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Autore: Carolillina    15/10/2010    3 recensioni
Lei pensò che in qualsiasi cosa si potesse trovare una luce. Forse anche in quel posto.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Faceva freddo in quel posto. Era così buio, così cupo. Neppure i nargilli si avvicinavano al quel posto. Quel posto. Non sapeva dove si trovava. Non sapeva dare un nome al luogo. Solo quel posto. Vicino al lei c’era un signore. Sapeva che era Olivander, il fabbricante di bacchette. Lo aveva riconosciuto, dopotutto era il più famoso d’Inghilterra. Quel posto. Di una cosa era certa, riguardo a quel posto, il Signore Oscuro ci andava spesso. Era come circondato da un’aura malvagia. Voleva tornare a Hogwarts, dai suoi amici dell’ES, dormire nel suo letto a baldacchino drappeggiato di stoffa blu. Voleva anche sapere se Harry, Ron ed Hermione stessero ancora bene.
Odiava quel posto. Sarebbe mai uscita? Chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Il giovane Malfoy era tornato a Villa Malfoy per le vacanze natalizie. Sapeva che Lunatica Lovegood e Olivander si trovavano nel suo scantinato ma la notizia non lo sfiorava minimamente. Però non sopportava che la feccia come Coda Liscia dovesse stare in casa sua. Disgustoso. Comunque doveva allenarsi con le Maledizioni Senza Perdono e tra tutti gli ospiti indesiderati che si ritrovava fra i piedi non avrebbe avuto problemi a scegliere la migliore vittima.
 
Il tempo scorreva lentamente in quel posto. Due volte al giorno arrivava un uomo con del cibo e dell’acqua. Spesso si sentivano i crack della Smaterializzazione. Trascorreva le sue giornate a pensare alla neve, al mondo oltre quel posto. Il signor Olivander la intratteneva un po’ ma, a sedici anni, per quanto si possa essere maturi, la compagnia dei coetanei non fa mai male. Suo padre era una tra le sue massime preoccupazioni: i cattivi gli avevano fatto qualcosa? Gliel’avrebbero fatta? Ma cosa? Gli avevano già tolto la sua famiglia, cosa c’è di più importante della famiglia?
 
“Draco, forza, dobbiamo continuare con l’Occlumanzia.” 
“Zia Bella, è proprio necessario?” un ragazzo biondo stava seduto su un tavolo e faceva girare magicamente un cucchiaio dentro una tazza piena di latte ormai freddo. La pelle era diafana, i capelli quasi bianchi, gli occhi disdegnosi e annoiati. La donna che gli stava di fronte, invece, aveva dei capelli corvini e ricci, le palpebre pesanti, un espressione ghignante e gli occhi luccicanti. Le dita avvolte nella bacchetta fremevano per alzarla e compiere un incantesimo.
“Sì, Draco. Non è necessario, è essenziale. Hai capito?”
“Ma è noioso. Preferirei allenarmi con le Maledizioni.”
La donna fece un sospiro. In fondo, il nipote avrebbe fatto qualcosa. “Sì, va bene. Olivander è troppo vecchio quindi prendi la ragazza.”
“Grazie zia.”
Il ragazzo si alzò e camminò con la sua solita andatura svogliata verso lo scantinato.
 
Sentì dei suoni provenienti dal soffitto e poi dalle scale. Non poteva essere l’omino perché era ancora presto per la cena. Eppure i rumori di passi erano sempre più distinti finché…
 
Una luce abbagliante la investì in pieno. Il fabbricante di bacchette stava dormendo e non si accorse di niente. Lei lo guardò. Lui la guardò.
“Vieni con me” disse mollemente lui.
La ragazza era come pietrificata, ma si alzò e lo seguì.
Fecero varie rampe di scale e arrivarono a una camera. Le pareti erano spoglie, tranne, qua e là, alcune incrostature. Sul letto c’era uno stendardo di Serpeverde. Vicino a un armadio era appoggiata una scopa da corsa.
Lui chiuse la porta e andò verso di lei.
La ragazza era spaurita. Cosa ci faceva lì? Di certo non per chiacchierare amabilmente davanti a una tazza di tè.
Il ragazzo la guardò meglio. Era più bassa di lui. Aveva ancora addosso l’uniforme scolastica. Dei ravanelli le pendevano dalle orecchie. Aveva i capelli lunghi, fluttuanti. I suoi occhi erano di un colore strano. Come verde acqua. Sembrava sciupata. I pasti lì non erano come quelli di Hogwarts. Nel complesso era decente.
 
Quel ragazzo, pensò, è orribile. Un mostro. Il suo aspetto era persino gradevole, ma la sua fama no. Lui aveva aiutato la Humbrigde a prenderli. Lui e i suoi amici si divertivano a lanciare Maledizioni Senza Perdono. Lui era la cosa più ributtante che avesse mai visto. Voleva scappare da quel posto.
 
“Luna”
“Draco”
 
Si spostarono entrambi. Lei verso la finestra, lui verso il manico di scopa.
“Perché sono qui?” chiese Luna.
“Perché tuo padre ha esagerato con gli articoli sul Cavillo, suppongo.”
“Idiota, questo lo sapevo già. Intendo perché sono qui qui.”
“Mi annoiavo. Mia zia voleva farmi fare Occlumanzia. Ma torturare qualcuno è più divertente, nonché soddisfacente.”
“Vuoi torturarmi?”
“Sì.”
“Davvero?” Gli occhi di Luna scrutarono i suoi. Non erano furibondi, solo tristi e spenti.
Draco iniziò a credere che forse non voleva torturarla. Forse aveva solo bisogno di parlare con qualcuno.
“Siediti.” Disse e accennò al letto. Luna non voleva essere scortese ma sedersi sul simbolo dei Serpeverde non era la sua più grande aspirazione, quindi lo scostò e si sedette.
Draco iniziò a misurare la stanza con ampie falcate. E parlò. Per la prima volta in tutta la sua vita, parlò dei suoi sentimenti, dei suoi problemi. E, per la prima volta, qualcuno lo ascoltò.
Luna non riusciva a credere che uno come lui potesse provare così tante cose ma si dovette ricredere.
A un certo punto però, Draco smise di parlare. Le disse di alzarsi e la ricondusse al sotterraneo.
 
Lei pensò che in qualsiasi cosa si potesse trovare una luce. Forse anche in quel posto.
 
Il giorno dopo Draco ascoltò e Luna parlò. Provavano ancora una certa repulsione l’uno nei confronti dell’altra. Eppure la consapevolezza che il giorno dopo ci sarebbe stato qualcuno che li avesse ascoltati, qualcuno con cui confidarsi, qualcuno che illuminasse la loro vita, così cupa in quel posto, faceva sì che non pensassero ad altro se non all’indomani.
 
Dopo un po’ Luna domandò a Draco di andare a cercare nargilli e gorgosprizzi. Il ragazzo rimase un attimo attonito, dopotutto non si era ancora completamente abituato alle stranezze della fanciulla, ma accettò. Fecero in modo di non essere visti e andarono nel boschetto dietro la villa.
Luna, per la prima volta da quando era giunta in quel posto, si sentì un minimo a suo agio. Non avrebbe mai creduto di diventare amica di Draco Malfoy, ma in qualche modo era accaduto. Le piaceva pensare che fosse stato il fato ad unirli in quel preciso momento. Continuava a pensare che lui fosse crudele, ma, come spesso succede, sotto la scorza da duro c’era anche qualcos’altro. Qualcosa difficile da definirsi, ma comunque qualcosa.
Draco si stava divertendo. Luna era decisamente stramba, eppure lo faceva ridere. Cercare creature magiche inesistenti era un gran bello svago per due ragazzi che vivevano in tempo di guerra.
 
Il giovane decise che bisognava fare anche altro. Così insegnò a Luna come giocare a Quiddich. Lei non sembrava esserne molto entusiasta però non si tirò indietro.
 
Il tempo non scorreva più tanto lento in quel posto da quando aveva trovato un’occupazione. Se fosse stata un ragazza egoista avrebbe desiderato che quell’avventura non finisse mai. 
 
Un giorno, per sbadataggine, Luna cadde dalla scopa. Draco corse subito da lei per accertarsi delle eventuali ferite. Fortunatamente non si era fatta niente. Il ragazzo alzò il viso e si ritrovò a pochi centimetri di distanza da quello di lei. Si guardarono per un tempo che parve infinito e poi, lui decise. Molto delicatamente le discostò i capelli biondi dal viso e la baciò. Luna non sapeva cosa fare. All’inizio ,quasi si oppose, ma poi, rispose al bacio. Quando si lasciarono ritornarono in casa.
 
Lei pensò, prima di addormentarsi, che lasciare quel posto sarebbe stata la cosa più brutta del mondo.
Lui si rigirò parecchie volte nel letto finché non si addormentò e sognò di avere lei stretta tra le sue braccia.
 
I loro sogni di ricongiungersi non si avverarono. Il giorno dopo arrivò Harry Potter con i suoi amici e Draco non scese a prendere Luna. Entrambi sperarono di potersi rivedere ma in cuor loro sapevano benissimo che combattevano su due fronti diversi.
Durante la battaglia di Hogwarts stettero attenti a non scontrarsi, però, quando tutto fu finito si incontrarono un’ultima volta.
 
Luna era consapevole che il destino li aveva uniti, ma li aveva anche divisi. Non si sarebbero potuti ricongiungere ma avrebbero potuto ricordare ciò che era successo.
In fondo al suo cuore, però, ogni sera, lei sognava di risvegliarsi di nuovo in quel posto. E lui, che al mattino la prima cosa che avrebbe visto fosse quella fanciulla.
  
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