un fruscio tra i rami fitti. Una frazione di secondo dopo non si scorgeva più nulla.

‘Mi era sembrato… no, non può essere. Devo essere impazzita’ mi dissi, scrollando la testa. Per un attimo, un bagliore argenteo mi aveva folgorato. Che strana fitta al cuore.

“Yuuuukii, vieni è ora della manicure!” chiamò una voce femminile dal piano di sotto.

“Arrivo!” risposi stancamente. La pace era finita di nuovo.

 

****

 

Idiota. Idiota. Idiota. Per poco non mi ero fatto scoprire, anzi, forse lei si era accorta di me. Mi rimproverai in silenzio, sperando che qualsiasi cosa avesse visto Yuki l’avesse scambiata per un’allucinazione. In fondo che motivo avrei avuto per essere lì, nella tana del nemico?

Colpa della mia debolezza. Ero maledettamente debole; quando l’avevo vista lì, sola e perfetta sul terrazzo, candida come la neve, con gli occhioni generosi persi nel vuoto, com’era solita fare quando pensava intensamente a qualcosa, non avevo resistito e mi ero avvicinato incautamente, restando per un secondo privo della protezione degli alberi.

Dannazione… per lo meno lei stava bene, era in salute e trattata come una vera principessa (a giudicare dall’abbigliamento). Ma allora perché quell’espressione pensosa? Cos’altro la affliggeva? Non si era forse liberata della sua maggiore fonte di preoccupazione? Vivere accanto a Kaname era il suo più grande desiderio… come poteva essere triste?

Tutti quei pensieri continuarono ad affollarmi la testa mentre tornavo indietro, veloce come il vento ma ben attento a non farmi vedere da nessuna delle guardie. Non che non avessi voglia di farne fuori qualcuno, ma non mi andava di incontrare il padrone di casa. In tal caso non avrei cercato minimamente di limitare le mie reazioni.

Yuki stava bene, era sana e salva e per il momento bastava così. Il futuro era ancora troppo nebuloso e incerto per poter essere anche solo immaginato.

Juuri Kuran… accidenti a te, cosa vuoi che io faccia?

 

Dei passi nel corridoio, sempre più vicini, annunciarono l’arrivo di qualcuno. Non avevo per niente voglia di ricevere visite, perciò mi buttai sul letto, rivolto verso il muro, fingendo di dormire. Una mano forte bussò alla porta, una, due, tre volte, poi tornò il silenzio. Lo scricchiolio della porta mi fece capire che l’intruso non aveva desistito.

“Zero” chiamò una voce. Oh no, il direttore. Finsi di dormire con più impegno.

“Kiryu tanto lo so che non stai dormendo” lo rimbrottò Kaien Cross, l’uomo che si era preso cura di lui per tanti anni.

Non mi mossi di un millimetro.

“E va bene, stai pure lì, tanto parlo lo stesso”

“Gliel’ha mai detto nessuno che lei è molesto?” borbottai tirandomi su a sedere.

“In continuazione, ma non ci faccio caso” rispose il preside con voce spensierata. Talvolta era il solito folle ‘vecchio’ che mi ricordavo, ma da quando Yuki se n’era andata qualcosa nel suo modo di fare e nella voce era cambiato.

“Ad ogni modo non sono venuto fin qui per chiacchierare. Ho delle notizie fresche fresche da Yagari”.

Mi lanciò una busta pesante in grembo, già aperta sulla sommità. Apparentemente il mio vecchio maestro era troppo impegnato persino per venirci a informare di persona.

Lessi in fretta la lunga lettera, scritta in calligrafia fine. Poi spostai lo sguardo sul direttore.

“Cosa significa ciò?” chiesi, sospettoso.

“Tu meglio di tutti dovresti capirlo. Qualcosa si sta agitando nella società vampirica, e temo che, qualsiasi cosa succeda, non sarà affatto un cambiamento indolore”.

Da ogni parte giungevano notizie preoccupanti: la lista nera dell’associazione hunter non era mai stata così vuota, durante le perlustrazioni dei cacciatori numerosi vampiri non ancora segnalati venivano trovati già in polvere, oppure altri che si pensava perdessero la ragione tornavano improvvisamente perfettamente in forze, ben lungi da diventare spietati livello E. Curioso. C’era solo un modo per salvare un vampiro ex umano dalla perdizione… tuttavia non era quasi mai praticato.

“Sembra… che qualcuno li stia trasformando e poi salvando intenzionalmente...”

“Perspicace come sempre Kiryu. E cosa mi dici degli esemplari già neutralizzati?”

“A quanto pare qualcuno non ritiene l’associazione abbastanza scaltra da poter assolvere il suo compito senza interferenze” sibilai, sprezzante. Il preside non rispose, intuendo i miei pensieri. Lo interpretai come un assenso.

“Non penso sia l’unico motivo” aspettò una mia replica, che non ci fu. Lo studiavo, con sguardo attento. “Pensaci. Se davvero qualcuno –un purosangue, ovviamente- sta generando così tanti vampiri, per poi legarli a sé con un patto di sangue, è altrettanto sensato che per evitare ciò quegli stessi vampiri appena nati vengano uccisi prima di poter essere schiavizzati, anche se non sono scesi a livello E”.

“E questo non è contro le regole?” non che mi preoccupassi per la sorte dei vampiri… ma pensare che qualcuno interferisse con il nostro lavoro mi mandava in bestia.

“I vampiri non si dovrebbero eliminare solo se perdono il senno… o se aggrediscono o trasformano un umano?”

Il preside Cross annuì, quasi distrattamente. Sembrava voler nascondere qualcosa.

“Preside, lei ultimamente ha incontrato Kuran?”

Lui mi squadrò, quasi colto di sorpresa dalla mia domanda.

“Ci sta aiutando a capire qualcosa di più su questa faccenda. Ora vestiti, non sono venuto solo per fare una chiacchierata. Ci aspettano tra un’ora all’associazione”.

 

Ore 9:00. Quartier generale degli hunter.

I nostri passi risuonavano nel lungo corridoio che conduceva alla sala riunioni. Qualche cacciatore di passaggio si ritraeva con rispetto per lasciare il passo al presidente. Kaien Cross ne aveva fatta di strada. C’era un silenzio innaturale quando entrammo nel grosso salone, sebbene i posti attorno al grosso tavolo fossero già tutti occupati. Yagari sedeva a un’estremità, accanto a lui l’unica sedia vuota. Scrutava torvo i presenti con l’occhio sano, mentre l’altro, bendato, era nascosto da un ciuffo di capelli corvini.

Mi “accomodai” in un angolo della stanza, appoggiato alla parete, ascoltando in silenzio.

A quanto riportavano i cacciatori in missione, gli schifosi purosangue coinvolti negli ultimi avvenimenti stavano agendo nell’ombra, non volevano (o non voleva) far scoprire la propria identità. Molto più comodo agire senza destare sospetti, magari recitare la parte dell’innocente alleato con la giustizia fino al momento giusto. Tipico dei purosangue.

Le persone trasformate provenivano da ogni regione del paese, segno che il nemico si muoveva in continuazione. Non si riusciva a intuire una sua possibile tana e anche gli ordini ai servi giungevano per vie secondarie.

In apparenza tutte le casate di vampiri purosangue conducevano la solita vita tranquilla, distaccata dal resto del mondo. Erano bravi a fingere.

Il ribrezzo mi fece ardere la gola, in modo del tutto differente dal solito. Era sete… ma di vendetta. Tuttavia mi controllai, per non allarmare col mio sguardo famelico i cacciatori presenti. Solo Yagari si accorse della mia irrequietezza e mi lanciò un’occhiata minacciosa e preoccupata.

“Non possiamo neanche ignorare i continui massacri di vampiri ex umani. Va contro ogni nostro principio” stava dicendo un uomo alto con la barba fulva, ottenendo consensi.

“Cosa proponete di fare, in merito? Proteggerli?” rispose scettico Yagari, calcando l’accento sull’ultima parola. Un mormorio diffuso si propagò nella stanza.

“Non era quello che intendevo, signore, ma…” continuò l’uomo con più incertezza. Non poté finire la frase però, perché il presidente si alzò in piedi, intervenendo per la prima volta.

“Raddoppieremo la sorveglianza. Manderemo degli uomini ad indagare” esordì, camminando avanti e indietro lungo la sala. “Terremo sotto controllo tutte le famiglie nobili sparse nel Paese. Abbiamo delle spie, faremo in modo che trovino le informazioni che ci servono. Darò istruzioni a ognuno di voi; ci aspettano giorni molto intensi, non possiamo permetterci riposo” il suo tono non ammetteva repliche. “ Toga ci pensi tu…” sussurrò poi al compagno, che annuì.

“Kiryu sei esentato dalle lezioni” aggiunse poi. Come se ci fosse stato bisogno di precisarlo. Toga Yagari cominciò a dare istruzioni ai suoi sottoposti, dividendoli in piccoli gruppi.

Nel mentre Cross mi fece cenno di avvicinarmi e mi prese da parte.

“Sorvolerò sul fatto che sei scomparso per tre notti di seguito. Ma ultimamente sei assente, distratto, neanche cacciare ti rilassa come un tempo” mi fissò a lungo, ma non diedi spiegazioni. “Vuoi delle ferie? Se sei stanco è comprensibile, a me puoi dirlo” chiese, quasi gongolando. Insopportabile.

“Arrivi al dunque e non dica idiozie. Sa benissimo che non ho bisogno di riposo”.

“Sempre il solito scontroso… comunque se insisti… Sappi che tu non parteciperai alle indagini. Né per quanto riguarda gli ex umani, né per la sorveglianza dei purosangue”

Fantastico. Un’occasione per farne fuori qualcuno sfumava. Nel frattempo eravamo usciti dal salone, per parlare indisturbati.

“Perché?” chiesi semplicemente, con voce dura.

“Perché per te ho in serbo un altro compito” per un attimo i suoi occhiali rettangolari sfavillarono. In quel momento l’uomo che avevo davanti e l’immagine che ne conservavo (un pazzoide con i codini e il grembiule con i coniglietti che possedeva il tatto di un mammut) non coincidevano per niente.

“Devi cercare un oggetto per me… ne ho sentito parlare una volta, non penso che nessuno tra gli umani ne conosca l’esistenza, e in pochi nella società vampirica. Io non l’ho mai visto, né so con precisione dove sia, ma ti posso riferire le indicazioni che han dato a me…”

“Ma di cosa si tratta?” domandai, interdetto.

“Dello Scettro del Tramonto”

 

 

 

 

  
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