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Autore: Yoshiko    11/10/2010    1 recensioni
"Uno scalpiccio di passi affrettati che si avvicinavano e i due si volsero all’unisono verso l’ingresso in penombra. Una sagoma si stagliò contro la porta, poi piombò a terra come un sacco di patate. La pietra che Tom aveva scagliato rimbalzò sull’impiantito e si fermò in un angolo.
-Che hai fatto?- Evelyn crollò in ginocchio accanto al corpo privo di sensi.
-È Benji!-
-Certo che è Benji!-
-Non l’avevo riconosciuto! Questa me la farà pagare cara! Non mi perdonerà mai!-"
In un mondo virtuale e nelle situazioni più improbabili, un pericoloso inseguimento, un rapimento e una tempesta creeranno situazioni impreviste e imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Virtual Story'
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-Accidenti a te Callaghan! Perché non rispondi?-
Jenny covava un diavolo per ciascun capello che il vento le scompigliava spingendosi a forza nell’abitacolo attraverso il finestrino spalancato. Nonostante le vie del quartiere residenziale dove presto sarebbe andata a vivere fossero costellate di incroci, procedeva a velocità decisamente sostenuta sfogando sull’acceleratore tutto il suo scontento. Era strasicura che alla fine Philip, stanco di sentir trillare il telefonino, oppure temendo che tanta insistenza celasse un’emergenza, avrebbe finito per rispondere. Quando cadde la linea, lo gettò stizzita all’interno della borsetta aperta sul sedile del passeggero. Continuò a gridare contro il cruscotto, un modo come un altro per esorcizzare il malumore.
-Tu e i tuoi messaggi! Non hai neanche le palle per chiamarmi!-
Diceva così perché quella mattina Philip, per metterla al corrente del suo nuovo programma del week-end che non avrebbe coinciso con quello di lei, né prevedeva la sua presenza, aveva preferito mandarle un messaggio. Il vigliacco! Non le aveva neppure dato la soddisfazione di insultarlo in diretta!
-Stavolta non ti perdono!- minacciò il volante -Se almeno rispondessi, Callaghan! Se almeno rispondessi io… potrei perdonarti al cinquanta percento. Sì, potrei farlo. Certo, poi il restante cinquanta percento te lo farei pagare il doppio!- continuò imperterrita, imboccando una stradina dietro l’altra e scalando marcia ad ogni incrocio -Non dici dove vai! Né il perché! Sparisci con “mi dispiace amore”! Dovevamo fare la prova generale! Il tuo completo è pronto da una settimana e non sei ancora andato a provarlo! Stamattina mi ha chiamata il gioielliere perché le fedi sono arrivate! Non avevamo detto che le avremmo ritirate insieme? E invece dove diavolo sei finito?!- Un’idea orribile le balenò nella mente. Philip era in piena crisi prematrimoniale? Ci stava ripensando? E se il giorno delle nozze intendesse abbandonarla sull’altare per fuggire con l’amante come accadeva sempre nei suoi peggiori incubi?
Philip aveva un’altra. Doveva averla per forza! E più ci rifletteva e più le sembrava plausibile. Un’infinità di piccoli particolari iniziarono ad incastrarsi con naturalezza tra di loro, come tanti tasselli di un puzzle. Ecco perché non gli importava delle fedi. Ecco perché così tante volte, soprattutto ultimamente, sembrava sparire nel nulla. Ecco perché il suo vestito era ancora in sartoria e non veniva ritirato. Ecco perché non rispondeva mai al cellulare quando aveva bisogno di lui, e anche quando non lo aveva. Diceva di non udire la suoneria, ma continuava a tenerla con il volume al minimo di certo per non essere disturbato quando era con l’altra tipa a divertirsi.
Serrò con forza il volante tra le dita mentre i capelli le finivano in ciocche disordinate sul viso. Se Philip la stava prendendo in giro doveva trovare il modo di scoprirlo o, almeno, costringerlo a confessare, perché il tradimento era la cosa che odiava di più e alla quale il loro rapporto, che durava da anni, non sarebbe sopravvissuto.
Philip continuava a non rispondere, ormai doveva averlo chiamato più di quindici volte, era impossibile che non sentisse neppure la vibrazione del telefonino. Se lo immaginava perfettamente, come se ce lo avesse davanti, a spasso con una sciacquetta svenevole super truccata che si aggrappava al suo braccio, unghie e ciglia finte ma perfettamente curate, una cascata di capelli tinti di biondo, una minigonna giroslip, gambe lunghe fasciate da stivali di pelle, magari viola o rossi con il tacco a spillo. Riusciva a immaginarla davvero quella ragazza, forse una liceale o giù di lì, dal profumo costosissimo e conturbante che poteva avergli regalato lui. A spasso insieme per negozi, al cinema, al ristorante, nei love hotel, mentre lei era al lavoro o all’università o a fare la spesa o a casa a pulire, lavare i suoi panni, stirare le sue camicie e preparare la cena per lui.
Come poteva Philip essere un così subdolo doppiogiochista? Eppure quante volte le era stato detto che gli uomini erano traditori per natura? Che nessuno di loro riusciva a resistere ad un’avventura sentimentale con un’altra? Che l’occasione faceva e avrebbe sempre fatto l’uomo (e non la donna, guarda caso) ladro?
La gelosia e la delusione si facevano ogni istante che passava più concrete e più reali, talmente brucianti che le riempirono gli occhi di lacrime, annebbiandole la vista. E attraverso quell’umidore la ragazza spuntata all’improvviso al centro della carreggiata fu soltanto una sagoma indistinta piena di colori. Jenny individuò l’ombra all’ultimo istante e pigiò il piede sul freno. Per non travolgerla inchiodò di colpo sull’asfalto con uno stridio infuriato di pneumatici e un odore acre di gomma bruciata. La cintura di sicurezza si tese, mentre il suo corpo veniva scagliato prima in avanti, poi violentemente indietro contro il sedile e il poggiatesta.
Sgomenta, impaurita, praticamente terrorizzata, sganciò la cintura e spalancò lo sportello mettendo un piede a terra.
-Ma sei matta?! Cosa ci fai  in mezzo alla strada?- prima l’assalì, poi la riconobbe -Evelyn?- esclamò sorpresa -E Tom!- avanzò per capire chi portasse sulle spalle -Benji?-
-Che fortuna sfacciata!- Evelyn sospirò di sollievo, poi corse su un lato della macchina e aprì lo sportello posteriore.
Tom arrancò con il pesante fardello sulla schiena. Le guance paonazze per lo sforzo, il sudore che gli colava a rivoli sulle tempie, gli occhi spalancati. Non ce la faceva più.
-Jenny...- ansimò -Dobbiamo andar via di corsa. Aiutami a mettere dentro Benji!-
Lei gli si avvicinò sospettosa.
-Cos’ha?-
-Ne parliamo dopo.- la sollecitò il ragazzo con urgenza.
Messa in allarme dalle condizioni del portiere, dalla preoccupazione di Tom e dal terrore che leggeva negli occhi di Evelyn, si sporse all’interno dell’abitacolo per aiutarli coricare il ragazzo svenuto sui sedili.
-Rimani dietro con lui.- le ordinò Tom chiudendo le portiere e sedendosi al posto di guida.
Evelyn salì davanti, sul lato del passeggero.
-Mi dite cosa sta succedendo?-
-Stiamo scappando.- riassunse Evelyn pratica.
-Da cosa?-
-Yakuza.-
-YAKUZA?- gridarono in coro Tom e Jenny.
-Ebbene sì. La mia inchiesta sulla malavita organizzata, non è stata apprezzata in quegli ambienti.-
Tom si dimenticò di partire, la notizia era sconvolgente. Sprofondò tra i sedili.
-Siamo rovinati. Siamo morti.-
Lei annuì.
-Certo Tom, se non ti dai una mossa saremo morti di sicuro nel giro di pochi minuti.-
Il giovane si riscosse, avviò il motore e partì con una rumorosissima sgommata.
-Ti prego vai piano...- mormorò Jenny con un filo di voce, il terrore che lasciava il posto alla preoccupazione di rovinare la macchina appena ritirata dal concessionario.
Abbassò gli occhi su Benji che giaceva ben incastrato tra i sedili, le gambe infilate a forza dietro quello di Evelyn e il torace disteso sui cuscini. Doveva essere una posizione davvero scomoda. Jenny prese la testa del portiere e se l’adagiò sulle ginocchia, imbrattandosi le mani di sangue. Il lato del viso che finora le era rimasto celato, era completamente tinto di scarlatto. Le prese un colpo.
-È ferito!- esclamò -Cosa gli è successo?- 
Evelyn si affacciò tra gli schienali dei due sedili anteriori.
-Ha preso una botta in testa.-
-È vivo?-
-Non lo so, Jenny. Diccelo tu.-
Lei gli appoggiò una mano sul cuore e lo sentì battere.
-È vivo.-
-Meno male. Tom l’ha quasi ucciso.-
-Grazie per la solidarietà, Evelyn.- bofonchiò lui schiacciando l’acceleratore e dando continue occhiate allo specchietto retrovisore per controllare che nessuno li seguisse.
-Con cosa l’hai colpito?-
-Gli ho lanciato una pietra. Ma non l’avevo riconosciuto.-
-Ma… perché? E poi davvero stiamo scappando? C’è un limite di velocità su queste strade e tu lo stai superando di molto!-
-Ringrazia che non ci abbiano ancora trovato, Jenny.- disse Tom lanciandole un’occhiata attraverso lo specchietto -Se ci prendono e ci fanno a pezzi!-
La ragazza si guardò indietro tesa e spaventata, ma le stradine alle loro spalle erano ancora deserte. Sprofondò il viso in una mano. Altro che matrimonio. Questa sì che era la fine. E sarebbe morta senza neppure essere riuscita a parlare con Philip.
-Dove stiamo andando?- domandò l’ansia di Evelyn.
-Non lo so. Intanto ci allontania… Maledizione! Eccoli!-
Una vettura nera come l’ebano balzò fuori da una traversa e quasi riuscì a tagliar loro la strada. Tom sterzò ed evitò per un soffio lo schianto, poi imboccò appena in tempo una via più larga slittando sull’asfalto.
-Yakuza...- balbettò Jenny terrorizzata. Tenendo la testa di Benji con una mano, si volse a guardare indietro.
Attraverso i finestrini oscurati non riusciva a vedere l’interno della vettura che li seguiva, ma distinse benissimo il viso di un uomo affacciarsi dal finestrino aperto, puntare contro di loro una pistola e cercare di prendere la mira attraverso gli occhiali da sole, nonostante le curve della strada e i sobbalzi delle ruote sull’asfalto a tratti irregolare.
-Ci vogliono sparare!- gridò allarmata -Tom!-
Il ragazzo sterzò nel momento esatto in cui esplodeva il primo colpo.
-Tutti giù!- gridò e le giovani ubbidirono all’istante.
Jenny si chinò su Benji, stringendogli la testa tra le braccia per cercare di evitargli gli scossoni, la guancia premuta sul petto di lui. Il lunotto posteriore esplose, frammenti di vetro le caddero tra i capelli, sulle braccia nude, sul torace del ragazzo che giaceva in quella posizione accartocciata sul sedile.
-È la fine...- gemette e poi -Philip mi ucciderà quando scoprirà come gli ho ridotto la macchina!-
-Tu non c’entri niente Jenny!- gridò Evelyn di rimando -Sta guidando Tom!-
-Cosa?- protestò lui che ormai sudava abbondantemente nello sforzo di tenere la strada e nello stesso tempo evitare i colpi -Vi sto salvando la vita e devo pure pagare i danni?-
Un secondo proiettile entrò indisturbato dal vetro in frantumi e con un tonfo sordo andò a conficcarsi sul tettino sopra le loro teste.
Se non fosse stato per lo sballonzolio continuo che inizava a procurargli un’insopportabile nausea, Benji avrebbe potuto dire di trovarsi in paradiso. Un’eccitante fragranza femminile gli stuzzicava le narici e qualcosa di morbidamente indefinibile premeva sul suo torace procurandogli una sensazione di indescrivibile piacere.
Un altro scossone e il naso, stimolato da un tocco impalpabile, cominciò a prudergli in modo talmente violento da farlo starnutire. Riprese all’istante conoscenza.
-Benji?- si sentì chiamare, effettivamente da una voce femminile.
Prima che riuscisse ad aprire gli occhi e a mettere a fuoco la proprietaria di un’intonazione così soave, il prurito si fece di nuovo insopportabile. Sollevò una mano e scostò i capelli che gli solleticavano il viso. Poi si agitò con più convinzione, cercando di tirarsi su,  riemergendo pian piano da una fitta e dolorosa nebbia.
-Per carità Benji, non ti agitare così.- lo avvertì Jenny ancora china su di lui.
Tom continuava a zigzagare sulla strada deserta per evitare che finissero ammazzati dalle pallottole vaganti. Avevano lasciato da alcuni minuti il centro abitato. La strada si era ampliata e intorno a loro erano cominciati i campi che circondavano la periferia della città. Più lontano e più in basso, sotto il sole del tramonto, il mare si accendeva di luccichii dorati.
L’ennesima esplosione di un colpo spinse Tom a sterzare a sinistra. La ruota sfiorò il marciapiede, Jenny e Benji vennero sbalzati addosso allo sportello. Jenny si aggrappò a Benji e puntò una mano sul sedile di Tom, il portiere sollevò un braccio oltre la testa e si tenne allo sportello.
-Che cazzo sta succedendo?-
Tentò di nuovo di muoversi, di tirarsi su. Aveva le gambe incastrate dietro il sedile di Evelyn, una posizione scomodissima in cui non riusciva più a resistere.
Jenny lo rispinse giù.
-Non ti muovere. Ci stanno sparando addosso!-
-Che cosa? Ma chi?-
Gli rispose solo il terrore che le riempiva gli occhi. Oltre alla paura Benji riusciva facilmente, tanto erano vicini, a distinguere le pagliuzze marroni delle iridi. Lo stesso profumo che aveva sognato tornò ad accarezzargli le narici. La stessa morbidezza che lo aveva dilettato mentre era incosciente, adesso gli premeva di nuovo addosso. Dunque, se la situazione era questa, perché non approfittarne?
Facendo leva sui gomiti, si tirò su con un movimento repentino e premette le proprie labbra contro quelle di lei.  Jenny sollevò il viso e si tirò indietro, il terrore nei suoi occhi lasciò per un attimo il posto allo stupore. Le sue guance si imporporarono e balbettò qualcosa di incomprensibile.
Altri colpi d’arma da fuoco risuonarono dietro di loro, la vettura si piegò da un lato e la velocità della curva la spinse di nuovo addosso al portiere. Sfiorò senza volerlo con le labbra la guancia di Benji e lui rise, anche se non c’era proprio nulla da ridere, in quel momento.
-Allora ti è piaciuto!-
-No, non...-
Le impedì di continuare. Le premette una mano sulla nuca e lei si ritrovò di nuovo spinta in avanti. Le labbra schiuse del portiere accolsero impazienti quelle di lei.
-Se Philip ti vedesse ti ammazzerebbe, Benji.-
La voce di Evelyn e l’ennesima brusca sterzata le permisero di tirarsi di nuovo indietro per sottrarsi al bacio del portiere.
-Perché?- chiese Tom, gli occhi fissi sulla strada.
-La sta baciando.-
-Bene.-
Il povero Tom era talmente occupato a cercare di salvare la vita a se stesso e ai compagni che la notizia non lo sconvolse più di tanto.
-Bene un accidenti!- Jenny si tirò su di colpo per impedire a Benji di riprovarci. Un dolore improvviso le lacerò la spalla, il sangue prese a scorrere lungo il braccio. Gridò.
-Diamine! Sei ferita! Tom!-
-Sto facendo l’impossibile, Evelyn!-
Becker strinse il volante con entrambe le mani. Il sudore gelido gli imperlava le tempie. Non riusciva a capire come sarebbero riusciti a cavarsela. La macchina che li inseguiva era sempre più vicina e la strada, che correva dritta fino al mare, li manteneva continuamente sotto tiro.
Benji, un sorrisetto soddisfatto che continuava ad aleggiargli sulla faccia, si girò faticosamente su un fianco, cercando di puntellarsi ovunque tranne che sulla ragazza ferita. Quando riuscì a mettersi in una posizione decente, lanciò un’occhiata alla vettura che li inseguiva.
-Ah! Sono loro!- disse semplicemente.
-Loro chi?-
-Stai tranquilla, Jenny. Adesso ci penso io.-
-E come?- lo fissò scettica, riuscendo persino a dimenticare il dolore alla spalla. Se la stringeva con l’altra mano e il sangue le scorreva abbondante tra le dita.
Lui non le rispose, si rivolse al compagno.
-Tom prosegui dritto.-
Si frugò sotto la camicia, Jenny intravide una cinghia di cuoio marrone cingergli la parte alta del torace sopra la maglietta nera. Poi, dalle pieghe del cotone a quadri nerazzurro, spuntò una pistola.
Con perfetto tempismo Evelyn lanciò un fischio acuto. Ormai era un bel po’ di tempo che aveva smesso di guardare avanti a sé. Tutto ciò che le interessava era alle sue spalle e per come la pensava lei, in Benji qualcosa non andava. Sembrava diverso dal solito.
-Diamine, dove l’hai presa?-
Jenny spalancò gli occhi di paura e si tirò di scatto indietro, per mettere più distanza possibile tra sé e quel pericolosissimo oggetto nero. Non aveva mai visto un’arma dal vivo e non le piaceva per niente. 
Benji se ne accorse.
-Stai tranquilla, non la punterei mai contro di te.-
Le strizzò un occhio, lei ed Evelyn si scambiarono uno sguardo stralunato mentre il portiere prendeva posizione. Appoggiò un ginocchio sul sedile, i gomiti sulla spalliera e prese la mira con entrambe le mani attraverso il vuoto lasciato dal lunotto posteriore.
Con un boato che perforò i timpani ai tre ragazzi, Benji lasciò partire due colpi. La macchina degli inseguitori  sbandò e cominciò a rallentare. La ruota anteriore della loro vettura esplose e si afflosciò rapidamente, impedendogli di proseguire.
-Wow Benji!- Evelyn batté le mani entusiasta.
Lui ripose la pistola nella fondina e si accostò a Jenny, gli occhi carichi di preoccupazione sulla sua spalla ferita che continuava a sanguinare imbrattandole i vestiti.
-Fa’ vedere.- tese una mano per prenderle il braccio ma lei si ritrasse -Che c’è?-
-Da quando hai il porto d’armi?-
Lui si grattò pensieroso la fronte, le sue dita urtarono qualcosa di appiccicoso sulla tempia e le ritrasse con una smorfia di dolore. Dopodiché si guardò i polpastrelli sporchi di sangue.
-Ma cosa diavolo…?-
-è un ricordino di Tom.- spifferò Evelyn senza remore.
-Ricambierò senz’altro.- borbottò, ma più che adirato contro il compagno che gli aveva lasciato quel ricordo in testa, sembrava occupato a cercare qualcosa frugando tra i sedili -Evelyn, non c’è nulla davanti con cui si possa tamponare la ferita di Jenny?-
L’amica rovistò nella tasca dello sportello.
-Nella mia borsa ci dovrebbero essere dei fazzoletti. Era sul sedile, prima che lo occupassi tu.-
-Tranquilla Jenny, è ancora qui.- Evelyn se la sfilò da sotto le natiche e cercò al suo interno.
-Fai vedere.- con un fazzoletto in mano Benji si accostò di nuovo alla giovane. Modestamente di ferite da armi da fuoco se ne intendeva parecchio, o forse se ne intendeva di più di ragazze, non seppe decidersi, ma in entrambi i casi potevano lasciare tutto in mano a lui e se la sarebbe cavata alla grande -Per fortuna è solo un graffio. Il proiettile ti ha soltanto sfiorata.-
-Meno male…- sospirò Tom -A Callaghan ho già squinternato la macchina, se gli rovino anche la fidanzata mi trincia come un pollo.- 
Mentre Evelyn continuava a guardare ciò che accadeva sui sedili posteriori, Benji avvicinò una mano al viso di Jenny e le accarezzò una guancia con preoccupata dolcezza.
-Ti fa male?-
Lei si tirò indietro come se il tocco del portiere l’avesse scottata.
-Sto bene.-
Evelyn, non si era sbagliata prima. Benji aveva davvero qualcosa di strano. Non pareva lui. Lo guardò meglio e continuò a riflettere che forse, quella botta in testa di prima, aveva…
-Se non ve ne siete accorti, vi avverto che ci stanno inseguendo di nuovo.-
Le parole di Tom indussero Evelyn ad accantonare il problema più piccolo rappresentato da Benji per dedicarsi a quello più grande, incarnato dagli inseguitori, spostando gli occhi sul tratto di strada che avevano appena percorso.
Una vettura li braccava davvero ma non era la stessa di prima. Sembrava più stretta e più alta, forse un fuoristrada. Era ancora lontana ma stava guadagnando rapidamente terreno. Davanti a loro iniziavano a comparire le prime colorate abitazioni del borgo marinaro che sorgeva sulla costa e d’un tratto Tom si trovò di fronte ad un bivio.
-Dove vado?-
-Infilati tra le case.- ordinò il portiere -Per loro sarà più difficile riuscire a colpirci.-
-Benji, davvero non li conosci?- domandò Evelyn -Eri con loro quando ti abbiamo trovato.-
-Assolutamente no.-
Come a ribadire il concetto, dalla vettura alle loro spalle partì una granicola di colpi che si conficcò con una serie di scoppietti sordi nella carrozzeria esterna.
Jenny gemette disperata. Forse era meglio che Philip non la richiamasse più.
Tom schiacciò l’acceleratore a tavoletta e la macchina schizzò in avanti a tutta velocità. La cittadina sembrava deserta. Zigzagando tra le abitazioni, cambiando direzione ad ogni svolta, girando a destra e a sinistra, Becker riuscì a seminare gli inseguitori. Finché la strada finì sul porto. Nessuna via d’uscita tranne la distesa di acqua salata che si apriva davanti a loro.
Tom inchiodò la macchina a pochi centimetri dal ciglio della banchina.
-E adesso che facciamo?-
-Venite!- Benji spalancò lo sportello e si catapultò fuori. Fece il giro della vettura e aiutò Jenny a smontare -Adesso un po’ di magia!-
I tre lo guardarono senza capire.
-Che vuoi fare?-
-Spariremo senza lasciar tracce.-
Jenny impallidì, il piano del portiere non le piacque e il panico le annebbiò gli occhi quando li vide tutti e tre, Benji, Tom ed Evelyn, spingere la macchina oltre il ciglio della banchina.
-No! No! Che state facendo?!- gridò disperata -La macchina di Philip! La nuovissima macchina di Philip!-
Le ruote anteriori finirono nel vuoto, il peso della vettura crollò sull’asse. Con uno sforzo immane riuscirono a superare il punto d’equilibrio e la macchina di Philip, il suo regalo di matrimonio per Philip, di cui lei non aveva ancora finito di pagare le rate, si inclinò e scivolò in mare.
-No!- Jenny corse verso l’acqua ma Benji l’afferrò al volo e la trascinò via.
-Andiamo, non c’è tempo!-
-La macchina di Philip!- continuò a dire, come se il suo cervello si fosse inceppato su quell’immensa tragedia. Non riusciva a distogliere gli occhi dal punto in cui la vettura affondava tra mille bollicine.
Il portiere la trascinò con sé lungo il pontile, correndo dietro a Tom ed Evelyn che disperavano di trovare riparo tra le barche e i motoscafi alla fonda.
Il rombo improvviso dell’accensione di un motore squarciò l’aria. Mollati gli ormeggi, uno yacht stava prendendo il largo.
-Saliamo lì!- gridò Benji.
Corsero come pazzi lungo la passerella, sospinta da Tom Evelyn saltò dentro. Poi fu la volta di Becker. Benji sollevò Jenny tra le braccia, prese la rincorsa e si gettò nel vuoto, riuscendo a ricadere all’interno dell’imbarcazione per un pelo. Rotolarono a terra in un groviglio di gambe e braccia, ma almeno si ritrovarono a bordo.
-Siamo salvi.- mormorò Evelyn con il cuore in gola.
-La macchina di Philip!- gemette Jenny un’ultima volta. Poi scoppiò a piangere.
Benji le passò un braccio in torno alle spalle e l’aiutò a tirarsi su.
-Scendiamo sotto coperta.- ordinò a voce bassa, guardandosi intorno -Più tardi si accorgeranno di noi e meglio sarà. Non possiamo rischiare che ci riportino indietro.- 
   
 
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