«ATCIÙ!».
Lei sbuffò, per l’ennesima volta.
«Kaito copriti meglio» lo rimproverò, sedendosi accanto a lui.
Tirando su col naso, il ragazzo obbedì e si strinse addosso il doppio strato di coperte.
«Avresti potuto prestare più attenzione mentre pattinavi...» sospirò la ragazza, guardandolo.
Kaito arrossì - divenendo quasi dello stesso colore del fuoco.
Si vedeva lontano un miglio che era terribilmente a disagio.
«Non l’ho fatto d-di proposito ad a-andare a sbattere contro quell’alber-ro... m-mi dispiace, Meiko...» balbettò tra un tremito e l’altro.
Meiko gli porse il vassoio che aveva fino ad allora tenuto in grembo, sul quale aveva posizionato una grossa tazza contenente cioccolata calda e fumante.
«Prendi... ti scalderà senz’altro» esclamò.
«Grazie...» replicò lui, afferrando la chicchera e avvicinandosela alle labbra, soffiandovi piano sopra.
Starnutì un’altra volta, e poco mancò che si rovesciasse addosso la cioccolata.
Meiko rise, facendolo avvampare di nuovo.
«Stai attento» lo ammonì bonariamente, giocherellando con un lembo della coperta più esterna.
«Mi spiace...» si scusò Kaito, sorseggiando la cioccolata «Ahio!» aggiunse subito dopo, allontanando la tazza dalla bocca, facendo ridere ancora la ragazza.
«Sei così distratto certe volte...!» sospirò la castana, adagiandogli il capo su una spalla.
Lo Shion si trastullò qualche minuto con la tazza, attendendo che il dolore alla lingua si attenuasse per poter riprendere a bere.
«Se non avessi sbattuto contro quell’albero...»
«“Se non avessi investito quell’albero e non ti fosse piovuta addosso una tonnellata di neve”...» lo corresse con tono ironico lei, mettendolo ancor di più in imbarazzo.
«S-sì» convenne lui, cercando di riprendere il filo del discorso «... avresti potuto passare il pomeriggio con gli altri, invece di tornare a casa per starmi dietro... mi dispiace».
Meiko gli tolse di dosso una parte dello strato di coperte che lo rivestiva, facendolo rabbrividire istantaneamente.
Poi, al calore sottrattogli così bruscamente, si sostituì quello del tutto inatteso del contatto diretto col corpo della ragazza, che lo cinse in un forte abbraccio, posizionandogli il capo nell’incavo della gola.
«Non dire di queste scemenze! Sai perfettamente che non mi piace vederti girare con il naso gocciolante e le guance rosse per casa! Sembreresti molto più carino di quel che sei e l’ultima cosa che voglio è ritrovarmi a coccolarti come fossi un bambolotto!».
A quell’affermazione, Kaito non poté trattenersi dal sorridere: sì, rinunciare ad un pomeriggio di svago per evitare future dimostrazioni di debolezza era proprio da Meiko.
Lui di certo non aveva intenzione di lamentarsi delle cure ricevute: stare da solo con lei, oltretutto a contatto diretto, gli piaceva da matti.
Il suo corpo, confronto al proprio, emanava un tepore così piacevole...
Sì, Meiko aveva ragione: non doveva farsene una colpa se era caduto. Non l’aveva fatto di proposito e be’... scusarsi adesso non cambiava niente di ciò che era stato.
«La prossima volta starò più attento» si ripromise, rilassandosi contro il corpo della ragazza.
«E poi...» aggiunse quest’ultima con più brio «... non saresti tu se non invadessi il mio tempo libero con la tua indicibile goffaggine ♥!».