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Autore: LadyArtemis    15/10/2010    2 recensioni
La vita è un uragano che ti trascina nella lunga ricerca di noi stessi. Ma i profilers della BAU, in particolare il dottor Spencer Reid, non si resero mai conto di ciò, fino a quando la loro quotidianità venne scompigliata da un nuovo e bizzarro arrivo. Tra casi nuovi da risolvere,paure,ostacoli e rivelazioni,riusciranno a ritrovare loro stessi? Cosa li attenderà? Che l'inizio cominci...
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 


“Un sacrificio protratto nel tempo può rendere il cuore una pietra”
                                                                    W.B. Yeats
 

Ore 9:00 AM
 
“Buongiorno Bruce” – dissi.
“Ehilà Keira! Hai una brutta cera stamattina. Che è successo?” – chiese Bruce preoccupato.
“Stai tranquillo, Bruce. Sono soltanto un po’ stressata per tutti questi casi!” – inventai una scusa.
“Sei sicura, cara? Con me puoi parlare…” – disse Bruce, appoggiando la mano sulla mia schiena.
“Sto bene…” – chinai il capo per nascondere la mia espressione. La visione di mio padre nel mio sogno mi ha tolto il sonno e non volevo farlo preoccupare. Soprattutto la mia nuova squadra.
Improvvisamente scese dalle scale Shlainn, agitatissima e corse frettolosamente verso me.
“Signorina, credi di scapparmi ancora? Ora ti incollo qui e mi racconti come è andata con il tuo bel dottore” – disse mentre mi strinse i polsi.
“Ora dovrei andare a lavoro. Ti dispiace lasciarmi?” – le chiesi con tono cupo, lasciandola esterrefatta – “Ci vediamo gente!”.
“Shlainn, hai idea di cosa abbia? Cosa è questa storia del dottore?” – chiese Bruce, aggrottando le sopracciglia.
“E’ una lunga storia, vecchio mio! Diciamo che ho lasciato Keira in compagnia di…un ragazzo” – rispose Shlainn mentre si grattò la testa.
“Sei pazza? Oddio sono fritto! Spero che non abbia chiamato Maxy e Fab”.
“Chi sono?”.
“Sono i fratelli di Keira! Sono molto protettivi e gelosi della sorella e mi hanno raccomandato che lei non dovesse avvicinarsi a nessun ragazzo!”.
“Che esagerazione! E’ una donna, non una suora!” – sbuffò Shlainn.
“Tu non li conosci! Mi taglieranno il collo!”.
“Dai non ci pensare! Sono in ansia per Keira. Spero che non abbia infierito troppo e l’abbia ferita” – disse Shlainn.
“Non è contro te, Shlainn. Forse ho capito perché sta così: sta pensando a suo padre. L’ho vista già quella espressione”.
“Credi che sia venuta qui per cercare la verità?”.
“Suppongo di si e i suoi superiori me l’hanno confermato”.
“Povera Keira! Si preoccupa del prossimo, ma non vuole che gli altri si fanno carico delle sue sofferenze. Ma quanto potrà reggere?”.
“Io vorrei tanto che vivesse i suoi sogni e trovasse la felicità. E’ il mio desiderio” – disse Bruce.
“Ci riuscirà. Dobbiamo avere fiducia in lei. Beh credo che sia il momento di andare al giornale! A stasera, papino!”.
“Non chiamarmi papino, Shlainn!” – rispose Bruce offeso.
 
“Papà perché sei ricomparso nei miei sogni? Che hai cercato di dirmi stanotte con il medaglione? I miei incubi stanno ritornando e ho paura di non trovare più la forza di allontanarli”  - pensai mentre assaporavo la leggera brezza mattutina di città, a bordo della mia moto. Mentre arrivai a Quantico, la mia vista, improvvisamente si appannò, e stavo andando contro marcia, facendo cadere un individuo che non riuscì a riconoscere. Quando riacquistai la lucidità, capì che era Spencer.
“Keira! Ma che ti prende?” – esclamò fortemente.
“Cosa intendi dire, Spencer?”.
“Stavi per investirmi. Lo sapevo che le mie probabilità non avrebbero mai tradito su quella specie di ‘mostro della strada’!” – disse mentre si rialzò in piedi.
“Ma cosa dici? Sei andato tu sulla mia traiettoria! Non è colpa mia se il tuo super cervello non ti ha dato una vista impeccabile!” – dissi mentre scesi dalla moto, togliendomi il casco.
“Ho una memoria eidetica e ricordo benissimo la scena: hai deviato la strada e mi sei andata addosso! Quindi non alterare la mia versione!”.
“Se dovevo sentire tutte queste lamentele, non mi sarebbe dispiaciuto tapparti la bocca con i pneumatici della mia moto!” – rispose con tono secco, mentre mi avviai verso l’ingresso. Lui mi trattenne per un braccio.
“Ehi che cosa hai?” – mi chiese fissandomi negli occhi, per cercare da solo una risposta al mio comportamento.
“Vorrei che la smettesse tutti di domandarmelo stamattina…”.
“Sei strana. Ti è successo qualcosa stanotte che ti ha fatto perdere il sonno. Lo vedo dai tuoi occhi”.
“Ecco il dottor so-tutto-io! Stai fantasticando, Spencer! Non è quello che pensi!”.
“Invece è così! Per caso…ti ha turbata…quello che è successo ieri?”.
“Come sei egocentrico! Lasciami, vorrei andare nel mio studio” – risposi mentre mi liberai dalla sua presa. Spencer guardò la sua collega allontanarsi e sapeva perché si fosse comportata così duramente nei suoi confronti. Anche lui aveva vissuto la sua stessa esperienza. “Lo so perché ti senti così, Keira! Non serve a niente tenerti tutto dentro: ti logora dentro e perderai la tua lucidità. Soffrirai di più. Come me”.
“Buongiorno Keira!” – mi salutò JJ, con tenero sorriso.
“Ciao JJ…”.
“Ehi tutto bene?”.
“No! Spencer mi sta alle costole adesso perché è convinto che lo abbia quasi investito con la mia moto! Se lo vedi arrivare, cerca di fermarlo, affinché non mi segua” – la implorai e JJ acconsentì.
Cinque minuti dopo, JJ vide arrivare Spencer.
“Ehi Spence, vuoi una tazza di caffè? E’ appena calda!” – tentò di distrarlo.
“Scusami, JJ, ma non ne ho voglia. Devo parlare con Keira…”.
“Eh non credo che sia possibile, adesso! E’ andata da Hotch…” – mentì JJ.
“Ha parlato con te, vero?”.
“Accidenti, a volte mi dimentico che parlo con un genio!” – rise JJ, pensando che aveva finito tutte le sue risorse per trattenerlo. Ma troppo tardi, lui già si era allontanato.
“Buondì, cara!” – disse Penelope pimpante e radiosa, seguita da Emily.
“Buongiorno ragazze!” – rispose rassegnata.
“Tutto ok?” – chiese Emily.
“Keira e Spencer hanno discusso…”.
“E perché? Oddio speriamo che non abbia creato una catastrofe sovrannaturale!” – disse agitata Penelope.
“Che intendi dire, Garcia?” – chiese Emily.
“Ieri ho mandato Reid dove alloggia Keira per dei fascicoli che le servivano e non vorrei che avessi peggiorato la situazione!”.
“No, tranquilla, Penelope! Il motivo è tutt’altro!” – la consolò JJ.
“Meno male. Oddio che dico! E’ tutto male!”.
“Vedrai che chiariranno…” – rispose fiduciosa Emily.
 
“Ehi Keira!” – mi salutò Derek.
“Ciao Derek!”.
“Ehi perché quella faccia?”.
“Sto bene, Derek. Solo che adesso il tuo amico genietto sta andando di matto e mi vuole fare il terzo grado seguendomi, ma non voglio”.
“Avete discusso?”.
“Crede di sapere tutto sugli altri e mi dà sui nervi! Ci conosciamo da quasi una settimana…”
“Non è come sembra, Keira”.
“Ora devo andare altrimenti me lo ritrovo di nuovo e non voglio rovinarmi la giornata. A dopo” – dissi lasciando solo Derek senza parole. Subito dopo lo raggiunse Spencer.
“Buongiorno, ragazzino…” – disse Derek dandogli un colpetto sulla sua schiena.
“Non è il momento, Morgan”.
“Ehi come mai tutta questa fretta, Reid?” – chiese Derek facendo il finto tonto per distrarre il suo collega.
“Scusami ma te lo spiegherò dopo…” – rispose Spencer scansandosi dalla presa di Derek e andando dritto verso lo studio di Keira.
“Il ragazzino sta diventando un uomo! Vediamo cosa mi combinerà” – pensò Derek ridacchiando.
 
Misi piede nel mio ufficio e andai subito a sedermi sulla mia sedia girevole nera. Appoggiai la testa sulla scrivania, chiudendo gli occhi, cercando di compensare il sonno perduto. Ma il momento finì quando sentì la porta aprirsi in modo violento.
“Ma che modi sono questi! Chi ti dà il diritto di entrare nel mio studio senza il mio permesso?” – dissi con tono forte a Spencer, mentre lui mi fissava solamente senza battere ciglio.
“Voglio capire perché ti comporti così”.
“Non c’è niente da capire. Sono soltanto stanca ma non ti preoccupare mi riprenderò presto e sono pronta per affrontare un nuovo caso. Non ti devo dare alcuna spiegazione”.
“Si, invece. E’ una mia responsabilità”.
“Responsabilità? Non sapevo che l’essere ficcanasi avesse cambiato nome!” – feci del sarcasmo, volgendo lo sguardo altrove.
“Non girarci intorno all’argomento…” – disse cercando di catturare la mia attenzione.
“Non ho niente da dirti. Chiudiamo qui la nostra discussione”.
Spencer si avvicinò sempre di più, appoggiando le mani sulla scrivania e mi guardò dritto negli occhi.
“E’ stato per quel quasi…”.
“Senti, vuoi sapere la verità? Quello che è successo ieri è stato un errore. Un grosso errore. Si è vero hai ragione questo mi ha turbato molto, in quanto mi fa perdere la mia lucidità e obiettività e odio quando non riesco a dare il massimo nel mio lavoro!”.
Spencer rimase in silenzio, con occhi sbarrati. Poi, rassegnato, si diresse verso la porta del mio studio e si girò lentamente per guardarmi.
“Non ci sarà più una seconda volta…” – disse e chiuse la porta.
Diedi un pugno sul tavolo e poi coprì con le mani il mio volto, pensando a ciò che avevo appena fatto.
“Ho dovuto mentire. Non voglio che conosca le mie angosce o le mie paure. Non voglio che entri nella mia sconosciuta oscurità. Combatterò da sola i miei incubi. Perché hai insistito così tanto? Solo per responsabilità, Spencer?”.
Poi improvvisamente qualcuno bussò alla porta.
“Avanti?” – dissi.
“Ehi…” – era Penelope.
“Ciao Penelope. Come stai?” – dissi cambiando subito espressione. Ero contenta di vederla.
“Bene, tu?” – mi chiese.
“Come è andato a Washington?” – cercai di evitare l’argomento che mi riguardava.
“Primo posto. Io e Kevin siamo fenomenali li abbiamo scassati e ubriacati. Ti è successo qualcosa?”.
“Wow! Sei fantastica! La prossima volta vorrei venirci anche io. Me la cavavo abbastanza ai tempi del liceo”.
“Certo, ti chiamo appena che si riorganizza. Aspetta perché eviti le mie domande?” – Penelope mi aveva colpita e affondata.
“Speravo che non me lo chiedessi, Penelope” – chinai il capo per l’imbarazzo.
“Ehi, non voglio quella tua espressione. Voglio il tuo sorriso raggiante sul tuo visino. E’ per Reid che stai così?”.
“No, Penelope. Non voglio che pensiate a ciò che sto passando. Il prossimo ha più priorità”.
“Ma, tesoro, se ti tieni tutto dentro, non potrai mai affrontare questo lavoro. Non provare vergogna, tutti noi abbiamo le nostre debolezze e le abbiamo superate insieme, anche se preferivamo affrontarle da soli”.
“Grazie…” – dissi abbracciandola.
Poi fummo interrotti da Emily.
“Keira, Hotch ci vuole tutti in sala riunione e chiede urgente la tua presenza”.
“Grazie Emily. Ti raggiungo subito”.
“Per qualunque cosa, il mio regno ti apre le porte!” – disse Penelope.
“Seguirò il vostro consiglio, Genio Assoluto!” – ed entrambe ridemmo.
 
Spencer non riuscì ad allontanare dalla sua mente le parole di Keira.
“Perché non riesco a essere distaccato con te. Eppure conosco il motivo per cui ti comporti così, ma non riesco a trovare pace. Ieri la mia mente è stata squarciata e ho visto le cose con nuovi occhi.  E’ stato davvero un errore, Keira?”.
 
“Ragazzino…” – disse Derek, venendo dietro a Spencer – “Hotch ci ha chiamati”.
“Ok”.
“Ehi come è andata?”.
“Si è chiusa. Ma non capisce che può ostacolarci nel nostro lavoro se si comporta così…”.
“Mi ricorda tanto una persona che conosco…” – sorrise Derek.
“Se ti riferisci a me, ti stai sbagliando di grosso. E’ assolutamente illogico!”.
“Andiamo, Reid, perché come ti comportavi quando avevi gli incubi?”.
“Tu credi che anche lei li abbia?”.
“Tutti li hanno. Ovviamente lei non vuole essere un peso e per questo si è chiusa. Dalle tempo. Con le donne bisogna avere una santa pazienza!” – disse allargando le braccia.
“Allora so come devo agire” – disse e avanzò il piede, mentre Derek lo seguiva da dietro.
 
“JJ, che ti prende?” – dissi mentre la vidi sulla soglia della porta della sala, mentre Emily stava al mio fianco.
“C’è la Strauss…” – disse a bassa voce.
“Ahia! Guai in vista. Quando quella donna sbuca, succedono sempre cose terribili” – disse Emily, mettendosi una mano in fronte.
“Chi è colei?” – chiesi confusa.
“E’ il superiore di Hotch” – disse JJ.
Nel frattempo Derek e Spencer arrivarono.
“Ehi perché state tutte qui fuori?” – chiese Derek.
“Strass” – disse in contemporanea JJ e Emily.
“Perché è qui?” – chiese Spencer.
“Non ne ho idea!” – rispose JJ.
“Rossi dov’è?” – chiesi.
“Sta in Florida. Doveva ritornare stamattina, strano. Non è che la Strauss vuole togliere di mezzo anche Rossi?” – pensò Emily.
“Impossibile. La Strauss non si contraddice mai” – rispose Derek.
Ad un tratto Hotch ci venne incontro.
“Che ci fate qui fuori? Entrate!” – ordinò.
Nel momento in cui entrammo tutti, vidi una donna dai capelli corti biondi, ben preparata. Mi vide e si avvicinò.
“Lei è la dottoressa Keira Martines?”.
“Si” – risposi decisa quando me lo chiese.
“Sono Erin Strauss, capo dell’unità. L’agente Hotch mi ha fatto notare le sue capacità nelle scene del crimine e devo ammettere che il potenziale c’è”.
“Ne sono lusingata, signora. Per me è un onore lavorare qui”.
“Mi auguro che l’agente Rossi non abbia commesso un errore, anche se la sua scelta si sia rilevando efficiente per l’unità”.
“Non lo sarà” – risposi in tono serio.
“Molto bene. Adesso la lascio con la squadra. Ci rivedremo presto. Ah, dimenticavo: cerchi di moderare la sua immagine, dato che gran parte della nostra tolleranza è riservata all’agente Garcia” – disse, stringendomi la mano, lasciandomi senza parole, e si allontanò.
“Non preoccuparti” – mi sussurrò Hotch, tranquillizzandomi.
“Bene, visto che ci siamo tutti possiamo iniziare” – chiamò l’attenzione JJ.
“Dove ci porti stamattina JJ?” – disse Derek, tenendo la matita in bocca.
“Florida…”.
“Oddio Rossi è lì…” – disse sconvolta Emily.
“Questo caso è molto particolare. Anzi direi il più strano che abbia mai visto”.
“Aggiornaci, JJ” – disse Hotch.
“Sonia Coleman, 25 anni, è stata trovata stamattina su una barca vicino a un porto appena fuori città. Se notate bene, non ci sono segni d’arma da fuoco o ferite da taglio. La particolarità del caso sta nei vestiti della vittima…”.
“Peplo dell’età arcaica. Era il tipico indumento delle donne greche ed è maggiormente descritto nelle tragedie di molti aedi” – spiegò Spencer.
“Inoltre accanto al corpo è stato trovato un foglio con delle frasi”.
“Che frasi?” – chiese Derek.
Nella tua terra un foglio con delle frasi"anticastraniera non potrò mai raggiungerti, preferisco naufragar con il mio cuor dolente per dimenticar il tuo candido volto, anche se le stelle hanno sancito la mia condanna in quanto hanno disegnato sulla mia pelle l'immagine della tua ombra..." - lesse JJ.
"Sembra una tragedia greca! Chi l'ha scritta?" - si chiese Emily.
"Non ho mai sentito queste frasi da nessun aedo o drammaturgo greco" - disse Spencer.
"L'S.I. ti ha fregato uno dei tuoi libri?" - scherzò Derek.
"Due settimane fa, Dana Clarkson, 26 anni, è stata ritrovata nel suo appartamento, distesa sul letto. A differenza della seconda vittima, presenta un taglio all’altezza del petto. Indossa vestiti del periodo vittoriano e un altro foglio con delle frasi “Il mio sacrificio è la prova del mio amore impossibile per te.. Perciò dono il mio profondo, affinché la mia anima possa scorrere sulle tue vene per farti volare sempre più in alto, fino a toccare le nuvole..…” .
“Su questo S.I. possiamo dire che è estremamente colto in quanto si dedica alla poesia e alla tragedia. I vestiti sono il riflesso di una particolare fantasia che vorrebbe rivivere. Magari queste ragazze rappresentano un simbolo molto significativo per lui e se lo capiremo, lo cattureremo” – disse Derek.
“Ovviamente l’S.I. avrà utilizzato qualcosa per dominare le sue vittime, per esempio droghe o altre sostanze che le paralizzi, in modo tale da poter compiere il suo scopo. Che ne pensi, Keira?” – disse Emily, mentre osservava la giovane collega seduta sul davanzale della finestra, con lo sguardo perso nel vuoto.
Io, anche se dall’apparenza sembravo che stessi evadendo in un’altra realtà, avevo ascoltato la conversazione della squadra riguardo al caso e risposi: “Devo analizzare e consultarmi con la scientifica, ma potrei ipotizzare subito che l’S.I. ha una preparazione farmacopea o sarà stato a contatto con qualcuno che lavora in tale campo, per esempio i genitori o altri familiari” – risposi con tono cupo e abbassai subito il capo, per non mostrare ciò che in quel momento stavo provando.
Spencer non smise un solo attimo di fissarla e ripensava alla discussione avuta stamattina e nello stesso tempo la serata trascorsa da lei. “La mia mente mi ha abbandonato nel momento in cui ho bisogno di certezze. Perché mai? Perché proprio con te…”.
“JJ, prepara il volo tra un’ora. Appena che atterreremo, chiamo Rossi così potrà raggiungerci” – disse Hotch ma improvvisamente, mentre gli altri membri della squadra si stavano alzando dalle loro sedie, Spencer chiamò la sua attenzione.
“Hotch, io credo che sia opportuno che Keira non venisse con noi per questo nuovo caso”. Quando Reid, disse quelle parole, vidi i volti dei miei colleghi tutti puntati verso me. Cercai di controllarmi, per non compromettere il mio operato qui all’unità.
“Reid, sono io che decido chi è idoneo o meno a partecipare alle indagini. Quindi i miei ordini rimarranno immutati e verrà anche Martines. Ora concentriamoci su questo nuovo caso e chiudiamo qui questa questione” – ribatté Hotch e si allontanò dalla sala.
Andai spedita, non appena vidi uscire Hotch, verso Spencer e lo fissai con occhi adirati.
“Mi vuoi spiegare cosa ti è preso? Perché hai detto quelle cose a Hotch?”.
“Non sei razionalmente stabile per affrontare questo nuovo caso. Hai bisogno di rimanere qui per riposarti e riflettere bene sulle tue problematiche che contrastano la tua lucidità. Noi riusciremo a risolvere questo caso, anche senza il tuo intervento” – si giustificò Spencer.
“Ascoltami bene: ho fatta tanta strada per entrare in questa unità non per rimanere a riposare o guardare mentre risolvete il caso. Tutti abbiamo delle problematiche personali, ma di certo non ci impedisce di eseguire il nostro dovere. Che ti piaccia o no, io salirò in quel dannato jet e risolverò il caso insieme alla squadra. Ma non osare più decidere cosa sia meglio per me: ho abbastanza sale in zucca per capire quando è il momento di intervenire o meno!” – risposi e mi allontanai dalla sala, per preparare le mie cose per la partenza. Emily mi seguiva da dietro, lasciando JJ e Derek con Spencer.
“Ehi Reid, non credi che abbia esagerato con tale reazione?” – disse Derek.
“Perché, Morgan? Sai benissimo quanto sia rischioso che uno della squadra sia poco lucido. Ti sei dimenticato cosa accadde ad Elle dopo lo scontro con il Re Pescatore? Il suo ego era completamente distrutto per la mancanza di fiducia e per la paura di provare dolore e sofferenza da sola. Quale è stata la conseguenza di ciò: ha ucciso un uomo, giustificando il gesto come legittima arma da fuoco”.
“Ma, Spence, Elle aveva intenzione di abbandonare l’unità, come anche Gideon. Keira invece è determinata a rimanere qui a Quantico. Sta affrontando un ulteriore stress, dato che si sente osservata al microscopio, in quanto sta dimostrando le sue capacità per essere degna di far parte della BAU. Se ha dei problemi, di certo non l’aiuterai ostacolandola!” – spiegò JJ.
“JJ non possiamo rischiare: lei potrebbe compromettere la nostra squadra e lo sappiamo come vanno i rapporti tra Hotch e la Strauss. E’ meglio che resti; d’altronde c’è Garcia e quindi può seguire le indagini insieme a lei”.
“Ragazzino, è lodevole la tua premura nei suoi confronti, ma non ti rendi conto che siete molto simili” – disse Derek.
“Che intendi dire?”.
“Cavolo, Reid, meno male che hai una memoria eidetica! Ti sei dimenticato quando avevi gli incubi e cercavi sempre di nascondere il tuo disagio perché volevi continuare a lavorare e ti opponevi ai consigli di tutti noi, in particolare i miei”.
“Io non credo che il suo comportamento riguarda i suoi incubi” – teorizzò Spencer.
“Allora cosa pensi che abbia?” – intervenne JJ. Ma Spencer preferì non rispondere. “Quella serata è stato il nostro sbaglio…”.
 
“Keira..” – mi chiamava da dietro Emily, mentre percorrevo il corridoio con passo spedito.
“Emily, spero tanto che non terrai conto delle parole di Reid! Non so cosa gli è preso, è stato un gesto inammissibile e ancora peggio davanti a Hotch! Lo vorrei ammazzare con la mia moto quel genio so-quanti-capelli-hai-in-testa dei miei stivali!”.
“Ti volevo dire scusa, se ti ho fatta intervenire. Non avevo notato che stavi soprappensiero. E’ colpa mia se Reid ha avuto tale reazione!”.
“Emily, non prendertela con te stessa. Anzi hai fatto benissimo, dato che mi sto impegnando per rimanere con voi”.
“Ti capisco la tua agitazione e preoccupazione. Quando arrivai qui per la prima volta, avevo l’impressione di sentirmi una di troppo o addirittura non all’altezza, ma è stata la mia volontà che mi ha permesso di dimostrare le mie capacità ed eccomi qui. Ovviamente tutti hanno dei pensieri che impediscono di dormire la notte, ma non te ne devi vergognare o preoccuparti che possa compromettere il tuo operato. Stai andando benissimo perché sei te stessa”.
“Grazie, Emily. Ma non voglio che gli altri si facciano carico dei miei problemi. E comunque questo lavoro mi permette di scacciarli via oppure di trovarne le soluzioni. Per questo ero così adirata nei confronti di Reid quando ha tentato di escludermi dalle indagini. Ora non perdiamoci in chiacchiere, altrimenti Hotch ci verrà a prendere per i capelli” – dissi ed Emily mi diede subito ragione sorridendomi.
 

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 “Agente Rossi, non potrò mai ringraziarla per la sua cortese disponibilità. Il suo gesto significa molto per me e per questa nuova biblioteca” – disse una donna con un tailleur verde acqua e i capelli rossi sciolti.
“Si, figuri. E’ stato un piacere per me”.
“Ora dovrei andare, ma se vuole, può trattenersi qui tutto il tempo che desideri” – disse con modi gentili e garbati la donna, mentre si allontanava.
Rossi sfogliava alcuni libri, completamente diversi per quanto riguarda il genere da quelli che lui stesso scriveva. Poi rimase colpito da un libro, ‘Cuore nel mare ’ , ma ancora di più quando lesse il nome della scrittrice. Shania Langley. Improvvisamente Rossi sentì la presenza di qualcuno che si stava avvicinando verso lui. Una donna dai capelli biondi, corti e dagli occhi azzurri che sembravano due diamanti. Indossava un vestito bianco latte con alcuni balzi all’altezza delle ginocchia. Il silenzio scioccante e imperterrito di Rossi fu rotto dalle parole della donna.
“David, sei proprio tu?”.
“Ciao Shania” – rispose Rossi stringendole la mano.
“Lo sai quanti anni sono passati?”.
“Ventitrè”.
“Eppure ho ancora chiara l’immagine del tuo volto pieno di gioia quando mi desti la notizia che ti avevano accettato nell’FBI e che eri riuscito a fondare la BAU”.
“Anche la tua quando pubblicarono il tuo primo romanzo”.
“E’ vero e ricordo anche gli effetti per quei due bicchieri di Jack Daniel’s”.
“Bicchieri? Ne dobbiamo parlare dei chili che mi hai fatto perdere per portarti a casa?”.
“Niente rancori! Come mai sei qui?”.
“Conferenza per la pubblicazione del mio nuovo libro”.
“Alcuni li ho letti, dato che mio figlio Harrison è un tuo fan”.
“Figlio? Quando ti sei sposata?”.
“Veramente è una lunga storia, più grande dei miei libri” – rise Shania e Rossi preferì non insistere sull’argomento, anche se aveva in quel momento tante domande per togliersi tutti i suoi dubbi.
“Vorrei tanto conoscerlo, magari gli posso lasciare un autografo” – sorrise Rossi.
“Dovrebbe arrivare a momenti. Comunque non hai mai pensato di scrivere da ‘vero scrittore’ e non da profiler?”.
“Beh, è una bella domanda! I miei libri rispecchiano le scelte e la persona che sono diventata, non importa che genere sia. Però mi incuriosiscono gli altri libri, come ad esempio questo che ho in mano”.
“Ah, se vuoi prendilo. Magari troverai ispirazione nello scrivere qualcosa di diverso. E’ divertente dovresti provarlo”.
La conversazione si interruppe a causa del telefono di Rossi.
 
“Dave,
abbiamo un nuovo caso qui in Florida. Raggiungici subito alla stazione di polizia, così ti aggiorniamo sui dettagli. La faccenda è molto strana rispetto alle altre che abbiamo affrontato.
Hotch”.
 
“Problemi?”.
“Mi dispiace, Shania, devo andare. Però mi farebbe piacere rivederti, magari potremo andare a berci qualcosa di forte”.
“Però cammino da sola questa volta! Mi dispiace solo che Harrison non ti possa vedere”.
“Troveremo l’occasione giusta! A presto” – disse Rossi e si allontanò rapidamente.
Cinque minuti dopo arrivò un ragazzo alto, dai capelli castani e lunghi e dai bei lineamenti.
“Mamma che ti prende?” – disse notando il volto assente della donna.
“Harrison, sto bene. Ti serve qualcosa?”.
“Sto cercando alcuni libri di criminologia per la mia tesi”.
“Lo sai chi ho appena incontrato? David Rossi!”.
“Oddio, dov’è? Ho tante domande da fargli. Me ne hai parlato tanto in questi anni e vorrei conoscerlo in persona”.
“Non ti preoccupare, ci sarà questa occasione” – disse Shania.
“Ho paura che il tuo ritorno romperà il segreto che porto dentro di me da troppo tempo. Perché non sono riuscita a dimenticarti e sei sempre rimasto vivo nella mia mente e nel mio corpo, David?”.
 
“Salve, sono l’agente Jareau. Ci siamo sentiti al telefono questa mattina”.
“Agente James Krauss. Grazie per essere venuti qui in Florida. Sta succedendo qualcosa di strano qui in città. E’ il mio primo caso”.
“Questa è la mia squadra: gli agenti Hotch, Prentiss, Morgan, il dottor Reid e la dottoressa Martines”.
“Caspita non sapevo che l’FBI reclutasse anche i dottori!” – disse sorpreso l’agente.
“Veramente io non sono un dottore come lei pensa. Non ho una laurea in medicina ma un dottorato in chimica, matematica e…”.
“Non credo che all’agente Krauss interessi il tuo iter intellettuale, Reid” – lo interruppi e lo lasciai a bocca aperta.
“Agente Krauss chi ha rivenuto il corpo della seconda vittima?” – chiese Hotch.
“Un gruppo di pescatori. Infatti abbiamo una denuncia di scomparsa su questa vittima”.
“Da parte di chi?” – chiese Emily.
“Del fidanzato della ragazza” – rispose l’agente.
“Quando è stata fatta tale denuncia?” – chiese Derek.
“Esattamente due giorni fa”.
La conversazione fu interrotta dall’arrivo di Rossi.
“Eccomi! Ho fatto il più prima possibile” – disse.
“Agente Krauss, lui è l’agente Rossi” – disse Hotch.
“E’ un onore conoscerla agente Rossi” – esclamò con entusiasmo l’agente mentre stringeva la mano a Rossi.
“Hotch, credo che sia il caso che io vada in obitorio per analizzare la seconda vittima e trovare qualche collegamento con la prima vittima” – intervenni.
“Sarai guidata da uno di noi”.
“Perché, Hotch? Posso cavarmela benissimo da sola” – dissi pensando che sicuramente avesse intenzione di affiancarmi Spencer e la cosa mi dava sui nervi.
“I miei ordini non si discutono: sarai accompagnata da Morgan; Prentiss vai con Reid a parlare con i familiari di Sonia Coleman; JJ tu andrai dai quelli di Dana Clarkson insieme all’agente Krauss; Dave invece vieni con me sulla scena del crimine e ti spiegherò meglio i particolari del caso”.
“Credo che ce la spasseremo molto, vero Keira?” – sorrise Derek scompigliandomi i capelli.
“Fossi in te non ne sarei così sicura, Derek! Vieni con me o ti devo lasciare qui a ridere come un idiota uscito da un club per spogliarelliste?” – dissi mentre iniziai ad avviarmi.
“Ragazzi ci si vede! La ragazzina mi sta sfuggendo di mano” – disse Derek e seguì la ragazza irritata frettolosamente.
“Buona fortuna, Derek!” – disse Emily ridendo, mentre Spencer la notava da lontano e si perse ancora nei suoi dubbi e pensieri.
“Reid, sto aspettando te! Vogliamo andare anche noi” – lo fece scendere dalle nuvole Emily.
“Io sono già pronto, Prentiss! Se non accenno una parola, non significa che ho la mente altrove: infatti secondo le leggi della fisica, due cose non possono occupare contemporaneamente lo stesso spazio…”.
“Ok, grazie mille per questa lezione! Ora alza i tacchi e andiamo!” – minacciò Emily e Spencer non osò contraddirle.
 
 
“Che ne pensi?” – chiese Hotch.
“Un caso alquanto insolito, Aaron” – rispose Rossi.
“Due vittime in due settimane. Secondo i dossier, le vittime sono state ritrovate dopo quarantotto ore dalla scomparsa”.
“Quindi ha passato del tempo con loro ed è probabile che le vittime potessero conoscerlo”.
“Nell’appartamento di Dana Clarkson non ci sono segni d’effrazione. Cosa ci dice la vittimologia?”.
“Ragazze giovani, età compresa tra i 25 e i 30 anni; non seguono un modello o un ideale preciso: Dana Clarkson era bionda e Sonia Coleman era castana. L’utilizzo di vestiti che rievocano epoche antiche è la fantasia ossessiva dell’S.I.. Sta cercando di dimostrare qualcosa…”.
“Ha un totale controllo sulle vittime, in quanto non hanno opposto resistenza”.
“Dobbiamo aspettare l’esame autoptico di Martines. A proposito l’ho vista molto dura, quale è il motivo?”.
“Il motivo è una persona direi…”.
“Reid? Non credo che lo sia, ho potuta conoscerla bene e sono convinto che la ragione sia un’altra”.
“Il suo turbamento potrebbe provocare danni seri alla squadra, ma non me la sentivo di rinunciare lei in questo caso, dato che deve essere messa alla prova, soprattutto con la pressione della Strauss…”.
“Stai facendo la cosa giusta, fidati! Tornando al caso, ci sono altri elementi particolari?”.
“Si, leggi queste frasi che l’S.I. ha lasciato alle sue vittime” – disse Hotch mentre consegnò il foglio dove erano state trascritte. Rossi improvvisamente impallidì. “Non è possibile: queste parole sono le stesse di quel libro”.
“Dave, che ti prende? Hai qualche idea riguardo ciò?”.
“Credo di si, ma dovrei allontanarmi per un attimo” – disse Rossi, lasciando solo il suo collega.
 
“Keira, le analisi sono pronte” – disse Derek ma notò la sua giovane collega, dormiente sul banco. Urlò d nuovo il suo nome e la fece saltare dallo spavento.
“Ma perché urli, Derek! Non sono sorda, cavolo!” – dissi.
“Ma tu sentila! Tesoro, stavi nel mondo dei sogni e chissà cosa stessi sognando”.
“Non mi rendevo conto che fossi idiota a questi livelli” – dissi mentre mi stropicciavo gli occhi e guardavo nel vuoto.
“Ehi ti va di parlare?”.
“Di cosa?”.
“Di quello che hai. Questo non è il tuo vero io”.
“E tu come lo sai se ci conosciamo da una settimana?”.
“Lo so perché ci sono passato anche io e credimi non è una vergogna o qualcosa che possa compromettere il tuo operato”.
“Derek, non posso dimostrare a voi tutti le mie debolezze, altrimenti non potrei continuare quello che sto facendo e non meriterei di entrare in questa unità. Sarebbe un disastro per la squadra ritrovarsi uno dei membri con conflitti interiori”.
“Parli proprio come Reid!” – rise Derek.
“Ora si che l’hai sparata grossa”.
“E’ vero. Tu non lo sai, ma anche Reid si sentiva frustrato o scontroso per nascondere ciò che non lo faceva dormire la notte, per timore di essere considerato incapace di fare il profiler. Ma lui sa che può fidarsi di noi ed è riuscito ad aprirsi, nonostante tutto”.
“Ma come può uno come lui?”.
“Credimi, tutto quel suo enorme cervello non è altro che una maschera per occultare la sua enorme sensibilità. Non considerare il suo atteggiamento di stamattina un tentativo per infangarti o screditarti. E’ semplicemente preoccupato”.
“Vedo che si fida molto di te, se è riuscito ad aprirsi così tanto. E tu, Derek?”.
“Beh, Keira, non lo so ancora. La fiducia è l’unica cosa preziosa che un uomo come me possa avere, anche se avvolte ci sono momenti in cui la perdi totalmente e in quel attimo si alzano le ombre di un passato che non vorresti mai riviverlo”.
“Che ti è successo?”.
“Persi mio padre quando avevo nove anni. Ora sono qui cercando di imitare l’eroe che era in lui e soprattutto che era per me”.
“Mi dispiace”.
“Per quanto siano passati tutti questi anni, il suo ricordo è ancora vivo nella mia mente e in certi momenti mi impedisce di fare questo lavoro dolendomi sul fatto che sono stato inerme, immobile e non ho fatto nulla affinché fosse mai accaduto. Però stesso questa squadra ti dà la forza di aprire gli occhi e di andare avanti, nonostante i dubbi e gli incubi…”.
Ascoltando le parole di Derek, riuscì a trovare la forza di rivelare ciò che appesantiva il mio animo.
“Stanotte ho avuto un incubo…”.
“E’ la prima volta che li fai?”.
“No. Mi capita di sognare volti di persone che cercano aiuto da me e non riesco a salvarle. Poi me le ritrovo sul banco dell’obitorio piangenti e mi incolpano. Ma questo che ho fatto stanotte riguardava mio padre…”.
“Lo hai visto?”.
“Si. Era molto preoccupato e malinconico: mi ha pregato di proteggere questo medaglione. Ho subito pensato che fosse legato alla sua morte o qualche segreto che nessuno dovesse scoprire e ho il compito di proteggerlo”.
“Keira, gli incubi sono proiezioni del tuo animo. Stai tentando di trovare una giustificazione per quello che è successo a tuo padre e ti addolora l’idea che tu non abbia fatto nulla per salvarlo”.
“Non riesco più a dormire per questi miei pensieri. Non era delle mie intenzioni rivelare il motivo del mio comportamento duro e scontroso, perché non vorrei essere giudicata come una vittima delle mie stesse debolezze”.
“Ragazzina, ascoltami, non c’è cosa migliore che parlare, anche se può far male a noi stessi”.
“Grazie, Derek. Non saprò mai come ringraziarti per il tuo sostegno”.
“Veramente ci sarebbe qualcosa che potresti fare…” – disse con tono malizioso.
“Dimmi…”.
“Devi uscire con Reid!”.
“Ma ti sei bevuto il cervello? Assolutamente NO!”.
“Allora dovete parlare. Che vuoi fare: prendere o lasciare?”.
“E’ una minaccia?”.
“E’ un ordine!”.
“E’ meglio tornare al caso, grande capo zucca vuota!” – dissi mentre mi alzavo a confrontare le analisi dei corpi delle due vittime.
“Non te la caverai così facilmente. Comunque cosa dicono gli esiti? Come ha fatto l’S.I. ad attaccarle e ad avere tanto dominio su di loro?”.
“Secondo gli esami del sangue delle due vittime, ad entrambe è stata riscontrata un’elevata percentuale di Zohypnol, un farmaco per stordire e paralizzare le vittime. La morte è stata provocata dall’overdose, in quanto l’S.I. non si è accontentato solo di questo farmaco”.
“Che altro ha usato, Keira?”.
“Atropina Belladonna: una droga che veniva usato dalle donne ai tempi degli Egizi fino alla fine dell’Ottocento per dilatare le pupille nella speranza di apparire più belle. Secondo la mia ipotesi, l’S.I. l’ha utilizzato per immedesimare meglio le sue vittime in queste epoche. Il punto cruciale è il motivo” – spiegai.
“Quindi ha formazione letteraria e anche medica”.
“Medica non direi in quanto il taglio che è stato inferto sul petto di Dana Clarkson è molto impreciso. Ha esitato in quanto non era nelle sue intenzioni, ma ha dovuto agire per via della sua ossessione”.
“E l’uso di questi farmaci?”.
“Probabilmente avrà un familiare che ha una grande competenza farmacopea e a giudicare le dinamiche e i risultati delle analisi, l’S.I. non ha intenzione di uccidere le sue vittime, ma riprodurre un tipo di fantasia che lo soddisfa, che però ha come effetto collaterale l’overdose e quindi perde il controllo sulle vittime”.
“Le trasforma in burattini: è un tipo che ha perso la sua autostima in seguito a delle delusioni e cerca attenzione, lasciando frasi e facendo indossare strani vestiti alle vittime. Abbiamo elementi a sufficienza per elaborare un profilo. Chiamo Hotch…” – disse Derek, mentre estraeva il cellulare dalla sua tasca.
“Vengo anche io!” – dissi ma improvvisamente mi sentii le gambe pesanti e la vista appannarsi.
“Tu rimani qui a riposare. Hai fatto un ottimo lavoro” – disse mentre mi fece sedere.
“Non posso riposarmi, devo concentrarmi sul caso” – risposi, mentre sbadigliai.
“Piccola, i tuoi occhi approvano la mia idea. Appena che avrai acquistato le forze ci raggiungerai. Guarda, ora ti presto il mio giubbotto, così me lo potrai restituire” – disse Derek e me lo mise addosso come coperta per farmi calore e decisi di non contestarlo più e accettare il suo consiglio.
“Ehi…grazie!”.
“Se non mi posso accontentare di quell’appuntamento, lo accetto” – rise.
“Sei sleale, non stiamo combattendo ad armi pari!” – sbuffai.
“Buonanotte dottoressa!” – esclamò e si allontanò dalla stanza.
Chiusi lentamente gli occhi, anche se c’era ancora il timore che gli incubi ritornino. Ripensavo alle parole di Spencer. “In fondo era una bugia per non soffrire. Ma allora perché sento lo stesso questa angoscia?”.
 
Rossi trovò l’appartamento di Shania Langley e bussa alla porta. Si trovò di fronte un giovane ragazzo dai capelli lunghi castani e mossi, stesso colore anche gli occhi; di statura elevata e fisicamente magro.
“Posso fare qualcosa per lei?” – disse.
“Sto cercando la signora Langley: è qui in casa?”.
“Mi dispiace ma mia madre non è ancora tornata. Chi la desidera?”.
“Sono l’agente David Rossi” – appena che pronunciò il suo nome, il ragazzo rimase a bocca aperta.
“Rossi! Quel David Rossi? Sono un suo grande fan: i suoi libri sono stati preziosi per me”.
“Ti ringrazio per gli encomi, tu dovresti essere Harrison giusto?”.
“Esattamente, signore. Prego, si accomodi” – disse e fece entrare Rossi.
“Abitate solo voi due in questa enorme casa?”.
“Si. Mia madre adora avere grandi spazi, mentre io preferirei starmene in un piccolo angolo dove posso godere la mia tranquillità”.
“Su questo punto siamo uguali” – commentò Rossi, mentre fissava il ragazzo. Notava qualcosa. Una strana somiglianza.
“Come mai questa visita?” – chiese curioso Harrison, mentre Rossi camminava per la casa e osservava le foto di Shania da giovane.
“Per parlare con tua madre”.
“Mamma mi ha parlato molto di lei. E’ stato una figura importante nella sua vita, una sorta di fratello” – sorrise fieramente.
“Davvero?”.
“Certo, anche se le sue parole non rispecchiano molto il suo carattere che assume nei suoi libri”.
“Vuoi diventare anche tu un profiler?”.
“Si, anche se non è semplice. Infatti mi accontenterei di fare il detective di contea”.
“La mancanza di fiducia è una delle più grandi debolezze dell’uomo ed è il tallone di Achille per un profiler”.
“Quei libri non potranno mai rimpiazzare le sue parole, agente Rossi”.
“Niente formalismi, Harrison. Chiamami Dave” – sorrise – “Tuo padre è sempre assente da casa?”.
“Non ho un padre ed è meglio così”.
“Come mai tanto rancore?”.
“Mio padre non accettò la gravidanza di mia madre e decise di allontanarsi per sempre. Non capisco cosa sia più triste sapere di non essere accettato o vivere l’esistenza senza un padre!”.
“Quanti anni hai, Harrison?”.
“Ventitrè. Scusami come mai tutte queste domande? Riguardano il caso?”.
“No, tranquillo, anzi scusami per il disturbo. Ora è meglio che vada” – disse Rossi, mentre poggiò la mano sulla schiena del ragazzo, come scusa per prendergli un capello.
“Mi ha fatto molto piacere parlare con lei. Mi auguro che questa nostra conversazione possa ripetersi di nuovo”.
“Ne sarei davvero lieto” – disse Rossi e uscì dalla casa. Guardò il capello e iniziò a riflettere. “Troppe somiglianze per essere delle coincidenze: che cosa mi hai tenuto nascosto, Shania? Finalmente potrò capire il motivo per cui ti ho perduta per ventitrè anni…”.
 
“Cosa avete scoperto?” – chiese Hotch.
“Abbiamo trovato il fattore comune delle due vittime: entrambe frequentavano una scuola di recitazione” – spiegò Emily.
“I vestiti sono fatti di stoffa sintetica utilizzata per realizzare costumi scenici e a giudicare quelli che sono stati trovati addosso alle vittime, l’S.I. ha una vasta preparazione sulle tragedie sceniche da quelle greche fino a quelle vittoriane” – concluse Reid.
“Ho chiamato Garcia e mi ha fornito l’indirizzo di questa scuola” – disse JJ porgendo un foglietto a Hotch.
“Si trova nel centro della città, vicino ai luoghi dove sono state trovate le vittime” – intervenne l’agente Krauss.
La conversazione fu stoppata per l’arrivo di Morgan.
“Eccomi! Ho i risultati autoptici: l’S.I. stordisce e paralizza le vittime; la morte è per overdose. Inoltre ha una estrema conoscenza delle usanze antiche in quanto è stato riscontrato sui corpi dell’atropina belladonna”.
“Ha una formazione medica?” – chiese Emily.
“Secondo Keira, l’S.I. avrà appreso da un familiare le conoscenze farmacopee. La morte delle vittime non è altro che un effetto collaterale dei farmaci che utilizza sulle vittime; le trasforma in oggetti che richiamano la sua fantasia e credo che non si fermerà” – spiegò Derek.
“Dove si trova adesso Keira?” – chiese deciso Spencer.
Morgan fu colto di sorpresa, ma, per proteggere la ragazza, inventò una scusa.
“Si trova ancora in obitorio perché stava cercando altri indizi che possano aiutarci nel profilo”.
“Doveva tornare qui alla stazione dato che così aveva ordinato Hotch e la sua competenza poteva servirci sulla scena del crimine per capire quando agirà l’S.I.” – insisteva Reid, non convinto della versione del suo collega.
“Non vedo Rossi: che fine ha fatto?” – salvò la situazione Emily.
“Eccolo sta arrivando…” – disse JJ.
“Hai una pista?” – chiese Hotch.
“Non ancora. Ho bisogno di parlare con Martines: si trova ancora in obitorio?” – chiese Rossi.
“Si. Credo che sia meglio non disturbarla…” – disse Derek ma non riuscì a fermarlo. “Dannazione!”.
“Cosa ti prende, Morgan?” – chiese JJ.
“Speriamo che non succeda un casino”.
“Che intendi dire con la parola ‘casino’? Cosa stai nascondendo? Ormai è palese il tuo atteggiamento” – intervenne Spencer sempre più confuso, ma Derek preferì non rispondere.
 
“Chi è?” – dissi, mentre mi svegliai di soprassalto a causa di un rumore insolito. Presi lentamente la pistola come difesa e uscì dalla sala per percorrere il corridoio. Sentì una mano appoggiata sulla mia schiena e mi voltai di colpo.
“Calma, Martines, sono io”.
“Scusami, Rossi! Certo che mi hai fatto prendere un brutto spavento: per poco ti potevo bucare la fronte!”.
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore”.
“Di che si tratta?”.
“Devi analizzare questo capello”.
“Morgan non mi aveva detto che avevate trovato delle tracce sulla scena del crimine! Mi metto subito al lavoro”.
“No, Martines! Non riguarda il caso…”.
“Non capisco, Rossi! Spiegati meglio” – dissi e notai che si tirò anche lui un capello e me lo diede.
“Voglio che tu faccia l’esame di paternità”.
“Non posso farlo!”.
“E’ una tua competenza, quindi dove è il problema?”.
“Non condivido questa storia! Non devono essere i dati scientifici a dire chi è il padre e chi è il figlio”.
“Non puoi capire: è una questione personale! Quindi esegui quello che ti ho detto” – alzò il tono di voce Rossi, ma io ero più testarda di lui e continuai a rifiutare. Anche se poteva compromettere il mio lavoro, ero pronta a tutto pur di portare avanti le mie idee e i miei sentimenti. Poi la tensione fu interrotta dal suono del mio cellulare. Era JJ.
“Dimmi, JJ” – risposi.
“Keira, abbiamo un’altra vittima, raggiungici subito. Ti mando le coordinate via GPRS”.
“Arrivo subito” – dissi e riattaccai.
“Dobbiamo andare: abbiamo un altro cadavere. Comunque ci sono modi migliori per scoprire la verità…” – dissi e mi allontanai da Rossi, che rimase indietro solo. “Forse è questo il motivo per cui pago il prezzo della solitudine: cercare la verità nel materialismo”.
 
“Chi è la vittima, agente Krauss?” – chiese Derek.
“Katy Stuart, 24 anni. Anche lei risulta scomparsa da quarantotto ore”.
“L’S.I. avrà rapito a breve distanza le due vittime e passa il tempo con loro prima di ucciderle” – ipotizzò Emily.
“Ma perché avrebbe scelto un luogo pubblico? Non aveva timore di essere scoperto? Non credo che le persone non notassero qualcuno che trasportava in braccio una donna vestita in modo strano” – disse JJ.
“Il parco è chiuso al pubblico alle 18 e dopo un’ora è il turno di sorveglianza. Infatti ci sono dei segni di effrazione vicino alle sbarre del cancello. L’S.I. è stato prudente in quanto ha agito dopo l’orario di chiusura, quindi nessuno lo avrebbe notato; secondo punto ha voluto che il corpo fosse ritrovato, sapendo l’orario di sorveglianza. In conclusione l’uomo che cerchiamo conosce perfettamente la città e ha intenzioni di comunicare qualcosa attraverso questi omicidi” – terminò Spencer.
Finalmente riuscì a raggiungere la scena del crimine.
“JJ, ho fatto il più presto possibile” – dissi, mentre sentivo gli occhi di Spencer puntati addosso.
“Keira, ti avevo detto di rimanere in obitorio” – disse Derek.
“La pausa è finita, Derek. Ora è il mio turno, quindi scansati” – dissi e mi avvicinai verso il corpo della vittima – “La vittima è stata paralizzata con lo stesso farmaco utilizzato per le altre due vittime; inoltre ci sono segni di colluttazione e una ferita dietro la testa, provocata senz’altro da un corpo contundente, come una mazza o un bastone. E’ stata sorpresa dietro le spalle”.
“C’è qualcosa sulla mano sinistra” – notò Emily.
“Un pezzo di carta” – dissi.
“Ennesima frase lasciata dall’S.I.. Poggio il mio corpo in questa terra fredda, pregando che il respiro della mia anima dia la vita a quel fiore che non crescerà mai sulla riva dove è sepolto il nostro amore” – lesse JJ.
“I vestiti risalgono all’epoca del…”.
“…Rinascimento” – finì la mia frase Spencer.
“Ragazzi credo che sia meglio che ritornassimo alla stazione e riprendere le indagini domani” – consigliò Emily ed la squadra fu d’accordo.
 
“Dave…” – vide Hotch l’arrivo del suo collega alla stazione.
“Ehi..”.
“Dove sei stato? Hai trovato un’altra pista?”.
“Più o meno…”.
“Cosa c’è che non ti convince? Ho capito che non riguarda il caso…”.
Rossi preferì non rispondere.
 
“Harrison, sono tornata…”.
“Ciao, mamma”.
“Ti vedo strano: cosa è successo?”.
“E’ venuto qui l’agente David Rossi e ti cercava”.
“Davvero? Cosa voleva?” – rimase scioccata Shania.
“Non lo so. Ha iniziato a farmi delle strane domande: voleva sapere riguardo mio padre. Mamma perché non mi racconti mai chi fosse veramente?”.
“Ne abbiamo già parlato, Harrison. Comunque se per caso ti capitasse di rincontrare l’agente Rossi, cerca di mantenere le distanze”.
“Perché? Mi stai per caso nascondendo qualcosa? Lui sa qualcosa riguardo mio padre?” – iniziò ad alzare il tono della voce Harrison.
“Basta! Non ti intromettere in simili questioni e fai come ti dico!”.
“E’ meglio che me ne esco; è inutile parlare con te” – disse e chiuse violentemente la porta.
Shania nel frattempo notò una lettera sul tavolo. Era indirizzata a lei.
 
“Presto la tua vita sarà nelle mie mani e la distruggerò così come tu hai distrutto la mia. Prenderò ogni cosa fino a quando non avrai più la forza di raccontare nei tuoi libri ciò che ti accadrà. E’ il mio momento di scrivere questa nuova storia...”
 
Mentre leggeva quella lettera minatoria, Shania sentiva alla radio la notizia riguardo gli omicidi e quando sentì una delle frasi lasciate dall’assassino a una delle sue vittime, rabbrividì.
 
“Sono morte a causa mia…” 

  
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