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Autore: LadyVergil    12/10/2010    4 recensioni
Una fan fiction yaoi sulla coppia Dante e Vergil, e se Vergil fosse ancora vivo? e se si rincontrassero i gemelli? Tutta la fiction parlerà di questo e le loro avventure successive. In certi punti triste in altri divertenti, spero la mia ficcy vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dante, Vergil
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Sorpresaaa! uno dopo l'altro neh?
Sarà che tra un po è il compleanno del vostro Vergil preferito u-u
Ah si scusate per gli errori di battitura nel capitolo precedente
Un stranò gorgoglio lo svegliò.
Si alzò, la pelle del divano si era appiccicata alla schiena per il sudore;
chissà da quanto dormiva; Vergil doveva averlo spostato da terra.
Più simile ad uno zombie che ad un mezzodemone qual’era , si incamminò verso il frigorifero,
un buco allo stomaco lo torturava.
-Pizza! Bingo!
Nel congelatore c’era una bellissima pizza congelata da cuocere al volo, a quella vista gli occhi si illuminarono e un sorriso si dipinse sul volto.
La infilò senza pensarci due volte nel forno.
In pochi passi si trovò davanti al suo amato jukebox, che funzionava due volte si cento no;
un pezzo d’epoca gli dissero e lui come un pesce abboccò all’amo comprandolo;
comunque ormai ci si era affezionato.
Lo provò ad accendere, premendo delicatamente il bottone, niente, un pugno ben assestato invece fece il suo effetto.
-Vergiiil? Stai bene?
Nessuna risposta;
in quel momento sperava solo in una cosa, che Sarah fosse stata un suo sogno, anzi incubo causato da un indigestione di pizza andata a male; sapeva che non era così.
Controllò l’orologio nell’ufficio, le 11 e 30, mancava poco, doveva aver dormito parecchio.


Si era asciugato le lacrime e si era alzato da quella posizione scomoda, Vergil ora continuava a leggere, ma il suo cuore ora era in un altra dimensione dopo quel sogno.
-Sto leggendo Dante.
In ritardo rispose al gemello.
-Verg io devo uscire.. pensa tu al Devil May Cry..
In una frase smangiucchiata dalla rabbia Dante salutò il fratello al piano superiore.
-Dove va..?
Non fece in tempo di finire la domanda che il cacciatore di demoni aveva sbattuto con violenza il portone dell’agenzia.

Il vento gli sferzava il volto, non era un bella serata, la luna per quella notte si assentava dal cielo e le stelle sembravano esser soffocate da buie nuvole;
nell’oscurità Dante riusciva a sentire diverse aure demoniache muoversi attorno a lui, creature di poca importanza in quel momento.
Il parco non era a molti isolati dall’agenzia e quindi aveva scelto di uscire a piedi; lo sguardo era calato ad osservare il suolo, il marciapiede sporco di cicche e di gomme masticate.
Un marciapiede familiare , una strada familiare: la via del loro rincontro,
rallentò il passo e si rifigurò nella mente quel loro momento con gli occhi contratti in una smorfia di dolore e leggermente lucidi.
Era sospetto che il gemello fosse uscito così senza dir nulla di più,
Vergil aveva sceso velocemente la scalinata e come guidato da un istinto più forte della ragione aveva preso la Yamato e si era precipitato fuori dell’edificio.
Dov’era Dante?

Il parco era illuminato da deboli e rari lampioni, le panchine in ferro battuto sembravano tanti piccoli demoni che sbucavano dall’erba alta,
Dante camminava per il viottolo principale , la ghiaia scricchiolava sotto i piedi. Si guardò attorno: Quella panchina.
Sarah era seduta lì, quella bastarda.

Correva per la strada , sembrava aver perso il lume della ragione , strade ormai non poco familiari venivano percorse dal suo passo estremamente veloce e nervoso.
Seguiva il suo istinto e la scia di aura demoniaca che il gemello lasciava alle sue spalle, una via gli era sembrata fin troppo conosciuta, soprattutto il marciapiede,
dopotutto era stata la via del loro rincontro e in quel momento deglutì pensando se ciò non fosse mai avvenuto.
Vergil ormai si trovava all’ampia cancellata in ferro battuto, il parco nelle ore notturne aveva quell’aspetto poco invitante e Dante era sicuramente lì.
Lo vide , in un ombra, accanto ad un'altra figura femminile seduta su una panchina.

La donna sogghignava a Dante.
-Allora sei venuto caro cacciatore-
Sarah accavallò le gambe con un effetto così malizioso che solo un demone poteva ottenere.
-Dimmi ciò che devo fare..-
Le parole all’albino morivano in bocca, voleva chiedere il perché di un gesto così crudele.
-Io ti darò l’antidoto ma dovrò portare via il tuo amato Vergil, mi serve,
solo con lui posso completare l’operazione per diventare erede del potere di Sparda, eh si hai capito bene, te non mi servi, non sei puro.-

Ghignò di nuovo.
-Puro , in quel senso, certo-
Dante aveva uno sguardo preoccupato negli occhi, vero, non era puro in quel senso, ma Vergil lo era sicuramente; aveva gli occhi lucidi le lacrime agli occhi.
Se avesse accettato di vivere prendendo la pozione avrebbe dovuto lasciare il suo amore per sempre, se invece avesse accettato di morire avrebbe avuto con se Vergil anche se per poco.
La saliva si fece molta in bocca dall’agitazione,la mando giù.
-Non ti lascerò portar via Vergil, non prima di aver combattuto per la mia vita e la sua,
preferisco morire felice che vivere in solitudine.


Un secco movimento e la pesante spada era stata estratta dal retro del suo cappotto,adesso sorrideva, solamente orgoglioso delle sue stesse parole,
la Rebellion addirittura sembrava volergli sorridere.
-Hai fatto la tua scelta carissimo-
La donna si alzò in piedi e con uno schiocco di dita i demoni lo circondarono.
-Ce la puoi fare, di nuovo, insieme potete tutto-
Una voce rieccheggiò nella sua mente, la madre Eva, con la sua dolce voce.
Sorrise a se stesso nuovamente, veloce la lama si spostava a destra, a sinistra in avanti,
le semi automatiche scaricavano i loro colpi altrettanto rapidamente sui corpi dei dannati riducendoli a sabbia finissima.
-Beh è questa tutta la tua forza?-
Sbruffone e scherzoso si spolverò una spalla, sorridendo alla donna.
-Non è finita Dante-
Rise sadica all’uomo , un altro schiocco di dita,
Sarah si era trasformata in demone.
-Io lo sapevo che eri una vipera-
Dante rideva, mentre la donna Naga completava il mutamento, demone serpente, bellissimo volto femminile,
occhi rossi e capelli rossi e lunghi e dal busto in giù una lunga coda squamata piena di spini e sulla punta un pungiglione, sicuramente quello che lo aveva avvelenato.

Deglutì lentamente quando si sentì una presenza alle spalle e una mano poggiarsi sulla sua spalla.
Vergil era dietro di lui con la mano non occupata che brandiva la Yamato.
-Dante, solo insieme possiamo tutto..-
Sarah ghignava.
-Siete patetici ! Morirete entrambi tanto a me serve solo l'anima!-
Rideva come una pazza furiosa, sadica.
In un attimo erano lì che si stringevano le mani pronti alla carica, come al solito, come da piccoli , come un tempo che sembrava così lontano:
Vergil con lo sguardo che dava il via, le spade che si strofinavano in uno stridio metallico e l'attacco ai due lati.
Non era cambiato nulla da allora.

I loro fendenti venivano bloccati dagli artigli squamati della sgualdrina, le loro urla echeggiavano nel parco semibuio e vuoto e le spade urlavano di morire.
Dante sudato e provato da quella lotta cadde a terra, si vide l'artiglio davanti pronto trafiggerlo di nuovo, chiuse gli occhi e le mascelle in una morsa ferrea di spavento.
Non sentì il dolore lancinante ne il sapore del sangue salirgli in gola, ma solo un leggero rumore:
Plic...Plic..
Il liquido rossastro gocciolava si , ma non era il suo;
Vergil gli aveva fatto da scudo facendosi colpire e trapassando in pieno petto la demone.
Sarah era bloccata in un espressione di dolore e sorpresa.
-Tu.. come hai .. osato..-
Vergil sorrideva seppur il pungiglione gli passava da parte a parte una spalla.
In un attimo il corpo della Naga si ridusse in cenere,
il gemello in blu ne prese una manciata e se la buttò sulla sua ferita e poi lo lanci su Dante che tossicchiando lo guardava confuso.
-Ti aveva mentito questo è l'unico antidoto al loro veleno: la loro morte e le loro ceneri.-
Il fratello gli sorrise...
la sua bocca passava da un angolo all'altro del suo viso, era lì per saltargli addosso quando un secco:
-Torniamo a casa- Lo bloccò un attimo, ma per poco,
perchè prese in braccio il compagno si avviò alla loro agenzia.
   
 
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