Prima di tutto ringrazio vogue, la giudice del contest Horror Potter, al quale questa storia si è classificata seconda, vincendo il premio Miglior Horror, con mia grande sorpresa.
Il contest richiedeva di 'pescare' un personaggio, a me è toccata in sorte Pansy Parkinson, che io ho deciso di abbinare al film 'Shining', del quale riconoscerete alcuni elementi.
Ringrazio anche tutti i lettori, e a questo punto vi lascio al capitolo:
Overlook
1.Intro
Theodore ed io avevamo progettato il nostro viaggio in modo scrupoloso e attento, avevamo scelto di andare in un Hotel sulle montagne, dove i maghi e le streghe più in vista d’Europa usavano andare in vacanza.
Arrivammo al camino dell’hotel nell’orario concordato e attendemmo con pazienza il nostro turno alla reception.
“Buongiorno, sono Claire, in cosa posso esservi utile?”
“Cominciamo bene,” bofonchiò Theodore, non era esattamente felice della decisione che avevamo preso: avevamo scelto il pacchetto ‘Not a Magic Week’, sotto consiglio di Draco, e Theo era convinto che l’addetta dell’agenzia viaggi lo avesse proposto con troppa energia, questo l’aveva convinto che non sarebbe stata una buona idea.
“Siamo i signori Nott, abbiamo una prenotazione.”
Claire osservò attentamente il foglio che Theo le aveva passato, poi, con un ghigno innaturale, ci porse due volantini e una pesante chiave. Suonò il campanello e una schiera di Elfi Domestici arrivò a prendere le nostre numerose valigie.
L’impiegata ci accompagnò alla porta, l’aprì e vedemmo la stanza da sogno che ci attendeva: un camino acceso scoppiettava allegro, il color crema delle pareti e il legno scuro degli infissi donavano un’atmosfera serena, i quadri e i soprammobili erano perfetti. Eppure sembrava che ci fosse qualcosa fuori posto, non mi spiegavo cosa fosse, ma storsi il naso e sorrisi alla receptionist: “È perfetta,” la donna sorrise.
“Lo speravo, allora buone vacanze, signori Nott.”
Gli Elfi non si decidevano a entrare nella camera 237, Theodore li insultò per la loro inutilità ed entrò trascinandosi dietro le valigie. Io lo seguii immediatamente, entrai nel bagno e rimasi estasiata dall’atmosfera: “Questo bagno è quasi meglio di quello di Draco!” dissi.
“Theo, siamo stati fortunati,” la vista era meravigliosa.
Disfacemmo i bagagli tranquillamente, poi chiamammo un Elfo per farci portare la cena in camera.
Bussarono timidamente alla porta.
“Avanti,” dissi allegra.
“A-avete or-dinato la, la cena?”
“Sì, potete lasciarla sul tavolo.” L’Elfo stava fermo di fronte alla porta, lo sentimmo inveire contro se stesso: “Il padrone ha detto: ‘vai, porta la cena!’ e lo devo fare...” Sbatté la testa contro il muro, poi entrò tremante; servì il pasto in modo a dir poco fulmineo per poi dileguarsi senza darci il tempo di capire cosa gli fosse preso.
“Elfi,” sbuffò Theodore: “Sciocche creature inferiori.”