Campo
di grano
My problems solved
You mean the world to me
But you'll never
know"
La
Tana era una strana abitazione, sorgeva sulle colline vicino a Ottery St.
Catchpole ed era circondata da sconnessi campi di grano abbandonati a loro
stessi e distese di prati verdi che si estendevano per miglia in direzione
Nord-Ovest.
Se
qualche Babbano troppo curioso si fosse avvicinato eccessivamente a quella
strana e pericolante abitazione, gli incantesimi protettivi sarebbero scattati
come molle, facendo credere all’ignaro avventuriero di trovarsi di fronte a una
vecchia casa di campagna senza il tetto e con le mura del porcile completamente
abbattute e intrappolate in portentosi rovi.
Bill
Weasley era cresciuto in quel luogo isolato, giocando a nascondino tra le
erbacce troppo alte e divertendosi ad acchiappare quegli insopportabili gnomi
dalla lingua lunga – Molly Weasley li trovava estremamente poco educativi per la
crescita dei suoi sette figli.
In
uno dei campi vicini, dove l’erba era più bassa e non c’erano troppi alberi,
Bill aveva delimitato un piccolo campo da Quidditch quando suo fratello Charlie
fu abbastanza grande da inforcare una scopa; in ogni angolo del giardino aveva
lasciato qualcosa in eredità ai suoi fratelli, come il recinto per le galline
anti-gnomo, la strampalata casetta sull’albero che assomigliava vagamente a una
miniatura della Stramberga Strillante, la piccola palude sporca, piena di rospi
e ranocchie (con quella si era guadagnato l’eterna stima di Fred e
George).
Tra
le tante cianfrusaglie che dimoravano nel caotico giardino della Tana, Bill
intravide la sagoma argentata di Fleur Delacour, che con la sua bellezza
mortificava ancora di più il paesaggio intorno.
Stava
seduta sui primi scalini della porta, circondata da calderoni arrugginiti e
stivali di gomma fangosi, osservando pigramente un brutto gnomo dalla testa
bitorzoluta rincorrere faticosamente una delle ranocchie che tentava di tornare
alla sua piccola palude.
Quando
la ragazza lo vide giungere dal cancelletto, i suoi occhi azzurri si
illuminarono della luce del sole, si alzò con grazia e lentamente veleggiò nella
sua direzione, facendo ondeggiare i lunghi capelli
argentati.
Bill
le sorrise con amore, come se la vedesse per la prima volta, e le baciò le
labbra rosse; le passò una mano callosa sulla guancia, per poi toccarle i
capelli e sorriderle.
«Mi
stavi aspettando? Che ci facevi qua fuori tutta sola?»
«Cambiavo
air. Tutto il jorno con tua maman che rassetta casa e mi lancia horrible occhiatace, è devastonte por la mia mente!» fece
arricciando il naso in una smorfia stizzita, «Por non parlare di Jinnì! Ho la sensasiòn che mi volia affatturare, mon Dieu!»
Bill
non disse a Fleur che probabilmente le sue sensazioni riguardo a Ginny erano
esatte, ma si limitò a sospingerla verso l’uscio della Tana: adesso che lui era
tornato, nessun altro componente della famiglia le avrebbe dato fastidio. Ogni
tanto sua madre si lasciava sfuggire qualche commento sgradevole o usava il suo
tono acido, ma bastava un’occhiataccia ben assestata o un colpo di tosse più
forte degli altri per farle capire che stava passando il
limite.
Arthur
Weasley, fra tutte le teste rosse della Tana, era l’unico che doveva ancora
inquadrare a dovere la persona che era Fleur. La sua bellezza mozzafiato lo
lasciava perplesso e i suoi modi di fare gli suggerivano che nonostante l’aria
altezzosa, era una ragazza alla mano; in più c’era un fattore che contribuiva,
ed era la sua partecipazione al Torneo Tremaghi. Questo, agli occhi del signor
Weasley, denotava una buona dose di coraggio e sangue freddo, abilità
sorprendenti e una spiccata propensione a cercare l’avventura, requisiti assai
fondamentali se si voleva uscire con Bill.
Perciò,
valutando i pro e i contro, il signor Weasley stava decisamente dalla parte
della giovane francese, così come Charlie, Ron e i gemelli – l’esser per un
quarto Veela non significava niente, davvero. Proprio no.
«Scommetto
che non sa nemmeno cucinare!» si scandalizzò la signora Weasley una sera, mentre
puliva la cucina. Bill, che si stava sbucciando una mela seduto accanto a suo
padre, decise di ignorare quel commento fuori luogo.
«Molly
cara, cosa te lo fa credere?» indagò il signor Weasley con un sorriso, deciso a
non far mutare quella discussione in un altro litigio tra madre e
figlio.
«Be’,
è francese! E si sa come sono, tutti
precisi, raffinanti… e poi lo ha detto lei stessa che non le
piace!»
«Non
mi sembrano delle valide motivazioni, tesoro. Sono convinto che Fleur sarà
un’ottima cuoca, nonché una buona moglie».
Bill
lanciò una lunga occhiata di ringraziamento a suo padre, mettendosi in bocca un
intero spicchio di mela.
«Fleur
fa un ottimo roast-beef, mamma. Non
morirò di fame. E comunque non deve piacere a te, ma a me, lo sai
vero?»
La
signora Weasley si voltò di scatto verso Bill, impugnando in mano la bacchetta
mentre alle sue spalle una grossa teglia si stava lavando da sola. Strinse le
labbra fino a farle scomparire, cercando di ingoiare le parole poco carine che
avrebbe voluto dire, e che per puro amore del figlio e per decenza non si
azzardava a pronunciare.
«Ovvio,
certo… be’, se vi amate… oggigiorno
l’amore è tutto, no?»
E
chi meglio di una donna che era scappata col proprio fidanzato, futuro marito e
padre di sette figli, avrebbe potuto dire delle tali dissacranti, melense ma
certamente vere parole?
«Ne peut pas le supporter! Bill, je ne peux pas résister!
*»
«Come ?» chiese Bill accigliato.
«J’essaire
d’être gentil, poli et serviable, mais vous n’aurez rien! Me rend fou!
**»
Fleur
lo guardava furiosa, i capelli spettinati e la bocca serrata, come se stesse
trattenendo un fiume di parole.
«Tua
maman, Bill!» urlò lei un’ultima
volta, notando l’espressione sperduta del ragazzo; fece fluttuare i suoi capelli
in un gesto stizzito e cominciò a camminare a passo di marcia verso le colline,
incurante degli gnomi che la rincorrevano vociando
insulti.
Bill
mise da parte la Gazzetta del Profeta e si alzò dall’amaca, quel tanto che
bastava per guardare sua madre, in cucina, che sbraitava contro il signor
Weasley e Charlie, intenti a calmarle i nervi.
«Questa
volta Flebo non ha colpe, è mamma che è suscettibile».
Bill
alzò leggermente la testa e vide la testolina rossa di Ginny fare capolino dalla
finestra della sua stanza.
«Si
chiama Fleur» la riprese.
«Stavano
insieme in cucina, si era proposta di aiutarla per sbucciare delle mele…» fece
Ginny, ignorando del tutto il rimprovero del fratello, «… e mamma ha detto che
tagliate a spicchi non andavano bene, Flebo le ha fatto notare che dovendo fare
una torta di mele non importava tanto la forma che assumevano… insomma, una cosa
tira l’altra, sono arrivate a urlarsi contro di tutto…»
Nonostante
la premura di aver preso almeno una volta le difese di Fleur, Ginny non sembrava
troppo dispiaciuta per quel litigio, e dopo un urlo eccessivamente elevato della
signora Weasley, chiuse piano la finestra.
Bill
si armò di buona volontà e pazienza e si avviò nella stessa direzione in cui era
scomparsa Fleur qualche minuto prima; salì sopra la collina e attraversò due
campi d’erba, prima di trovarla seduta su un masso in mezzo a un campo di grano
abbandonato. Gli dava le spalle e singhiozzava leggermente, torturando con le
mani le spighe che aveva intorno.
«Fleur?»
le si avvicinò cauto.
Lei
sussultò e con le maniche del maglione cercò di asciugarsi il viso in
fretta.
«Non-non
guardarmi… sono horribles…»
Bill
si fece spazio sul masso e con cautela cercò di incontrare i suoi
occhi.
«Lo
so che mi odia. So di non essere esattamonte sciò che lei si aspettava por te, e sci provo, Bill, juro che sci provo a essere jentile e carina… ma non serve!» pianse
ancora, tirando su col naso, «Tu-tuo papa
invesce è tonto disponibles, e i
tuoi fratelli mi fanno ridere… » spiegò Fleur, come se volesse sottolineare che
l’unica veramente contro di lei fosse la signora Weasley.
Bill
sorrise appena, perché vedere una come Fleur piangere per qualcosa del genere
era forse la prova d’amore migliore che potesse ricevere. Era abituata ad essere
amata e ammirata per le sue doti, a ricevere l’approvazione delle persone che le
stavano attorno e anche se ciò non succedeva, Fleur era abbastanza piena di sé
da non farci caso e continuare come sempre con la sua vita. Se non ricevere
l’approvazione dalle altre persone non costituiva un problema, non riceverla
dalla signora Weasley sembrava un vero insulto, nonché un dramma a cui non
sembrava esserci rimedio. Non era il non piacere a una signora qualunque, a zia
Muriel o a un altro parente, ma alla donna che aveva messo al mondo Bill, quella
che lo aveva cresciuto e aveva contribuito a renderlo ciò che era, a renderlo
tale che Fleur si innamorasse di lui.
Avrebbe
rinunciato ai complimenti di tutte le persone del mondo, se ciò avesse portato
il consenso della signora Weasley.
«Disce che sono troppo jovane… io ho disciannove ans e ho ancora tonto da fare e da apprendre, mentre tu ne hai ventisei,
hai una occupaciòn fissa, diverse esijense…»
«Fleur…»
la interruppe Bill, prima di poter sentire altro, «… io non darei molto peso a
una donna che sprona Ninfadora Tonks a non gettare la spugna con Remus Lupin,
che ha quasi tredici anni in più di lei, ti pare?»
La
ragazza sgranò gli occhi, mostrando al fidanzato due pozzi azzurri
umidi.
«Ninfadora
e messer
Lupìn?»
«Proprio
loro. Mi spiace per quello che ti ha detto, ma non devi farti condizionare da
lei. Io voglio sposare te e quella che deve rassegnarsi è
lei».
«Ma
è tua maman!»
«Appunto,
non è la mia fidanzata! Sei tu, che le piaccia o no!»
Fleur
sembrò pensare all’ultima dichiarazione di Bill, come se fosse un fatto certo a
cui però non aveva mai prestato importanza. All’improvviso tirò su la testa,
indignata, e si sistemò il maglione stizzita.
«Hai
rajone! Io sarò tua molie e farò parte della tua familia, che sia d’accordo o non!»
«Questa
è la mia donna!» rise Bill baciandola, ma lei si scansò quasi subito, come
rinvigorita da un’intera pozione di Felix Felicis.
«Quando
torniamo, pretenderò di venire a dormire in camera con te! Pourquoi devo dormire con Jinnì? Non devo sposarmi con
lei!»
«Meno
male, aggiungerei…»
«Non
sci lascia mai da soli, non abbiamo
mai passato un po’ di tempo insieme, da quando siamo qui!» ammise alla fine,
incrociando le braccia al petto.
Solo
in quel momento Bill si rese conto che oltre a essere nervosa per le continue
frecciatine di sua madre, Fleur si sentiva terribilmente messa in disparte da
lui.
Mentre
al mattino lavorava, lei era costretta a star dietro a sua madre e a sua
sorella; quando rientrava alla sera, Bill era sempre indaffarato a fare qualcosa
con suo padre o con Charlie, a discutere e a progettare per il matrimonio.
Quello era l’unico momento in cui potevano stare insieme, a contatto l’un con
l’altra, perché la signora Weasley non si era preoccupata di mettere un altro
letto nella stanza di Bill, ma bensì in camera di Ginny.
Fleur
ogni tanto provava a sgattaiolare via (Ginny certo non glielo impediva), ma la
signora Weasley aveva un udito più acuto di un segugio e trovava sempre il modo
di smontare i suoi piani di fuga.
«Questa
è anche colpa mia, mi dispiace» rispose Bill, sinceramente
mortificato.
L’avvicinò
con un braccio a sé e la baciò con fervore.
Fleur
rise contro le sue labbra e intrecciò le braccia dietro al collo di Bill,
godendosi del momento di quiete fuori dalla Tana.
Solo
diversi minuti dopo Bill si accorse della sfumature color arancio che aveva
preso il cielo e invitò Fleur a fare ritorno verso casa, prima che facesse buio;
ma quella non sembrava dello stesso avviso.
«Se
per una sera non stiamo con loro, non credo che sci sia nionte di male…» disse con quel tono di
voce flautato che faceva scogliere tutti gli uomini. Bill si chiese se non fosse
perfido da parte di Fleur raggirarlo con simili tecniche di seduzione, ma
certamente lui non aveva niente di cui lamentarsi.
Si
tolse il maglione e lo distese a terra, sopra ad alcune spighe appiattite contro
il suolo, e ci fece sdraiare Fleur che sembrava piuttosto
sorpresa.
Quando
Bill cominciò ad armeggiare con i bottoni della camicia sotto il maglione, Fleur
lo fissò come se fosse impazzito.
«Bill,
dannasiòn, non possiamo farlo
qui!»
«Perché?»
«Qualcuno
potrebbe venire e vedersci!»
Ma
lo sguardo che le rivolse Bill fu abbastanza eloquente e le mani che le
accarezzavano la vita non aiutavano in quel momento il suo senso del
pudore.
«C’est fou! ***» gli disse esasperata,
non smettendo però di ridere e lasciando che le sue labbra toccassero e
baciassero il suo collo.
Sentì
i pantaloni che scivolavano via dalla sue gambe e l’aria umida della sera che le
colpiva la pelle calda: se non ci fosse stato Bill sopra di lei, probabilmente
sarebbe morta di freddo.
Fleur
cercò con le dita di slacciare alla cieca la cintura di Bill, imprecando in
francese perché non ci riusciva; il ragazzo scoppiò a ridere, finendo il lavoro
al posto suo.
Prima
di entrarle dentro, Bill rivolse per un istante lo sguardo a Fleur, come a
volerle chiedere il permesso, un permesso che gli veniva sempre conferito.
Nonostante le ripetute volte in cui lo avevano fatto, Bill non mancava mai di
chiederle se poteva, aveva sempre il bisogno di guardare i suoi occhi e leggerci
che anche lei lo voleva.
Spinse
forte la prima volta, lasciando tutti e due senza fiato per l’improvvisa
sensazione di desiderio e di piacere; Fleur inarcò la schiena, portando le mani
sopra il petto di Bill, assecondando col bacino le sue spinte. Le spighe di
grano le strusciavano fastidiose lungo la parte inferiore della schiena e Bill,
rendendosene conto, la sollevò di peso e Fleur si ritrovò a cavalcioni su di
lui, col fiato corto e i brividi ovunque.
Ancora
due spinte ben assestate e Bill le afferrò con fermezza i fianchi
magri.
Ancora
una spinta e Fleur si aggrappò alle sue spalle, mordendosi un
labbro.
Ancora
una e Bill sprofondò il viso in quei capelli d’argento.
Un’altra
ancora…
Fleur
sussultò, con i battiti del cuore che, raggiunti livelli altissimi, stavano
tornando normali; lui l’adagiò nuovamente sul suo maglione ormai stropicciato,
respirando a pieni polmoni l’aria della sera. Il cielo era quasi scuro e un
leggero vento freddo fece ondeggiare le spighe intorno a loro, come una danza
privata, dedicata solo a loro due.
«Adesso
non puoi dire che non abbiamo passato un po’ di tempo assieme…» la prese in giro
Bill, beccandosi un pugno leggero sul petto.
Fleur
si rivestì in fretta e perfettamente (come riuscisse a farlo, nessuno lo sapeva)
e impaziente aspettò che anche il suo fidanzato si fosse ricomposto; non era una
ragazza che si perdeva troppo in effusioni dopo aver fatto l’amore, secondo lei
tutta quella dolcezza che si trasmette con i baci e le carezze stonava troppo
col desiderio carnale, con quell’amplesso così coinvolgente che faceva confondere i
sensi.
Insieme
tornarono alla Tana, dove sulla porta la signora Weasley li aspettava, un po’
preoccupata.
Prima
che fossero abbastanza vicini da essere ben visibili in volto, Bill fermò Fleur,
mettendole una mano fra i capelli perfettamente al loro
posto.
«Attenta
a non lasciare prove visibili in giro o davvero mia madre ti farà dormire con
Ginny fino al matrimonio!» fece, togliendole una spiga di grano che si era
intrecciata ai capelli argentati.
Fleur
gliela strappò di mano e aspettò che Bill si allontanasse da lei per raggiungere
a tranquillizzare la signora Weasley.
Se
la rigirò tra le mani e con un gesto fulmineo la nascose nella tasca del
maglione.
*Non
la sopporto! Bill, non resisto!
**Provo
a essere carina, gentile e disponibile, ma lei niente! Mi fa uscire fuori di
testa!
***E’
una follia!
Note:
Non
so cosa sia, non doveva venire esattamente in questa maniera, ma ci si
accontenta.
La
prima parte mi piace, la seconda un po’ meno, ma nel complesso è accettabile per
cui non lamentiamoci troppo; spero che qualcuno di voi apprezzi, ci tengo a
questa coppia, perché credo che Fleur sia un bel personaggio anche se un po’
maltrattato.
Mi
farebbe tonto piacere sapere il
vostro pensiero, già :)