E adesso sei ancora lì,con i capelli sparsi sul cuscino: riccioli neri che sporcano il bianco della federa. Sono solo le nove ma a te sembra mezzanotte.

Le hai appena detto di andare via,quella bambina così piccola,quella che guardavi di nascosto,il sogno proibito.

E anche lei ti guardava di nascosto,come fossi il dio del sesso.

Le hai detto che non ti deve cercare mai più,hai abbattuto un albero che ancora doveva nascere.

Ma a te non te ne fraga niente,un cazzo di niente.

Tu sei il re,hai la tua regina. Cosa vuoi di più?

Eppure quel perverso piacere ti piaceva.

Tu il sovrano,accanto la tua regina.

Ma ti piaceva guardare anche lei,quanto era bella la contessina. Con i suoi jeans attillati,la maglia scollata,le ciglia nere.

Oh come era bella,a volte il pomeriggio la ricordavi,ti ricordavi delle sue belle gambe. Quelle gambe che la regina non ha.

Ti ricordavi di quel seno acerbo,della forma dolce. Che la regina non ha.

E la mano leggera scendeva,fino ad un posto preciso.

E continuavi a pensare a quanto era bella,spesso con i capelli ricci e selvaggi,a volte con i capelli lisci e ordinati.

Pensavi alle labbra rosse,agli occhi accesi che solo tu sapevi far abbassare ma non spegnere la passione che avevano dentro.

Ti piaceva aspettare inquieto che passasse davanti a te,la guardavi quando ormai era lontana per non darle soddisfazione.

Guardavi quanto era piccola,quanto aveva bisogno di te.

Guardavi quanto la volevi,lì in quel preciso istante.

E poi passavi davanti a lei mostrandole la schiena della tua giacca nera dove c’era scritto in grande “CRY BABY”.

E lei obbediva al suo sovrano,in silenzio lei piangeva.

E poi quei movimenti della mano ti facevano ruggire. Chiudevi gli occhi per vergognarti di meno.

Ti sbattevi ansante sul letto,non rispondevi più agli stimoli esterni,non te ne fregava niente.

Eppure adesso che lei era qui,era qui per te la tua contessina con le labbra rosse e le gambe belle.

E tu l’hai rifiutata,cosa succederà?

Ti rincuori pensando che domani la rivedrai.

Si si la rivedrai.

E con questo pensiero chiudi gli occhi di fiamme,saluti la tua regina,regali un piccolo saluto anche alla piccola contessina.

E il mattino dopo sei lì,fingi di inviare un messaggio,un altro e un altro ancora.

Ma lei non arriva.

Niente labbra rosse.

Niente gambe belle.

Niente occhi ardenti.

Niente ciglia nere.

Niente capelli selvaggi.

Forse sarà un po’ più in là,la tua contessina. Tiene in mano il cuore sbrandellato. O forse non c’è più.

Hai crocifisso un morto,le braccine bianche ancora tenere erano graffiate,coperte dai lividi.

E tu che hai fatto?

Le hai perforate con i chiodi,il sangue usciva a fiotti dalle vene spezzate. Le gambe già frantumate sono state inchiodate,tu le hai inchiodate.

Perché?

Era già morta,morta.

Dietro quel corpo morbido,quel fisico perfetto,quelle labbra rosse c’erano i lividi,c’erano le ferite,i pugnali ardenti che l’avevano attraversata da parte a parte.

Toccava a te toglierli,liberarla.

Invece l’hai crocifissa,era inutile: hai crocifisso un morto.

Non la vedrai più quella contessina con le labbra rosse.

Forse tra una settimana,un mese,un anno non ti ricorderai più di lei.

Chissà se una notte la vedrai accanto la tua contessina,alla sinistra dove stanno le serve. Ancora a guardarti con quello sguardo innamorato che ti faceva impazzire.

Chissà se ti mancherà la tua contessina…