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Autore: JulyAneko    18/10/2010    2 recensioni
Un caso, una ragazza che nasconde dentro sé una grande paura... e qualcosa che attira Cal come un bambino alle caramelle. Un contrasto, uno sguardo... e qualcosa che nasce in Eli come una sfida.
Solo una piccola storia che raccoglie il passato di una fotografa per farle riprendere in mano le redini della propria vita.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

 

Si sistemò meglio la sciarpa al collo e tornò con la mente a quel pomeriggio e a quel ragazzo che aveva incontrato… Chissà chi era e, soprattutto, chissà cosa voleva da lei.
Sospirò arricciando le labbra… per una volta che incontrava una persona che l’affascinava e l’incuriosiva, doveva per forza trattarsi di una menzogna!
Jayme si calzò meglio in testa il cappellino che indossava prima di inoltrarsi nella folla di Washington per riuscire a raggiungere la galleria d’arte. Doveva finire i preparativi per la sua mostra… doveva sconfiggere le malelingue e tutti gli affari sporchi del posto con la sua arte. Doveva essere più forte… doveva farcela.
Stava per raggiungere il posto quando vide un uomo sostare sulla porta d’ingresso. Rallentò il passo sperando che non fosse quello sbruffone che si era addentrato nella sua mostra criticando i suoi quadri e dandogli della bugiarda. Stava per raggiungerlo quando lui si girò e, riconoscendola, sorrise allargando le braccia.
-Stavo proprio aspettando te!- esclamò Cal facendole spazio per entrare nell’edificio.
-Io no.- rispose solamente Jayme, -Non credo di essere dell’umore giusto per farmi insultare ancora.-
-Nessun insulto… solo un normale colloquio.- le posò una mano sul braccio.
-Senta!- si scrollò subito lei, -Cosa le fa pensare che abbia voglia di parlare con lei?-
-Conosco il Professor Middletown.- disse semplicemente Cal puntando gli occhi in quelli di lei ed osservando la sua reazione. Aveva cercato informazioni su quella ragazza ed era stato parecchio sorpreso di trovare che, in realtà, era laureata in psicologia con tanto di dottorato.
-Cosa c’entra adesso?- chiese irritata Jayme.
-Ne parleremo nel mio ufficio…- disse solo, avviandosi verso l’auto parcheggiata proprio davanti a loro.
Jayme lo guardò titubante senza sapere bene come comportarsi poi, alla fine, sospirando, si diresse al fianco di quell’uomo così irritante.

-Lightman Group.- lesse Jayme la grande scritta all’ingresso degli uffici, prima di fissare lo sguardo sul collage di volti ed espressioni.
-E’ il suo campo, no? Fotografie di macroespressioni.- indicò Cal il quadro.
-Direi che è il suo…- biascicò lei togliendosi cappotto, sciarpa e cappello.
-Vorrà dire che siamo colleghi.- la raggiunse Lightman per poi farle cenno di seguirlo, -Voglio mostrale una cosa.-
-Immagino, la stanza delle torture?-
-Se mente, sì.- disse aprendo la porta che portava in una sala completamente vuota se non per un tavolino e due sedie messe nel centro.
Jayme entrò guardandosi attorno, le pareti erano completamente illuminate di bianco… c’era qualcosa di strano in tutto quello. Toccò il muro che constatò essere di vetro.
-Sì, ci stanno vedendo dall’altra parte.- spiegò Cal come se le avesse letto nel pensiero.
-Vuole studiarmi come cavia da laboratorio?- domandò lei staccando una sedia dal tavolo e appoggiandoci tutte le sue cose.
-Nessuna cavia, voglio solo la verità.- si mise a sedere Cal, accavallando una gamba e incrociando le braccia al petto.
Jayme sospirò accomodandosi davanti all’uomo –Via, sono pronta!- esclamò ironicamente.
-Solo una cosa prima… Loker?- chiamò guardando una delle pareti che subito si oscurò così da far vedere dall’altra parte del vetro.
Ci mise qualche attimo prima di collegare il tutto… nell’altra stanza c’era lui, quel ragazzo che l’aveva fermata qualche giorno prima, quel ragazzo che l’aveva fatta pensare tanto.
Quel ragazzo… quel ragazzo l’aveva abbordata per interrogarla?!
Serrò le labbra mentre un sopracciglio le si inarcava per la rabbia.
-Questo è vero!- esclamò Cal –Anch’io sarei arrabbiato.-
Vide Eli distogliere lo sguardo dai suoi occhi che lo stavano fissando. Era vergogna quella?
Sospirò tornando a guardare Lightman, quella cosa proprio non le piaceva.
-E’ stata una sua idea l’interrogatorio carino?-
-Sì…- scosse la testa –Loker c’è stato molto utile in questo anche se si è fatto scoprire subito.-
-Uhm…- borbottò Jayme tornando con lo sguardo su Eli che aveva ripreso ad osservarla, dopo aver detto qualcosa alla sua collega mora che stava assistendo alla scena.
-Adesso che sono abbastanza irritata pensa che potrò dire più facilmente la verità?-
-Più inconsciamente, a dire il vero.- disse una voce femminile proveniente dall’ingresso della stanza.
Jayme si girò e sorrise alla donna che la stava guardando amorevolmente.
-Sono la Dottoressa Foster, si ricorda di me?-
-Ha tentato di sedare quest’uomo!- esclamò ironica indicando Cal, prima di porgere la mano alla donna che le si era seduta accanto.
-E’ mia abitudine… non tutti possono sopportarlo.-
-Bene, adesso che avete affrontato questi discorsi da donne possiamo iniziare?- disse Call mentre le pareti tornavano ad illuminarsi, così da nascondere l’altra stanza.
-Io non capisco davvero come posso esservi d’aiuto.- commentò Jayme facendo spallucce.
-Hai mai visto quest’uomo?- chiese Gillian tirando fuori dalla cartellina che aveva in mano una foto e posizionandola sul tavolo davanti alla  ragazza.
Jayme si inarcò in avanti per osservare meglio l’uomo fotografato, arricciò le labbra e infine rispose: -Credo di averlo visto qualche volta alla galleria d’arte.-
-Credi?- incalzò Lightman.
-Sinceramente non sto a guardare chi viene e va da quel posto, penso ad organizzare al meglio la mia mostra… non rispondo per gli altri locali e poi, poi non ci hanno mai presentati.-
-Ok, ti credo.-
-Oh, grazie.- roteò gli occhi al cielo scuotendo la testa. Quell’uomo era irritante in maniera indefinita. –Comunque… come mai chiedete di quest’uomo?-
-E’ morto.- disse soltanto Lightman osservando l’espressione sorpresa che si era subito formata sul volto della giovane.
-Morto?!-
-Morto, ucciso, crepato… capito, no?-
-Sì, grazie.- sospirò cercando di reprimere la voglia di strozzarlo, -E credete che la galleria c’entri qualcosa?-
-E’ l’ultimo posto dove è stato visto.- spiegò Gillian riprendendo la foto, -Lo stesso giorno che anche tu eri presente alla galleria.-
A quella frase Jayme portò una mano alla fronte, strabuzzando gli occhi, -Capisco perché continuate a interrogarmi… però io non ne so davvero nulla.-
-Questa è la verità!- esclamò Cal accompagnando le parole con una mano che batteva sul tavolo, -Però forse puoi aiutarci cercando di ricordare ogni minima cosa che hai fatto e visto quel giorno.-
Jayme scosse la testa arricciando le labbra, -Sono andata alla galleria la mattina, ho sistemato le scenografie insieme a Patrick, il mio collaboratore, e poi siamo andati a mangiare insieme al bar. L’uomo….- si interruppe indicando il fascicolo che Gillian aveva fra le mani.
- Foreman.- intervenne lei.
- Foreman era arrivato da poco. Prima di uscire l’ho visto spostare degli scatoloni… ma chi non lo fa in quel posto!- esclamò facendo spallucce per poi continuare, -Dopo pranzo ho continuato il lavoro da sola, stavo per montare le prime tele quando Foreman se ne è andato… ne sono abbastanza sicura perché insieme ad un altro uomo si sono affacciati nella mia sala facendo… battute…- finì con una nota di disgusto nella voce.
-Battute di che tipo?- chiese Cal poggiando un gomito al tavolo e una guancia alla mano.
-Devo fare qualche esempio o dei disegnini?!- disse ironica Jayme lanciandogli un’occhiataccia.
-Bene!- esclamò allora lui, -Ora dimmi tutto al contrario.-
-Come?!- chiese prima di sospirare e poggiarsi completamente sulla sedia sulla quale era seduta, -Nel pomeriggio ho visto Foreman andare via dalla galleria quando stavo per montare dei quadri, prima ero andata a pranzo con Patrick che prima ancora mi aveva aiutato a montare la scenografia della mia mostra. Contento?-
-Abbastanza.- biascicò Cal mentre Gillian scuoteva la testa col sorriso sulle labbra.
-Conoscevi l’uomo con cui è uscito Foreman?- chiese Foster mentre tirava fuori un blocchetto e una penna per scrivere.
-Non l’avevo mai visto prima ma indossava una tuta, come quelle blu dei meccanici.-
-Vedi, a qualcosa puoi servire!- esclamò Cal alzandosi dalla sedia, -Andiamo!- fece un cenno della testa, -Fai una descrizione dell’uomo a Heidi e poi vieni con me.-
Jayme lo guardò storto per poi notare come anche Gillian si fosse alzata in piedi.
-Perché dovrei farlo?!- domandò mentre recuperava la sua roba e li raggiungeva.
-Perché hai abbandonato la carriera da psicologa?- chiese di rimando Cal, lasciandola a bocca aperta mentre i suoi occhi sprizzavano rabbia.
-Non sono affari che la riguardano.- disse a denti stretti, deglutendo a fatica.
-Bene, allora fai come ho detto!- esclamò girando le spalle e sparendo in un ufficio mentre Gillian, dopo averle lanciato un sorriso triste, lo seguiva.

La guardò sbuffare mentre Heidi la stava lasciando sola alla reception per andare a stampare la descrizione che le aveva appena dettato.
Non sapeva bene come comportarsi, con lei aveva ignorato tutte le sue regole e prima fra tutte la sua sincerità radicale. Esattamente, le aveva mentito.
Tossicchiò mentre le si avvicinava così da farla girare verso di lui.
Appena lo vide roteò gli occhi al cielo, -Vuoi farmi un bel video?!- disse ironica.
A quelle parole abbassò la testa mentre un sorrisetto era comparso sulle sue labbra. In effetti, non sarebbe affatto stata una malvagia idea.
-Almeno il nome, hai usato quello vero?- continuò mentre lui le si fermava davanti.
-Sì. E dovremmo ricominciare da capo... Eli Loker.- disse porgendole la mano.
Lo guardò assumere uno sguardo profondo, dritto nei suoi occhi, tanto che serrò le labbra. Era arrabbiata con lui, non sopportava l’idea di essere stata ingannata e soprattutto di essere stata al gioco! Rispose al suo sguardo, sostenendolo, e afferrò con decisione la sua mano –Jayme Anderson.-
Si fece cullare dal tocco energico della sua mano poi, ripreso possesso di se stesso e staccandosi da lei, esclamò ironico –Comunque per il video io sono pronto, nessun problema!-
A quelle parole Jayme scosse la testa stupefatta, -Prima dovresti trasformarti in professionista!-
-Chi ha detto che non lo sia…- le sussurrò sorridendole sornione. Guardò l’espressione di lei cambiare in un millesimo di secondo, una chiara irritazione le era affiorata sul volto, con tanta voglia di prenderlo a pedate nel sedere.
-Ehy, ehy, calma!- tornò a parlare Eli, -Quanta rabbia!-
Jayme cercò di ricomporsi respirando regolarmente e assumendo un sorriso di circostanza, -Sai, odio essere presa in giro, così come chi mente.-
-Allora su questo punto siamo d’accordo.- tornò improvvisamente serio Loker, portando una mano nella tasca dei pantaloni. Era proprio lì che voleva arrivare… a svelarle il suo principio vitale, a dirle che non le avrebbe mai più mentito. Perché sì, in qualche modo gli importava… del suo giudizio, di lei.
Si portò una mano ad accarezzare la lieve barba che aveva lasciato incolta, -Il mio motto: sincerità radicale.- disse soltanto, continuando ad osservare quelle dolci nocciole che scrutavano ogni sua minima mossa.
-Sarà un bel cambiamento allora!- esclamò Jayme incrociando le braccia al petto senza mai staccare gli occhi dei suoi.
Calamite che si attiravano.

 

 

 

 

  
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