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Autore: iaia_86    10/10/2010    1 recensioni
« In ogni nuvola, in ogni albero, nell'aria della notte e nell'aspetto di ogni oggetto durante il giorno, io sono circondato dalla sua immagine! I più comuni visi di donna o uomo, i miei stessi lineamenti, si fanno gioco di me con il loro ricordarla. Il mondo intero è per me una terribile collezione di cimeli che mi ricordano che lei è esistita e che io l'ho persa! ».
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Sorpresa, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Guernica

Nick: iaia (13d08c81).
Titolo storia: Guernica.
Lettera/numero scelti: F/4.
Personaggi/Pairing: Shikamaru, Temari. ShikaTema.
Genere: Azione, Guerra, Drammatico.
Rating: Giallo.

Avvertimenti: Alternative Universe, One-shot, Non Per Stomaci Delicati.
Note dell'autore: Amo incondizionatamente la "Guernica" di Picasso e nel momento in cui ho visto che mi era capitato proprio quel quadro sono impazzita dalla gioia. L'aforisma poi, è dolce-amaro e perfettamente adatto alla perdita dovuta ad una guerra. Quindi perché non ambientarla proprio durante il bombardamento da cui prende spunto il quadro?
Per scegliere la coppia ho dovuto riflettere bene, la frase parlava apertamente di una lei che mancava. Alla fine la citazione delle nuvole ad inizio frase mi ha fatto propendere per la ShikaTema. Il quadro è ripreso nella descrizione che fa Shikamaru della piazza del mercato dopo il bombardamento.

*Mendokuse significa scocciatura in giapponese ed è utilizzato da Shikamaru.


Guernica.




« In ogni nuvola, in ogni albero, nell'aria della notte e nell'aspetto di ogni oggetto durante il giorno, io sono circondato dalla sua immagine! I più comuni visi di donna o uomo, i miei stessi lineamenti, si fanno gioco di me con il loro ricordarla. Il mondo intero è per me una terribile collezione di cimeli che mi ricordano che lei è esistita e che io l'ho persa! ».



Mura di solido cemento si ergevano dove in passato c'erano basse case di mattoni rossi. Quello che un tempo aveva chiamato casa non esisteva più, solo un enorme vuoto allo stomaco per ricordargli quell'assenza.

Guernica, ridente cittadina dei paesi baschi, non esisteva più; almeno non come la ricordava, senza di Lei.

Erano passati tanti anni dall'ultima volta che aveva messo piede in quel luogo, esattamente dal 26 Aprile del 1937, il giorno in cui sul Villaggio si era abbattuto il primo, potentissimo, bombardamento aereo a tappeto da parte dell'aviazione tedesca.

Lo stesso giorno in cui aveva perso Lei.

Osservò le nuvole, come amava tanto fare un tempo; avevano una strana forma a cespuglio, terribilmente somigliante alla pettinatura che era solita portare quando non voleva che i capelli le ricadessero sul volto.

Poi lo scorse.

Un angolo di paradiso, immaginò.

Dietro la piazza principale della città, si ergevano i resti dell'antica Guernica.

Fece un passo all'interno dei ruderi e prepotenti gli tornarono alla mente i ricordi di quel giorno, come una terribile collezione di cimeli atti a ricordargli che lei era esistita.



- Ti muovi o no, Testa d'Ananas? -
Temari, stupenda come suo solito, volteggiava per le strade velocemente.

Avevano appena dato l'ennesimo allarme aereo, pregando i negozianti del mercato di chiudere i banchi per sicurezza.
Era un tiepido Lunedì pomeriggio di Aprile, con il sole caldo nel cielo ed un lieve venticello che smuoveva gli abiti leggeri.

Shikamaru, ricercatore appena laureato in Fisica all'Università Basca, si trovava insieme alla sua compagna e futura moglie, Temari, nella loro città natale.

Aveva chiesto un permesso al Professore per cui lavorava per andare a trovare la famiglia e ne aveva approfittato per passare qualche giorno anche con lei.

- Mendokuse*. Non capisco cos'hai tanto da correre. -
Sbuffò scocciato. Temari era un vero uragano, troppo coinvolgente per i suoi gusti. Forse, si era innamorato proprio per questo motivo di quella rumorosa seccatura.

La vide voltarsi ed incenerirlo con lo sguardo.
- Primo: smettila di parlare Giapponese solo perché tua madre viene da lì. Odio non sapere cosa mi stai dicendo. Secondo: ti ricordo che per colpa di qualcuno - lo fissò irritata - non abbiamo fatto la spesa Sabato pomeriggio ed ora in casa non c'è più niente da mangiare. -

Sorrise, ricordando il motivo per cui non fossero usciti quel giorno. Dopo tanto tempo lontani, si erano finalmente rincontrati ed ovviamente qualsiasi cosa che non fosse 'loro' era passata in secondo piano.

Sbuffò ed allungò il passo per starle dietro.

Erano appena arrivati sulla piazza del mercato, dove tutti si affaccendavano tranquillamente nel riporre la merce per allontanarsi poi fino al cessato allarme, quando un rumore sordo attirò la sua attenzione.

Guardò verso il cielo, come fecero anche i negozianti ed i clienti ritardatari.

In lontananza, vide avvicinarsi velocemente un puntino. Questo, ben presto, prese le sembianze di un aereo della LuftWaffe ed accanto a lui ce n'erano altri.

Dopo un primo attimo di smarrimento, afferrò per un braccio Temari iniziando a correre verso il rifugio più vicino al luogo in cui si trovavano.

- Fermati, Shikamaru. C'è gente che va aiutata. -
Si voltò verso la donna. Era ammirato dalla risolutezza che aveva percepito nelle sue parole, ma non poteva permetterle di correre rischi.

- Sei una seccatura. Pensa a te stessa una volta tanto. -
Dire una frase del genere al Presidente del Comitato per i Rifugi della Città era avventato, ma non aveva intenzione di lasciarla tornare indietro.

Nel frattempo, il rumore dei motori degli aerei si faceva sempre più vicino. Frastornante.

Lei lo fissava con astio malcelato. Un ordine nel suo sguardo turchese, occhi che gli chiedevano di lasciarla andare.

- Se hai così tanta paura, Nara, corri al rifugio. Io resto qui. -

La sua mente elaborò l'informazione con un paio di secondi. Furono troppi.

Improvvisamente, un boato squarciò l'aria intorno a loro e la terra tremò forte sbilanciandoli, facendoli rovinare a terra.

- E' iniziato. -

C'era panico in quelle parole e si sorprese che queste fossero sopraggiunte dalla bocca scaltra della donna che amava.

Prese la sua decisione velocemente, mentre si rialzavano entrambi. Una seconda esplosione risuonò lontana.

- Andiamo. -

La prese per mano ed iniziarono a correre nella direzione opposta al rifugio, verso il mercato.

Nel momento stesso in cui dalla stradina che stavano percorrendo si affacciarono sulla piazza, si bloccarono immobili osservando la macabra scena che gli si presentava davanti.

La prima bomba era stata sganciata proprio in quel luogo.

Rimase inebetito ad osservare il fuoco divampare per i banchi, le persone intrappolate tra le macerie, gli animali agonizzanti schiacciati dai rottami.

Vide una donna, ricordava di averla incontrata già altre volte, stringere disperata tra le mani una bambina. I sopravvissuti correvano frenetici cercando riparo; chi aveva qualcuno che era rimasto ferito, tentava di aiutarlo.

Un cadavere, proprio davanti a loro, lo colpì con la sua aria trasognata. Tra le mani un pallido fiore, quasi una speranza per il futuro incerto.

Fu Temari la prima a riprendersi.

Corse subito in soccorso di quelle persone, la maggior parte delle quali conoscevano da tempo. La sua mente razionale non riuscì a capacitarsi dell'accaduto e continuava a gridare al massacro.

Nel frattempo numerosi altri rombi e terremoti si susseguivano ogni qual volta un nuovo ordigno veniva lasciato scivolare sulla città.

Si affrettò a raggiungere Temari, per evitare di perderla di vista in quel caos. Un terrore cieco lo attanagliava, senza lasciargli libero il respiro.

Chissà se le loro famiglie si erano messe in salvo in tempo; se la loro casa, quella che aveva visto l'inizio della loro storia e tutti i momenti felici che avevano vissuto, era già stata rasa al suolo.

- Non stare lì imbambolato, Testa d'Ananas. Vai fino a quel carro, ci sono persone bloccate dalle ruote. Datti una mossa. -

Annuì. Avrebbe voluto avvicinarsi per lasciarle un bacio prima di doversi allontanare, ma lei non glielo avrebbe permesso.
Corse, facendo attenzione ai detriti e ai focolai d'incendio, svicolando dagli impedimenti che si trovavano sul terreno.

Quando l'ennesima bomba raggiunse il suolo di quella piazza, aveva appena recuperato una ragazzina che era rimasta incastrata sotto il veicolo. La tenne stretta a sé, per attutire il rumore assordante della deflagrazione.

L'onda d'urto li fece sbalzare qualche metro più avanti.

Solo nel momento in cui riprese coscienza del suo corpo, una paura ancora più grande lo fece alzare di scatto.
L'esplosione era avvenuta nel punto esatto in cui si trovava prima, e dove doveva esserci ancora Temari.

Stirò al massimo i muscoli delle gambe in una corsa disperata, incurante del fumo ancora forte che lo faceva tossire incessantemente, o delle macerie che lo facevano incespicare sui suoi passi.

Solo nel momento in cui arrivò davanti al bancone che era servito da riparo alla ragazza, si fermò.
Questo, difatti, non esisteva più. Al suo posto, cenere e rimasugli di ciò che prima poteva essere definito 'vita'.

Non ci volle molto per localizzare Temari. A qualche metro di distanza giaceva il suo corpo dilaniato, il sangue reso rosato dalla polvere di calce derivata dal crollo della casa accanto a lei.



Non si era reso conto di una lacrima che aveva solcato il suo viso, almeno finché questa non raggiunse il collo solleticandogli la pelle.

Toccò lievemente un masso poco distante, poi si voltò verso la persona che lo aveva accompagnato in quel luogo.
Shiho era lì, nel suo vestitino leggero lungo fino alle caviglie. Lo sguardo triste.

Quella era la ragazzina che aveva salvato quel giorno; rimasta orfana durante il bombardamento, aveva deciso di portarla via con sé per darle un futuro migliore o come costante monito di ciò che era accaduto.

Nel suo viso, ogni volta che lo osservava oltre la spessa montatura degli occhiali, rivedeva Lei. E questo faceva male.

La consapevolezza che Lei fosse esistita e che l'aveva persa per sempre.




Note dell'Autore:
Questa storia ha partecipato al Contest 1Number&1Letter. E' passato molto tempo da quando sono usciti i giudizi e ho dovuto rileggerli ora per ricordare come era andatoXD
In ogni caso, questa è una storia sentita. Ho adorato e tuttora adoro quel quadro, tanto da decidere di abbandonare l'impresa di andare al Prado per tuffarmi nell'unico giorno libero prima della partenza da Madrid, all'interno del Reina Sofia per andarlo a vedere. Posso assicurare che dal vivo è ancora più impressionante e terrificante che dalle foto che si trovano in giro!
Detto questo vi saluto, sperando che la storia vi sia piaciuta. A presto, iaia.
   
 
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