Quando aveva svolto tutti i suoi compiti di ancella, a Gwen
piaceva osservare fuori dalle finestre.
Si sedeva su una sedia, sofficemente imbottita, nella stanza di
Lady Morgana.
La stanza della sua padrona era poco più grande della sua
casetta, ma pensarci non le portava invidia o desiderio anzi,
quando si soffermava su questo dettaglio le scappava un
sorriso.
A casa sua poi, non vi erano sedie così comode e raffinate,
solo un paio, di legno, molto spartane.
Le aveva fatte suo padre, tempo fa, e aveva inciso in bella
calligrafia il nome di Gwen, sullo schienale.
Teneva anche l'altra, quella di lui.
Se l'era portata dietro dalla sua vecchia casa.
Era uno dei pochi oggetti di suo padre che aveva conservato,
non che fossero molti, ma gli altri aveva preferito riporli in un
baule, in cantina.
Lo aveva fatto un po' per dimenticare, non in senso negativo
però.
Subito dopo quel triste periodo, ogni volta, tornata a casa si
sedeva e si ritrovava ad accarezzare con lo sguardo gli oggetti
del padre tuffandosi all'indietro nei ricordi.
Ricordava, per esempio, quando lui era entrato in possesso di
quell'oggetto, quando le sue mani lo avevano sfiorato per la
prima volta o, se era stato costruito da lui, quando le aveva
chiesto il suo parere su come fosse venuto.
Lei rispondeva sempre con la stessa sincerità e dolcezza
caratteristiche della sua natura e il padre dopo averle
accarezzato la guancia con la mano ruvida ma gentile, le
rivolgeva un sorriso, il più bello, quello che riservava solo a lei.
Ma a volte ricordare le faceva male, la faceva piombare in una
lunga e lenta nostalgia.
A Gwen mancava, più di ogni altra cosa.
Più di mangiare, quando aveva fame, più del calore quando
faceva freddo e la sua casa piena di spifferi si trasformava in
una ghiacciaia.
A lei mancava l'amore di suo padre.
E ora si trovava lì, a pensare a lui, lo sguardo vuoto perso nel
cielo ceruleo.
Un insistente clangore la riportò alla realtà.
Il suo sguardo si spostò sui cavalieri, che si stavano allenando.
Il piazzale risuonava di urla di incitamento e dello stridio delle spade.
Uno di questi uomini aveva catturato in modo particolare l'attenzione di Gwen.
Si trovava al centro e stava duellando con un altro
cavaliere, un sorriso arrogante era dipinto sul suo bel volto.
I capelli bronzei erano incollati alla fronte, era sudato e ansimante, era davvero attraente quando saltava, schivava, parava.
In realtà era sempre attraente, anche quando faceva i gesti più semplici e innocui.
Con un calcio ben assestato mise a terra l'avversario e gli puntò la spada alla gola.
Quest'ultimo a terra, si arrese,e Arthur ridendo gli porse una mano.
Gwen sorrise.
Era proprio questo che le piaceva di lui.
Da quando lo aveva conosciuto era maturato parecchio, pareva di più un uomo.
Se prima era borioso e vanesio ora era più umile e disponibile ad aiutare il prossimo.
Arthur si asciugò la fronte imperlata di sudore e rivolse uno sguardo verso la finestra della stanza di Morgana.
Sapeva che qualcuno lo stava osservando, e aveva indovinato anche di chi si trattava.
Gwen gli sorrideva agitando la mano dal parapetto.
Lui le sorrise e rimase così, fermo, con il naso all'insù sotto lo sguardo dei suoi soldati perplessi.
Murasaki (i tuoi preziosi consigli:D), FleurDeLys, Aleinad, elfin emrys, _Diane_ e ladyCullen1991.
Un grandissimo grazie a tutte voi!!!