Crossover
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Autore: FleurDeLys    15/10/2010    3 recensioni
[Supernatural x Doctor Who]
[Personaggi: Castiel/Sally Sparrow]
“Mi chiamo Sally Sparrow, vivo a Londra e gestisco un piccolo negozio sulla Queen Street. Un anno fa ho incontrato un uomo chiamato il Dottore. Da allora è cambiato il mio modo di vedere il mondo. E di pensare allo scorrere del tempo. Il tempo non è quello che le persone pensano che sia. E' qualcosa di molto più complicato. Il tempo vacilla, va e viene, fluttua e traballa. E quando il tempo fa i capricci non si sa mai come andrà a finire. Adesso sta succedendo di nuovo e io mi ritrovo un angelo tra i piedi. Ma questa volta, quando dico angelo intendo un vero angelo: un angelo del Signore.”
[SPOILER 5° STAGIONE DI SUPERNATURAL]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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C07

Declaimer: Questa storia è stata scritta senza alcun scopro di lucro. I personaggi di Castiel e di Sally Sparrow non mi appartengono, ma sono proprietà di Eric Kripke (autore dell'universo di Supernatural) e Steven Moffat (geniale sceneggiatore di molti episodi della serie passate Doctor Who e showrunner dell'ultima stagione). Spero vivamente di non aver plagiato nessuno, se l'ho fatto è stato in modo del tutto inconsapevole. Segnalate e provvederò a rimuovere la storia.

Note: Nuovo capitolo. Di nuovo in ritardo: scusate davvero tanto! Questa parte della storia, non l'ho mai pensata troppo improntata sul “sentimentale” . Al contrario, il mio obbiettivo era quello di narrare un incontro... tra l'assurdo, l'ironico e il sovrannaturale. È tempo di un po' di “wibbley wobbley timey wimey” e di “I'm an angel of the Lord” e io sono terribilmente nervosa nello scrivere di Castiel. Ho il terrore di andare OOC. Dunque, tenendo presente che questo Castiel è quello della prima metà della quinta stagione di Supernatural (per l'esattezza tra l'episodio 3 e 16, prima che vada in depressione alcolica insomma ç.ç), lascio il capitolo al vostro giudizio. Ancora un GRAZIE enorme per le recensioni ad Alexya379, a Saliman e a Dk86! <3

Un piccolo chiarimento “temporale”: Sally Sparrow vive l'avventura con gli Angeli Piangenti nel 2007 – lasciatemi l'arbitrio, per esigenze narrative, di decidere un ipotetico mese: Gennaio. Il fugace incontro con il Dottore, in carne e ossa, avviene un anno più tardi, Gennaio del 2008. Sally afferma sempre che è passato quasi un anni e mezzo dalla sua avventura (quella con gli Angeli): Sally Sparrow sta vivendo il Marzo del 2008, il presente per Castiel invece coincide con la metà del 2009.


VII


Come se fosse appena scesa dalle montagne russe, ecco come si sentiva Sally. Era stato un attimo. Castiel le aveva toccato la spalla e lei, sorpresa, aveva abbassato lo sguardo sulla mano di lui. In quel preciso istante, Sally si era sentita piombare addosso la sgradevole, quanto improvvisa, sensazione di avere le gambe molli e lo stomaco sottosopra. Ma la ragazza non chiese cosa era successo. Il cosa, per quanto incredibile che fosse, era palesemente davanti ai suoi occhi: Sally e Castiel erano ancora all'aperto, ma non erano più nella Tower Green. Non erano nemmeno più nella Torre di Londra. Erano in un parco pubblico, e non un parco pubblico qualsiasi.

Sally sfilò con cautela le mani dalle tasche, mentre si guardava attorno; era disorientata, ma non così tanto non riuscire a riconoscere un luogo familiare.

« Q-q-questo è Acorn Park. S-siamo nel mio quartiere » balbettò Sally, trattenendo il respiro.

Pochi metri di verde nel bel mezzo di tante case, una meta per le passeggiate domenicale delle famiglie del quartiere: ecco cosa era Acorn Park. E in quel momento era anche un parco deserto. Sally e Castiel erano all'ombra di uno degli alberi piantati lungo un vialetto di ghiaia. Una panchina di legno riposava due passi più in là. Dall'altra parte del viale, sul prato che era il centro del parco, c'era una di quelle belle giostre di cavalli, colorate, piene di luci e di specchietti. Ma a quell'ora di mattina, in quel periodo dell'anno, la giostra di Acorn Park era ferma. Le luci erano spente, e il grigiore del cielo sembrava riflettersi nei colori della giostra; li rendeva tristi e smorti. Ancora più in là della giostra, si intravedeva il profilo scuro di un cancello di ferro battuto, aperto. Era l'ingresso del parco. Da oltre il cancello, arrivavano i confusi rumori della strada.

Pressoché immobile di fronte a Castiel, Sally si sentiva così spaesata e confusa che quasi temeva di cadere, se si fosse azzardata a fare un movimento troppo brusco. Tesa come una corda di violino, strinse le mani attorno alla cinghia della borsa. Respirava lentamente, senza fa rumore. Il cuore, invece, se lo sentiva battere forte sotto al petto. Castiel se ne stava fermo davanti a lei. Aveva subito tolto la mano dalla spalla di Sally e ora sembrava limitarsi a guardarla. L'espressione di lui non era mutata; continuava ad essere leggermente accigliato.

Sally deglutì, portando lo sguardo sul volto impassibile di Castiel.

« A-Allora è così che riesci a sbucare fuori all'improvviso? » La ragazza parlò senza alzare la voce. « Cos'è, un qualcosa... del tipo... teletrasporto? »

Castiel non fece una piega davanti alla reazione di Sally; ripeté soltanto: « Voglio sapere come fai a conoscere il mio nome » .

Le sopracciglia della ragazza scattarono verso l'alto.

« Ehm, chiedo scusa, ma pochi secondi fa eravamo al centro della Torre di Londra. Ora siamo... qui. E tu non hai nessuna intenzione di spiegarmi come sia stato possibile? » esclamò Sally, con la voce resa un po' più acuta dal nervosismo, che si faceva strada tra lo stordimento generale.

« Come conosci il mio nome? » domandò di nuovo Castiel. Era difficile cogliere le sfumature in una voce così roca. Castiel sembrava calmo, eppure parlando aveva stretto forte la mascella, come in un guizzo di nervosismo.

Sally sorrise, irritata.

« Ha intenzione di ripetere lo stessa domanda all'infinito? »

Un paio di secondi silenzio e Castiel diede l'impressione di distendere la fronte.

Sopra le loro teste, i rami dell'albero furono scossi da un fremito di vento.

Castiel alzò lo sguardo verso la pianta. «No » disse a Sally. « Solo fino a quando non mi darai una risposta ».

Sally ebbe un attimo di profonda perplessità. Più profonda di quanto non fosse già tutta la sua confusione.

Era quella una frase detta con l'intento di suonare ironica? Perché le parole calzavano a pennello per un'osservazione ironica, ma il tono con cui erano state pronunciate di ironico non aveva proprio nulla. Castiel aveva parlato in tono serio, serio e convinto.

« Ma io ti ho risposto! E sarebbe il caso di ricambiare la cortesia » esclamò Sally, mollando la cinghia della borsa con un gesto deciso. Si accorse che muoversi, e parlare, faceva rapidamente affievolire la sensazione di essere mezza stordita. Sally si sentiva di nuovo salda sulle gambe, cosciente del terreno umido sotto le sue scarpe, dell'aria fredda nei suoi polmoni. Fece un passo in avanti.

« Perché continui a chiedermelo? Ci siamo incontrati otto giorni fa esatti. Sono io, Sally! » E disse a Castiel della campagna e della vecchia chiesa sulla collina; di come lei fosse occupata a scattare foto quando lui le era comparso accanto. E gli disse anche del crollo della croce, che l'aveva mancata per un soffio. « Davvero vuoi farmi credere che non te lo ricordi? » concluse.

Alle ultime parole, Sally vide Castiel stringere piano i pugni, ma non ebbe alcun timore di lui.

Sally Sparrow di buon senso ne aveva da vendere, ma in quell'occasione si stava rifiutando di ascoltarlo: qualsiasi altra donna, al suo posto, si sarebbe preoccupata nel ritrovarsi tutta sola, in un parco deserto, con uno strano e cupo individuo apparentemente capace di teletrasportarsi da un posto all'altro.

Sally, invece, non aveva paura di Castiel in quel parco, così come non ne aveva avuto paura sulla collina. Non mi farà del male, aveva spontaneamente pensato nell'incrociare lo sguardo di Castiel per la prima volta. Non mi farà del male, Sally continuava a ripeterselo anche il quel momento. E in una così poco razionale (e di questo Sally ne era, suo malgrado, perfettamente consapevole) quanto forte convinzione stava anche il motivo per il quale Sally aveva assicurato a Larry che Castiel non poteva essere l'assassino del signor Huddlestone.

Tuttavia, sebbene non fosse spaventata, Sally cominciava a sentirsi un po' a disagio davanti allo sguardo di Castiel: lui la stava scrutando in volto con tanta intensità da far venire il sospetto che stesse cercando di leggerle nel pensiero. Non che Sally credesse che Castiel potesse davvero farlo, leggerle nel pensiero, ma per sicurezza indietreggiò di un passo, mentre lasciava cadere entrambe le braccia lungo i fianchi.

« Smettila di guardarmi così » disse, seccata. « Sei... inquietante ».

I modi di Castiel le restavano misteriosi, ma Sally Sparrow non poteva nemmeno lontanamente immaginare di essere a sua volta un piccolo e curioso mistero per il suo singolare interlocutore. O quanto meno, rappresentava un indesiderato contrattempo.

Per qualche lungo secondo, nessuno dei due si mosse. Poi Sally vide Castiel battere le palpebre e sollevare leggermente il mento. Lui rilassò le mani e cambiò espressione. Non si sarebbe potuta descrivere come un'espressione gentile, ma c'era qualcosa di aperto e di sincero in quel suo distendere la fronte e sollevare lo sopracciglia. Quando parlò, la sua voce, pur restando seria e roca, suonava meno severa.

« Non ti ho mai incontrata prima di ieri, e tu sei sincera. La persona che hai incontrato otto giorni fa non ero io. »

Ci fu di nuovo una pausa e fu Sally la prima a rompere il silenzio.

« No... » La ragazza scosse la testa lentamente. « No, a meno che tu non abbia un gemello che se ne va in giro vestito tale e quale a te, quello eri tu. E questa conversazione non ha senso. » aggiunse.

Una folata di vento scompigliò i capelli di Sally e agitò il bordo dell'impermeabile di Castiel, che fece un passo di lato e spostò lo sguardo sulla giostra.

« Chiunque tu abbia incontrato otto giorni fa non ero io... otto giorno fa, non ero neppure in questa città »

« Ah, e dov'eri? » lo interrogò Sally, voltandosi per seguire i movimenti di Castiel.

Lui le passò accanto e la superò senza guardarla.

« Lontano ».

« Quanto lontano? »

« A più di tremila miglia e un anno e mezzo da qui ».

Castiel si fermò dietro alla panchina e chiuse le mani sul bordo dello schienale, guardava verso la giostra e dava le spalle a Sally.

La ragazza, mentre fissava le spalle di Castiel, aggrottò la fronte e arricciò le labbra in un sorriso a metà tra il sarcastico e il perplesso. « Gli anni non sono unità di misura per lo spazio » fece ironicamente notare, infilando le mani in tasca. « A meno che tu non stia parlando di anni luce, e ne dubito. Solo il tempo si può misurare in anni.»

Castiel voltò la testa quel tanto che bastava perché Sally si ritrovasse a fissarne la linea del profilo, nell'aria livida.

« Lo so » disse Castiel.

A quell'affermazione gettata lì con perfetta noncuranza, il cuore di Sally ebbe un sobbalzo. La ragazza rimase a fissare con le labbra semi dischiuse, in un'espressione vagamente spaurita, la nuca di Castiel – che si era di nuovo voltato verso la giostra. Tra il groviglio di nuovi e agitati pensieri che si stavano affollando nella sua mente, Sally ne sentì squillare uno, chiaro e schietto, su tutti gli altri: Non può essere. Non di nuovo. Non un altro.

E fra tutte le domande che premevano per essere espresse ad alta voce, Sally si lasciò sfuggire la più insolita.

« Ehm... un anno e mezzo nel passato o un anno e mezzo nel futuro? »

Occorre precisare che la domanda sarebbe stata insolita se a porla fosse stato qualcuno completamente digiuno di viaggi nel tempo. E Sally Sparrow non lo era.

Un pensiero simile, con molta probabilità, dovette attraversare anche la mente di Castiel, che si voltò verso Sally con la fronte leggermente corrugata.

« Futuro. Dal 2009 ».

Sally incrociò le braccia sotto al petto; i suoi sentimenti erano pericolosamente in bilico tra due opposti, lo scetticismo più totale e il più totale entusiasmo.

« Quindi tu puoi, cosa? Viaggiare nel tempo? » domandò, diffidente.

La risposta di Castiel fu un chiaro e lapidario: « Sì ».

« Allora, se sei un viaggiatore nel tempo, saprai dirmi come fai a viaggiare nel tempo. E che cos'è il tempo. » disse Sally, con una leggera, quasi involontaria, aria di sfida.

Castiel, che non sembrava per nulla impressionato, rispose guardandosi distrattamente attorno.

« Posso piegare il tempo, se mi occorre. Il tempo è fluido*... »

«...e fluttuante, come una grossa bolla, che va e viene? »

Castiel portò gli occhi azzurri sul viso di Sally. Difficile dire se fosse sorpreso, sospettoso, o altro.

« In base alla mia esperienza » disse, « non è così che gli esseri umani reagiscono quando si parla di viaggi nel tempo ».

Sally gli sorrise a labbra strette, quasi compiaciuta.

« Già, faccio paura, vero? » disse, inarcando le sopracciglia, ma mise subito da parte il sarcasmo. Sciolse le braccia e scosse la testa. « Ok... » sospirò. « Se tu stai dicendo la verità, e lo spero per te perché oggi non sono dell'umore adatto per farmi prendere in giro; se tu stai dicendo la verità, allora sappi che non sei il primo che incontro ».

Castiel la stava ascoltando tenendo il capo leggermente inclinato. La osservava in modo strano; non come se non ne capisse le parole, ma come se cercasse qualcosa negli occhi castani di lei.

Sally aspettò che Castiel parlasse, ma lui non disse nulla, e così la ragazza chiese, un po' titubante:

« Ma... quanti di voi ce ne sono, là fuori? »

« Legioni ».

Che strano termine, pensò Sally. Legioni di viaggiatori nel tempo.

Entrambi, per quel brevissimo frammento di conversazione, furono ingenuamente convinti di parlare della medesima cosa.

« Ah, e... il soprabito lungo?» Sally indicò un lembo del risvolto del impermeabile di Castiel. « Cos'è, una specie di divisa? Ne indossate tutti uno, voi che viaggiate nel tempo?»

Castiel che aveva abbassato lo sguardo per scrutare il gesto di Sally, tornò a guardarla in volto.

« No » e non aggiunse una sillaba di più.

Sally fece scivolare le mani in tasca. « L'altro era molto più loquace » osservò a mezza bocca.

E tanto per dar credito a quella osservazione (pensò Sally) Castiel continuava a stare in silenzio. Ma in quel silenzio, qualcosa era cambiato: Castiel sollevò la testa e spostò lo sguardo di lato, con l'aria di chi ha improvvisamente visto – o compreso – qualcosa che non lo fa troppo felice.

Sally non ci badò. Era tutta impegnata a prendere il genere di profondo respiro che serve a non perdere la calma.

« Sta a sentire » cominciò la ragazza, « tu sei un individuo piuttosto... strano ».

Castiel inarcò le sopracciglia.

« Sparisci in un posto e appari un altro. Affermi di poter viaggiar nel tempo. Ricordo benissimo che mi hai addormentata, o che so io, solo sfiorandomi la fronte. E adesso te ne esci fuori dicendomi che il tu che ho incontrato vicino alla chiesa, non eri tu. E, fingendo per un attimo che tutte queste cose non siano totalmente e assolutamente fuori dal comune, resta il fatto che ti ho trovato sulla scena di un delitto... dove a un pover'uomo era appena stata tagliata via la testa e dove io sono quasi certa di aver incontrato » Sally abbassò la voce e sussurrò in fretta, «...un fantasma. Ora » tornò a parlare a voce alta, « non è la prima volta che ho a che fare con cose strane o strani esseri, e non ho paura. Ma sono confusa. Molto, molto confusa. Te ne sarei davvero grata, se tanto per cominciare, mi spiegassi che cosa è successo alla mostra. Perché tu lo sai cosa è successo, altrimenti non mi avresti detto di non immischiarmi nella faccenda. »

Castiel piegò le braccia per appoggiare le mani sul bordo dello schienale della panchina, dietro di sé.

« L'uomo nel palazzo è stato ucciso da un fantasma » disse, con un tono quasi del tutto inespressivo. E poiché Castiel non sembrava intenzionato ad aggiungere altro, Sally lo guardò come a dire “Tutto qui?” « Il fantasma di una donna sepolta nella fortezza dov'eravamo prima » aggiunse lui, spostando gli occhi azzurri in un punto impreciso, alla destra di Sally, la quale dal canto suo non aveva ascoltato nulla di nuovo; solo una conferma delle supposizioni.

« Ah, bene... » mormorò la ragazza, ma un attimo dopo esclamò, allarmata: « Ehm, non... non intendevo dire bene riguardo alla morte del signor Huddlestone! Il mio bene era riferito al fatto che... beh, avevo capito che era stato il fantasma. Quindi i fantasmi... esistono? »

« Sì ».

« E tu... »

Castiel sollevò una mano per interromperla. « Io... non sono un fantasma » dichiarò.

Sally strinse le labbra in un involontario sorriso.

« Sì. Sì, questo lo avevo capito » assicurò. « Quello che stavo per chiedere era: e tu perché eri all'esposizione? »

« Seguivo una traccia ».

Tre parole e non una sillaba in più. Sally stava imparando, suo malgrado, il significato dell'espressione: tirar fuori le parole di bocca.

« Intendi dire... che eri sulle traccie del fantasma? Ma chi cavolo sei, una specie di ghostbuster che viaggia nel tempo?»

« Il fantasma era la traccia ».

« La traccia di cosa? »

« È complicato ».

Sally lo guardò storto. Perché se ne uscivano tutti con un “ È complicato” quando cercavano di non darle spiegazioni?

« E io sono discretamente intelligente e abbastanza grande da saper ascoltare con attenzione! »

« Mi... » Castiel cominciò a parlare, e per un attimo diede l'impressione di non sapere come andare avanti, « ...dispiace che tu abbia avuto la sfortuna di trovarti in quel palazzo ieri sera. Ti sei trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato... è così che si dice, vero? Ma io ti ho riportata a casa con la speranza che tu ci restassi. Quindi, adesso, sii tanto gentile da tornarci, a casa. E... cerca di non starmi tra i piedi ». Pronunciò l'ultima frase con una strana intonazione: quella di qualcuno che cerca faticosamente di ricordare una battuta udita altrove.

Sally prima guardò Castiel a bocca aperta, poi scosse energicamente la testa. « No!» esclamò. « Primo: non vedo perché dovresti dirmi tu cosa fare o cosa non fare. Secondo: sei molto maleducato, lo sai? »

Sally chiuse la bocca e subito ebbe la sensazione che Castiel non la stesse ascoltando. Lui aveva abbassato gli occhi sull'erba, con una piccola ruga tra le sopracciglia aggrottante.

« Per caso, questa è una di quelle occasioni in cui dovrei dire una cosa diversa da quella che penso... per... ottenere quello che voglio? » domandò Castiel, con aria seria e pensierosa, rialzando piano lo sguardo su Sally.

Al che, Sally si ritrovò a chiedersi se viaggiare nel tempo non fosse un'attività che rendeva le persone un po' tocche. Il pensiero successivo fu che Castiel la stesse prendendo in giro. Oh, ma lo avrebbe imparato presto, Sally Sparrow, che Castiel possedeva tanto senso dell'umorismo quanta conoscenza della natura umana.

« Stai... facendo lo spiritoso?» chiese Sally, tra l'offeso e il dubbioso.

« Ti chiedo scusa. So che esistono delle situazioni in cui gli esseri umani considerano opportuno mentire, ma non ho ancora capito quali siano, le situazioni ».

Sally continuava a fissarlo, senza capire. Perché Castiel continuava a dire sciocchezze in tono così serio? O la stava prendendo in giro, oppure...

« Ma cosa sei? Un alieno? » sbottò Sally, vicina all'esasperazione.

« No, sono un angelo del Signore ».

Sally non si scompose. Restò ferma, con le mani ancora in tasca e le sopracciglia sollevate in un'espressione di tranquilla incredulità. Per un attimo, collegò le parole di Castiel al ricordo degli Angeli Piangenti. Batté le palpebre. La conversazione stava prendendo una piega così assurda, che quasi le veniva da ridere.

« Cosa? Un angelo... vero? »

« Sì » rispose Castiel, sempre fermo nella medesima posizione.

Ma Sally, ovviamente, non era convinta. Non lo era neppure un po'. Da quando in qua gli angeli, i veri angeli, se ne andavano in giro a presentarsi in quel modo? E da quando indossavano un impermeabile come il tenente Colombo?

« Un angelo... » ripeté lentamente Sally e sfilò una mano dalla tasca. « Significa che arrivi da... » Indicò in alto, verso il cielo.

« Sì » disse ancora Castiel. E questa volta Sally era pronta a giurare che ci fosse stato un sospiro di impazienza in quel sì.

Lei, ancora con il braccio sollevato, obbiettò con la prima frase che le venne in mente.

« Ma... non hai per niente l'aspetto di un angelo! »

« Quanti angeli hai incontrato prima d'ora? »

Sally Sparrow era quasi certa che gli Angeli Piangenti non contassero.

« Valida osservazione » ammise, abbassando il braccio, « ma non ti aspetterai che creda a uno sconosciuto che se ne esce con: “Ciao! Come va? Sono un angelo del Signore” ».

« Io non ho detto “Ciao, come va?”» si curò di sottolineare Castiel, sempre serio.

« Ma... dicevi di essere un viaggiatore nel tempo! » protestò Sally.

« Infatti... io posso viaggiare nel tempo ».

« E sei anche un angelo? »

« No, io sono un angelo. E gli angeli possono spostarsi nel tempo.» Castiel sembrava infastidito. « Ma non avevi detto di essere discretamente intelligente? »

Prima che Sally potesse ribattere a quello che aveva preso come un mezzo insulto, Castiel aggiunse: « Vai a casa. Io non posso permettermi il lusso di perdere altro... tempo ». E si scostò dalla panchina.

« Dove vai? » esclamò Sally.

« Non è affar tuo. Come ti ho già detto, tu non hai niente a che vedere con questa storia ».

Ma Sally non aveva intenzione di mollare la spugna: ripiegò furbescamente sull'episodio della collina, sperando di trattenere Castiel.

« E la faccenda del tu-non-tu? Quella si che a che a fare con me!»

Castiel la guardò.

« Perché credi che sia rimasto qui a parlare con te? Tornerò per scoprire chi, o cosa, tu abbia incontrato. Ma ora devo occuparmi di una faccenda più importante... »

E scomparve. Semplicemente scomparve, senza una parola di congedo, lasciando Sally a fissare il vuoto.

Questa volta però la ragazza lo aveva udito distintamente: un suono simile ad un battito d'ali.

« E giusto perché tu lo sappia... »

Sally trasalì dallo spavento. Era la voce di Castiel, ed era alle sue spalle.

La ragazza si voltò.

« Giusto perché tu lo sappia, l'uomo che chiamate il Dottore non è più umano di quanto lo sia io **».

Sally non ebbe nemmeno il tempo di aprire la bocca per la sorpresa, che Castiel era di nuovo svanito.

***

Dopo aver salito a piedi tre rampe di scale, quando fu sul pianerottolo davanti alla porta del suo appartamento, Sally era così immersa nei propri pensieri che quasi non sentì la signora Grossman – la sua dirimpettaia – che la stava salutando. La signora stava uscendo in quel momento da casa, con il suo piccolo yorkshire tutto nero al guinzaglio. Fu il fastidioso abbaiare del cane a riportare Sally con i piedi per terra. « Nocciolina, smettila di fare tanta confusione. Non riconosci più Sally? » la signora rimproverò amorevolmente il cane. « Sally cara, come mai a casa a quest'ora? » domandò la gentile signora, mentre prendeva in braccio la bestiolina – che non la smetteva di abbaiare furiosa verso Sally.

Sally ignorò il cane e tirò fuori un sorriso cortese e tranquillo.

La vera risposta avrebbe dovuto essere qualcosa come: “Perché uno tizio che pretende di essere un angelo ha detto che devo starmene a casa. E perché non so più davvero dove altro andare, o cosa altro fare.”

« Credo di essermi presa un po' di influenza » buttò lì Sally e salutò la vicina, sgattaiolando in casa prima che la signora avesse il tempo di attaccare discorso.

Mentre chiudeva a chiave la porta, la ragazza udì i passi della signora Grossman che scendeva le scale. Il cane aveva smesso di abbaiare.

La ragazza si trascinò fino al divanetto. L'appartamento era piccolo, non aveva un vero e proprio ingresso e la porta dava direttamente sul modesto soggiorno. Sally si tolse stancamente giacca e sciarpa e le gettò sul divano insieme alla borsa con il computer. Lei scivolò seduta dall'altro lato del divano. Piantò il gomito contro il bracciolo e poggiò il mento sul dorso della mano. Diede un'occhiata all'orologio al polso: mezzogiorno in punto. Mentre fissava lo schermo spento del televisore, l'espressione di Sally si alternava tra il cruccio e una rassegnata apatia. Un paio di volte sospirò in silenzio. Aveva un gran confusione in testa; si stupì quasi di non aver mal di capo, con tutti quel groviglio di pensieri. Il fantasma di Anna Bolena e la morte del signor Huddlestone erano momentaneamente passati in secondo piano. Ora Sally non riusciva a pensare a nulla che non fosse Castiel.

Un angelo.

Anche se non sapeva ancora se credergli oppure no, Sally non era così ottusa da rifiutarsi di accettare che, bugiardo o sincero, Castiel restava una persona fuori dall'ordinario. Anzi, lontanissima dall'ordinario.

Ma un angelo! Le sembrava troppo.

Era già mezzogiorno e dieci minuti, quando Sally si allungò verso la borsa per prendere il computer. Se lo appoggiò sulle ginocchia e lo accese. Dopo aver tamburellato le dita sul bracciolo, digitò la parola angeli. Poi aggiunse manifestazioni. Premette il tasto di invio e ottenne qualche migliaio di risultati. Sally scorse la pagina da su a giù, senza sapere da dove cominciare.

Altro che filo scarlatto per sbrogliare la matassa, pensò sconsolata. Qui mi ci vuole un navigatore satellitare.

Il telefono squillò, cogliendo Sally di sorpresa.

La ragazza si voltò verso il cordless, sul mobile accanto al divano. Per un attimo Sally contemplò l'idea di non rispondere. Poi si chiese se facesse parte della prassi della polizia telefonare in casa dei sospettati di omicidio. Alla fine, si decise a sollevare la cornetta.

« Pronto? »

Udì con sollievo la voce di Larry.

« Che fine hai fatto? » chiese il ragazzo, dall'altro capo del telefono. « Questa è la terza volta che provo a chiamarti a casa. Avevi detto che mi avresti telefonato appena uscita dalla Torre di Londra. »

Era vero. Sally lo aveva promesso. E Castiel le aveva fatto dimenticare la promessa.

« Scusa, hai ragione. L'ho dimenticato... » disse Sally. « Ma perché non mi hai chiamata sul cellulare? »

« Mi hai detto tu di non farlo! » le ricordò Larry.

Sally si passò una mano sulla fronte, come per schiarirsi i pensieri.

« Già, giusto... » mormorò.

« Sally, stai bene? »

« Ehm, sì... » rispose poco sinceramente lei. « Che mi dici della polizia, è venuta in negozio? »

« No, non ancora. E tu, trovato il fantasma? » scherzò Larry.

« No, ma ho trovato Castiel. »

« Cosa? Come... dove? »

« Beh, lui ha trovato me... » precisò Sally. « E, sai una cosa Larry, credo che Castiel lo conosca. Credo che sappia qualcosa del Dottore

« Sul serio? Ma chi accidenti è questo tizio? »

« Ah, non ci crederai, ma afferma di essere un... »

Dlin dlon!

Suonarono alla porta, in quel momento. 

« Aspetta un attimo ».

Sally spostò il pc sul divano e si alzò, portandosi dietro la cornetta del telefono. Andò alla porta e guardò dallo spioncino.
Represse un sospiro mentre scostava il viso dalla porta.

« Larry... ti richiamo più tardi ».

Sally chiuse la chiamata. Tornò al divano e mise la cornetta del telefono al suo posto, prima di riavvicinarsi all'ingresso. Sally prese un bel respiro e aprì la porta.

CONTINUA.

__
*Come Castiel spiega nella puntata “In principio” 4 x 03, quando si trova con Dean nel 1973.
**Non ho mai ben capito se Castiel sappia leggere nella mente delle persone (sicuro sa leggere la mente degli altri angeli, come in My Bloody Valentine), ma in Free to be you and me conosce il passato della prostituta solo guardandola negli occhi, quindi suppongo che Castiel sia in grado se non di leggere, almeno di sbirciare nei ricordi delle persone.
__

Se tra i lettori c'è qualche pignolo conoscitore delle dinamiche nell'Universo di Supernatural scoverà in questo capitolo una piccola contraddizione con l'originale, ho la presunzione di assicurare che quello che sembra sbagliato qui, tornerà al suo posto nel prossimo capitolo. ;D

   
 
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