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Autore: Macchia argentata    11/10/2010    9 recensioni
L’avevo desiderata intensamente per anni, l’avevo desiderata al punto da stare male…Ma adesso non avevo nessuna intenzione di rovinare tutto con la fretta. Volevo assaporare ogni istante, ogni singolo momento di quella notte in cui, per la prima volta, avrei fatto l’amore con la donna che amavo da tutta la vita.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Notte di lucciole e stelle Ho sempre amato moltissimo la coppia Oscar-Andrè, quest’anno, dopo aver rivisto l’intera serie, mi è venuta l’ispirazione giusta per scrivere qualcosina a riguardo…
E’ la prima volta in assoluto che scrivo di Oscar e Andrè, e ho voluto provarci dal punto di vista di Andrè, un personaggio che adoro, rivisitando un episodio a me molto caro, quello della loro prima volta…
Spero che questa fanfiction (che verrà spezzata in due, prestissimo caricherò anche la seconda parte) sia di vostro gradimento^^ Naturalmente critiche/consigli/suggerimenti sono sempre bene accetti! Mi farebbe davvero piacere sapere la vostra opinione ^_^
Buona lettura!




Miriadi di lucciole volteggiavano eteree intorno a noi, in quella calda notte di luglio, mentre la donna che da sempre amavo singhiozzava sommessamente tra le mie braccia, nel silenzio della campagna parigina.
Mentre la stringevo forte a me, accarezzandole lentamente i lunghi capelli biondi, ero sopraffatto da una moltitudine di sentimenti: stupore, per quello che avevo a lungo aspettato, e che ora stava accadendo tra di noi. Desiderio, perché migliaia di volte avevo vissuto quel momento nella mia mente, e altrettante volte avevo dovuto tornare ad una realtà ben diversa, rinunciandovi. Ma al contempo, incredibilmente, provavo anche un grande senso di pace e serenità, come se dentro di me sapessi che quel momento era scritto da sempre, e che presto o tardi entrambi ci saremmo arrivati.
Perché amavo Oscar da tutta la vita, e adesso, infine, anche lei stava ammettendo di provare per me un sentimento di eguale portata, e ne era rimasta sopraffatta.
“Andrè…” mormorò tra le lacrime, la fronte appoggiata al mio petto, “Un tempo dicesti di amarmi…E’ mai possibile che adesso…Tu provi ancora qualcosa per me?”
“Oscar…” le sussurrai dolcemente, mentre un lieve sorriso mi increspava le labbra “Io non ho mai smesso di amarti…”
“Andrè…” I suoi occhi blu si sgranarono “Oh, Andrè…Anch’io ti amo…”
Con le mie mani avvolsi le sue, e quando, infine, sollevò il viso verso il mio, mi avvicinai a lei, coprendo le sue labbra con le mie, che ardevano di desiderio represso.
Una volta, anni prima, l’avevo baciata con la forza, esasperato dal forte sentimento che provavo nei suoi confronti che non sembrava sfociare in altre direzioni se non quella dell’amicizia, e ne provavo ancora vergogna. Praticamente fuori di me le avevo letteralmente strappato di dosso la camicia, per dimostrare a me stesso e a lei che non poteva continuare a giocare a fare l’uomo, perché, che lo volesse o meno, sotto alla rigida divisa da ufficiale che portava quotidianamente si muoveva un corpo sinuoso e delicato che infiammava il mio desiderio, rendendomi frustrato al punto che non avevo più potuto tacere, col risultato che avevo fatto a pezzi la nostra amicizia nel giro di pochi minuti, il tempo sufficiente a umiliarla denudandola.
Mi ero ripreso quasi subito da quell’attimo di follia, e smarrito da quanto io stesso le avevo fatto, mi ero allontanato da lei, perché quel gesto aveva aperto uno strappo tra di noi troppo doloroso da poter ricucire.
Da quel momento, lo sconforto aveva preso il sopravvento sulle mie giornate inquiete, diviso tra la volontà di Oscar e il mio ruolo a riguardo. Le ero stato accanto per anni, come servitore, come amico, come confidente…Ma il mio amore per lei aveva rovinato ogni cosa. La amavo e la desideravo oltre il limite delle mie forze, e starle accanto era diventato doloroso quanto starle lontano, non c’erano vie di mezzo che potessero rendermi facile la vita. Ogni volta che pensavo di averla persa mi tornava alla mente, come uno schiaffo, il ricordo del suo seno bianchissimo, mentre lei, nuda e inerme davanti a me, mi fissava confusa e spaventata. Mi facevo schifo, mi sentivo un bruto. E nonostante avessi versato sul mio amore non corrisposto e sul disgusto che provavo per me stesso litri e litri di scadente alcol, l’unico che potessi permettermi nelle infime locande di Parigi, non riuscivo a non soffrire ripensando a lei. Lei che aveva voluto allontanarmi, per dimostrare a se stessa e agli altri che voleva e poteva vivere come un uomo.
Eppure, nonostante tutto, sentivo che non avrei mai potuto abbandonarla, mai, soprattutto nel gioco al massacro che aveva deciso di intraprendere diventando comandante dei soldati della guardia. Sentivo che, seppur lo negasse, un giorno avrebbe avuto bisogno di me.
Le nostre labbra si muovevano insieme, passando dall’incertezza iniziale ad una sempre maggiore intensità. La strinsi tra le braccia, carezzandole la schiena attraverso l’uniforme, affondando le mani nella serica massa dei suoi riccioli biondi. Avevo sempre amato i suoi capelli. Erano del colore del grano maturo, e le incorniciavano il volto perfetto scendendole morbidi sulle spalle. Oscar si era sempre rifiutata di portarli legati e imbellettati, e li teneva lunghi e sciolti, quasi selvaggi, il che si addiceva perfettamente alla sua personalità, conferendole un indiscutibile fascino. Poterli accarezzare, sentirli scivolare adesso morbidi e setosi tra le mie dita mi sembrava quasi impossibile. La mia mano destra lasciò la sua nuca, per spostarsi sulla sua guancia. Le nostre labbra si separarono qualche secondo, quel tanto che ci bastò per scrutarci negli occhi e capire le reciproche intenzioni.
Con mano tremante Oscar portò a sua volta la mano inguantata sulla mia guancia, carezzandomi prima con il palmo, poi con il dorso. Mi lasciai scappare un lieve sospiro per quanto avevo desiderato che un giorno mi guardasse e mi toccasse in quel modo. Poi Oscar ritirò la mano, mentre lentamente con l’altra si sfilava il guanto candido, lasciandolo cadere a terra. Rimasi a fissarla ipnotizzato da quel gesto per qualche secondo, ma solo quando la sua mano, libera dal guanto, tornò calda e morbida sulla mia guancia realizzai che avrei dovuto dire o fare qualcosa.
“Oscar…Sei sicura di…volerlo?”
“Shhhh…” Mi fermò lei, posandomi l’indice sulle labbra, mentre con l’altra mano si allungava per togliermi dalla testa il cappello dell’uniforme.
Notai che era impacciata nei movimenti, ma aveva nello sguardo la stessa determinazione che ben conoscevo, quella della donna sicura di quello che vuole e di come ottenerlo, così non potei che lasciarmi finalmente andare, prendendo in mano la situazione per lasciarla libera di rilassarsi.
Le posai entrambe le mani sulle guance, e la baciai nuovamente, mentre lentamente la spingevo indietro, facendo in modo che ci abbassassimo a terra, fino a ritrovarci entrambi in ginocchio. Le sue labbra erano dolci e morbide mentre le esploravo con la lingua, e pensai che non avrei mai potuto saziarmi di quel contatto. Le mie mani salirono fino alle sue spalle, per poi posarsi entrambe alla base del colletto della sua uniforme; mi accorsi che tremavano leggermente solo quando lo allentai, sentendo sotto alle dita il contatto con le sue clavicole e il calore della pelle. A quel punto staccai le labbra dalle sue e scesi fino alla base della gola, coprendole di delicati baci la mandibola. Oscar emise un gemito quando cominciai a baciarle il collo, e quello fu per me il punto di non ritorno: mi resi conto che stavo quasi ansimando, mentre la leccavo dietro all’orecchio, sentendo il sapore della sua pelle, inebriato totalmente dal profumo dei suoi capelli. Sentii le mani che cominciavano a prudermi dal tanto che volevo averla, toccarla, esplorare ogni centimetro della sua pelle nuda. L’avevo desiderata intensamente per anni, l’avevo desiderata al punto da stare male…Ma adesso non avevo nessuna intenzione di rovinare tutto con la fretta. Volevo assaporare ogni istante, ogni singolo momento di quella notte in cui, per la prima volta, avrei fatto l’amore con la donna che amavo da tutta la vita.
  
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