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Autore: JulyAneko    14/10/2010    0 recensioni
Un caso, una ragazza che nasconde dentro sé una grande paura... e qualcosa che attira Cal come un bambino alle caramelle. Un contrasto, uno sguardo... e qualcosa che nasce in Eli come una sfida.
Solo una piccola storia che raccoglie il passato di una fotografa per farle riprendere in mano le redini della propria vita.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE!
PERSONAGGI: Un po' tutti, nuovo personaggio.
SPOILER: Ho iniziato a scrivere che stavo guardando la seconda parte della seconda serie... non ci sono spoiler precisi dalle puntata ma forse qualche citazione di situazioni può esserci.
DISCLAIMER: I Personaggi non mi appartengono, ma sono di Samuel Baum. Lie To Me appartiene alla Fox. Questa storia non è a scopo di lucro.
NOTE: Nella storia sono presenti dei link con scritto "IMMAGINE" che vi riporteranno a dei banner appositamente creati da me con i personaggi della mia storia che hanno volti di diversi attori e personaggi famosi.

Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia su Lie To Me... voleva essere una cosa decisamente diversa da quella che poi mi è uscita fuori ma ho lasciato agire solo e soltanto la mia fantasia e l'amore per questo splendido telefilm, il tutto condito da un nuovo personaggio a cui mi sono davvero affezionata *-*

 

WANDERING THROUGH LIFE

 

CAPITOLO I

 

Cal si girò fra le mani la mela che gli aveva passato Gillian mentre lei ne aveva appena finita una.
-Dovresti mangiare di più!- esclamò sorridendo all’uomo che le stava seduto di fronte, dall’altra parte della scrivania.
-E tu di meno e… ah!- incominciò lui aprendo un cassetto e tirandone fuori una boccettina trasparente –Ti ho preso questo… disinfettante per tutto!-
-Oh!- allungò una mano Foster –Mi sarà utile, grazie!-
-Non c’è di che…- biascicò tornando con lo sguardo sulle pratiche che aveva abbandonato sul tavolo. –In questo caso c’è qualcosa che non torna…-
-Una galleria d’arte che nasconde qualche traffico illegale… non è la prima volta che lo vediamo.- commentò Gillian afferrando la mela nelle mani del collega –Posso?-
Cal fece un cenno affermativo con la testa mentre ancora pensava con lo sguardo fisso su quei fogli, -Fin qui tutto ok, il direttore della galleria mentiva riguardo al carico che gli è arrivato, è invischiato fino al collo.-
-Cos’è che non ti torna allora?- incalzò lei.
-Quando gli abbiamo parlato dell’omicidio sembrava davvero sorpreso… certo, il suo allibratore morto era sicuramente un sollievo per lui, però lui non sapeva della sua morte.-
-Questo vuol dire che non possiamo collegare la galleria con l’omicidio.-
-Eppure  sappiamo che Foreman è stato alla galleria poco prima di essere ucciso!- scosse la testa Call, -Dobbiamo riparlare con quella Jayme Anderson che sta organizzando la sua mostra… lei deve aver visto qualcosa quel giorno.-
-Essere era là… forse dobbiamo solo farla ricordare.- esclamò Gillian alzandosi in piedi –Ma credo che tu non sia più persona gradita per lei.-
-Per questo ci serve Loker!- si strofinò le mani Cal precipitandosi verso il laboratorio dove Loker e Torres stavano analizzando dei filmati.
-Dobbiamo parlare ancora con quella fotografa, sono sicuro che possa sapere qualcosa!- esclamò Cal tirando un’occhiata alla collega che prontamente gli tenne il gioco.
-Non possiamo chiamarla qua e non possiamo interrogarla, soprattutto dopo la scenata che le hai fatto alla galleria. Non vorrà mai più parlarti.-  ripeté Gillian con una nota di rimprovero nella voce.
-Potrei provare a tornare io alla galleria.- ipotizzò Torres.
-No, ci vuole qualcuno che non abbia visto e che conquisti la sua fiducia.-
-Sì, qualcuno che la faccia sorridere…- seguì il discorso del proprio capo Ria.
-Esattamente, qualcuno che possa trovare interessante.- sostenne il discorso Foster, prima che tutti e tre si girassero in direzione di Loker che se ne era rimasto beato davanti al proprio pc.
-No!- esclamò scuotendo la testa mentre tutti si erano soffermati ad osservarlo.
-Ti avvicini, le fai qualche complimento tanto per farti ascoltare...- disse Cal come fosse la cosa più naturale del mondo mentre Ria, a quelle parole, aveva aggrottato le sopracciglia borbottando -Credi che bastino dei complimenti a incoraggiare una donna?!-
Cal si girò verso di lei con quell’espressione pensierosa che rendeva il suo volto decisamente una faccia da schiaffi. –No, ma sicuramente ti fa acquistare attenzione.-
Gillian scosse la testa sorridendo per poi battere una mano sulla spalla di Eli, stavolta il lavoro sporco toccava a lui.
-No, no, no.- ripeté lui, -Non ho intenzione di abbordare una ragazza e mentirle mentre cerco di trovare qualche informazione che probabilmente non ci sarà nemmeno di aiuto!-

Erano passati sì e no venti minuti da quando aveva avuto quella discussione con il resto del gruppo ed ora, ora, si trovava in quel vialone vicino alla galleria d’arte inquisita mentre aspettava il momento giusto per soffermarsi da quella ragazza che era appena uscita dal negozio davanti a lui.
L’osservò da lontano sistemarsi un cappellino rosso e stringere la sciarpa al collo, non riusciva a vedere perfettamente il suo volto ma, dalla foto che gli avevano mostrato, sembrava proprio lei: Jayme Anderson.
Sospirò prima di fare un passo e dirigersi verso di lei, con la mente ancora in cerca della frase giusta da dire per non farsi schiaffeggiare e rimandare al mittente.
Si stava avvicinando. Si sistemò la telecamerina nascosta e portò su una spalla lo zaino che conteneva tutto il materiale per sembrare un appassionato regista.
C’era.
Allungò una mano per toccarle il retro del braccio quando lei, improvvisamente, si girò schizzando poi un passo indietro spaventata.
-Oddio!- esclamò Jayme portando una mano al petto, -Mi hai spaventata!-
Eli restò imbambolato qualche attimo mentre il suo cervello gli diceva di scappare a gambe levate. “Oddio” come prima parola che gli aveva rivolto non poteva che portare ad un pessimo, pessimo rapporto.
-Non volevo scusa, stavo... stavo…-
-Non fa niente, ero sovrappensiero anch’io. Arrivederci.- tagliò corto lei, sorpassandolo e avviandosi dall’altra parte della strada verso un piccolo Caffè.
Decisamente no, non andava.
Senza pensarci troppo Eli fece muovere le sue gambe seguendo quella figuretta che era appena entrata nel locale sedendosi al tavolo in angolo. Aprì la porta, fece un cenno di saluto al barista e puntò dritto a quel tavolino mentre lei stava sistemando borsa e cappotto accanto a sé.
Guardò l’ora nel cellulare, lo rinfilò in borsa e portò le mani ad afferrare il menù posizionato sopra il tavolo. Non fece in tempo a scorrere qualche nome di bevanda che si accorse di avere un uomo che la stava osservando proprio davanti a sé. Alzò lo sguardo e vide quello stesso ragazzo che prima l’aveva spaventata, ora con un volto fra l’imbarazzato e lo sconcertato.
-Sì?!-
-Ah…- biascicò Eli incerto per poi sospirare dandosi forza, -Mi chiedevo se potevo farmi scusare per prima.- disse tutto d’un fiato e prima che lei potesse rispondere le si sedette davanti togliendosi il giubbotto.
Jayme lo guardò sorpresa mentre lui si accomodava, indecisa se andarsene o semplicemente tirargli un calcio ben assestato… ma l’unica cosa che sapeva con esattezza era che tutto quell’atteggiamento l’affascinava.
-Uhm, cosa fanno di buono qua? Ci vieni spesso?- chiese Eli rubandole dalle mani il menù e facendo finta di leggerlo mentre, con la coda dell’occhio, stava analizzando la sua reazione a tutto questo.
-E lei ci viene spesso?- domandò di rimando Jayme, tanto da spiazzarlo che subito lui portò il suo completo sguardo sulla sua figura.
Loker puntò gli occhi su di lei tanto velocemente che sentì una fitta alla testa. Quella reazione proprio non se l’aspettava.
La stava ancora scrutando quando lei fece un’altra dannata cosa che non si aspettava: sorrise. No, gli sorrise.
Un sorriso sincero, una scrollata della testa e una mano portata a togliersi quel cappellino che indossava, lasciando che la sua folta chioma rossa si liberasse dalla costrizione di tessuto.
E fu in quell’esatto momento che Eli dovette deglutire. A fatica.
Gli ci volle qualche attimo prima di tornare lucido.
-Beh, sì… scusa. Eli Loker.- disse, infine, portando una mano davanti a sé.
-Jayme Anderson, piacere.- sorrise lei stringendogli la mano.
-Jayme…- ripeté lui concentrandosi sul suo volto, -Come mai non te ne sei andata subito dopo che mi sono seduto?-
-Oh, beh…- alzò le spalle lei guardandosi intorno, -Il locale è pieno di persone. Se sei un malvivente mi basterà urlare e tu ti ritroverai schiacciato in terra dagli uomini che ci sono qua. Sai, c’è sempre qualcuno che ha la sindrome dell’eroe.-
-Io probabilmente lo farei.-
-L’eroe?-
-No… forse lo capirei prima.- pensò inclinando la testa.
-Uhm, un uomo perspicace allora!- ironizzò lei.
A quelle parole Eli sorrise per poi tornare ad osservare il menù.
-Un cappuccino. Beh, sempre tu voglia ancora… scusarti.-
-Cappuccino sarà allora!- esclamò per poi chiamare il cameriere ed ordinare.
Jayme lo guardò incuriosita, nonostante tutto quel ragazzo l’affascinava. Portò i gomiti sul tavolino appoggiando il volto alle mani… c’era qualcosa di strano in lui ma ancora non riusciva a capire cosa fosse ma, soprattutto, c’era qualcosa di diverso nel suo comportamento.
-Sei di D.C.?- chiese Eli dopo che il cameriere fu andato via.
-No, Philadelphia. Mi sono trasferita qua per lavoro ormai… troppi anni fa!-
-Cosa fai?-
-Quante domande, è un interrogatorio?!- sorrise ironica.
-No.- biascicò nascondendo un sorrisino, -Però potrei renderlo più simile mostrandoti il mio lavoro…- mormorò afferrando lo zaino e tirandone fuori una piccola telecamera professionale.
Al vederla Jayme inarcò le sopracciglia, -Un… regista?!-
-Beh, non proprio. Sai.. piccoli filmati, corti, documentari.- si inventò. Era stata di Lightman l’idea di mostrarsi con una telecamera; alla fine lei era una fotografa, si sarebbe interessata di più se anche lui fosse stato in un ramo similare.
-Stavo andando al locale in fondo alla strada, una galleria d’arte dove fanno mostre di giovani artisti, volevo provare a proporre i miei filmati.-
-Oh, sì, è un bel posto quello.- borbottò mentre le guancie le si colorivano di rosso.
-Lo conosci?- incalzò Loker.
-Beh, una delle prossime mostre che apriranno sarà la mia…- abbassò lo sguardo mentre le labbra si distendevano in un timido sorriso.
-Quindi sei un’artista!- esclamò come se avesse scoperto una grande verità.
-Fotografa. Ma sono solo alla mia seconda mostra.-
-Bello! Beh, allora potrai dirmi tutti i meccanismi di quella galleria d’arte. E’ difficile riuscire a fidarsi di qualcuno in quest’ambiente… ed ho sentito voci strane su quel posto.-
-Voci… strane?- chiese interessata.
-Sembra ci siano state delle truffe.-
A quelle parole Jayme si morse il labbro inferiore scuotendo la testa. Tutta quella pubblicità negativa su quel posto non le piaceva affatto alla vigilia della presentazione della sua mostra.
-Tu ne sai qualcosa?- rincarò la dose Eli.
Alzò lo sguardo e lo posò su quel ragazzo che sembrava così interessato a tutta quella questione. No, c’era qualcosa che non andava, decisamente.
-Sei un regista… artista… che si interessa di truffe?-
-No…- biascicò un po’ spiazzato da quelle parole. Che avesse capito qualcosa?
-Non ne so nulla, ma c’è chi sta indagando.- tagliò corto lei, continuando a fissarlo. Distolse lo sguardo solo quando arrivò il cameriere con i due cappuccini.
-Potrei farti delle riprese, saresti un bel soggetto.- tentò Loker, sentiva di aver perso quella fiducia che si era subito conquistato, doveva riparare al danno al più presto, ancora non avevano abbastanza materiale su quella ragazza e ancora doveva chiederle di Foreman.
-Non sai quello che dici, sono davvero orribile in camera e poi mi viene quella vocina acuta…-
Eli si dovette mordere l’interno delle guancie per proibirsi di dire quello che davvero pensava. Un conto era dirlo ad una collega come aveva fatto con Ria, un altro era dirlo ad una perfetta sconosciuta che tale sarebbe rimasta e con cui, per giunta, stava fingendo di essere qualcun altro. Vorrei fare sesso con te. Sì, quella ragazza era indubbiamente affascinante e decisamente lo interessava.
-Oh, quella ce l’abbiamo tutti.- deglutì per poi afferrare la tazza e bere un sorso del suo cappuccino. Cercò di non pensare o, almeno, cercò di tornare con la mente al punto focale di ciò che interessava al lavoro. Doveva nuovamente inoltrarsi sulla strada della galleria d’arte. –Potrei filmarti e mettere il video ad inizio della tua mostra, come una presentazione, sai.-
-Certo, dove mi descrivo elencando qualità e difetti!- ironizzò.
Loker ridacchio scuotendo la testa –No, basterebbe inquadrarti il volto e immortalare le tue espressioni come fai tu nelle foto.-
A quelle parole il sorriso che Jayme aveva sul volto scomparve in un batter d’occhio.
-Non mi hai mai chiesto che tipo di foto faccio.-
-Ho tirato ad indovinare.- rispose spiazzato. Troppo, troppo velocemente.
Anderson puntò i suoi occhi nocciola in quelli di lui come in cerca di una spiegazione.
-Chi sei tu...- disse, infine, dopo un lungo minuto di silenzio, prima di afferrare cappotto e borsa, uscire dal locale e sparire fra la folla di Washington.

 

  
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