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Autore: PsicoSoul    11/10/2010    3 recensioni
"Il Fuoco L'Invade. Il Fuoco Entra Nelle Vene. [...] Aspetta Che Il Fuoco La Imprigioni".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un Fuoco Che Attenaglia.

Buio. I suoi occhi scrutano, osservano. Ma tutto è buio. C’è solo la pallida luce del lampione, lontana da lei. Si sforza di distinguere le forme degli oggetti. Vede delle macchine. Sono parcheggiate ordinatamente, distingue le figure di alcuni ragazzi che parlano ad alta voce. Troppo alta. La infastidiscono. Ma non si accorgono di lei. Come sempre. E’ invisibile nel suo angolino su quella rampa di scale di metallo. Uno si accende una sigaretta. Lei osserva la cenere rossa che brilla e cade, spegnendosi. Nessuno l’ha ancora cercata. Sono tutti dentro a ridere e ballare. Lei non ci riesce più. La sua vita ormai è legata a quella cosa.

Abbozza un sorriso. Si è ricordata il sorriso. Il sorriso che una volta aveva. Quel sorriso è scomparso, è sparito. Ha lasciato posto a due solchi neri sotto i suoi occhi. Chiari segni di quella cosa. Quella cosa di cui tutti hanno paura. Di cui tutti si nascondono. Nessuno ne parla. Nessuno sa o vede niente. Ma è sempre così. Meglio far finta di niente quando si vede qualcuno che è in balia di quel mare. Ha cercato di non affogare. Ma è sprofondata. Non è mai stata forte. Non è quel tipo di ragazza. Non sarà mai  facilmente condizionabile. Ma ha provato. E ora non riesce più a respirare senza.

Sente la musica provenire da dentro. S’immagina le sue amiche bellissime con i loro tacchi e i loro vestiti sfarzosi. Una volta era anche lei così. Credeva di poter essere qualcuno. Ma chi voleva prendere in giro? E’ una semplice ragazzina di un paese che ti impone le sue regole. E c’è solo lei. Solo quella via d’uscita. Sta cercando di resistere, tira per le lunghe. Non vuole cedere così presto. Sa che succederà , ma vuole mantenersi ancora lucida per un po’.

Non è colpa di nessuno in fondo. Solo colpa sua. E’ lei che ha scelto. Che si è ridotta così. Uno spettro. Schiava di qualcosa. Non riesce a vivere senza. Non vuole nemmeno pensare come starebbe. Forse meglio. Forse peggio. Chi lo può sapere.

Si accende una sigaretta. Perde altro tempo. Non la sazia, non più. Quel calore nella sua gola ormai non le da più sollievo. Non riesce più a fuggire da quella vita con una sigaretta. Sente di aver bisogno del fuoco. Il fuoco nelle vene. Il fuoco che l’attanaglia il cuore e che glielo ruba. Sta arrivando. Arriva il momento più amato e odiato.

Apre la borsa.

Quel piccolo oggettino scintilla,colpito dalla luna. Punge il piccolo contenitore. Gesto quotidiano. Gesto conosciuto. Si guardo intorno. Non c’è nessuno. Sente ancora la musica. Ora più ovattata. E’ troppo concentrata su quello che sta facendo. Butta la sigaretta a terra. La osserva mentre si spegne lentamente. Scintilla. Cerca dell’ossigeno da bruciare,poi arriva al suo ultimo sbuffo di fumo. E giace lì.  Spenta e esanime. L’ultimo filo di fumo si alza in questa fredda nottata. Si disperde tra mille cerchi e curve. Vola in alto. Si dissolve. Sparisce dalla sua vista mescolandosi all’aria. Il mozzicone è lì per terra. Sul duro cemento, in attesta di essere buttato da qualche parte, in attesa di qualcosa, ma cosa?

Aspetta. Le sembra un’eternità quella che passa. Vuole ritardare il momento. Vuole vedere a che punto riesce ad arrivare.

Una settimana che è quasi libera da lei. Credeva di averla vinta. Ma non è così. Ha cercato ancora. L’ha trovata e comprata. Non ce l’ha fatta, si sentiva così debole. Crede di aver bisogno di aiuto. Cerca di convincersi che questa è l’ultima volta, cosa che sempre si dice. Tanto sa che non è così.

Scopre il suo pallido braccio. La pelle urla per il freddo. Non l’ascolta, non vuole ascoltare niente.

Guarda l’incavo del suo gomito, ormai scuro per i troppi lividi. È marrone ormai. Però quei lividi sono vecchi, ormai giallini. Opachi. Segni vecchi. Ha aspettato troppo. E ora è in astinenza.

L’ago perfora la mia pelle sottile. Ha sempre avuto il terrore degli aghi, ma questo non la ferma. Ormai è insensibile a tutto. Non ha paura di niente. Solo del futuro, perché non sa che futuro avrà. Ogni giorno, per il suo corpo stremato, potrebbe essere l’ultimo. A volte quasi ci spera che quest’agonia finisca. Sarebbe troppo semplice però. Una scorciatoia. È la vita non è mai stata buona con nessuno. Tantomeno che con lei.

Il fuoco l’invade. Entra nelle vene.

Quella siringa cade a terra con un sordo rumore. Dall’ago ancora qualche goccia di quella sostanza trasparente scivola fuori. Piano, lentamente.

Lei appoggia la testa sulla rampa si scale. Aspetta che il fuoco la imprigioni. Aspetta che quel fuoco si diffonda dappertutto. Chiude gli occhi. All’inizio è sempre un po’ doloroso. Poi arriva l’estasi. I colori. E quel grigiume se ne va. Sparisce per quelle poche ore. Così lei può vivere.

Il fuoco le dilania il cuore. Attanaglia le vene. Le costringe in una morsa d’acciaio. Eccolo. Ecco quel piacere. Quella voglia. Quei colori. Quel lampione ora illumina tutto a giorno. Le scale sembrano uno scivolo e quella sigaretta per terra non giace, ma risposa nel suo sonno.

Vive. Vive ancora.

Per un secondo il lume della ragione prende il sopravvento. Una lacrima cade solitaria. Emblema della tristezza. Della vita che l’aspetta dopo. Si ripromette che questa è l’ultima volta.

Mente a se stessa. Mente per essere felice.

Oramai è una droga per lei.

 

“Ragazzi ho voluto affrontare un tema piuttosto delicato. Non l’ho vissuto io. Ma una mia cara amica sì. E ho voluto descrivere la sua sofferenza, e la sofferenza di molti. Spero di non aver fatto un torto a nessuno, né aver offeso qualcuno in alcun modo. Grazie a tutti

*PsicoSoul.”

 

  
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