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Autore: ka_chan87    07/11/2005    9 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Konnichiwa a tutti cari lettori!!! Questa introduzione sarà praticamente solo per voi, visto che mi avete reso immensamente felice! Per lo scorso capitolo avete commentato davvero in tanti – o, almeno, più del solito! – perciò sono molto contenta…!
E spero che questo capitolo – che ho scritto con gran foga, animata dai vostri bellissimi commenti! – basti come ringraziamento…!
Perciò ringrazio: Vale_chAn, Naiike e Lorimhar (wow ha commentato un altro ragazzo, sono troppo felice!E poi non uno ma ben DUE commenti ed entrambi bellissimi! Thanks... ) che sono delle new entry + Mao-chan91, la mia più fedele commentatrice cri-chan, Elychan, Hikari_Takahishi87 (spero che il titolo di questo cap. ti piaccia…!), Mech – altra fedelissima che, dopo essere tornata da Parigi si è fiondata a leggere la mia ff…grazie mille!! - e Cabiria. Grazie, grazie mille a tutti voi e anche a quelli che leggono semplicemente.
Bene, allora non aggiungo altro perché voglio che leggiate subito questo 9° capitolo! Grazie ancora a tutti e buona lettura!!

9° CAPITOLO “LA RINASCITA”

“Sango! Sango!”.
Eldoras, palestra del Palazzo Reale.
Dal fatidico giorno in cui anche Sango era stata scelta dal suo Drago erano passate circa due settimane.
E da quel giorno la ragazza si era estenuamente allenata in vista di una imminente e importantissima missione: il recupero del principe Inuyasha.
Perciò, anche quel giorno, che, inoltre, era anche il giorno in cui si sarebbe tenuta la sua Cerimonia della Nascita, si era recata nella grande palestra dove, per tutti quei giorni, si era allenata a volare con uno dei Draghi veterani, uno splendido Drago di Terra affidatole sia per gli allenamenti che per la missione, sotto le raccomandazioni di Miroku.
“Arrivo Miroku!” esclamò la ragazza del Nord, vedendolo mentre sbracciava per farsi notare dal momento che, visto che stava volando, non l’aveva visto.
In pochi giorni, con sorpresa un po’ di tutti, Sango aveva quasi perfettamente appreso l’arte del volo, già difficoltosa quando si aveva a che fare con il proprio Drago e ancora di più quando si doveva cavalcare un Drago veterano. Ma, appunto, la ragazza se l’era cavata più che alla grande avendo dovuto imparare il tutto in sole due settimane.
Il Drago affidatole si chiamava Theodor, uno splendido esemplare maschio di Terra, forte e abilissimo nelle arti magiche… peccato che avesse un carattere al quanto rigido. Caratteristica, però, abbastanza comune in tutti i Draghi che raggiungevano quelle età – Theodor era al termine della V tappa dove il Drago è adulto – ma soprattutto in quelli che avevano perso il proprio Cavaliere. Erano disponibili nel rendersi utili per le diverse necessità ma si limitavano a questo.
“Bene Theodor, cerchiamo di atterrare come si deve” sussurrò la ragazza al Drago, cercando di mantenere il controllo su questo il più possibile.
Si irrigidì, impugnando saldamente le briglie della sella e tirandole lievemente di lato per dargli la direzione. Il Drago si inclinò, gonfiando le ali per poter così cominciare a planare. Sango lo guidò con le briglie mentre la creatura rallentava fino ad atterrare con leggerezza sul pavimento.
Ce l’aveva fatta.
Non voleva fare figuracce proprio davanti a Miroku.
Il ragazzo in questione le venne incontro, sorridendo
“I miei complimenti! Un atterraggio perfetto! Mi sorprendo di come tu sia stata capace di raggiungere un simile livello in così pochi giorni! Quando dovrai cominciare a volare con il tuo draghetto sarà un gioco da ragazzi!” si complimentò lui, aiutandola a togliere le imbracature e la sella al Drago
“Grazie dei complimenti… anche se non sono così brava…” si lamentò lei, ricordandosi di quando aveva visto Miroku volare con Varandir, per non parlare di Kouga e Slyfer che, a vederli, era uno spettacolo.
“Non cominciare col mettere il muso! – la rimbrottò affettuosamente il ragazzo dal codino – Hai cominciato a volare da due settimane appena, con un Drago veterano per giunta e ti lamenti dei tuoi risultati che sono a dir poco straordinari? Devi avere qualche problema allora…!” le disse scherzosamente
“Mmh… e va bene, grazie allora!” sorrise lei, convinta dalle sue parole.
“Oh, bene, così mi piaci! Parlando d’altro… - cominciò poi più serio – Mio padre mi ha avvertito che, dopo la Cerimonia, ci deve parlare a proposito di domani…”
“Mh. Vorrà darci le varie indicazioni a proposito della missione…” rifletté, leggermente preoccupata, Sango
“Già… mi spiace che non ci lasci qualche giorno ma lo capisco… non possiamo rimandare oltre…”
“Certo. Vedrai, sarò all’altezza”
“Non ho mai dubitato di questo…” rispose lui, facendola arrossire lievemente
“Forza, adesso andiamo. Ti devi preparare per la Cerimonia…. Te l’hanno portata la divisa, vero?” le chiese il Cavaliere mentre finiva di sistemare la sella che aveva in mano al suo posto.
“Sì, me l’ha data ieri Doroty. È davvero bella…. E, inoltre, è da apprezzare che le divise siano uguali… sia per gli uomini che per le donne…”
“Sono state disegnate secondo ordine del fondatore della città… per la parità dei sessi…. Solo che mi sarebbe piaciuto di più vedere le tue belle gambe risaltate da una gonna…!” sospirò sconsolato Miroku
“Tsk, sei il solito porco!” constatò stizzita lei, accelerando il passo e lasciandolo indietro
“E- ehi Sango aspettami!!”.

[…]

Sala del Destino. Anche la Cerimonia della Nascita, come quella della Scelta, si sarebbe svolta qui.
Questa volta furono Sango e Miroku ad arrivare per primi, ed ora aspettavano pazienti davanti all’ingresso l’arrivo del Governatore, di Mendion e, infine, Kouga.
Sia Sango che Miroku indossavano la divisa dei Cavalieri mentre la ragazza teneva, trepidante, tra le braccia il suo piccolo Drago.
Quest’ultimo, in quei pochi giorni che erano passati da quando aveva fatto capolino dal suo uovo, aveva affilato le sue capacità mentali, seppur ancora leggermente latenti, ed ora riusciva tranquillamente a parlare con Sango, anche solo tramite immagini mentali.
Per quei primi giorni, visto che le sue dimensioni erano ancora relativamente piccole, soggiornava nell’appartamento della ragazza non volendo staccarsi da lei nemmeno per pochi secondi – e la cosa era reciproca.
Inoltre, la piccola creatura, si era rivelata estremamente gelosa nei confronti del proprio non ancora Cavaliere – almeno ufficialmente – e molto ostile nei confronti di Miroku che aveva classificato come ‘pericolo ’.
“Ma guarda un po’ che draghetto appiccicoso!” lo schernì Miroku
“Ehi! Lascialo stare!” lo difese subito Sango facendo intristire il ragazzo che, diciamo, aveva perso il ‘primato ’.
“Ah, siete già qui, bene” li raggiunse la voce profonda del nobile Takehiko, accompagnato da Mendion e Kouga il quale raggiunse per primo i due amici.
“Miroku, Sango… ciao anche a te piccolino!” disse l’ ookami Youkai, coccolando la piccola creatura che gradì molto.
“Bha, ma tu guarda! Come mai fai l’antipatico solo con me?” si lamentò il ragazzo dal codino, guardando dritto negli occhi il Drago il quale sbuffò qualche nuvoletta di fumo.
“Forza Miroku, non perdiamo altro tempo” lo riprese il padre. Per non far nascere alcun battibecco, si avvicinò silenziosamente al grande portone della Sala e, così come aveva fatto la volta precedente, si concentrò e, con una serie di incantesimi, l’aprì.
La Cerimonia della Nascita, rispetto a quella della Scelta e quella dell’Iniziazione, era la più breve ma ugualmente importante perché si rendeva ufficiale l’investitura a Cavaliere nonché il legame tra questo e il Drago che veniva ‘battezzato ’.
Come spiegò il Governatore, la Cerimonia consisteva nel riconoscere, da parte di quest’ultimo – in realtà l’occuparsi delle Cerimonie spettava al Re ma, vistone l’assenza, se ne occupava chi, in quel periodo, rivestiva la carica di Governatore – il Cavaliere come tale tramite una serie di semplici giuramenti.
Così, il nobile Takehiko e Sango si avvicinarono all’altare dove, brevemente, fecero questi passaggi.
In seguito fu il turno del piccolo Drago. Sango, sotto ordine del Governatore, lo posò sull’altare al centro della Sala aspettando istruzioni.
“Bene. Ora ti chiederò qual è il nome del Drago che ti ha scelta e che ti affiancherà nella tua missione di Cavaliere. Dopo ciò lo dovrai immergere nella vasca che vedi lì davanti a te mentre io reciterò il testo prefissato per quest’evento. Tutto chiaro?”. La ragazza annuì e si avvicinò al Drago.
“Questo è Sieg, Drago di Terra, colui che mi ha scelta come suo Cavaliere...”. Sango pronunciò quelle parole scandendole e con una certa commozione ma, soprattutto, felicità. Finalmente avrebbe potuto chiamare il suo Drago per nome di fronte a tutti.
“Bene, ora immergilo in quella vasca…”
“Cos’è… acqua?” chiese perplessa la ragazza mentre prendeva fra le braccia il piccolo Sieg, avvicinandolo alla tinozza
“Non proprio… è acqua proveniente dalle terre dei Draghi, viene usata da generazioni appositamente per questa cerimonia…. Ora procedi” le ordinò, mentre lui cominciava a recitare diverse preghiere e auguri prefissati per la Cerimonia.
Il piccolo Drago fece qualche capriccio mentre Sango cercava di immergerlo all’interno della vasca, ma subito cominciò a sguazzarvi divertito facendo sorridere la ragazza.
Dopo poco anche Takehiko finì col recitare il testo della Cerimonia e riferì a Sango che avevano concluso e che poteva asciugare il draghetto.
Miroku e Kouga raggiunsero la ragazza per complimentarsi con lei e per darle il loro ufficiale benvenuto all’interno della Milizia del Dragone.
“E così siamo diventati dei ‘soldati ’ eh, piccolo Sieg?!” gli disse sghignazzando Miroku mentre lo infastidiva tirandogli lievemente la coda
“Non ascoltarlo Sieg, è solo invidioso perché adesso le attenzioni di Sango sono solo per te!” intervenì ironico Kouga che andò a colpire in pieno, facendo arrossire Miroku… ma non solo lui, anche le guance di Sango si erano tinte di rosso avendo colto l’insinuazione dello Youkai… lei… aveva dato delle attenzioni a Miroku?!
Approfittando della distrazione del Cavaliere, il piccolo Sieg diede un morso alla mano di Miroku prendendosi la sua vendetta.
“Ahia!! Accidenti, sei proprio dispettoso tu!”. I due si fissarono con sguardi fiammeggianti, ma poi Miroku decise di sfruttare la situazione a suo favore… in fondo era già successo….
“Sango, Sango, Sieg mi ha dato un morso! Ma sono sicuro che con un bacio non sentirò più dolore…!” le disse languido – con due lacrimuccie da coccodrillo a perfezionare la sua performance – mentre le si avvicinava pericolosamente
“Oh, Miroku – cominciò dolce la ragazza – Ti sta solo bene!!! Lo infastidisci sempre, è naturale che ti morda!” gli sbraitò contro, infuriata, mentre gli voltava le spalle per andarsene con il suo Sieg, che, intanto, guardava il Cavaliere, per così dire ‘scaricato ’, con soddisfazione.
“Ragazzi, venite. Rechiamoci nel mio studio” l’ordine imperiale del Governatore li raggiunse e i tre – con più Sieg – lasciarono la Sala insieme a Takehiko e Mendion.

“Domani mattina, all’alba, partirete”. Schietto e conciso, l’ordine del nobile Takehiko raggiunse le loro orecchie bloccandoli.
Avevano immaginato che sarebbero dovuti partire domani… ma saperlo con certezza era un’altra cosa.
“So di chiedervi molto con questa partenza affrettata ma non c’è più tempo. Da oggi in poi dobbiamo muoverci con la massima rapidità”. Il Governatore soffermò lo sguardo sul figlio, che vedeva concentrato su chissà quale pensiero.
“Come dobbiamo muoverci di preciso?” trasalì, poi, con voce atona Miroku “Dove ci dobbiamo dirigere? Visto la difficoltà e l’importanza del nostro compito, non possiamo muoverci a casaccio rischiando di farci scoprire”.
- Sempre il solito freddo calcolatore – pensò soddisfatto il padre del ragazzo. In quei frangenti, quando si doveva discutere di cose di importanza continentale, stentava lui stesso a riconoscerlo.
“Proprio di questo volevo parlarvi. Mendion, prendi la cartina…”. Il Ministro della Difesa obbedì, dirigendosi verso la libreria che affiancava il muro, prendendo tra le mani una cartina.
Si avvicinò alla grande scrivania e srotolò il grande foglio color ocra. Su questo vi era disegnata nei minimi dettagli il Continente delle Tre Terre. Oltre a questa, distese sul piano anche un’altra cartina sulla quale vi era illustrata il particolare della Shima no Nanimo, l’Isola del Nulla.
“Come potete vedere, per nostra fortuna, la Shima no Nanimo ha piccole dimensioni. Grazie a delle informazioni che siamo riusciti ad avere, seppur a caro prezzo, sappiamo di preciso dove si trova la prigione in cui è stato rinchiuso il principe Inuyasha” e indicò la parte sud – est dell’isola dove già vi era indicato il punto in cui si sarebbero dovuti dirigere.
“Allora questo Inuyasha è vivo…” constatò Miroku mentre guardava interessato la carina
“In teoria dovrebbe esserlo…. Deve esserlo, altrimenti sarà tutto inutile”
“Lo sarà – lo rassicurò il figlio – Vedrai, lo riporteremo qui ad Eldoras…. Il Consiglio delle Tre Terre rinascerà”.
Tutti i presenti sorrisero a quelle parole, incoraggiati da quella previsione e ammirando la forza d’animo del Cavaliere, capace di trascinare e incoraggiare chi gli stava intorno.
“Giusto! – esclamò il Governatore – Allora domani partirete alla volta della Shima no Nanimo”.


Quella notte nessuno chiuse occhio, indaffarato nei preparativi del giorno dopo. O, almeno, quasi tutti, visto che il nostro Miroku non poté fare a meno di dormire almeno qualche ora.
Preparati e sellati i Draghi, i due Cavalieri, Miroku e Sango, erano pronti per affrontare una delle missioni più pericolose e importanti che avessero mai affrontato. Si sarebbe potuto aggiungere anche insolite, visto che non era cosa di tutti i giorni far evadere di prigione un principe, soprattutto se questo era il Principe del Regno del Sud.
Era ancora buio, e i due, nelle loro divise nere, si confondevano quasi nel paesaggio notturno.
Il ragazzo dal codino sbadigliò. Odiava svegliarsi presto. Sango, invece, lo guardò severa, come a volerlo ammonire per il suo comportamento così… così… spensierato.
Ma, in realtà, le faceva una grande invidia. Lei era agitatissima.
Non era di certo la prima volta che doveva affrontare una missione ma ora era diverso. Ora era un Cavaliere, doveva combattere con un Drago.
Finora si era trovata a fare questo genere di cose da sola, senza la collaborazione e l’appoggio di qualcun altro. Adesso, invece, doveva fare affidamento sui poteri di un’altra creatura e non sapeva se era in grado di gestirli.
- Accidenti! Devo smetterla di pensare a certe cose e soprattutto prima di un’ imminente battaglia! – si rimproverò, cercando di riappropriarsi della sua abituale sicurezza.
“Bene, vedo che siete già pronti” il nobile Takehiko si avvicinò loro, dandogli le ultime raccomandazioni
“La missione che vi ho affidato è di vitale importanza… - cominciò greve, guardandoli alternativamente – Ma non voglio che rischiate le vostre vite…. Almeno se non strettamente necessario” concluse, questa volta soffermandosi sullo sguardo rilassato del figlio.
“Staremo attenti, papà. E, vedrai, non abbiamo certo intenzione di morire così giovani, vero?!” rispose allegro, rivolgendosi anche a Sango.
“Ovviamente” sorrise anche lei, mostrando sicurezza.
“Bene allora. State attenti e portateci il principe Inuyasha” affermò fiero salutandoli, cercando di nascondere la sua apprensione.
“Vi prego… - sbottò poi Miroku – Niente addii o saluti strappalacrime. Ci rivedremo, è una promessa” disse fermo, guardando il padre, Mendion e Kouga. Varandir ruggì lievemente.
“Fhe! E chi ti voleva salutare?! Anzi, è meglio se ti sbrighi così ci privi della tua irritante presenza!” ghignò Kouga, avendo compreso e approvando la richiesta dell’amico. Si sarebbero di certo rivisti.
“Ne riparleremo al mio ritorno di questo, Kouga…!” lo avvertì minaccioso Miroku, salendo velocemente sul dorso della sua fedele Varandir.
Per Sango, invece, l’ora dei saluti fu più difficile…. Ovviamente perché troppo piccolo, non poteva portare con sé il suo piccolo e adorabile Sieg.
“Allora, piccolino…. Per qualche giorno dovremo separarci ma ti assicuro che tornerò presto… molto presto” gli sussurrò, guardandolo in quei caldi occhi arancio.
- Ti aspetterò…. So che manterrai la tua promessa – le disse, sfiorandole la mente. Le sarebbe mancata e sarebbe stato in pena in quei giorni, ma era un Drago e avrebbe sopportato.
Spostò il suo sguardo su Miroku, osservandolo mentre accarezzava amorevole le dure squame della sua Varandir.
- Chi temo di più è lui… - sussurrò, catturando l’attenzione di Sango che, finché non volse anche lei lo sguardo sul ragazzo, non aveva compreso quelle parole – Ma sono sicuro che ti proteggerà a costo della vita…. Ma spero non ce ne sarà bisogno – sospirò, cercando però di mantenere un certo contegno.
Sango gli sorrise, stringendolo poi tra le braccia, salutandolo.
Senza voltarsi indietro, salì con agilità sul dragone Theodor e, aspettando un cenno di Miroku, si misero in volo.
Gli altri, da terra, li videro allontanarsi in pochi minuti, scomparendo alla loro vista mentre si confondevano con il manto blu scuro del cielo notturno.

“Dobbiamo continuare a procedere in direzione ovest… dovremmo arrivare entro domani mattina…”.
I due Cavalieri proseguivano nel loro viaggio, ormai cominciato che da poche ore.
Il freddo pungente li stava accompagnando da quando avevano lasciato un’ Eldoras ancora immersa nel buio, dormiente, e non accennava a lasciarli.
Sango rabbrividì mentre il pesante mantello color nero le svolazzava intorno, avvolgendola.
“Ci fermeremo per la notte?” chiese, quasi urlando, perché la sua voce raggiungesse Miroku. Era estremamente difficile comunicare in volo.
- Non lo so. Dipende da quante leghe riusciremo a coprire nelle ore di luce... - la voce del ragazzo le solleticò la mente, lasciandola per qualche istante disorientata.
“Mi…Miroku?” esclamò, ad alta voce
- Già… se ti sforzi e dilati la mente, dovremmo riuscire a comunicare…. Visto che sei una ‘principiante ’, probabilmente ti affaticherai, ma non dovrebbero esserci troppi problemi… - la ragazza raccolse il tacito invito a provare a comunicare con lui telepaticamente. Perciò, cercò di rilassarsi e di dilatare la mente il più possibile. Cosa che, ultimamente, era migliorata nel fare grazie alle continue chiacchierate con il suo Sieg.
- Mi… mi senti? – gli chiese, raggiungendolo, mentre alcune gocce di sudore le bagnavano la fronte per lo sforzo.
- Forte e chiaro… tutto bene? – le chiese lui di rimando, visto che, giratosi, la vedeva affaticata.
- È… è più difficile di quanto pensassi… - sussurrò lei con fatica, vista la difficoltà di formulare pensieri compiuti e mantenere il contatto contemporaneamente
- Lo so… imparerai col tempo…. Con i Draghi è più facile grazie ai loro poteri innati. Tra Cavalieri è più complicato –
- Comunque… credo che questa notte sarebbe meglio non fermarsi… se riuscissimo ad arrivare verso l’alba potremmo coglierli più di sorpresa… - propose Sango, aspettando la risposta del ragazzo che non tardò ad arrivare
- Lo penso anche io… ma non l’ho proposto perché non volevo che ti sentissi costretta… non vorrei che ti affaticassi troppo. Non è poi così rilassare compiere un lungo viaggio a bordo di un Drago… - sembrava che si lamentasse più per se stesso che per la ragazza.
- Miroku questa è una missione importantissima. Non possiamo preoccuparci di essere stanchi o meno – lo rimbrottò lei
- Sì, hai ragione. Allora acceleriamo, sperando di arrivare per le prime ore del mattino - .
Sango si limitò ad annuire, rilassando nuovamente la mente stanca per lo sforzo che le aveva provocato quella breve conversazione. Avrebbe dovuto allenarsi ancora molto.
Entrambi i Cavalieri raggiunsero poi la mente dei due Draghi, spronandoli ad aumentare la velocità.
Le due creature gonfiarono le ali come a voler raccogliere le folate di vento, per poi irrigidirle fino allo spasmo, lasciandole immobili in balia della corrente.
Il manto scuro del cielo notturno aveva lasciato intanto spazio all’alba, con i tipici colori tenui del mattino a illuminare l’orizzonte mentre le dure squame dei due Draghi luccicavano sotto i deboli raggi del sole nascente.
L’alba successiva non sarebbe stata così tranquilla.

A molte leghe da lì, stava il punto d’arrivo della loro missione.
Nella piccola prigione personale del principe Inuyasha vi erano alcuni youkai ignari di quello che di lì a qualche ora sarebbe accaduto.
E, tra quelli che non avrebbero mai sospettato di quello che stava per avvenire vi era la persona per cui era stato organizzato tutto questo.
Inuyasha, infatti, aveva ben altro a cui pensare… come la fame.
Sapeva che sarebbe stata dura, ma non così.
Guardò la brocca posata all’angolo della cella. Le si avvicinò, la prese con le mani tremanti e se la portò alla bocca.
Niente. Nemmeno una goccia.
Infuriato la gettò malamente contro la parete di fredda pietra guardandola andare in pezzi.
“Che diavolo è successo?!” sbraitò una voce all’esterno.
L’ Hanyou non vi fece nemmeno caso e sbuffò.
Che vergogna. Non credeva che ci si potesse sentire umiliati in quel modo.
Serrò gli occhi quando ebbe un forte capogiro. Un altro.
Nell’arco di poche settimane si era indebolito notevolmente. Lo stomaco non faceva altro che dolergli mentre il fetore della sua cella, che, in quegli anni, aveva imparato a sopportare, gli procurava continui conati di vomito.
Non poteva più sopportarlo. Come non poteva più sopportare le grasse risate dei suoi carcerieri che aspettavano la sua morte come avvoltoi famelici.
E più il sentimento della vendetta lo riempiva, più una reale rivincita sembrava allontanarsi, diventando un’utopia.
- Maledizione!!! – sbraitò mentalmente – Come diavolo posso uscire di qui?!? Ci dev’essere un modo!! – puntò lo sguardo verso l’alta finestra che lo sovrastava, osservando i primi raggi del sole mattutino.
Quanto avrebbe voluto vedere un’alba almeno una volta….
Ormai i tramonti e le albe erano per lui dei semplici sogni che lo accompagnavano durante il sonno.
Possibile che non ci fosse alcuna soluzione? Sarebbe davvero morto lì dentro come un miserabile? Condannato per colpe mai commesse?
No, mai. Non poteva permetterlo.
Si accostò maggiormente alla fredda parete e chiuse gli occhi.
Cosa che ormai faceva per tutto il giorno, cercò di addormentarsi. Da sveglio sprecava solo energie. Preziose energie che non poteva sprecare senza trovare alcuna soluzione ai suoi problemi.
Fortunatamente Morfeo lo accolse presto nel suo mondo idillico, facendogli ignorare la fame e la sete che lo attanagliavano, rilassandolo, dimentico del mondo.

[...]

Un forte boato interruppe il suo lungo sonno, che lo aveva avvolto per quasi tutto il giorno.
Spaesato, guardò la finestra dalla quale non penetrava più la debole luce dell’alba. Non sembrava notte fonda, ma il cielo era comunque ancora lievemente scuro.
Un gran vociare attirò la sua attenzione e, seppur a fatica, si avvicinò alla spessa porta in metallo, avvicinando l’orecchio sulla sua superficie per sentire meglio.
“Sbrigatevi voi! Siamo stati attaccati!!!”.

“Eccoci in vista della prigione!”.
Qualche momento prima, questo urlava Miroku alla compagna Sango che, aguzzando la vista, poté anche lei vedere, sotto di loro, il piccolo edificio indicato loro da Mendion.
“Bene… - cominciò con sguardo soddisfatto il ragazzo – Siamo arrivati al dunque. È ora di agire” disse sicuro guardando la ragazza
“Andiamo!” assentì sicura anche lei.
Strinsero più saldamente le briglie dei due Draghi che, in pochi istanti, erano già partiti in picchiata verso la prigione.
Mentre si avvicinavano le due creature cominciarono a inspirare, trattenendo qualche secondo l’ossigeno per poi convertirlo, in pochissimi secondi, in potenti fiammate che, lanciate contemporaneamente, provocarono un’enorme esplosione.
Nell’attacco, i Cavalieri riuscirono ad eliminare le poche guardie youkai appostate all’esterno che, fortunatamente, non erano sparpagliate intorno all’edificio.
Sango e Miroku scesero velocemente dai due Draghi, impugnando le loro armi per affrontare gli altri Demoni che non tardarono ad arrivare.
La maggior parte di essi si diresse verso i due Draghi, gli avversari più temibili e più difficili da sconfiggere.
Come avevano immaginato prima di partire, nella zona vi era un numero esiguo di Youkai che, però, andavano eliminati tutti.
Ai primi demoni sconfitti Miroku si avvicinò alla ragazza per avvertirla di qualcosa “Sango dobbiamo andare a cercare il principe Inuyasha! Varandir e Theodor ci copriranno!” e i due si gettarono di corsa verso l’interno dell’edificio falciando Demoni su Demoni grazie, soprattutto, al grande Hiraikotsu che vorticava frenetico portando via con sé vite su vite.
Fortunatamente non vi erano molte stanze all’interno e i due si diressero verso l’unico corridoio presente e che portava direttamente nei sotterranei. Varandir e Theodor bloccavano l’ingresso, eliminando chiunque avrebbe provato a passarvi.
“Ehi, c’è nessuno?!?” urlò frenetico Miroku. Dovevano fare nel minor tempo possibile.
Inuyasha sentì quel richiamo improvviso, da una voce mai udita prima.
“S- sono qui!” esclamò con tutto il fiato che aveva in gola mentre la sua voce risultava roca e debole.
Nonostante il gran chiasso, i due Cavalieri udirono quella debole risposta e si diressero verso la cella del mezzo- demone.
Miroku cercò di buttar giù la porta con un potente calcio che, però, servì a poco.
Quindi si concentrò per pochi momenti e, puntando la mano contro la serratura della porta in ferro, recitò un breve incantesimo che fece scattare il meccanismo della serratura con un click sordo.
Spalancò violentemente la porta, vagando poi con lo sguardo all’interno della cella fino a incontrare gli occhi sgranati di Inuyasha.
“Non c’è tempo per le spiegazioni. Siamo qui per liberarti” gli disse frettoloso, ma con un sorriso sulle labbra per rassicurarlo. Gli si avvicinò e gli circondò il torace con un braccio, sollevandolo.
“Sango, aiutalo tu” disse il ragazzo dal codino, avvicinando l’ hanyou alla ragazza
“Io vi precedo e vado a vedere com’è la situazione là fuori. Non dobbiamo risparmiare nessuno” e corse via mentre la ragazza, reggendo un confuso Inuyasha, lo seguiva. Salite le scale e arrivati nei pressi dell’ingresso il mezzo- demone la bloccò brusco
“La mia Tessaiga! Devo prendere Tessaiga!!” sbraitò, cercando di divincolarsi dalla stretta di Sango
“Di che parli?! Non abbiamo tempo!” tentò lei di trattenerlo
“La mai spada! La devo riprendere, non posso lasciarla qui!!” urlò disperato, guardandola con uno sguardo altrettanto esasperato. Il Cavaliere non poté far altro che annuire
“Di qua – le indicò lui – dovrebbe esserci un’armeria. Sono sicuro che l’hanno messa lì” e i due si diressero velocemente verso una piccola stanza che trovarono piena d’armi.
“Qual è tra queste?” chiese Sango, facendo sedere per terra Inuyasha che, fortemente indebolito, non riusciva a reggersi in piedi
“Diavolo! Ma quanta roba hanno qua dentro?!?” sbraitò lui mentre vorticava con lo sguardo in cerca della sua katana
“Eccola!! È lì, appesa a quella rastrelliera!” esclamò con foga, puntando col dito la grande rastrelliera che percorreva la parete che avevano di fronte
“Questa?” chiese conferma Sango, mentre prendeva in mano una spada dal manico consumato
“Sì quella! Muoviamoci ora!” disse mentre cercava di mettersi in ginocchio per alzarsi. La ragazza lo raggiunse velocemente e, sostenendolo, si diressero frettolosi verso l’ingresso ancora bloccato dai due Draghi che tra le loro efficaci fiamme e le loro potenti fauci stavano eliminando un gran numero di demoni.
Lo stesso Miroku che, macchiato di sangue sia sul viso che sui vestiti, faceva cadere sotto di sé Demoni su Demoni grazie sia ai suoi colpi di spada che ai suoi potenti incantesimi. “Miroku!!” lo richiamò Sango, facendolo voltare.
Vedendoli, il ragazzo annuì mentre eliminava un altro Youkai.
Si guardò intorno: ce n’erano ancora sette.
“Caricalo su Varandir! A questi ultimi ci pensiamo io e Theodor!!” le ordinò secco mentre si lanciava nuovamente all’attacco.
Varandir, udite le parole del suo Cavaliere, lanciò un’ultima fiammata dirigendosi poi verso Sango e un’ Inuyasha meravigliato nel trovarsi di fronte a due Draghi.
“Presto! Avrai tutto il tempo per rimanere a bocca aperta!” lo spronò la ragazza, avvicinandolo al Drago e aiutandolo a issarlo sulla sella di quest’ultimo.
Si voltò verso Miroku, controllando che andasse tutto bene. Il ragazzo combatteva con una furia senza pari, lanciando i suoi potentissimi incantesimi a destra e a manca. La ragazza rimase stupita. Non sapeva che Miroku avesse una tale padronanza della Magia.
Attirò nuovamente la sua attenzione e il ragazzo vide che erano pronti. Con un ultimo fendente uccise un altro Demone. Ansimando si guardò intorno per rendersi conto della situazione quando un dolore lancinante lo investì alla schiena. Uno Youkai gli si era avvicinato mentre era impegnato nel finire un altro demone. Riuscì a parare un secondo colpo ansimando fortemente mentre il sangue usciva copioso dalla ferita.
“Miroku!!” esclamò allarmata la ragazza del Nord nel vedere il compagno ferito. Stava per lanciare il suo Hiraikotsu quando un’enorme spada si andò a conficcare nella carne dello Youko, trapassandolo da parte a parte.
Sango si girò verso Inuyasha, vedendolo ancora col braccio alzato dopo aver lanciato la sua Tessaiga contro il Demone.
Il ragazzo col codino si accasciò sulle ginocchia respirando affannosamente, reggendosi con la spada. La ragazza lo raggiunse subito, sollevandolo e portandolo fino da Varandir, estraendo prima la katana dell’Hanyou – ritornata una spada normale – dal corpo esamine dello Youkai.
“Ce… ce l’abbiamo fatta…” ansimò Miroku
- La ferita non è troppo profonda, per fortuna. Cercherò di risanarla col mio potere almeno in superficie così non perderai troppo sangue – gli disse affettuosamente Varandir, sollevata, dopo aver esaminato la ferita del Cavaliere, nel vedere che questa non era troppo grave.
Miroku annuì debolmente, sentendo subito dopo una piacevole sensazione di calore e il dolore e il bruciore pulsante che provava alla schiena sparire man mano. Inoltre il Drago gli cedette anche un po’ della sua energia che gli permise, seppur con un po’ di fatica, di rimettersi in piedi.
“È incredibile…” sussurrò sollevata Sango nel vedere la ferita già richiusa
“Già… i Draghi sanno fare anche questo…. Grazie Varandir” le disse dolcemente il Cavaliere, abbracciandola e accarezzandole il ventre caldo.
“Forza ora – riprese serio guardando Inuyasha – Dobbiamo lasciare questo luogo al più presto” e montò velocemente in sella a Varandir dietro al mezzo- demone mentre Sango faceva altrettanto. Dopo poco, erano già in volo.

“Come vi sentite?”. La voce apprensiva del Cavaliere di nome Miroku lo raggiunse nel suo stato di semi- coscienza. Già indebolito, tutte quelle forti emozioni non avevano fatto altro che peggiorare le condizioni di Inuyasha.
“Sto… sto be… uh…” cercò di rispondere, ma le forze gli cedettero e finì con lo svenire.
“Ehi!” esclamò Miroku preoccupato vedendolo con la testa a penzoloni così all’improvviso “Uff…! È solo svenuto per fortuna! Non può di certo morire dopo tutto quello che abbiamo fatto!!” esclamò fra sé.
- Come sta? – la voce di Sango gli accarezzò la mente.
- È svenuto…. Ma non mi stupisco… hai visto com’è ridotto? Sembra non mangi da secoli! –
- Già… chissà come devono averlo trattato in tutti questi anni… - rifletté la ragazza
- Bè… questo sarà lui stesso a dircelo -.

[...]

Aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco, ritrovandosi ad osservare un soffitto bianco latte. No, quella non era la sua cella.
Una piacevole sensazione di calore lo pervadeva. Era in un letto. Non gli pareva possibile come un semplice letto potesse dargli quella splendida sensazione. Bè, dopo quattordici passati su un freddo e sudicio pavimento, non poteva essere che così.
Si puntellò sulle braccia, sollevandosi faticosamente, mettendosi seduto. Sospirò quando ci riuscì.
Si guardò intorno. Alcune candele e diverse lampade illuminavano l’ambiente senza ferire però gli occhi.
Di fianco al letto vi era un piccolo carellino su cui erano disposte disordinatamente alcune garze e alcuni preparati d’erbe medicinali.
Si trovava chiaramente in un’infermeria…. Sì, ma dove di preciso?
Sospirò di nuovo. Non gli importava, ciò che contava era essere finalmente libero.
Inspirò profondamente, soddisfatto nel non dover più sopportare il fetore della sua vecchia ‘dimora ’.
Improvvisamente la porta del piccolo ambulatorio in cui si trovava si aprì lentamente e fece capolino nella stanza una piccola donna che vestiva un grembiule bianco latte che le fasciava il corpo minuto.
Puntò lo sguardo su di lui, sorridendogli quando lo vide sveglio.
“Vedo che ci siamo già ripresi! Bene! Anche se sei un Hanyou è ammirevole la tua ripresa!” gli disse allegra, tastandogli lievemente la fronte
“Mh, la febbre si è abbassata. Sì, direi che stai decisamente meglio”.
Inuyasha non sapeva come comportarsi. Quella era chiaramente una Ningen… perché stava parlando con lui? Per era così gentile?
Di certo, intuì, non poteva trovarsi nel Sud. Lì addirittura la parola Umano era praticamente proibita.
Che si trovasse nel Nord? Scartò anche questa ipotesi, quelli del Nord, da quanto sapeva – o, meglio, ricordava – odiavano gli Youkai…. Ma, infondo, quella che aveva davanti era una Ningen e anche i due che lo avevano salvato…. Ah! Un momento… i suoi due soccorritori erano sì Umani, ma non umani qualsiasi… quei due erano accompagnati da dei Draghi, erano dei Cavalieri!
“Qui… siamo nella Terra Centrale…?” chiese titubante, con la voce che gli uscì roca e fioca. Non aveva parlato praticamente per quattordici anni, era naturale che avesse le corde vocali ‘arrugginite ’.
“Proprio così, caro! Immagino tu l’abbia capito dal fatto che sono stati dei Cavalieri a soccorrerti!” gli rispose dolce l’infermiera “Ti ho lasciato dei vestiti puliti sopra quella poltrona – gli disse poi, indicandogli gli indumenti – Ora vado ad avvertire qualcuno del tuo risveglio. Cerca però di non affaticarti troppo” l’ Hanyou si trovò ad annuire meccanicamente guardando la donna scomparire dietro la porta.
La Terra Centrale. Non riusciva a crederci.
Sollevò le morbide coperte, mettendosi poi con le gambe penzoloni dal letto. Si alzò lentamente, cercando, per prima cosa, di trovare un minimo di equilibrio. Quindi, con molta cautela, si diresse verso la poltrona sulla quale vi erano posati dei vestiti puliti. Si rese conto che gli avevano tolto di dosso i suoi vecchi ‘abiti ’ e che era stato anche lavato. Arrossì all’idea.
Si tolse velocemente il camicione lungo che aveva addosso e cominciò a dispiegare il maglioncino di lana color grigio fumo, sentendo la piacevole sensazione del morbido tessuto sulla pelle. Prese poi i pesanti pantaloni color nero e se li infilò altrettanto velocemente; un paio di stivaletti neri completavano il tutto.
E mentre finiva di indossare questi ultimi la porta si spalancò all’improvviso facendo comparire sulla soglia uno dei due Cavalieri che lo avevano liberato dalla sua prigionia: Miroku.
“Oh, scusa- anzi, no, scusatemi, non ho nemmeno bussato” disse imbarazzato il ragazzo dal codino. Che bella entrata di scena, prima non bussava e poi gli dava pure del tu.
“Non… non c’è bisogno del darmi del voi…” balbettò il mezzo- demone squadrandolo.
“Oh, grazie! Anche a me non piacciono i formalismi!” e gli si avvicinò, porgendogli la mano “Sono Miroku di Eldoras, figlio del Governatore Takehiko di Eldoras, sono onorato di fare la tua conoscenza” gli disse allegro, mentre l’altro ricambiava la stretta perplesso.
“Tu… tu sai chi sono?” chiese incerto
“Certo! Sei il figlio minore di Inu Taisho, Inuyasha! E non sai quanto siamo felici ora che ti sappiamo con certezza vivo!” gli sorrise. Inuyasha si soffermò con lo sguardo su quel sorriso. Quel Ningen era sincero. Non era abituato a essere trattato in quel modo.
“Gra… grazie per avermi… liberato…” sussurrò, balbettando.
“E di che, e di che! – esclamò contento Miroku, circondandogli le spalle con un braccio – Non c’è bisogno di alcun ringraziamento! Ora dobbiamo pensare a riempirci lo stomaco! Immagino sarai affamato!”.
Inuyasha alla parola ‘cibo ’ quasi svenne. Si girò di scatto verso il Cavaliere penetrandolo con lo sguardo
“Andiamo!!” esclamò secco, facendo sorridere Miroku.

“Accidenti! Non credevo che ci potesse essere qualcuno più ingordo di Kouga!”.
Palazzo Reale, taverna del primo piano sotterraneo.
Miroku e Inuyasha erano lì ormai da più di un’ora… tempo in cui il mezzo- demone non aveva fatto altro che abbuffarsi.
“Cvi scierebbe Kovga – ovvero: ‘Chi sarebbe Kouga ’ - ?” bofonchiò l’ Hanyou mentre masticava un altro boccone del suo arrosto.
“Un altro Cavaliere…. Lo conoscerai presto” gli rispose il Cavaliere mentre ridacchiava nel vederlo ingozzarsi.
“Come va la tua ferita?” gli chiese poi, un po’ brusco, Inuyasha
“Eh? Ah, quella… tutto a posto! È guarita perfettamente”
“Perché sono qui?” gli chiese poi, sempre brusco, il mezzo- demone
“Ah… per questo dovrai aspettare. Più tardi dovremo recarci nella Sala del Parlamento dove ci sarà mio padre ad aspettarci. Sarà lui a darti tutte le risposte che ti riguardano e chiarire invece i dubbi che ci interessano” gli rispose calmo Miroku comprendendo come potesse sentirsi il ragazzo.
“Mh, va bene” grugnì l’altro semplicemente.
“Bè, sei ancora affamato o possiamo andare?” gli chiese poi il Cavaliere
“Possiamo andare” si limitò a dire l’ Hanyou.
- Mh, persona difficile… - pensò sconsolato il ragazzo dal codino.
“Doroty, noi andiamo!”. La locandiera li raggiunse con un largo sorriso
“Spero sia stato tutto di tuo gradimento” disse gentile, rivolgendosi a Inuyasha che si limitò a rispondere con un vigoroso cenno di assenso.
“Eh, credo che il nostro ospite sia uno di poche parole, cara Doroty” sospirò Miroku scatenando l’ilarità della donna
“Non c’è problema…. Se apprezza la buona cucina vuol dire che è posto! Torna a trovarci quando vuoi, è gratificante cucinare per buongustai come te!” . Il mezzo- demone arrossì lievemente e con un grazie appena sussurrato cominciò ad avviarsi verso l’uscita. Avrebbe voluto andarsene via da solo, ma quel Palazzo era un vero labirinto e quindi gli toccava per forza di cose farsi guidare da quello strano ningen che lo raggiunse poco dopo.
“Ehi, io arrivo e voi ve ne andate?” una voce femminile li raggiunse. Si girarono e videro che li aspettava all’ingresso Sango, accompagnata dal piccolo Sieg.
“Oh, dolce Sango sei qui! E c’è anche… lui…” concluse torvo il ragazzo dal codino, mentre lui e il piccolo Drago si lanciavano sguardi di fuoco.
“Vedo che state bene. Mi fa piacere” disse Sango rivolgendo la sua attenzione verso Inuyasha lasciando gli altri due a bisticciare.
“Dammi del tu…. Grazie per quello che avete fatto” le disse freddamente, ma la ragazza parve ignorare il tono dell’ Hanyou
“Non c’è di che, dovere” rispose altrettanto freddamente.
“Allora, andiamo ragazzi? Mio padre è da due giorni che aspetta trepidante di parlare con te, Inuyasha!”
“Due… giorni?!” esclamò perplesso il mezzo- demone
“Sì… hai dormito da quando siamo tornati, la sera di due giorni fa, fino a questa mattina. Pensavo te l’avesse detto l’infermiera”. Inuyasha scosse leggermente la testa…. Non pensava di essere rimasto a letto per così tanto.
“Bè, poco importa. Dovevi recuperare le forze” si limitò a dire Miroku avviandosi verso il piano terra seguito dagli altri due.

“Eccoci qua”. Inuyasha si guardò intorno osservando davanti a sé l’enorme portone in legno scuro lucido della Sala del Parlamento…. Gli rivennero in mente alcuni particolari del suo palazzo nel Regno del Sud… purtroppo ormai non aveva che frammentari ricordi di quei luoghi a lui così cari ma che gli avevano portato solo sofferenze.
Quel posto, invece, non sembrava malaccio… più che altro si sarebbe dovuto abituare a tutta la cortesia che gli stavano dimostrando…. Sorrise a questa contraddizione. Era talmente abituato ad essere trattato con disprezzo che tutta quella gentilezza lo metteva quasi in soggezione.
“Ti senti bene?” la voce del ragazzo di nome Miroku lo raggiunse
“Mh” grugnì appena lui in risposta.
“Bene, allora entriamo”. Miroku bussò pesantemente sulla superficie spessa della porta aspettando che questa si aprisse.
Dopo poco si affacciarono sulla grande Sala, cominciando ad avanzare.
Il mezzo- demone intanto si guardava intorno curioso, ammirando la bellezza di quella Sala….
“Benvenuti! – li salutò Takehiko che, intanto, si era alzato dalla sua seduta e si era avvicinato – Benvenuto principe Inuyasha! Siamo molto felici di averla qui. Io sono il Governatore della città, Takehiko di Eldoras” e gli porse la mano. Inuyasha ricambiò la stretta incerto, come aveva fatto con Miroku.
“Grazie… per tutto” farfugliò, accennando anche un inchino. Nonostante il suo carattere chiuso e i suoi quattordici anni di prigionia si ricordava ancora come ci si doveva comportare nella società... soprattutto di fronte ad un Governatore.
“Prego, accomodiamoci” lo invitò, accompagnandolo verso alcune poltroncine. Anche Sango e Miroku si accomodarono mentre il Ministro Mendion si avvicinava all’ Hanyou
“Questo è Mendion di Candem, Ministro della Difesa” lo presentò Takehiko
“Piacere di conoscervi. Siamo contenti di sapervi vivo” gli strinse la mano il Ministro
“Grazie” e Inuyasha ricambiò la stretta. Cominciava ad essere ‘ubriaco ’ di gente.
“Ed ora a noi. Immagino avrete molte cose da chiedere” lo spronò il Governatore guardandolo negli occhi, l’ Hanyou annuì ricambiando lo sguardo
“Perché sono qui?” domandò schietto
“Innanzitutto vi devo spiegare cosa sta accadendo. Immagino che non ci sia bisogno di spiegarvi chi è Naraku…”
“No” rispose freddamente mentre i suoi pugni serrati smentivano la sua ostentata indifferenza
“In questi ultimi anni la sua minaccia si è fatta sempre più grave e incombente. Troppe vittime ci sono state a causa sua, a cominciare dai vostri genitori” il mezzo- demone digrignò i denti con un ruggito sommesso
“La mia stessa famiglia, il nostro stesso Paese è caduto vittima di quell’abominio…” continuò addolorato il Governatore
“Che intendete?” chiese Inuyasha. Subito dopo l’uccisione dei suoi genitori era stato rinchiuso in quel maledetto posto, ignorato dal mondo e non aveva idea di quello che era accaduto dopo.
“La Famiglia Reale è stata sterminata – rispose atono Takehiko – Solo mia nipote, la secondogenita del Re, è rimasta in vita ed ora si trova sull’Isola di Arlem ignara del suo ruolo e della sua importanza.
“Purtroppo però Naraku, dieci anni fa, è venuto a conoscenza del fatto che probabilmente l’erede della famiglia Higurashi era in vita su una delle isole che circondano il nostro Continente… e non ci ha pensato due volte a mandare i suoi sicari a sterminare le varie popolazioni. Purtroppo questo lo abbiamo saputo solo poco tempo fa e, come non eravamo certi se voi eravate ancora in vita, la stessa incertezza l’abbiamo per la sorte che ha avuto mia nipote”.
“Perché non avete mandato qualcuno ad appurarlo?” intervenne freddo Inuyasha. Ma, nel suo cuore, quella freddezza esteriore era sostituita da una furente rabbia. Quanto, quanto sangue era stato versato da quel maledetto?!
“Non potevamo e non possiamo tuttora. Se Naraku era venuto a conoscenza di una cosa così segreta vuol dire che all’interno del regno ci sono delle spie. Anche la missione del vostro recupero è stata svolta con la massima segretezza e, come avrete visto, è stato necessario sterminare chiunque era presente quando mio figlio e la nobile Sango vi hanno liberato”.
Per alcuni momenti tutti tacquero come a voler riordinare le idee. Poi Inuyasha sbottò improvvisamente
“Cosa volete da me? Per quale motivo avete rischiato tanto pur di liberarmi?” chiese con foga. Voleva sapere tutto, non poteva permettersi di essere sfuggito ad un aguzzino per finirne in mano ad un altro.
“Quella che vedete alla vostra destra è Sango di Mend, primogenita di Fersen di Mendeon, del Regno del Nord. Come voi, abbiamo chiesto anche lei di recarsi qui nella Terra Centrale per assolvere a un compito molto importante”
“Sarebbe?”
“Diventare un membro del Consiglio delle Tre Terre” gli rispose secco, aspettando una sua reazione che non fu immediata per la sorpresa.
“Il… il Consiglio… ma…” farfugliò disorientato l’ Hanyou
“Immagino che sappiate alla perfezione di cosa si tratti…”
“Sì… mio… mio padre…” balbettò di nuovo
“Già, vostro padre per primo voleva ricostituirlo. Fu questo uno dei motivi principali della congiura ordita da Naraku. Non ve l’ho ancora detto ma sono veramente addolorato per la morte di vostro padre… era una persona straordinaria” disse sincero Takehiko, guardandolo addolorato.
“Voi… lo conoscevate?” gli chiese il mezzo- demone con la voce strozzata dal dolore.
“L’ ho visto solo una volta qui, ad Eldoras… ero ancora giovane e voi, credo, eravate appena nato. Era uno Youkai e un Cavaliere formidabile”
“Mio padre… un Cavaliere?!” esclamò più che sorpreso Inuyasha
“Non lo sapevate?” gli chiese perplesso il Governatore
“No…” sospirò l’altro
“Sì, era un Cavaliere, uno dei migliori che ci siano mai stati. Ma abbandonò la Milizia quando vostro fratello era ancora piccolo, non ci disse mai il motivo…. Ma quello che so per certo, è che avrebbe desiderato vedere anche voi diventare un Cavaliere”.
Inuyasha tacque, ricordando tutte le volte in cui suo padre non perdeva occasione per parlargli di Draghi e Cavalieri. E come potersi scordare della luce che gli illuminava gli occhi quando gliene parlava… ora ne capiva il motivo. Suo padre era stato un Cavaliere, cosa che lui aveva sempre desiderato essere.
“Nobile Inuyasha quello che io vi chiedo è di diventare un membro del Consiglio nonché un Cavaliere per poter difendere il nostro Continente, per eliminare definitivamente la minaccia di Naraku che grava su tutti noi” gli disse, quasi implorando, il Governatore. Il mezzo- demone lo guardò negli occhi. Era sincero.
Aveva un debito con quelle persone. Non era ancora sicuro che gli stessero dicendo la verità, se si poteva fidare di loro. Ma in quel momento non importava.
Aveva l’occasione di poter diventare più forte, di potersi finalmente vendicare e di eliminare Naraku impedendo così che altro sangue venisse versato ingiustamente.
Sentì la sua Tessaiga pulsare, al suo fianco.
Aveva la possibilità di esaudire le volontà di suo padre, diventando a sua volta un Cavaliere.
“Accetto”.
Quello, era finalmente l’inizio di una nuova vita.
Quella, era la sua rinascita.

FINE 9° CAPITOLO

Eccolo, eccolo qua il nostro Inuyasha!! Spero che la sua entrata in scena sia stata di vostro gradimento!
Io, sinceramente, sono molto contenta di questo capitolo e mi ci sono davvero impegnata per ringraziarvi di tutti i commenti che mi avete lasciato…sperando che continuiate a farlo! Adesso si può dire che la storia ha davvero cominciato con il suo corso…ma, come ho già detto e non mi stancherò mai di ripeterlo, i capitoli precedenti erano necessari per arrivare dignitosamente a questo punto. Spero che riteniate ripagata la vostra pazienza.
Ci sono ancora alcune cose da spiegare ma questo lo farò nel corso dei prossimi capitoli. Ora manca solo Kagome e poi siamo al completo – in verità manca anche Shippo, ma a lui ci ho già pensato.
Mi sono divertita molto a parlare di Inuyasha in questo capitolo, in particolare quando si trova ad Eldoras…. Così disorientato e imbarazzato per tutte quelle attenzioni…che ridere ma anche che tenerezza! Visto che mi sono già sfogata su di lui per tutta la ff di The Change, cercherò di risparmiarlo in questa storia…!
A proposito di The Change…ringrazio ancora chi continua a leggerla e cercherò al più presto di terminarla.
Bè, direi che non ho nient’altro da dire, questo, ora, sta a voi.
Spero commentiate in tanti – e soprattutto chi ha promesso di farlo ;P.
Ci vediamo il prossimo lunedì con il 10° capitolo!
Buona settimana a tutti
Ka_chan.

  
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