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Autore: Kiki May    15/10/2010    1 recensioni
[Crossover BTVS/BONES]
“… il vicecapo Summers, del dipartimento di Washington. L’indagine le appartiene. Mi aspetto la massima collaborazione e disponibilità. Dobbiamo catturare uno psicopatico che ha a carico tre omicidi accertati.”
Un pericoloso serial killer è tornato a colpire. Buffy e Brennan svolgeranno l'indagine nel tentativo di assicurare il criminale alla giustizia. La collaborazione le porterà ad aprirsi l'una con l'altra e a prendere importanti decisioni sul piano personale.
Buffyverse: AU [Buffy & Spike]; BONESverse: Inizio Sesta Stagione [Brennan & Booth]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Temperance Brennan
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi col secondo capitolo.
Grazie a Spuffy93: Oddio! XDD No, non mi fermo! Cercherò di portare avanti la storia sino all'epilogo. Grazie mille per la preferenza espressa.

 

Buona lettura.

 

 

 


2. Ecuba

 

 

O re, luce degli Elleni suprema,
commuoviti, la man vendicatrice
a questa vecchia porgi

Ecuba [Euripide]

 

 


Dopo una nottata intera trascorsa ad esaminare vecchi documenti nella buia sala interrogatori della stazione di polizia, il Jeffersonian sembrava maestoso. Ancora più imponente del giorno precedente, più pulito, tecnologicamente attrezzato e silenzioso.
Buffy strizzò gli occhi, attenta a non rovinare il trucco, e procedette in direzione del laboratorio scientifico della dottoressa Brennan.
Anche la famosa antropologa forense aveva rinunciato alle ore di sonno per lavorare ed aveva provveduto ad aggiornandola puntualmente con sintetici e precisi messaggi.
In particolare, intorno alle nove e trenta del mattino, le aveva chiesto di precipitarsi nel suo studio per poterle riferire di persona importanti novità. Buffy aveva avuto solo il tempo per cambiarsi e lasciare un frettoloso messaggio di scuse a Dawn.
Messaggio che sarebbe finito nel cestino della carta da riciclo.
“Vicecapo Summers.” mormorò Buffy a mo’ di saluto, introducendosi nella stanza utilizzata per l’esame delle ossa.  “Mi aveva detto di avere scoperto qualcosa.”
“Infatti è così.” sussurrò la dottoressa, armandosi di lente di ingrandimento. “Venga più vicina e le faccio vedere.”
La Brennan indossava i guanti sintetici e stava esaminando, coscienziosa, il teschio di uno scheletro perfettamente conservato. Buffy si fece avanti, socchiudendo gli occhi per concentrarsi sulle fratture nella superficie del teschio indicate dall’antropologa.
“Vede queste lesioni?”
“I graffiettini?”
“È una terminologia impropria. Immagino la usi per comprendere il senso della mia domanda.”
“È così. Mi parli dei graffi … delle lesioni.”
“Sono danneggiamenti dello scheletro pre mortem che non abbiamo riscontrato in nessuna delle altre vittime.”
Buffy si tese, aggrottando le sopracciglia.
“Di chi è questo scheletro?”
“I resti appartengono al secondo cadavere in ordine cronologico. Ho esaminato personalmente gli altri ed ho rilevato una significativa differenza nel modus operandi dell’assassino.”
“Che ha fatto?”
Brennan riprese il teschio, ruotandolo di trenta gradi in modo da mostrare quello che pareva un foro.
“Questa lesione ci suggerisce che la morte è avvenuta prima che venisse spezzato il collo della vittima. In sostanza, è questa rottura della parete del cranio la causa del decesso. Le microfratture ci dicono che la vittima ha sbattuto ripetutamente il capo contro degli oggetti contundenti e contro una superficie rigida. È un particolare sostanziale, visto che nelle altre vittime non si riscontra.”
“Quindi, se ho capito bene, l’assassino l’ha prima sbatacchiata a destra e a manca, facendole colpire qualcosa di duro, la ragazza si è spaccata la testa ed è morta. Successivamente lui le ha spezzato il collo.”
“È esatto.”
“E nessuna delle altre vittime ha ricevuto lo stesso trattamento? Come fa a sapere che la ragazza non è caduta o ha fatto un’altra triste fine?”
“La compressione del lobo parietale suggerisce l’intervento volontario di qualcuno. Vede?” domandò Brennan, mimando di premere il teschio contro il tavolo. “Come se qualcuno avesse tenuto in questa posizione la vittima. Tutti gli altri scheletri presentano delle lesioni e dei danneggiamenti diffusi, ma niente di simile.”
Buffy aggiustò i capelli che sfuggivano alla coda, meditando silenziosamente.
“Pare che l’assassino si fosse accanito con questa donna in particolare. Con ogni probabilità, l’avrà sorpresa mentre tentava di scappare. Nella colluttazione ha avuto la meglio ed ha usato talmente tanta violenza contro la ragazza da ucciderla. In seguito ha comunque inscenato il solito rituale dell’omicidio.”
“La sua ricostruzione è compatibile con le prove che abbiamo rinvenuto.”
“A questo punto deve trattarsi per forza di un uomo!”
Brennan annuì debolmente e introdusse il vicecapo nell’ufficio della collega.
“Lei è Angela Montenegro. Saprà chiarirle meglio quello che abbiamo scoperto circa la fisicità dell’assassino. Glielo mostrerà.”
“Mostr … cosa?”
Angela sorrise gentilmente e condusse Buffy dinnanzi ad una specie di schermo tridimensionale nel quale si muovevano con due sagome.
“Sembra di stare al cinema!” esclamò il vicecapo, impressionata.
“È un gioiellino che ho realizzato di persona. Ci consentirà di comprendere effettivamente la dinamica dell’omicidio. Le spiego come: ho calcolato la distanza delle lesioni nel corpo della seconda vittima che, per la cronaca, si chiamava Sally e lavorava in un asilo nido. Le ferite ci suggeriscono che la ragazza doveva trovarsi in ginocchio, in questo modo, con entrambe le braccia a proteggere il capo.”
Nello schermo, una delle figure fittizie, la più minuta, si abbassò sino ad accucciarsi, stretta tra l’altra sagoma ed una parete invisibile.
“Ho calcolato anche la potenza dei colpi, la loro profondità, la forza utilizzata per assestare il …”
“Salti pure lo scientifichese. A che conclusioni è arrivata?”
“Deve trattarsi di un maschio adulto, alto circa un metro e ottantacinque per novanta chili di peso.”
“Uno che ci sa fare.” mormorò Buffy. “I pugni, i colpi … non sono mai assestati a caso. Una tale precisione è frutto della pratica nelle arti marziali.”
“Esatto.” aggiunse Brennan, attenta ai movimenti delle figure luminose. “Inoltre, la torsione della seconda vertebra cervicale è immediata, istantaneamente mortale.”
“Non commette errori, non sgarra di un passo. Solo con la seconda vittima ha avuto un eccesso di follia, probabilmente provocato dal comportamento di quest’ultima. Pulisce i cadaveri con precisione e inscena l’abbandono senza lasciare traccia. Deve trattarsi di un poliziotto o di un ex militare. Il modo in cui uccide è troppo specifico, disciplinato.”
“Booth saprebbe uccidere un uomo in quel modo!” intervenne, con tono leggero, la dottoressa Brennan. “Anche se gli omicidi commissionatigli prevedevano l’uso del fucile a grandi distanze.”
Buffy si voltò ad occhi spalancati, non del tutto certa di avere udito bene.
Fu Angela a precisare l’affermazione dell’amica.
“Faceva il cecchino.  Per il governo.”
Ah! Addestramento militare.” puntualizzò il vicecapo della polizia. “L’uomo che stiamo cercando deve averne avuto certamente uno.”

 


Uscirono dal Jeffersonian intorno alle tredici e quaranta, dopo aver esaminato per l’ennesima volta vecchi rapporti di polizia e scheletri femminili.
Il procuratore Julian non aveva smesso un secondo di stare addosso a Buffy, esigendo continui ragguagli sulla situazione e ripetendo a macchinetta le regole auree per il successo di una buona indagine. La donna, abituata a lavorare col famoso Seeley Booth, non si sentiva tranquilla a lasciare un caso tanto importante  nelle mani di una funzionaria di Stato che neanche conosceva bene. Per fortuna, esisteva la razza dei Giles: diplomatici conciliatori sin dal 1887.
Senza, Buffy Summers sarebbe morta, travolta da pile di documenti.
La dottoressa Brennan raggiunse l’automobile del vicecapo, dopo l’ennesima telefonata.
“Qual è la prossima mossa, quindi?”
“Ho intenzione di interrogare la madre di questa Sally, la seconda vittima, per ricavare ulteriori informazioni. La figlia potrebbe essere la chiave dell’indagine visto che ha subito un trattamento diverso rispetto alle altre vittime. L’assassino poteva conoscerla personalmente, intrattenere con lei un rapporto più intimo.”
“Prima, nell’ufficio di Angela, lei ha sostenuto la tesi della violenza accidentale provocata da un tentativo di fuga.”
“Quella è l’altra ipotesi. Vagliamo tutte le piste, senza escludere niente a priori. Non mi convince il modo il cui questo Cacciatore sceglie le sue vittime.”
“Che significa?”
“Glielo spiego … a pranzo? Ha nulla in contrario se ci fermiamo a mangiare qualcosa?”
“Assolutamente. Comincio ad avere fame  e questo era il momento in cui Booth staccava dal lavoro.”
Buffy si morse le labbra, ma non aggiunse nulla.
Lasciò che la dottoressa la precedesse, indicandole il locale da scegliere per la pausa.

 


Le portate arrivarono di fretta, compatibilmente con l’affollamento del Diner.
Buffy ringraziò, afferrando forchetta e coltello. Pronta a gustare l’insalata mista identica a quella della dottoressa Brennan.
“Sembra buona.” mormorò dolcemente, dimentica dell’aura di spietatezza da vicecapo della Polizia.
Brennan si servì un primo boccone.
“È molto buona.” confermò, coprendo le labbra col tovagliolo. “È la prima volta.”
“La prima volta?”
“Che qualcuno al mio stesso tavolo, nella pausa pranzo dall’indagine, ordina un’insalata vegetariana. Booth avrebbe preso qualcosa con la carne.”
Buffy assaggiò una patatina, immergendola lentamente nel ketchup.
“Viene sempre con lui in questo posto?”
“Ovviamente frequentano il locale anche i membri della mia squadra, molti ricercatori del Jeffersonian e degli individui che non conosco. Il tavolo, però, lo condivido sempre con Booth. È la nostra occasione per aggiornarci.”
“Parlate solo di lavoro?”
Brennan s’imbronciò, quasi pensierosa.
“No.” rispose infine, senza concedere ulteriori precisazioni.
Il telefono di Buffy squillò; era Dawn, che informava la sorella di un esame appena sostenuto.
“Booth sarebbe stato contento di una notizia simile. Nella sua scala di valori, la famiglia assume un ruolo principale, cruciale.”
Stavolta, Buffy non si poté trattenere dal porre una domanda.
“Lei tiene molto a questo Booth, vero?”
“Siamo partners da anni e siamo amici.” concesse Brennan, infilzando pomodorini e lattuga.
“Mi scusi. È l’istinto del poliziotto o qualcosa del genere. Mi sono subito resa conto di essere la mera sostituta di una persona degna di fiducia.”
“È così.” replicò Brennan, ancora una volta senza minima traccia di sarcasmo o cattiveria.
Buffy sorrise, spizzicando le patatine salate.
“Lo ha menzionato decine di volte nel corso della giornata. Le manca.”
“Probabilmente la distanza temporale dall’ultima indagine e il complesso di abitudini che avevamo creato mi portano a sentire la mancanza di Booth. È una cosa antropologicamente contemplata e accade anche gli animali che, nel tempo, riescono anche ad assumere le espressioni dei padroni. Un rapporto interpersonale, caratterizzato da un gran numero di ore trascorse insieme, crea un legame tra i soggetti. Questo legame provoca una specie di … malinconia. Non saprei come definire l’emozione. Non ho dimestichezza nel campo.”
“Neanche io, ma malinconia mi pare un termine appropriato. Amarezza, anche. E vuoto.”
Brennan aggrottò le sopracciglia, dubbiosa.
“In realtà, non comprendo bene la distinzione tra emozioni diverse. Mi sembra una categorizzazione imprecisa, arbitraria.”
“È come con la legge. Si basa sull’analogia dei casi, non sull’identità. Solo che … anche l’analogia è difficile da trovare nelle questioni di cuore, perché sono tutte dannatamente incasinate ed incomprensibili a chi non le vive. E, di solito, chi c’è in mezzo è talmente preso da non riuscire a fare il punto della situazione. Si lascia trascinare e basta.”
L’espressione del vicecapo sembrò oscurarsi.
Brennan osservò il cambio repentino con attenzione scientifica, sebbene le esercitazioni con Sweets avessero ampiamente dimostrato la sua incapacità nell’interpretazione dei segnali.
“Sono convinta che Booth, in una discussione simile, avrebbe insistito sul possesso di una chiave universale di comprensione dei sentimenti. Un codice comune, che permette la comunicazione tra gli uomini e, in ultima analisi, il dominio di un’emozione sulle altre: l’amore.”
Buffy rise, versandosi dell’acqua minerale nel bicchiere.
“È buffo come lo dice!”
“Risulto buffa in determinate occasioni.”
“Non è un’offesa! È che lei mi sorprende! Non ho mai incontrato una persona capace di tanta … insomma, non sono molti a … certamente non io.”
“A fare cosa?”
Il vicecapo della polizia addolcì lo sguardo empaticamente, senza specificare il senso delle sue parole. Continuò a mangiare, servendosi del pane. In silenzio.
“Credo che il suo collega sia molto importante per lei. Mi scusi se continuo ad insistere, ma … beh, il Papa quante volte al giorno lo nominerà Gesù Cristo? Cinque? Sei?”
“Deduce che Booth sia importante dal fatto che l’ho menzionato ripetutamente?”
“Non solo. Lei attribuisce un grande valore alle sue parole e le ascolta, profondamente. Penso sia una cosa straordinaria che, spesso e volentieri, non succede neanche tra amanti. Si può amare o odiare qualcuno attribuendo un’importanza superficiale alle sue opinioni. L’odio, l’amore … vanno e vengono. Si può amare senza fidarsi.”
“Come è possibile?”
“Non sono un’esperta e non leggo filosofia, ma la vita mi ha insegnato che l’amore è quasi sempre l’anticamera o l’altra faccia dell’odio. Di fatto, la natura della sensazione che si prova è quella. Odio e amore hanno la stessa snervante capacità di resistenza e offuscamento della razionalità. Quanto alla fiducia … non ha niente a che fare con le emozioni ed è un casino quando manca e la persona che abbiamo di fronte ci tiene comunque nel palmo della mano.”
Brennan rifletté sulle parole del vicecapo.
Erano opinabili quanto quelle di Booth, eppure non avevano la stessa carica di persuasione carismatica. Non le avrebbe ricordate nei particolari, non le avrebbe serbate nella memoria come le premesse irrazionali dell’amico.
Stava operando una distinzione arbitraria, consapevolmente.
“Booth avrebbe detto qualcosa di più carino, vero?”
“Avrebbe ribadito uno dei concetti su cui fonda la sua morale. Risultano soddisfacenti, spesso. Confortanti, quasi.”
“Non ho esperienza di relazioni sentimentali confortanti. Però, potrei scrivere un libro sulla passione e l’amore e i guai che, inevitabilmente, arrivano in fila.”
“In realtà, penso che neanche Booth abbia esperienza di quello in cui crede.”
“Allora perché lo reputa tanto affidabile?”
“È una questione di fede, ho imparato. Il segreto sta nella speranza che certe concezioni riescono a trasmettere. Forse … vorrei semplicemente poter sperare.”
“Vorrei sperare anch’io.” concluse Buffy.
Al termine del pranzo, si diressero a casa della madre di Sally Brown.

 


Parcheggiarono di fianco ad un parco giochi e si diressero all’abitazione della vittima, poco distante. Una donna sulla cinquantina, bruna e stanca, venne loro ad aprire. 
“Vicecapo Summers della polizia di Washigton, dottoressa Brennan del Jeffersonian Istitute. Vorremmo farle qualche domanda circa l’omicidio di Sally.”
La signora Brown inclinò il capo come per deglutire faticosamente.
Si fece da parte, invitando le ospiti ad accomodarsi.
“Entrate pure.” pronunciò a bassissima voce.
Le precedette, avvolgendosi nella giacca di lana, e salutò il figlio minore che usciva per andare al lavoro.
Buffy intercettò lo sguardo in quello del ragazzo e lesse un odio totale, malcelato, bruciante.
Si accomodò nel salotto, accanto a Brennan che già discuteva con la madre dalla seconda vittima.
“Abbiamo ragione di pensare che sua figlia possa essere la chiave per catturare il Cacciatore. È stata uccisa in un modo diverso dalle altre vittime.”
La signora Brown sprofondò nella sedia, preda di un improvviso torpore.
“Ci avevano detto  che …”
“Sono emersi nuovi indizi. A quanto pare, Sally ha opposto resistenza al suo aggressore.”tagliò corto Buffy, riprendendo in mano le redini della conversazione.
Era abituata al pieno controllo e alla gestione esclusiva delle testimonianze. Lavorare con qualcuno che anticipava le sue mosse le risultava estremamente fastidioso ed inopportuno.
“Ci avevano detto che … che non aveva sofferto!”
“Non crediamo che abbia sofferto molto. In ogni caso presenta delle cicatrici e delle lesioni che suggeriscono un tentativo di resistenza.”
“Stava cercando di scappare?”
“Probabilmente.”
La signora Brown si portò una mano al volto, seguendo silenziosamente il corso dei pensieri. Lucida, ribadì un concetto più volte ripetuto.
“Ho sempre detto che non si sarebbe arresa senza lottare.”
“Sì, signora. Vuole, per favore, parlarci del giorno del rapimento? Lo ricorda?”
“Perfettamente. Sally era appena uscita dall’asilo. Aveva cominciato a fare i turni pomeridiani dalle tredici alle sedici e trenta.”
“Da quanto tempo faceva quei turni?”
“Un mese. Ogni volta che usciva dalla scuola chiamava me o il fidanzato. Tornava a casa intorno alle cinque, cinque e trenta, e rimaneva a cenare o usciva col ragazzo.”
“Era il ragazzo ad accompagnarla a casa?”
“John, il fidanzato, passava a prenderla quando poteva. Il più delle volte, Sally tornava con la metro.”
“Capisco. Era abitudinaria sua figlia? Coscienziosa?”
La signora Brown rivolse alle ospiti uno sguardo freddo, tagliente.
“Sally era una ragazza sveglia, perbene. Non avrebbe accettato caramelle dagli sconosciuti, se è questo che pensate.”
“La sua espressione sottintende l’accettazione di lusinghe o favori da parte di estranei.” precisò Brennan. “Sally era propensa ad un comportamento del genere?”
“Molti lo hanno chiesto. È assurdo come si cerchi di dare alla vittima la colpa di essere vittima. Immagino sia tranquillizzante per la Polizia.”
“Non è tranquillizzante.” intervenne Buffy.  “Abbiamo bisogno di comprendere le modalità dei rapimenti, sono il passo più pericoloso nello schema d’azione del killer. Se scopriamo come riesce a far sparire le ragazze, potremo fermarlo.”
“E poi?” esclamò la donna, affranta dal dolore. “Poi cosa farete? Lo metterete in carcere? Vitto e alloggio gratis?”
“Signora, non spetta a noi …”
“Invece sì. Dovrebbe spettare a voi! Siete il braccio della giustizia e dovreste punire chi commette simili atrocità. La vostra mano vendicatrice dovrebbe portare misericordia e pace nella mia casa.”
Un silenzio amaro accompagnò lo sfogo rabbioso.
Fu Brennan a prendere parola.
“Quello che chiede è razionalmente impossibile. Non è compito della polizia portare pace nella sua casa. Nel nostro Stato, però, vige ancora la pena capitale. Se desidera la morte dell’assassino, potrebbe trovare consolazione nel fatto che essa è possibile.”
La signora Brown strinse le labbra.
Buffy e Brennan posero ancora qualche domanda.

 


“Geniale la battuta sulla pena di morte!” sussurrò Buffy, appena fuori dalla casa della vittima.
Un’idea le stava ronzando nel cervello, avrebbe dovuto fare qualche chiamata.
“Non era una battuta. Era una constatazione oggettiva.”
“Quindi lei crede nell’efficacia della punturina?”
Brennan disinserì l’allarme dell’auto e aprì lo sportello.
“Lei è contraria?”
Buffy non rispose.
Digitò il numero dell’ufficio e trovò Xander all’altro capo della linea.
“Grazie a Dio, ci sei! Ascolta, ho bisogno di un favore: controlla per l’ennesima volta i legami tra le vittime del killer. So che non è mai venuto fuori niente, ma tu assecondami! Non mi convince il modo in cui questo tipo sceglie le ragazze. È troppo calcolatore! Prevede gli scenari al millimetro, assume rischi consistenti, ma non lascia nulla al caso. È paziente e ragionevole. Non credo che vada appresso alle prime bionde che gli passano sotto il naso. Poi, metti qualcuno a guardia della signora Brown e del figlio. Mi hanno fatto una strana impressione, soprattutto il ragazzo. Non vorrei che si facessero venire in mente idee malsane. Manda Tara. Okay, okay. A dopo, Xan.”
Brennan ascoltò la conversazione telefonica col massimo interesse.
“I parenti delle vittime di omicidio esprimono spesso desiderio di vendetta o rivincita. Perché questi sono tanto speciali da meritare supervisione?”
“Non saprei dirlo. Puro istinto.”
“L’istinto non ha basi logiche.”
“Lo so, ma ho bisogno di seguirlo per fare il mio lavoro. È un po’ come andare a caccia. Se non riesci a fiutare a primo colpo che aria tira, come fai a catturare la preda?”
Brennan considerò l’ultima affermazione con curiosa attenzione.
Prese il proprio telefono, che squillava.
“Hodgins? Sì. Arriviamo subito.” Rivolgendosi al vicecapo di polizia, le fece cenno di salire sull’auto. “Hodgins ha trovato dei frammenti compatibili nel cranio della seconda vittima e sul cadavere dell’ultima.”
“Credevo le pulisse per bene! L’ultima, poi, era in mezzo allo schifo più totale. Come ha fatto ad identificare … le cose?”
“Hodgins è molto preciso e sono sicura che troverà interessante quello che ha da dirle.”
L’auto di servizio partì sgommando.

 

 

 


Note Nerd ~

 

- Ecuba è la protagonista di una tragedia di Euripide. Moglie di Priamo, Re di Troia, dopo la vittoria dei greci viene fatta prigioniera. Addolorata per l'assassinio della figlia Polissena e la perdita degli altri figli, deciderà di farsi giustizia da sola.

- Lo svolgimento delle indagini tenta di essere verosimile e coerente. In realtà, neanche io so che sto scrivendo. ù____ù Anni di polizieschi e romanzi gialli hanno devastato il mio cervello. X3

 

 

  
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