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Autore: zmarz    11/10/2010    4 recensioni
siamo nel settimo libro, Harry e i Dursely si stanno separando per sempre ma qualcosa blocca Dudley... cosa ha provato in quel momento, il grosso cugino del nostro protagonista, il quale è sempre stato reso come un essere senza il minimo di materia grigia?
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Dudley Dursley, Famiglia Dursley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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“andiamo allora” borbottò Vernon, già sulla soglia. Dudley non si mosse.

“non capisco” borbottò, fissando il cugino, immobile al centro della stanza, con i suoi vestiti smessi addosso, così enormi che poteva tranquillamente nuotarci dentro. Come diavolo faceva a metterseli non riusciva proprio a capirlo.

“cos’è che non capisci, patatino?” chiese amorevole la madre, con il tono che di solito viene usato con un bambino di tre anni, il quale Dudley cercava da anni di ignorare.

“perché lui non viene con noi?” chiese. Rischiavano di essere uccisi dai terroristi magici, ed Harry era il principale obbiettivo, per quanto ne aveva capito, che ci faceva a casa?

“che cosa?” urlò suo padre, scandalizzato.

“perché non viene anche lui?” richiese il ragazzo. Non capiva assolutamente.

“beh, lui… lui non vuole…” provò suo padre “vero che non vuoi, ragazzo?”

“certo che no” rispose Harry.

“visto? Adesso dai, andiamo?”

Dudley si mosse di poco ma poi si rifermò. Non era così scemo. E non voleva che Harry rischiasse la vita così. Doveva nascondersi anche lui!

“ma dov’è che va?” chiese. Non aveva il coraggio di dire al cugino ciò che provava. Di dirgli che da quando gli aveva salvato la vita qualcosa era cambiato in lui, che era stato preoccupato quest’estate quando vedeva che non usciva mai dalla camera se non per andare in bagno, che era stato lui a mettergli quella tazza di the freddo davanti alla porta… ma non ce la faceva. Non poteva farcela. Non riusciva neanche a parlargli. Dopo quegli anni trascorsi a rendergli la vita impossibile lui l’aveva ricambiato salvandolo. Gli era impossibile anche guardarlo negli occhi, la vergogna, il rimorso bruciavano.

Harry lo guardava incredulo, così come anche i suoi genitori e i due maghi strampalati che erano venuti a prenderli. Eppure non gli pareva di aver detto niente di strano.

“ma.. voi sapete dove Harry sta andando… vero?” chiese la strega.

Io no, pensò Dudley ma perché non viene con noi?

“certo che lo sappiamo” rispose Vernon, burbero “va via con qualcuno dei vostri, giusto? Dai Dudley, saliamo in macchina, hai sentito, abbiamo fretta…”

Il ragazzo rimase fermo al suo posto. Voleva saperne di più.

“via con qualcuno dei nostri?” esclamò incredula la strega.

Harry provò a giustificarli, ma quella donna sembrava fuori di sé.

“non capiscono quello che hai passato? I pericoli che corri?”

“ehm no… per loro conto meno di niente, pensano che sia inutile, ma tanto ormai sono abituato…”

“io non credo che tu sia inutile”

Le parole gli uscirono così, di colpo, che non se ne rese neanche conto. Harry lo guardò stupefatto, e lui si sentì arrossire.

“ehm… grazie Dudley” disse, parecchio imbarazzato.

Grazie?  “mi hai salvato la vita” replicò lui, fermo. Sono io che dovrei ringraziare te, se solo ne fossi in grado …”

Harry mormorò delle stupidaggini sul fatto che in realtà lui gli aveva solo salvato l’anima, ma tutto venne interrotto da Petunia, che lo abbracciò senza ritegno, come se lui avesse salvato la vita al cugino!

La strega si scaldò si nuovo “ma non lo ha ringraziato veramente!” esclamò.

Sentì Harry difenderlo e giustificarlo, e Dudley fu grato al cugino,  ma sempre più stupito. Che persona aveva avuto in casa tutto quel tempo? Come era possibile che dopo come aveva passato quegli anni si accontentasse di due parole stentate dopo un gesto così eroico e … nobile?

Arrivò il momento dei saluti. Dudley si liberò delicatamente da Petunia e tese la mano ad harry.

“ehi, i dissennatori ti hanno soffiato dentro una nuova personalità?” chiese, ironico.

“non so” rispose il ragazzo “ci vediamo Harry”

“Sì” disse Harry, stringendogli la mano “magari! Stai bene Big D.”

Dudley provò a sorridere, ma non sapeva se ci era riuscito. Seguì suo padre fuori e si mise in macchina, in silenzio.

Poco dopo arrivò anche sua madre, negli occhi una strana espressione.

Viaggiarono in religioso silenzio, fino a quando Dudley si fece coraggio.

“harry starà bene?” chiese ai maghi, combattendo il timore che aveva nei loro confronti da quando il gigante gli aveva fatto crescere una coda e quei due gemelli una lingua lunga due metri.

“lo speriamo tutti” rispose il mago.

“dai Dudley, non pensarci, non lo avremo più tra i piedi in ogni caso, finalmente!” esclamò Vernon, felice. I due maghi fremettero, Petunia trattenne il respiro alle parole terribili del marito. Ma fu Dudley a tirargli un pugno in faccia.

Petunia strillò, Vernon cominciò a sanguinare copiosamente.

“Didino! Ma sei impazzito!?” urlò sua madre.

“mi ha salvato la vita!” urlò il ragazzo “mi ha salvato la vita, io non l’ho neanche ringraziato e lui è stato felice di quelle due parole che mi sono uscite poco fa!”

“Dudley, era colpa sua se quei Dissennatori ti hanno attaccato… se non c’era lui…”

“non cambia niente! Gli abbiamo fatto passare una vita infernale, mi sarei meritato di rimanere lì, senza l’anima per il comportamento che ho avuto!”

“e ora che lui sta andando a combattere per salvare la sua gente e la nostra, tu dici una cosa del genere?! Sai una cosa papà? Per te la parentela con Harry è sempre stata una vergogna, la macchia della nostra famiglia, io invece sono ORGOGLIOSO di essere il cugino di Harry Potter!”

“bravo ragazzo!” esclamò la strega, che con un colpo di bacchetta risanò il naso del signor Dursley.

“ora voglio sapere ciò che non ho mai saputo di mio cugino” disse il ragazzo “perché è ricercato da un terrorista? Perché è vissuto con noi tutti questi anni? E come sono morti gli zii?”

Hestia Jones stava per rispondere, ma fu interrotta da Petunia.

“i genitori di Harry, mia sorella Lily e suo marito James sono stati uccisi da questo mago che ora da la caccia ad Harry, Lord Voldemort i pare che si chiami” disse “loro facevano parte di un’organizzazione segreta, la stessa di cui fanno parte questi due, ne ha parlato anche il ragazzo oggi.

Harry è sopravvissuto, non si sa per quale diavoleria, ed è dovuto vivere con noi perché” la donna dovette tirare un lungo sospiro “perché io sono la sua unica parente in vita, e il nostro legame di sangue, lo stesso sangue di Lily, gli avrebbe offerto una protezione, finchè sarebbe stato minorenne. Ora è maggiorenne, quasi e la protezione non c’è più.”

“com’erano i genitori di harry? Non abbiamo neanche una foto”

Vernon sbuffò, ma Petunia rispose “James era identico ad Harry. Tranne che per gli occhi. Harry ha ereditato gli occhi di Lily. Lily aveva i capelli rossi. Non ci siamo mai assomigliate tanto.

Non abbiamo nessuna foto di loro perché io… io non la sopportavo. Ho odiato lily fino alla sua morte. Perché era una strega” la voce si Petunia si ruppe e non continuò.

“perché avete sempre detto che erano dei pazzi? Per la magia?”

“James e Lily Potter erano delle persone meravigliose” disse il mago, con voce triste “dei bravissimi ragazzi”

“sono morti in maniera eroica. E avevano poco più di vent’anni”.

“cosa è successo?” Dudely era curioso, avido di informazioni su quelle persone che non aveva mai considerato veramente.

“è entrato in casa loro quel tipo, voldemort” disse Petunia “voleva uccidere Harry. James è morto combattendo. Lily si è sacrificata per Harry. Ora basta” esclamò, brusca.

Dudley smise di fare domande ai genitori. Di domande era il momento di farne a se stesso. Era il momento di crescere, cambiare, scoprire cosa farne della propria vita. E sapere come fare a riempire quel vuoto che aveva dentro si sé. Forse i Dissennatori gli avevano davvero sottratto qualcosa. Oppure era stato Harry.

Come avrebbe fatto a cancellare quella colpa, quella vergogna, dalla sua vita?

 

“vai da papà” sussurrò Helen, stanca porgendo un fagottino al marito che era lì al suo capezzale. Il piccolo Dursely, nato dopo tre lunghe ore di travaglio, era raggomitolato nelle possenti braccia del padre. Aveva i capelli molto scuri, praticamente neri, gli occhi ancora non avevano preso il colore, ma a lui ricordavano molto gli occhi della moglie. era minuscolo, lo avrebbe tenuto tranquillamente con una mano.

“quant’è piccolo!” esclamò Dudley “Malcom e Petunia non erano così”

“già lui è piccolino… ma riprenderà le forze… in fondo è prematuro. Chiama i bambini, vorranno conoscere il loro fratellino”

“certo…”

Andò fuori dalla porta, dove i due bambini attendevano impazienti.

“venite ragazzi”

I due si precipitarono nella stanza.

“oooh quanto é piccolo!” strillò Tuney “papà posso prenderlo in braccio?”

“certo tesoro, ma stai attenta, ricorda che non è una bambola…”

“certo certo non sono più la più piccola, ora sono una sorella maggiore!” rispose la figlia, sentendosi grande in ogni fibra del suo corpo di bambina di dieci anni. Tese le braccia ossute e il padre vi depose delicatamente la creaturina.

“com’è bello” sospirò Petunia cullando il fratellino.

 “ come lo chiamiamo?” chiese Malcom, concreto come sempre.

Helen guardò Dudley e lui rispose: “Justin, come il fratello di  mamma” disse “ed Harry, come mio fratello”.

Forse, finalmente, la voragine dentro di lui si stava colmando.

  
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